I trentanove precari dei centri per l'impiego della provincia di Pistoia ne sono convinti: per sapere di che morte moriranno dovranno aspettare il risultato del referendum costituzionale previsto per il 4 dicembre.
Lo hanno detto questa mattina durante un'assemblea infuocata a palazzo Balì dove i dipendenti hanno incontrato i parlamentari Pd, Caterina Bini ed Edoardo Fanucci, e i consiglieri regionali Marco Niccolai e Massimo Baldi. Ed è stata proprio la parlamentare pistoiese ad evidenziare che ci sono sì 220 milioni previsti in legge di bilancio ma che “ad oggi manca la norma che permetta di utilizzarli per i tempi determinati”.
Una dichiarazione che ha scatenato polemiche tra i presenti che si sono paragonati a "moribondi tenuti in vita”. I precari (in maggioranza donne e molte di loro mamme) sembrano avere le idee ben chiare: non è un problema economico ma politico. Per loro i soldi per pagare gli stipendi ci sono, ma non vengono erogati. E non vengono risparmiati da accuse nemmeno i consiglieri regionali Baldi e Niccolai chiamati in causa a rappresentare una Regione Toscana che, sempre a detta dei lavoratori, “non ha mantenuto le promesse”.
Per i dipendenti pubblici ci sono responsabilità politiche da chiarire e domande a cui ancora non è stata data risposta. Una fra tutte, il futuro dei centri per l'impiego. “La Regione Toscana aveva promesso stabilizzazioni – ha tuonato una lavoratrice – ma ha speso soldi per agenzie esterne e per dirigenti che non danno udienza. E da Roma ci dicono di aspettare l'esito del referendum”.
La riforma delle politiche attive sul lavoro – l'Anpal, istituita con il job act – vedrebbe, con la vittoria del Sì al referendum, il passaggio dei centri per l'impiego direttamente allo Stato. Una sorta di privatizzazione del settore lavoro coordinato solo da Anpal. Ma aspettare il 4 dicembre è lunga soprattutto se si ha un contratto a scadenza e se l'ente a cui fai capo è stato abolito. Perché come ha spiegato Andrea Mucci, rappresentante sindacale della Cgil e coordinatore Rsu provinciale, i dipendenti dei centri per l'impiego sono rimasti in capo alla Provincia, smantellata dalla riforma, ma in avvalimento alla Regione Toscana.
“La Regione ha la disponibilità dei fondi sociali europei per prorogare i contratti dei tempi determinati che possono essere utilizzati per pagare uno stipendio ai lavoratori che hanno un contratto” ha sottolineato Mucci. Ma il contratto dei dipendenti dei centri per l'impiego, che ricordiamo scade il 31 dicembre, può essere prorogato solo dall'ente di appartenenza dei lavoratori, che è la Provincia di Pistoia, la quale, a seguito della riforma Delrio che ha abolito gli enti intermedi, non ha più soldi.
Per il coordinatore Rsu serve una norma nazionale che permetta alle Province di poter prorogare. Ma forse, e come spesso succede, hanno ragione i lavoratori, i precari "preistorici" dei centri per l'impiego: la matassa verrà dipanata dopo il 4 dicembre, quando sarà certo il risultato del referendum.
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