PER UN PERCORSO DI STABILIZZAZIONE DEI LAVORATORI PRECARI DELLE PROVINCE

La legge n. 125/2013 all’art. 4, comma 6 quater e comma 9, di fatto esclude i precari delle Province dalle procedure di stabilizzazione in esso previste. Inoltre prevede che i precari delle Province possono avere i loro contratti prorogati solo fino al dicembre 2014 (e non al dicembre 2016 come previsto per gli altri precari della PA e degli altri enti locali).
 Sebbene il quadro normativo relativo al processo di riordino delle Province non sia ancora chiaro e definito, è invece già di tutta evidenza che i precari delle Province saranno, per ora, i primi a subirne le conseguenze, restando privi, dopo anni di servizio e professionalità acquisita, della possibilità di essere stabilizzati.
I precari delle Province, in base alla legge 125/2013, possono essere stabilizzati solo partecipando ad un concorso indetto da un altro Ente, circostanza peraltro più teorica che effettivamente realizzabile. Ciò è a nostro avviso profondamente ingiusto e contraddice palesemente il fine sancito dalla stessa legge 125/2013, ovvero quello di favorire attraverso le procedure di stabilizzazione una maggiore e più ampia valorizzazione della professionalità acquisita, e lo riteniamo discriminatorio e anticostituzionale, in violazione degli artt. 3, 51 e 97 della Costituzione.
 Inoltre l’art. 4 comma 6 quater della legge 125/2013 prevede la stabilizzazione in base alla L.296/2006 ma solo per i precari di Regioni e Comuni.

 PERTANTO CHIEDIAMO CHE NEL DDL DEL RIO O IN ALTRE NORME SUCCESSIVE SULLE PROVINCE VENGANO APPROVATI ALCUNI EMENDAMENTI DI MODIFICHE CHE CONSENTANO LA STABILIZZAZIONE DEI LAVORATORI PRECARI DELLE PROVINCE E LA PROROGA DEI LORO RAPPORTI DI LAVORO A TEMPO DETERMINATO FINO AL 2016, COME GIA’ PREVISTO PER TUTTI GLI ALRI PRECARI DELLA P.A.

 Chiediamo inoltre che ai soggetti istituzionali a cui verranno demandate le deleghe dei servizi provinciali venga trasferita la titolarità delle graduatorie concorsuali in corso di validità delle province (nel caso delle province sostituite dalle città metropolitane chiediamo di approvare lo specifico emendamento già presentato al senato all’art. 9 comma 1), e che i lavoratori a tempo determinato utilmente collocati presso le stesse vengano assunti a tempo indeterminato.
 Chiediamo infine che per i lavoratori sprovvisti del requisito di selezione pubblica o pubblico concorso, e per i lavoratori esternalizzati in società o cooperative che lavorano per le Province, in particolare presso i servizi pubblici per l’impiego e la formazione, vengano attivate idonee procedure selettive in base alla normativa vigente con il riconoscimento delle mansioni svolte

SU QUESTI PUNTI CHIEDIAMO L’IMPEGNO DEI PARLAMENTARI, DELLE RSU E DELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI.

Coordinamento Nazionale Precari Province
GENNAIO 2014

CLICCA QUI PER VEDERE: PROPOSTE DI EMENDAMENTI

Assemblea Assessori al lavoro delle Province

Lavoro, Garanzia Giovani, Chiama “Senza potenziamento dei centri per l’impiego è gigante dai piedi d’argilla”

“La Garanzia Giovani è un’opportunità importantissima per l’Italia, ma se non si potenziano i servizi per l’impiego, che sono i centri operativi di tutto il sistema, si rischia di creare un gigante dai piedi d’argilla”. E’ l’allarme che ha lanciato oggi il Coordinatore Nazionale Upi degli Assessori al lavoro delle Province, Carlo Chiama, assessore della provincia di Torino, al termine dell’assemblea riunita a Roma per fare il punto sulle problematiche legate alle politiche per l’impiego.
“Bisogna assolutamente invertire la tendenza che fino ad oggi ha condizionato il buon funzionamento dei Centri per l’impiego– ha detto Chiama – e cominciare ad investire in strumenti e risorse umane. Altrimenti  questi uffici, che dovranno materialmente erogare i servizi della Garanzia Giovani, non saranno in grado di sfruttare a pieno tutte le potenzialità offerte dai fondi europei, rischiando di depotenziarne gli effetti. Lo ribadiremo anche venerdì, nell’incontro fissato con il sottosegretario Dell’Aringa, all’apertura del tavolo di confronto con le Province sulla riforma dei servizi per l’impiego”. Diversi i nodi emersi dall’incontro con gli assessori,  a partire dalla necessità di affrontare il tema del personale precario presente nei centri per l’impiego, la cui stabilizzazione è stata esclusa solo per le Province. “Resta poi – ha concluso Chiama – la questione dei riflessi che avrebbe l’attuazione del disegno di legge sulle Province, che non assegna con chiarezza le funzioni legate alle politiche per l’impiego alle Province: una indeterminatezza che avrebbe ripercussioni gravissime sull’erogazione dei servizi proprio nel pieno dell’attuazione del programma Garanzia Giovani. Anche di questo parleremo al Sottosegretario, ribadendo la necessità che questi servizi restino in capo alle Province”. 

http://www.upinet.it/4228/scuola_formazione_lavoro/assemblea_assessori_al_lavoro_delle_province/

COMUNICATO DEL COORDINAMENTO NAZIONALE PRECARI DEI SERVIZI LAVORO E FORMAZIONE DELLE PROVINCE ITALIANE

Potenziamento dei Servizi, Stabilizzazione e sblocco del turn over: queste le richieste del nascente Coordinamento Nazionale Precari delle Province Settore Lavoro e Formazione, che vuole essere protagonista del processo di riforma in corso.

Si è svolto il 17 gennaio, a Firenze, presso la Sala Pistelli di Palazzo Medici Riccardi il primo incontro del Coordinamento Nazionale Precari delle Province, settore Politiche Formative del Lavoro e Centri per L’Impiego a cui hanno partecipato lavoratori precari provenienti da tutto il territorio nazionale. Allo stesso hanno partecipato anche i rappresentanti di altri servizi provinciali esclusi dai processi di stabilizzazione previsti dalla Legge 125/2013.
Potenziamento dei Servizi , assunzioni a tempo indeterminato, proroga dei contratti e sblocco del turnover: questo è quanto chiede il Coordinamento Nazionale Precari, pretendendo che le istituzioni si assumano la responsabilità politica ed etica di una situazione di precarietà che riguarda centinaia di lavoratori a livello nazionale e che si protrae da lunghissimo tempo, dimostrando che l’impiego di lavoratori precari non è legato ad esigenze contingenti ma strutturali, comprese le realtà dove si è scelto di esternalizzare i servizi.

In tema di precariato, il coordinamento chiede che lo Stato Italiano si adegui ai dettami della Corte di Giustizia Europea, che con due recenti sentenze boccia la legislazione italiana in materia delle tutele effettive contro gli abusi nell’utilizzazione dei contratti a tempo determinato alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni.

I precari dei Centri per l’Impiego e del settore Formazione e Lavoro intendono essere protagonisti dei processi di riforma dei servizi per il lavoro italiani; chiedono maggiori e più idonei strumenti di intervento per sostenere gli utenti in difficoltà e che venga fatta luce sulla totalità dei servizi di politica attiva e amministrativi che vengono erogati senza strumentalizzazioni legate ad altri scopi e interessi. Questi lavoratori, che svolgono quotidianamente la loro attività per la comunità in condizioni di precarietà lavorativa, pretendono il riconoscimento della loro dignità e dei loro diritti.

Si tratta di lavoratori che, dopo anni di precariato svolto sotto varie forme contrattuali presso l’ente Provincia ed il superamento di concorsi pubblici e selezioni, si stanno aggiungendo uno alla volta, nel corso di mesi ed anni, ai colleghi che hanno già perso il loro impiego, nel totale silenzio e disinteresse di opinione pubblica ed istituzioni. Sono persone qualificate, che hanno competenze specifiche nell’ambito del controllo, della gestione e della rendicontazione dei fondi pubblici, del sostegno a disoccupati, fasce deboli e disabili, nella gestione degli ammortizzatori sociali in deroga, nei processi di garanzia del diritto/dovere di istruzione formazione per i minori, risultando indispensabili per l’erogazione dei servizi al cittadino e del funzionamento degli uffici preposti.

Queste le richieste del coordinamento:
  • Occorre qualificare e potenziare il ruolo dei servizi pubblici per le politiche del lavoro, che devono caratterizzarsi, oltre che per l’esercizio delle funzioni amministrative del collocamento ordinario e speciale, quale collegamento tra le esigenze del territorio e la programmazione delle politiche regionali in materia di lavoro, formazione professionale, politiche attive del lavoro e ammortizzatori sociali. Servono, inoltre, standard europei di personale impiegato dalle strutture e un sistema che li renda qualitativamente omogenei su tutto il territorio nazionale.
Il coordinamento ha predisposto un documento di proposta di miglioramento dei servizi per il lavoro e la formazione sul quale attiverà nuove iniziative di sensibilizzazione cercando di allargare il più possibile la partecipazione. E' nostra convinzione infatti difendere attraverso proposte concrete, oltre che la nostra, anche la dignità ed i diritti di accesso alle politiche attive ed al  lavoro di coloro che quotidianamente si rivolgono ai servizi provinciali, dignità e diritti ad oggi non tradotti in atti normativi che vadano in questa direzione.
  • Occorre che vengano formalmente riconosciuti la tutela giuridica e contrattuale, le mansioni ed il servizio precedentemente svolto dai precari in forza presso le amministrazioni provinciali. In particolare si chiede:
  1. lo sblocco del turnover, nel caso in cui le province mantengano le proprie funzioni o, in caso contrario, che i precari dei servizi provinciali vengano assorbiti nelle istituzioni che subentreranno alle province
  2. il recepimento della proroga delle graduatorie concorsuali fino al 2016 da parte delle province e la proroga dei contratti a tempo determinato e dei co.co.co. almeno fino al 31/12/2014 (come previsto dalla Legge di Stabilità e dalla L.125/2013) in attesa della definizione dei processi di riforma istituzionale riguardanti il mercato del lavoro e la formazione professionale
  3. che ai soggetti istituzionali a cui verranno demandate le deleghe dei servizi provinciali venga trasferita la titolarità delle graduatorie concorsuali in corso di validità delle province ed i lavoratori a tempo determinato collocati come idonei all’interno delle stesse graduatorie di merito vengano assunti a tempo indeterminato.
  4. che i lavoratori precari in possesso dei requisiti per la stabilizzazione contenuti all’interno della L.125/2013, maturati presso la provincia, possano utilizzare tali requisiti per essere assunti a tempo indeterminato presso l’ente di appartenenza in caso di sblocco del turnover o presso le strutture a cui ne verranno demandate le funzioni, alla stessa stregua di quanto previsto dalla L.125/2013 per i precari di Regioni e Comuni.
  5. che per i lavoratori sprovvisti del requisito di selezione pubblica o pubblico concorso vengano attivate idonee procedure selettive in base alla normativa vigente con il riconoscimento come profilo professionale delle mansioni svolte presso i servizi pubblici per l’impiego e la formazione
  6. che in caso di appalto dei servizi privati integrati con il sistema pubblico occorra inserire nelle stesse gare d’appalto idonee clausole per evitare il ricorso a forme di precariato del personale utilizzato
Il coordinamento dei precari dei servizi per il lavoro e la formazione chiede che tali disposizioni valgano per tutti i precari dei servizi provinciali (attualmente esclusi dai processi di stabilizzazione previsti dalla Legge125/2013) e si attiverà in tutte le sedi istituzionali, sindacali e giuridiche per equiparare i diritti dei precari che operano nelle province a quelli che operano nelle altre pubbliche amministrazioni.

Coordinamento Nazionale Precari Province Settore Formazione e Lavoro
Per ulteriori informazioni: precaripubblici@gmail.com http://precariprovincia.blogspot.it/

I servizi dell'impiego nella crisi economica

Video realizzato dal coordinamento precari in provincia


Un'iniziativa quella del 26 Novembre a Firenze che viene al termine di una stagione di mobilitazione degli operatori dei Centri per l'Impiego in toscana che ha dato luogo ad assemblee, incontri con la regione, redazione di documenti da parte del coordinamento dei lavoratori in rapporto con le categorie e la confederazione regionale. Il tema della precarietà dei lavoratori dei servizi ( il 50% del totale in Toscana) della difficoltà ad una reale "presa in carico" dei disoccupati, del carico di burocrazia scollegata da una reale efficacia e le incertezze determinate dalla riforma istituzionale e dalla gestione di nuove campagne come la "garanzia giovani" sono state l'oggetto della giornata di dibattito di oggi.


"Il riordino e il potenziamento dei servizi per l'impiego sono una delle strade insieme al rilancio della domanda per un'efficace politica di contrasto alla disoccupazione che una gestione emergenziale come l'attuale certo non può garantire": così Daniele Quiriconi, segretario regionale con delega al mercato del lavoro.
"In Europa, ha detto tra l'altro, "ci sono esempi di centri per l'impiego che funzionano. Basti pensare che in una regione di dimensioni analoghe alla Toscana, la Renania Palatinato in Germania, gli addetti ai centri per l'impiego sono circa 5.200 (oltre 5 volte in più che in Toscana). Il risultato è un collocamento pubblico di circa il 33% di lavoratori contro un 3% della nostra realtà. Personale ridotto all'osso e per di più al 50% precario (dato toscano), non sono certo un buon viatico per un buon funzionamento".

"In tempo di crisi i centri per l'impiego intercettano la grande domanda di lavoro e questo li sottopone ad un alto rischio pregiudizio, il pregiudizio che siano inefficaci se non del tutto inutili": così Alessio Gramolati segretario generale della Cgil Toscana.
"Il problema", ha aggiunto, "è che la domanda che viene loro posta è impropria, non tocca a loro creare lavoro. Va da se che se il lavoro ci fosse, tornasse ad esserci, il loro ruolo sarebbe insostituibile, da qui la necessità di difenderli e rafforzarli.

"Che fare in tempo di crisi? Intanto strutturare il sistema dei servizi per l'impiego che non c'è nel nostro paese", Serena Sorrentino, segretaria nazionale della Cgil, ha le idee chiare in proposito.
"500 milioni spende l'Italia", aggiunge, "5 miliardi la Germania, 6.800 gli addetti da noi, tanti quanti nella sola Berlino. E' assolutamente necessario investire nelle politiche attive del lavoro, in tutte quelle politiche che possono riavviarlo". "E non mancherebbero", conclude, "neanche le risorse, sarebbe sufficiente accedere al fondo sociale europeo".


fonte:http://www.tosc.cgil.it/index.php?id_oggetto=36&id_cat=1&id_doc=1646&id_sez_ori=0&template_ori=1&&gtp=1

ASSEMBLEA DEGLI ASSESSORI E DIRIGENTI PROVINCIALI AL LAVORO

Il 28 gennaio dalle ore 10.30 alle 13.30 presso la Provincia di Roma. 

In riferimento alla questione del rafforzamento dei centri per l'impiego, l'unione delle Province ha convocato per il giorno 28 gennaio dalle ore 10.30 alle 13.30 presso la sala Consiglio della provincia di Roma, via IV novembre 119/A, una riunione tecnico politica di confronto, aggiornamento e approfondimento su questi temi che verrà presieduta e coordinata dall’Assessore Carlo Chiama, coordinatore Upi Assessori al lavoro e Formazione.
Leggi qui il documento Upi sui Centri per l'Impiego 

NASCE IL COORDINAMENTO NAZIONALE PRECARI CPI E SETTORE FORMAZIONE E LAVORO DELLE PROVINCE

Stabilizzazione, proroga dei contratti e sblocco del turn over: queste le richieste del nascente Coordinamento Nazionale Precari delle Province Settore Lavoro e Formazione, che vuole essere protagonista del processo di riforma del settore formazione e lavoro italiano.
 Si svolgerà il 17 gennaio prossimo, a Firenze, presso la Sala Pistelli Palazzo Medici Riccardi, Via Cavour 1, alle ore 15.30 il primo incontro del Coordinamento Nazionale Precari delle Province, settore Politiche Formative del Lavoro e Centri per L’Impiego.
 Stabilizzazione, proroga dei contratti e sblocco del turnover: questo è quanto chiede il Coordinamento Nazionale Precari, pretendendo che le istituzioni si assumano la responsabilità politica ed etica di una situazione di precarietà che riguarda circa 160.000 lavoratori a livello nazionale e che si protrae da lungo tempo, dimostrando che l’impiego di lavoratori precari non è legato ad esigenze contingenti ma strutturali.Il Coordinamento Precari chiede che lo Stato Italiano si adegui ai dettami della Corte di Giustizia Europea, che con due recenti sentenze boccia la legislazione italiana in materia delle tutele effettive contro gli abusi nell’utilizzazione dei contratti a tempo determinato alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni. Secondo l’Ue l’Italia non rispetta le norme comunitarie sui dipendenti pubblici a tempo determinato ed urge quindi una riforma complessiva del mercato del lavoro e del sistema previdenziale, a partire dalle norme comunitarie, come imposto dall’art 117 della Costituzione.I precari dei Centri per l’Impiego e del settore Formazione e Lavoro intendono essere protagonisti dei processi di riforma dei servizi per il lavoro italiani; chiedono maggiori e più idonei strumenti di intervento per sostenere gli utenti in difficoltà e che venga fatta luce sulla totalità dei servizi di politica attiva e amministrativi che vengono erogati senza strumentalizzazioni legate ad altri scopi e interessi. Questi lavoratori, che svolgono quotidianamente la loro attività per la comunità in condizioni di precarietà lavorativa, pretendono il riconoscimento della loro dignità e dei loro diritti.Si tratta di lavoratori che, dopo anni di precariato svolto sotto varie forme contrattuali presso l’ente Provincia ed il superamento di concorsi pubblici e selezioni, si stanno aggiungendo uno alla volta, nel corso di mesi ed anni, ai colleghi che hanno già perso il loro impiego, nel totale silenzio e disinteresse di opinione pubblica ed istituzioni. Sono persone qualificate, che hanno acquisito competenze specifiche nell’ambito del controllo e della gestione dei fondi pubblici, e del sostegno a disoccupati, fasce deboli e disabili, e che, senza alcun riconoscimento della loro professionalità ed esperienza, saranno gettati via, nell’ottica di una gestione del personale che sa di mercificazione.Con tali presupposti e con la volontà di avanzare delle proposte di riforma alle istituzioni, alle forze sociali e politiche, i precari dei Centri per l'Impiego italiani e del settore Politiche Formative e del Lavoro delle Province, si incontreranno il 17 gennaio a Firenze presso la Sala Pistelli Palazzo Medici Riccardi, Via Cavour 1 alle ore 15.30 per dare vita ad un coordinamento nazionale, che nasce con l’obiettivo di ottenere risposte responsabili dallo Stato per il proprio futuro.


Coordinamento Nazionale Precari Province
Settore Formazione e Lavoro

Per ulteriori informazioni:precaripubblici@gmail.com
http://precariprovincia.blogspot.it



Lettera di una collega al segretario del Pd


Gent.mo Matteo Renzi

ho letto il suo invito a partecipare alla definizione del Job Act.
Bene, lo accetto volentieri e provo a portare un contributo di riflessione sui Centri per L'Impiego, posto che ci lavoro dal dicembre 2001 quando da poco le competenze erano passate a Regioni e Province.
Per onestà intellettuale inizierò con il dirle che in questi ultimi mesi ho sentito troppo spesso critiche ingenerose, anche da parte sua, nei confronti di questi servizi e di chi ci lavora, paragoni con modelli europei che nulla hanno a che fare con le peculiarità di quello italiano ed esaltazioni del sistema delle agenzie private che mi fa, sinceramente, sorridere soprattutto quando si configurano come auto celebrazioni a pagamento sulla stampa nazionale (si veda la lettera odierna a lei indirizzata da Alleanza Lavoro).
Per la stessa onestà intellettuale, però, le dirò anche che ciò che mi fa più rabbia è che io ho piena consapevolezza che noi e i nostri servizi siamo una grande occasione mancata.
Una grande occasione mancata soprattutto perché in questi servizi ci lavorano tante belle teste, ci sono elevati livelli di formazione ed istruzione e c'è grande passione e comprensione dell'importanza del servizio che siamo chiamati a svolgere. Tutti elementi non così scontati, lo dico a malincuore, nella pubblica amministrazione italiana.
Poiché non sono quindi una persona poco consapevole, né ingenua, mi sono collocata anche io tra i tanti colleghi che in questi anni hanno provato ad evidenziare tutte le distorsioni e le disfunzionalità del sistema italiano ed hanno investito tanti sabati, tante domeniche e tante notti insonni cercando piccoli rimedi e soluzioni creative. 
Proverò dunque ad essere propositiva.
In primo luogo credo che occorra definire a livello nazionale le regole di accesso a questi servizi e che ciò non possa essere demandato alle Regioni. Occorre definire un quadro di regole chiare ed omogenee, nonché dare gambe a questi tavoli che da decenni discutono di livelli essenziali delle prestazioni e di sistema informativo nazionale.
Lo dico perché vorrei ci fosse piena consapevolezza che una buona metà di quanti si iscrivono ai CPI lo fa per motivi diversi dalla ricerca del lavoro: dall'esenzione dei ticket sanitari alla fruizione di altri servizi pubblici; dalla partecipazione ad un bando per una borsa di studio alla tariffa ridotta per i bus...potrei proseguire con una casistica pressoché infinita.
Questo fenomeno fa sì che i CPI siano chiamati ad occuparsi di una quantità enorme di persone che non cercano realmente a discapito di quanti cercano. 
Il primo elemento a cui mi sembrerebbe importante mettere mano è, dunque, proprio questo: non accollare ai CPI persone che realmente non cercano, consentendo ai servizi di operare ed utilizzare risorse economiche ed umane in maniera più efficace ed efficiente. Ciò è possibile solo in presenza di un sistema di regole chiare ed informazioni condivise (ivi comprese le centinaia di banche dati), altrimenti non si va da nessuna parte.
Il secondo elemento di riflessione che le propongo è di tipo quali-quantitativo: le politiche attive, perché abbiano un senso, devono essere esercitate da chi ne ha le competenze (banale a dirsi) e tali operatori devono essere un numero adeguato (banalissimo) nonché dotati di contratti non precari (ancora più banale). Bene, seppur molto banali sotto questo versante la situazione italiana è drammatica. Occorre metterci mano poiché non si può pretendere prestazioni qualitativamente elevate da servizi sotto organico, pieni zeppi di lavoratori precari ed infognati quotidianamente nella più bieca burocrazia.
Il terzo elemento riguarda la correttezza della lettura dei dati e dell'impostazione del ragionamento: continuare a valutare i CPI per la sola attività di mediazione diretta è un errore metodologico con devastanti conseguenze. In primo luogo così facendo non si valuta il placement indiretto (quello che avviene grazie all'attivazione di percorsi di politica attiva da parte dei CPI...corsi, tirocini, prese in carico e tutoraggi personalizzati...avete presente?), ma si arrecano contestualmente danni devastanti ai servizi di quei territori che in questi anni hanno investito sui rapporti con le imprese, sull'inventarsi competenze di carattere commerciale, sul metterci la faccia e la propria credibilità professionale andando a bussare di porta in porta per promuovere i propri servizi.
Se vogliamo davvero aumentare il placement diretto suggerisco di fare come in Svezia: obbligare annualmente le imprese a comunicare pubblicamente le proprie vacancies in modo da far concorrere davvero sistema pubblico e sistema privato (che non solo ha figure commerciali, ma banalmente anche auto e risorse economiche per fare spostare i propri dipendenti). Ciò consentirebbe, anche, di rendere trasparente il sistema e, forse, di uscire dal dramma - questo sì reale - dell'essere assunti solo per conoscenza. 
C'è poi un ultimo elemento che mi pare dirimente, ovvero che tipo di welfare si vuole e come si articola una corretta collaborazione pubblico-privato.
Io, da cittadina ancor prima che da dipendente pubblico, credo in un welfare che accolga tutti senza distinzione alcuna, anche nei momenti di transizione da studio a lavoro e da lavoro a lavoro. Ciò significa, per la sottoscritta, che almeno in parte anche i servizi privati dovrebbero occuparsi di tutti e non solo di giovani, ovvero il target su cui nei prossimi anni si avranno i maggiori investimenti...
La leale collaborazione tra pubblico e privato più volte proposta prevede, invece, che al pubblico rimangano gli utenti più difficili e quelli più facili, in termini di potenziale occupabilitá, vadano ai privati che verrebbero anche incentivati. Che dire? Cerchiamo di essere seri almeno ed evitiamo di chiamarla collaborazione, nonché di aggettivarla come leale.
Poiché però voglio provare ad essere propositiva anche su questo aspetto e non solo polemica, la invito a valutare di dare le stesse opportunità ai servizi pubblici: dateci la possibilità di concorrere e di riutilizzare gli incentivi che si pensa di dare ai privati per i nostri servizi, incentivi da utilizzare per nuove attività a favore degli utenti, per comprare un auto per andare a visitare le aziende, per stamparci qualche biglietto da visita, per comprarci un computer portatile, per formarci ed aggiornarci, ecc. ecc.
Come vede non soldi per noi (che pure non ci farebbero schifo visto il blocco degli stipendi che ci tocca ormai da anni), ma risorse per migliorare le nostre attività a favore degli utenti.
Concludo con un'ultima riflessione su un tema a me molto caro, serietà e coerenza.
Noi, con serietà e coerenza, continuiamo a lavorare con impegno ed orgoglio professionale nonostante le mortificazioni quotidiane di stampa, politica e tv, ma pretendiamo di essere finalmenti messi nelle condizioni di poter lavorare bene e di dare un senso al nostro impegno professionale, civico e personale.
Se si pensa quindi di fare un'altra pseudo riforma per non cambiare nulla e continuare a far pensare ai cittadini ed alle cittadine che è solo per l'inefficacia dei CPI e l'incompetenza di chi ci lavora che non si riesce a risolvere il problema della disoccupazione in Italia, beh allora chiudeteci. Con serietà e coerenza.
Cordiali saluti
E. Z.

Lavoro: chi te lo trova?

Servizio di Ballarò del 7 Gennaio 2014


Lettera di un precario dei Centri per l'Impiego


Spett.le Giovanni Floris



Seguo da tempo Ballarò ed ho sempre considerato la linea editoriale della trasmissione come un modo corretto di fare informazione.

Come almeno altri 1500 colleghi (su 8500 totali in Italia), sono un precario (con specializzazione post lauream e due concorsi vinti in seguito ai quali non posso essere assunto a causa del blocco totale del turnover) dei Servizi per l’Impiego.

Ieri sera ho visto il servizio che, tra le altre cose, ha riguardato i Centri per l’Impiego, con  disappunto vista la superficialità con cui la giornalista ha affrontato il tema. Tutto vero ciò che si dice nel servizio: manca un sistema di standard nazionale, gli uffici non chiamano (anche se, in base a quale criterio dovrebbero chiamare visto che nel database di un CPI di una grande città come è quello di Cinecittà per una richiesta ci sarebbero migliaia di profili e, in base alle disposizioni sulla spending review, i dipendenti non possono neppure chiamare un numero di cellulare) ma inseriscono in bacheca le offerte di lavoro (noi le mettiamo anche on line come quasi tutti i CPI), il dato sulle richieste delle aziende è al 3% circa nazionale. Ma mancano tante altre cose.
Ad esempio che, magari chiedendo anche al dott. Regina, le aziende non si rivolgono ai servizi pubblici per l’impiego (in realtà anche la quota di intermediazione delle agenzie private è sui
livelli del sistema pubblico) preferendo il passaparola o il “lavora con noi” sul proprio sito internet. In Italia l’80% delle assunzioni avviene così, con un mercato del lavoro che non è per nulla trasparente. Sì perché le aziende non solo preferiscono non usufruire dei servizi (gratuiti) per l’impiego ma neppure comunicano i propri fabbisogni professionali che perlomeno ci permetterebbero di orientare gli utenti verso aziende in cerca di lavoratori. E spesso e volentieri disattendono anche gli obblighi del collocamento mirato della L.68/99, preferendo pagare le multe piuttosto che assumere i disabili.

Certo, non tutti sono come il CPI Cinecittà, in Italia ci sono diverse esperienze all’avanguardia: magari andrebbero prese quelle come modello di una Italia che funziona: c’è Torino, c’è Firenze, anche noi a Perugia e tante altre.  Nel nostro caso, se considerassimo i dati incrociati tra chi ha svolto una attività di politica attiva del lavoro offerta dai nostri servizi ed ha successivamente trovato una occupazione la percentuale di intermediazione salirebbe subito al 28%. 

Non è certo una novità  che i Centri per l’Impiego da anni (ossia da quando sono state abolite le liste di collocamento) si occupino prevalentemente di offerta di attività di politica attiva

del lavoro, di servizi di orientamento al lavoro, di offerta di opportunità di tirocinio, di formazione e riqualificazione professionale, di recupero del drop out scolastico, di gestione di

ammortizzatori in deroga e di tante (troppe) attività amministrative con un numero di dipendenti che non è lontanamente paragonabile a quello di altri paesi europei. La mediazione lavorativa infatti avviene quando hai delle aziende che cercano lavoratori tramite canali trasparenti. Occorre innanzitutto che il legislatore e i media chiariscano cosa ci si aspetta da questi servizi: il collocamento, lo sportello di assistenza sociale o il timbrificio?. Io resto dell’idea che un servizio pubblico efficiente tuteli tutti, sia chi non riesce a trovare lavoro ed ha bisogno di sostegno nell'inserimento lavorativo, sia le aziende che cercano lavoratori senza ulteriori costi.
Da anni si parla di politica attiva del lavoro e di orientamento che sostanzialmente consistono nel fatto che i servizi ti dovrebbero offrire le opportunità per mobilitarti nella ricerca di lavoro, ossia fornirti visibilità di aziende alla ricerca di personale, opportunità di formazione, tecniche di ricerca del lavoro, redazione di curricula appropriati, bilanci di competenze ecc.... e poi si cade sul "mi iscrivo e poi aspetto che mi deve chiamare qualcuno" tipico degli uffici e delle liste di collocamento da anni soppressi per volere di tutti. A me sta bene, concordo che si dovrebbe spiegare ancora meglio agli utenti che il collocamento non esiste più da un pezzo, ma  se viene rimpianto quel modello, lo si dica chiaramente.
Oggi c’è meno lavoro a causa della crisi, ma normalmente ci sarebbe una cultura tutta  italiana che porta all’80% di assunzioni dirette che spesso si riassume nel “_ti assumo se ti
conosco o se sei amico dei miei amici, meglio se sei un giovane apprendista ma con esperienza, meglio se non sei donna e non vuoi fare figli, meglio se sei italiano ma meglio ancora se sei della mia città e parli con il mio accento, meglio se non sei disabile, meglio se ti pago poco e meglio ancora se ti assumo con una qualifica generica e poi ti faccio svolgere mansioni superiori, meglio se una parte ti pago in nero....ecc..ecc...” _e magari anche quella andrebbe cambiata, perchè è questa mentalità che rende il mercato poco trasparente e rende preferibile il ricorso al contatto diretto anzichè ai servizi.

Chiudo sul fatto che si è sottaciuto sul fatto che nei Centri per l’Impiego lavorano tanti precari, che non sono sicuri del proprio posto di lavoro ed hanno paradossalmente il compito di assistere o chi non trova lavoro o si trova in situazione di precarietà, con stipendi che sono spesso inferiori anche a quelli dei percettori di ammortizzatori sociali di cui si occupano. Tanti precari, che spesso hanno titoli di studio molto superiori a quelli dei colleghi di ruolo, e che svolgono mansioni superiori con inquadramenti inferiori, costretti spesso al tempo determinato part time, alla partita IVA se lavorano per società esternalizzate, o ai contratti di collaborazione.

Magari, egregio dott. Floris questo potrebbe essere il tema per un approfondimento: insieme ad altri precari dei Centri per l’Impiego Italiani ci incontreremo il prossimo 17 gennaio a Firenze per organizzare alcune iniziative informative sulla situazione nostra e dei servizi dove lavoriamo.

Anche noi crediamo che questi servizi andrebbero migliorati e potenziati e vorremmo essere messi nelle condizioni di poter aiutare con maggiori strumenti le tante persone che si rivolgono a noi in situazioni di difficoltà, oltre che, magari, di poter pensare con maggiore tranquillità anche al nostro futuro dopo tanti anni vissuti nella precarietà lavorativa ed eonomica. 
Sono a disposizione per qualsiasi informazione/chiarimento 

Distinti saluti



Christian Biagini - Città di Castello (PG)


Tecnico Inserimento Lavorativo (mansione ufficiale di inquadramento
in realtà Esperto in Orientamento Professionale e Politiche del

Lavoro) Precario dal 2001

Primo incontro del coordinamento Nazionale dei precari in Provicia.

Venerdì 17 gennaio presso la sala Pistelli (Palazzo Medici Riccardi) in Via Cavour 1 (Fi) dalle 15.30 alle 19.00