Lavoro: chi te lo trova?

Servizio di Ballarò del 7 Gennaio 2014


Lettera di un precario dei Centri per l'Impiego


Spett.le Giovanni Floris



Seguo da tempo Ballarò ed ho sempre considerato la linea editoriale della trasmissione come un modo corretto di fare informazione.

Come almeno altri 1500 colleghi (su 8500 totali in Italia), sono un precario (con specializzazione post lauream e due concorsi vinti in seguito ai quali non posso essere assunto a causa del blocco totale del turnover) dei Servizi per l’Impiego.

Ieri sera ho visto il servizio che, tra le altre cose, ha riguardato i Centri per l’Impiego, con  disappunto vista la superficialità con cui la giornalista ha affrontato il tema. Tutto vero ciò che si dice nel servizio: manca un sistema di standard nazionale, gli uffici non chiamano (anche se, in base a quale criterio dovrebbero chiamare visto che nel database di un CPI di una grande città come è quello di Cinecittà per una richiesta ci sarebbero migliaia di profili e, in base alle disposizioni sulla spending review, i dipendenti non possono neppure chiamare un numero di cellulare) ma inseriscono in bacheca le offerte di lavoro (noi le mettiamo anche on line come quasi tutti i CPI), il dato sulle richieste delle aziende è al 3% circa nazionale. Ma mancano tante altre cose.
Ad esempio che, magari chiedendo anche al dott. Regina, le aziende non si rivolgono ai servizi pubblici per l’impiego (in realtà anche la quota di intermediazione delle agenzie private è sui
livelli del sistema pubblico) preferendo il passaparola o il “lavora con noi” sul proprio sito internet. In Italia l’80% delle assunzioni avviene così, con un mercato del lavoro che non è per nulla trasparente. Sì perché le aziende non solo preferiscono non usufruire dei servizi (gratuiti) per l’impiego ma neppure comunicano i propri fabbisogni professionali che perlomeno ci permetterebbero di orientare gli utenti verso aziende in cerca di lavoratori. E spesso e volentieri disattendono anche gli obblighi del collocamento mirato della L.68/99, preferendo pagare le multe piuttosto che assumere i disabili.

Certo, non tutti sono come il CPI Cinecittà, in Italia ci sono diverse esperienze all’avanguardia: magari andrebbero prese quelle come modello di una Italia che funziona: c’è Torino, c’è Firenze, anche noi a Perugia e tante altre.  Nel nostro caso, se considerassimo i dati incrociati tra chi ha svolto una attività di politica attiva del lavoro offerta dai nostri servizi ed ha successivamente trovato una occupazione la percentuale di intermediazione salirebbe subito al 28%. 

Non è certo una novità  che i Centri per l’Impiego da anni (ossia da quando sono state abolite le liste di collocamento) si occupino prevalentemente di offerta di attività di politica attiva

del lavoro, di servizi di orientamento al lavoro, di offerta di opportunità di tirocinio, di formazione e riqualificazione professionale, di recupero del drop out scolastico, di gestione di

ammortizzatori in deroga e di tante (troppe) attività amministrative con un numero di dipendenti che non è lontanamente paragonabile a quello di altri paesi europei. La mediazione lavorativa infatti avviene quando hai delle aziende che cercano lavoratori tramite canali trasparenti. Occorre innanzitutto che il legislatore e i media chiariscano cosa ci si aspetta da questi servizi: il collocamento, lo sportello di assistenza sociale o il timbrificio?. Io resto dell’idea che un servizio pubblico efficiente tuteli tutti, sia chi non riesce a trovare lavoro ed ha bisogno di sostegno nell'inserimento lavorativo, sia le aziende che cercano lavoratori senza ulteriori costi.
Da anni si parla di politica attiva del lavoro e di orientamento che sostanzialmente consistono nel fatto che i servizi ti dovrebbero offrire le opportunità per mobilitarti nella ricerca di lavoro, ossia fornirti visibilità di aziende alla ricerca di personale, opportunità di formazione, tecniche di ricerca del lavoro, redazione di curricula appropriati, bilanci di competenze ecc.... e poi si cade sul "mi iscrivo e poi aspetto che mi deve chiamare qualcuno" tipico degli uffici e delle liste di collocamento da anni soppressi per volere di tutti. A me sta bene, concordo che si dovrebbe spiegare ancora meglio agli utenti che il collocamento non esiste più da un pezzo, ma  se viene rimpianto quel modello, lo si dica chiaramente.
Oggi c’è meno lavoro a causa della crisi, ma normalmente ci sarebbe una cultura tutta  italiana che porta all’80% di assunzioni dirette che spesso si riassume nel “_ti assumo se ti
conosco o se sei amico dei miei amici, meglio se sei un giovane apprendista ma con esperienza, meglio se non sei donna e non vuoi fare figli, meglio se sei italiano ma meglio ancora se sei della mia città e parli con il mio accento, meglio se non sei disabile, meglio se ti pago poco e meglio ancora se ti assumo con una qualifica generica e poi ti faccio svolgere mansioni superiori, meglio se una parte ti pago in nero....ecc..ecc...” _e magari anche quella andrebbe cambiata, perchè è questa mentalità che rende il mercato poco trasparente e rende preferibile il ricorso al contatto diretto anzichè ai servizi.

Chiudo sul fatto che si è sottaciuto sul fatto che nei Centri per l’Impiego lavorano tanti precari, che non sono sicuri del proprio posto di lavoro ed hanno paradossalmente il compito di assistere o chi non trova lavoro o si trova in situazione di precarietà, con stipendi che sono spesso inferiori anche a quelli dei percettori di ammortizzatori sociali di cui si occupano. Tanti precari, che spesso hanno titoli di studio molto superiori a quelli dei colleghi di ruolo, e che svolgono mansioni superiori con inquadramenti inferiori, costretti spesso al tempo determinato part time, alla partita IVA se lavorano per società esternalizzate, o ai contratti di collaborazione.

Magari, egregio dott. Floris questo potrebbe essere il tema per un approfondimento: insieme ad altri precari dei Centri per l’Impiego Italiani ci incontreremo il prossimo 17 gennaio a Firenze per organizzare alcune iniziative informative sulla situazione nostra e dei servizi dove lavoriamo.

Anche noi crediamo che questi servizi andrebbero migliorati e potenziati e vorremmo essere messi nelle condizioni di poter aiutare con maggiori strumenti le tante persone che si rivolgono a noi in situazioni di difficoltà, oltre che, magari, di poter pensare con maggiore tranquillità anche al nostro futuro dopo tanti anni vissuti nella precarietà lavorativa ed eonomica. 
Sono a disposizione per qualsiasi informazione/chiarimento 

Distinti saluti



Christian Biagini - Città di Castello (PG)


Tecnico Inserimento Lavorativo (mansione ufficiale di inquadramento
in realtà Esperto in Orientamento Professionale e Politiche del

Lavoro) Precario dal 2001

Nessun commento: