Accordo politiche attive per il lavoro


Accordo quadro in materia di politiche attive politiche attive per il lavoro raggiunto in Conferenza stato regioni il 30 Luglio 2015
Nel quadro dell’ampia riforma delle regole e del mercato del lavoro in fase avanzata di implementazione, il Governo e le Regioni italiane:
Valutata la fondamentale importanza di un forte rilancio delle politiche attive per il lavoro, attraverso il potenziamento della strumentazione ad esse finalizzata, il rafforzamento del loro collegamento con gli istituti di sostegno al reddito e con le attività di formazione per i lavoratori;
Considerate le modifiche che la riforma costituzionale in itinere potrà portare all’assetto attuale delle competenze istituzionali, prevedendo comunque un ruolo significativo nella gestione delle politiche attive per le Regioni, in quanto titolari delle competenze in materia di formazione professionale e di politiche per lo sviluppo.
concordano sull’esigenza che la fase di transizione dei prossimi anni venga gestita dal Governo nazionale e dalle Regioni italiane di comune accordo e in forte spirito di leale collaborazione:

A tal fine, il Governo nazionale e le Regioni italiane convengono che:
Spetterà al Governo, per iniziativa del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, previa intesa con le Regioni, la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) in materia di politiche attive per il lavoro, validi per tutto il territorio nazionale;
Spetteranno alla istituenda Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) le funzioni di coordinamento su scala nazionale della rete degli enti attuatori delle politiche attive, di monitoraggio dell’efficacia delle stesse, di surroga in caso di malfunzionamento, e di sviluppo del sistema informativo unitario delle politiche attive.
Spetterà alle Regioni la gestione operativa delle politiche attive e la responsabilità delle articolazioni territoriali pubbliche (CPI) ad esse preposte.

Governo e Regioni si impegnano a:
garantire congiuntamente, per tutta la fase di transizione verso un diverso assetto delle competenze, la continuità di funzionamento dei Centri per l’Impiego, considerandoli l’infrastruttura pubblica indispensabile per lo sviluppo delle politiche attive. A tal fine saranno individuate le modalità più opportune perché il personale in essi impiegato possa continuare ad operare senza soluzioni di continuità, assicurandone il miglior rapporto funzionale con le Regioni medesime. In particolare il Governo e le Regioni si impegnano a reperire le risorse per i costi del personale a tempo indeterminato, nella proporzione di 2/3 a carico del governo e di 1/3 a carico delle Regioni.
definire congiuntamente un Piano Generale di raccordo delle azioni di politiche attive per il lavoro contenute nei Programmi Operativi Nazionale e Regionali della programmazione UE 2014/2020, al fine di potenziarne l’efficacia e le sinergie;
definire, in una cornice di indirizzo unitario, l’attuazione puntuale dei contenuti del presente accordo-quadro mediante la stipula di specifiche convenzioni tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e ciascuna Regione, con l’obiettivo di individuare linee di collaborazione che consentano di valorizzare le buone pratiche realizzate nei contesti regionali. Tali convenzioni potranno continuare ad essere lo strumento di regolazione della collaborazione interistituzionale anche a seguito del riassetto delle competenze in materia di politiche attive del lavoro.

Il presente accordo vale per le annualità 2015 e 2016 con l’impegno ad effettuare una verifica entro il 30 giugno 2016 per quanto riferibile all’annualità 2017.
Fonte: https://www.facebook.com/notes/gianfranco-simoncini/accordo-politiche-attive-per-il-lavoro/10155922228635217?fref=nf

Agenzia per il lavoro, buoni risultati dall'incontro a Palazzo Chigi



Lo Stato si farà carico dei due terzi dei finanziamenti, le Regioni hanno accettato di farsi carico di un terzo. Garanzia di copertura per i prossimi due anni ai Centri per l'impiego. I lavoratori saranno sotto la direzione delle RegioniBuoni risultati anche dall'incontro che si è tenuto oggi a Roma, a Palazzo Chigi, sull'Agenzia per il lavoro e la collocazione dei lavoratori dei centri per l'impiego. Per la Toscana hanno partecipato il presidente Enrico Rossi e il consigliere del presidente Gianfranco Simoncini. All'incontro erano presenti il ministro del lavoro Giuliano Poletti, Claudio De Vincenti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianclaudio Bressa, sottosegretario agli affari regionali, Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni, e Valentina Aprea, assessore al lavoro, istruzione e formazione della Lombardia. 

Nel corso dell'incontro è stata definita un'ipotesi di accordo quadro, che domani sarà discussa in Conferenza delle Regioni e poi in sede di Conferenza Stato-Regioni. Se accolto, questo accordo darà garanzia di copertura per i prossimi due anni ai Centri per l'impiego, attribuendoli alle Regioni. Lo Stato si farà carico dei due terzi dei finanziamenti, le Regioni hanno accettato di farsi carico di un terzo. Dopo l'accordo verranno definite le modalità di dipendenza dei lavoratori dei Centri per l'impiego provinciali, che comunque saranno sotto la direzione delle Regioni. 

"Lo riteniamo un buon risultato - è il commento del presidente Enrico Rossi - che vede riconosciuto il ruolo delle Regioni nella questione delle politiche attive per il lavoro, come noi avevamo chiesto, sottolineando che non può esserci una competenza riconosciuta alle Regioni su formazione professionale e sostegno allo sviluppo e alle imprese, che non sia direttamente collegata alle politiche del lavoro. E' una sfida importante che si apre per le Regioni - ha aggiunto Rossi -, nello sforzo di qualificare i servizi per il lavoro, e che in Toscana potrebbe permetterci la costituzione dell'Agenzia regionale per il lavoro. Mi auguro - ha concluso - che domani, in sede di Conferenza delle Regioni, e successivamente in Conferenza Stato-Regioni, questo punto di equilibrio con il governo possa essere ribadito e confermato". 

Durante l'incontro è stata posta anche l'esigenza di un chiarimento del recente emendamento relativo ai lavoratori a tempo determinato, ottenendo un impegno formale da parte del governo che la questione sarà risolta positivamente.
29/07/2015 19.42

Fonte:http://met.provincia.fi.it/c1news.aspx?n=200962

Agenzie per l’impiego, verso l’accordo Regioni-Governo. Salvo il personale dei Centri impiego

Segnali positivi sulla vicenda del personale dei Centri per l’impiego e sulla soluzione per il futuro delle Agenzie del lavoro. Oggi il vicepresidente Vittorio Bugli e il consigliere del presidente Gianfranco Simoncini, incontrando le organizzazioni sindacali del pubblico impiego per un punto sulla situazione, hanno sottolineato il ruolo forte che Enrico Rossi sta svolgendo, nella sua qualità di coordinatore delle Regioni, per dare soluzione alla questione nel confronto con il Governo. 
Oggi Rossi ha avuto un incontro a Roma con il ministro Poletti e i sottosegretari alla presidenza del consiglio De Vincenti e agli affari regionali Bressa, definendo un percorso in grado di costruire un quadro definito al problema già giovedì prossimo, prossima data fissata di negoziazione. Nel corso dell’incontro Rossi ha ribadito la volontà delle Regioni di svolgere un ruolo decisivo nell’ambito delle politiche attive del lavoro, e quindi la richiesta di dare soluzione al ruolo delle Regioni nella gestione operativa a livello territoriale delle politiche per il lavoro, legato naturalmente a una quadro di risorse certe di finanziamento per il personale impegnato nei centri per l’impiego.
Bugli e Simoncini hanno ricordato la prima risposta venuta dagli emendamenti approvati oggi in commissione Bilancio, in particolare la proroga per i contratti a tempo determinato per il personale dei Centri impiego, che risolve al momento la situazione di Pistoia e Massa. Ma anche l’aumento delle risorse per i Centri per l’impiego, che passano da 70 a 90 milioni di euro. L’appuntamento in Regione con le organizzazioni sindacali a subito dopo l’esito del confronto col Governo giovedì prossimo.

fonte:http://www.gazzettadipistoia.it/archives/25276

Centri per l'impiego: Rossi, si lavora per un accordo Governo-Regioni

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Incontro a Palazzo Chigi fra una delegazione della Conferenza delle Regiini, guidata da Chiamparino, e il Governo
Si è tenuto il 23 luglio a palazzo Chigi un tavolo tra il governo e le regioni sul tema dei centri per l'impiego. All'incontro erano presenti il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti,il sottosegretario agli affari regionali, Gianclaudio Bressa, il presidente del Piemonte e della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, il presidente della Toscana, Enrico Rossi(che coordina la materia lavoro per la Conferenza delle Regioni) e gli assessori della Lombardia (regione che ha il coordinamento della finanziari e il coordinamento vicario della materia lavoro per la Conferenza delle Regioni) Massimo Garavaglia e Valentina Aprea.
Al termine dell’incontro è il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, a sintetizzarne l’esito: “c'è ancora da discutere, però siamo animati da una volontà chiara di trovare un accordo perché non si puo' star fermi per i prossimi 2-3 anni in attesa della riforma e di capire come finirà una partita così importante per i lavoratori come questa delle politiche attive”.
“L'Italia deve riformare i centri per l'impiego- ha aggiunto Rossi- e collegarli alla formazione dei lavoratori. E questa formazione a sua volta dev'essere collegata alla domanda di lavoro che fanno le imprese”.
Rossi mostra un moderato ottimismo: “vogliamo chiudere quello che stiamo facendo prima della pausa estiva e poi le Regioni, d'intesa con il governo, si metteranno subito al lavoro. Se c'è questa 'ripresina' dobbiamo consolidarla perché abbia un risvolto occupazionale positivo, non si può star fermi per i prossimi 2-3 anni in attesa della riforma e di capire come finirà una partita così importante per i lavoratori come questa delle politiche attive. "Il presidente della Toscana si è detto poi "favorevole a un'agenzia di carattere nazionale, che detti regole e obiettivi, che faccia monitoraggio e controllo; e quest'agenzia, che definisce insieme alle Regioni, i livelli di prestazione da fornire ai lavoratori, deve avere una declinazione forte, riconoscendo il ruolo delle Regioni in materia di formazione e lavoro. Dopo quest'incontro c'è la speranza che si superino gli scogli che ancora restano sugli aspetti economici e di carattere normativo relativi al destino del personale. Si definiranno questi temi e penso che si farà un accordo”.

FONTE:http://www.regioni.it/newsletter/n-2770/del-23-07-2015/centri-per-limpiego-rossi-si-lavora-per-un-accordo-governo-regioni-14199/

Provincia, flash mob dei precari davanti alla prefettura

La manifestazione dei dipendenti...
Pistoia, i lavoratori dei centri impiego ricevuti dal capo di gabinetto Caiati. Il 23 incontro con Bugli in Regione
PISTOIA. Non si arrendono i lavoratori precari della provincia di Pistoia che continuano a vedere il loro lavoro, ma anche i servizi ai cittadini, appesi a un filo. Per questo martedì 21 luglio intorno alle 10, oltre 40 dipendenti del servizio lavoro, della formazione professionale, della programmazione e i lavoratori dei centri dell'impiego della provincia hanno scioperato e presidiato l'entrata della prefettura di Pistoia in piazza Duomo.
Uno sciopero e un presidio per protestare contro la preoccupante situazione dell'ente, contro i disservizi causati dai continui tagli. Ma anche per la sempre più vicina scadenza dei contratti dei lavoratori dei centri per l'impiego, che rischiano di non essere rinnovati. In piazza Duomo, bandiere alla mano, i dipendenti hanno chiesto un incontro con il prefetto. "Vogliamo difendere i nostri posti di lavoro - spiega Aurora Mazzoli, dipendente del centro per l'impiego di Quarrata e precaria da 7 anni - siamo tutti formati, e tutti di un'età compresa fra i 40 e i 50 che ci rende più difficilmente ricollocabili sul mercato del lavoro". Ma non è solo questo il motivo: "Vogliamo anche far conoscere ai cittadini i servizi di cui ci occupiamo, ora sono a rischio, e dei quali ci è stata data la responsabilità amministrativa - continua Mazzoli - come i servizi di formazione, tirocinio, garanzia giovani, Giovanisì, voucher e rapporti con le aziende".
Tutti canali importanti che, se a questi dipendenti pubblici non venisse rinnovato il contratto "verrebbero a mancare per un bel po' alla cittadinanza, perché chi se ne dovrà occupare dovrà anche essere formato". Intorno alle 12, una ventina di dipendenti sono stati ricevuti dal capo di gabinetto Roberto Caiati. Un incontro durato circa un'ora, durante il quale i lavoratori hanno "richiesto al prefetto di mandare al governo un verbale del nostro incontro di questa mattina - spiega Silvia Biagini, della Funzione pubblica Cgil- e di fare pressioni affinché venga considerato il problema in sede di conversione del decreto degli enti locali".
Intanto, la situazione per i 38 lavoratori precari dei centri dell'impiego della Provincia continua ad essere sul filo del rasoio: già dal 31 agosto i contratti a tempo determinato potrebbero non essere rinnovati, e i servizi dimezzati. "Trentotto precari, anche da 12 anni, che rappresentano e coprono il 50% del servizio - spiega Silvia Biagini  - la Provincia di Pistoia, al 31 dicembre 2014 ha sforato il patto di stabilità imposto dal governo ed è andata incontro a forti sanzioni, fra queste l’impossibilità di rinnovare i contratti ai dipendenti precari". Le richieste dei lavoratori rimangono "la rimozione delle sanzioni e la possibilità di rimuovere la clausola che impedisce all’ente di prolungare i contratti dei precari nei centri per l’impiego" spiega Biagini. Intanto il 23 luglio ci sarà un incontro in Regione fra le rappresentanze sindacali e l'assessore regionale Vittorio Bugli per parlare dei problemi dei precari. (e.f.)

Simoncini su tema personale e centri per l'impiego

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Abbiamo chiesto una settimana di tempo per trovare un'intesa in Conferenza Stato-Regioni
(Regioni.it 2767 - 20/07/2015) Le Regioni “sono pronte a fare la loro parte implementando le risorse con fondi Por Fse, ma occorre che il governo aggiunga almeno altri 60 milioni, considerando che il solo costo del personale dei cpi ammonta a circa 215 mln di euro”. Così Gianfranco Simoncini, consigliere per il lavoro del presidente della regione Toscana, Enrico Rossi. La Toscana ha il coordinamento delle materie che interessano le politiche per l'occupazione in Conferenza Regioni.
Quindi non bastano alle Regioni i 70 milioni previsti dal decreto legge sugli enti territoriali (78/2015) per finanziare i centri per l'impiego (Cpi).
Lo spiega a Labitalia
“Il problema - spiega Simoncini - non riguarda più solo il ministero del Lavoro, cui bisogna riconoscere lo sforzo notevole fatto per reperire queste risorse 'tampone' per il 2015. Ma il problema dei soldi tolti alle Province è un problema trasversale”.
Oltre ad aumentare le risorse, c'è anche bisogno di un'altra modifica al dl 78/15. "Il testo così com'è - dice Simoncini - prevede che i trasferimenti statali anticipati alle Regioni per il 2015 possano essere tolti o ridotti se non si stipula la convenzione con il ministero del Lavoro entro il 30 settembre. Noi chiediamo invece la modifica di questo comma, con un testo che dica che questi soldi possono essere tolti alle Regioni solo se non vengono usati per pagare i dipendenti dei Cpi”.
“Siamo disponibili, nell'ottica di una leale collaborazione istituzionale, a farci carico di una parte delle risorse per il personale dei cpi, ma deve anche essere chiaro - afferma Simoncini - che il personale passa alle Regioni, cosa che il decreto non specifica”.
E sull'operatività dei circa 550 centri per l'impiego c’è anche il problema “del rinnovo dei contratti del personale a tempo determinato, perché molti enti locali hanno sforato il Patto di stabilità e dunque non possono assumere personale a termine”.
Per questi motivi, spiega Simoncini, “abbiamo chiesto una settimana di tempo: per l'emendamento al dl 78, per trovare un'intesa in Conferenza Stato-Regioni e per trovare un'intesa politica forte che, nelle more della riforma dell'assetto amministrativo, definisca un percorso certo sui centri per l'impiego e sulle politiche del lavoro”.
C'è anche la questione delle competenze sulle politiche del lavoro e del rapporto con la futura Anpal, l'agenzia per l'occupazione prevista dal Jobs Act.
“Va bene l'Agenzia - spiega Simoncini - ma con un sistema di strutture regionali, di agenzie regionali, che sono quelle che gestiscono le risorse e gli strumenti attribuiti a livello centrale. All'Anpal spetteranno scelte macroeconomiche e ripartizioni, alle agenzie regionali l'attuazione delle politiche sul territorio”.
Intanto  un emendamento del governo al dl Enti locali, depositato in commissione Bilancio al Senato, aumenta da 70 a 90 milioni annui la possibilità di partecipazione del ministero del Lavoro agli oneri di funzionamento dei servizi per l'impiego nelle Regioni per gli anni 2015-2016.

L'agonia (colpevole) del Centro per l'impiego

PISTOIA – Ancora pochi giorni e il “Centro per l'impiego” comincerà a perdere pezzi. La miccia è innescata da tempo. Sembra paradossale: nel momento in cui l'occupazione è ai minimi storici, il punto di raccordo fra domanda e offerta, la cerniera fra chi cerca lavoro e le (scarse) opportunità che sopravvivono, rischia di scomparire.
O almeno di fare un passo indietro di 20 anni, quando la scommessa era affidata alle liste di disoccupazione. E basta.
Si corre il rischio che fra 10 giorni divenga deserto tutta l'impalcatura che segue i drammi della disoccupazione, le esplosive storie sociali, i progetti di formazione, l'attenzione alle fasce più deboli...
Assurdo? incredibile? grottesco?... eppure è quello che sta succedendo. Uno degli scenari che compongono il quadro più ampio della crisi della Provincia. Certo uno dei più inquietanti.
Proviamo a raccontare una storia difficile, nella quale si mischia il rischio della sospensione di un servizio e l'esasperazione, la rabbia, l'impotenza (ma allo stesso tempo l'ostinata determinazione) di chi ci lavora da molti anni e vede in bilico il suo lavoro, precario per natura.

Proprio stamani i dipendenti dei Centri Impiego pistoiesi (Pistoia, Pescia, Quarrata, Monsummano con un distaccamento a Campotizzoro) si sono ritrovati nella sede storica di via Tripoli per l'ennesima assemblea sindacale. La tensione si affettava. Lo stesso si ripeterà domattina a Monsummano. E il 21 è già in programma uno sciopero di tutto il servizio.
Si cerca di trovare la via d'uscita, di capire... l'incomprensibile. Il tema più caldo è quello dei 39 dipendenti precari con contratti a tempo determinato anche di 12 anni.
Ebbene, i loro contratti stanno scadendo, i primi già a partire dal 31 agosto, gli altri in gran parte a ottobre. Insomma una mina vagante. Le risorse per il rinnovo ci sono ma il Patto di stabilità non ne permette l'utilizzo. E tutto questo nel bel mezzo di una... Provincia che non c'è e non si sa ancora dove andrà. Non può intervenire la Regione alla quale non sono state trasferite le deleghe della “funzione lavoro”. Il Governo sta a guardare. Così questi lavoratori sono in una terra di nessuno in cui non si intravedono (per ora) vie d'uscita.
Aurora Mazzoli e Donatella Giusti, del Centro Impiego di Quarrata ci mettono in fila i servizi nei quali sono decisivi proprio i dipendenti precari e che corrono il rischio concreto di venire chiusi: lo sportello di accoglienza e di prima informazione (decisivo per indirizzare chi si incontra con i problemi di disoccupazione); l'attivazione dei tirocini formativi (da cui nascono rapporti di lavoro); il finanziamento dei corsi di formazione (carta Ila), con i delicati momenti di controllo e documentazione sia per i cittadini che per le Agenzie formative; il progetto “Garanzia giovani”, che riguarda la fascia di aspiranti lavoratori fra 1 16 e i 30 anni e che lo stesso Mininistro ha affidato al Centro Impiego; il contatto e l'incrocio dati con le aziende; le consulenze a aziende e lavoratori nel percorso di assunzione; l'attenzione (delicata e decisiva) alle fasce più deboli: per età, condizioni sociali, disabilità.
“Un solo addetto – ricorda Aurora Mazzoli – ha attivato circa 200 percorsi per i detenuti che escono dal carcere”.
Un'altra assurdità che pende come una spada di Damocle ce la ricorda Biancangela Fabbri, raccontando la storia di una eccellenza pistoiese che rischia di naufragare: “Abbiamo un servizio unico di mobilità trasnazionale per la collocazione in Europa e nel mondo. Il mio lavora deriva da una formazione triennale di 'Consulente Eures' e non è sostituibile se non fra altri 3 – 4 anni. Abbiamo in corso un progetto con l'Irlanda per la collocazione di infermieri. Facciamo10 -15 colloqui a settimana. Tutto questo rischia di essere spazzato via”. In un momento in cui i concorsi delle Asl sono popolati da migliaia di aspiranti infermieri, chiudere questo spiraglio è quasi un reato.
Roberto Spini si occupa di programmazione e punta il dito sulla minaccia che si taglino i ponti con i progetti europei. “A Pistoia negli ultimi 7 anni sono arrivati 34 milioni dall'Europa. Siamo riusciti a spenderne oltre il 90% - dice Spini – anche grazie al personale a tempo determinato e questo non può più essere garantito”.
Camilla Solari si sofferma su un altro aspetto molto delicato, quello dei servizi rivolti ai minorenni, che finiscono nel terreno fragile dell'abbandono scolastico e che arrivano a una qualifica attraverso i corsi di formazione della Provincia. Si tratta di 150 – 200 ragazzi ogni anno, che non possono essere lasciati senza il paracadute dell'obbligo formativo. Vorrebbe dire moltiplicare il disagio.
Per chiudere il circolo di questo viaggio allucinante, la riflessione di Alberto Cammelli, che dice senza giri di parole che una conseguenza diretta di questa crisi infinita sarebbe in pratica la chiusura dell'Ufficio del centro Impiego di Campotizzoro e la montagna rimarrebbe così più sola. “Nessuno ci ha pensato – commenta Cammelli – e questo mi sembra assurdo e colpevole”.
Troppe “dimenticanze”, troppe assurdità in un settore che avrebbe avuto bisogno invece di un percorso protetto.
La soluzione? Intanto un tappabuchi per salvare il salvabile: si aspetta un emendamento del Governo che intanto proroghi i contratti almeno fino al 31 dicembre. Per dare una boccata di ossigeno. Ma è chiaro che anche questo filone della vertenza-Provincia avrà bisogno di ben altre risposte.

BUGLI: «MASSIMA TUTELA PER I CENTRI PER L’IMPIEGO»

Vittorio Bugli
Questa la linea dell’Assessore intervenuto all’assemblea dei lavoratori organizzata da Cgil, Cisl e Uil
FIRENZE. “Adesso siamo di fronte a un passaggio molto delicato, la conversione del decreto Enti Locali con norme importanti ad iniziare dalla disciplina per i centri per l’impiego e per la polizia provinciale. Noi proponiamo un accordo organico e duraturo al Governo: che i sevizi dei centri per l’impiego siano gestiti da agenzie regionali, che si impegnino affinché la riforma del Titolo V sia modificata e la competenza vada alle Regioni e che eroghi le ulteriori risorse necessarie a garantire i servizi”.
Così Vittorio Bugli, assessore alla presidenza della Regione Toscana, nel suo intervento all’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici del centri per l’impiego e della polizia provinciale, organizzata all’auditorium di Santa Apollonia da Cgil, Cisl e Uil.
“I centri per l’impiego – ha proseguito Bugli – svolgono servizi importanti, soprattutto in questi tempi di crisi. Il decreto prevede che le Regioni si facciano carico di sostenere due terzi dei costi dei centri, costi che non hanno mai sostenuto, e che si facciano carico di coordinarli rimanendo però il personale negli organici delle Province. Si capisce che, impostata così, la cosa non può funzionare”.
“La nostra idea – ha aggiunto Bugli – è quella di raccogliere la sfida di un rilancio dei Centri per l’impiego impegnandoci direttamente nella loro gestione attraverso una agenzia regionale, continuando a garantire le risorse che già mettiamo per lo svolgimento dei servizi aggiuntivi e mettendo a disposizione una ulteriore parte dei fondi comunitari per contribuire al mantenimento dei servizi. Il mantenimento dei servizi essenziali tocca allo Stato – ha ribadito –, noi certamente siamo disponili a fare la nostra parte e anche di più, a patto che ognuno si assuma le proprie responsabilità”.
“Per quanto riguarda la polizia provinciale – ha inoltre rilevato l’assessore – è stato presentato dal Governo un decreto che non ha la visione organica del settore e che colloca la polizia provinciale presso i Comuni, in modo inappropriato rispetto alle funzioni che svolge. Per questo suggerirei di fermarsi un attimo, perché è un corpo che costa meno di quello che fa, e mi sembrerebbe inutile disgregarlo senza peraltro trovare vantaggi sui bilanci delle Province. C’è una riforma Madia, una riforma dei corpi di polizia, mettiamoci a sedere e vediamo cosa scrivere per dare una soluzione definitiva. Nel frattempo mettiamo in condizione le Province di poter continuare a svolgere queste funzioni essenziali.
Bugli ha inoltre chiesto che vengano reinseriti nel decreto due provvedimenti a suo tempo accordati con il Governo: la possibilità di rinnovo da parte delle Province del personale a tempo determinato a carico delle Regioni per svolgere le funzioni complementari finanziate dalle Regioni stesse e la possibilità straordinaria per le Province di approvare il solo bilancio 2015 senza il pluriennale 2016 e 2017 perché questo costringerebbe quasi tutte le Province, comprese quelle toscane, a dichiarare il dissesto del bilancio.
“Abbiamo preso atto – ha concluso Bugli – della necessità di vedere nella Del Rio un legge ponte verso la riforma costituzionale per il superamento dell’attuale ruolo delle Province e, con la nostra legge, prima in Italia, abbiamo effettuato il riordino delle funzioni riportando alla Regione importanti materie che prima avevamo delegato alle Province. Questo lo abbiamo fatto seguendo un percorso condiviso con le istituzioni, i sindacati e i lavoratori. Dopo 50 giornate di incontri che i nostri tecnici hanno fatto con quelli delle Province, entro inizio agosto siamo in grado di fare l’accordo per la definizione di chi sono i circa 950 dipendenti delle province che transiteranno alla regione. Poi dobbiamo vedere la configurazione rimanente per gestire al meglio tutte le funzioni. È la dimostrazione che stiamo facendo ampiamente la nostra parte”.

Province: allarme per tagli, Centri per l'Impiego e Polizia provinciale. Assemblea regionale a Firenze


“Cambiare i punti del Decreto che non funzionano; fare un passo indietro sui tagli previsti nella Legge di Stabilità; scongiurare il rischio di tenuta occupazionale dei Centri per l'impiego; è allarme per la Polizia provinciale, chi difenderà l'ambiente?”: sono i messaggi che partono verso il Governo dall'assemblea regionale dei lavoratori e delle lavoratrici delle Province toscane, organizzata dalle segreterie regionali di Fp Cgil Toscana, Cisl Fp Toscana, Uil Fpl Toscana (e incentrata sulle questioni dei Centri per l'Impiego e della Polizia provinciale) stamani all'Auditorium di Sant'Apollonia in via San Gallo a Firenze. Presenti oltre 250 lavoratori (molti di loro hanno preso la parole per raccontare la propria situazione), e sono intervenute le parlamentari toscane Caterina Bini e Martina Nardi (Pd), Alessia Petraglia e Marisa Nicchi (Sel), alle quali è stato chiesto l’impegno a farsi portavoce nei confronti del Governo per modificare le misure previste nel Decreto su Polizia provinciale, Centri per l’impiego e precari. E' intervenuto anche l'assessore regionale Vittorio Bugli, che ha illustrato le competenze e le intenzioni della Regione sulla questione.
L’iniziativa, che si è svolta nei giorni decisivi per l'approvazione del Decreto, rientra nella mobilitazione del personale delle Province, che - spiegano i sindacati - “continua a confrontarsi con una riforma mal pensata ed attuata a metà e con servizi ai cittadini che rischiano di sparire o tracollare. E’ il caso per l’appunto dei servizi dei Centri per l’impiego e della vigilanza ambientale, finora affidata alla Polizia provinciale”. Intanto, pochi giorni fa i lavoratori della Provincia di Pistoia hanno deciso di occupare la sede a partire da mercoledì 15 luglio. La complessa vertenza sul riordino istituzionale, è stato detto, è oggi resa ancora più complicata dalle misure introdotte nel Decreto Legge 78/2015 sugli enti locali, attualmente in discussione al Senato, che prevede il passaggio della Polizia provinciale ai Comuni. A questo si aggiunge la previsione di un finanziamento statale assolutamente insufficiente per la continuità dei servizi dei Centri per l’impiego e l’assenza di misure per consentire la proroga dei precari.
“Noi crediamo che queste misure possano e debbano essere modificate nell’iter legislativo del Decreto. Se non ci sarà un cambio di rotta da parte del Governo, dal prossimo 10 agosto non esisterà più la Polizia provinciale, cancellando le professionalità e competenze dei circa 200 lavoratori in Toscana e la loro specializzazione in tema di difesa dell’ambiente e sarà seriamente messa in discussione la continuità dei servizi dei Centri per l’impiego e i livelli occupazionali, a partire dai 105 precari che rischiano il posto di lavoro dal 1° settembre 2015; ma non potranno stare tranquilli neppure i 430 lavoratori di ruolo e il personale degli appalti - hanno detto i sindacati - Si tratta di servizi estremamente importanti rivolti alla collettività, e in particolare al mondo giovanile, che rischiano di essere spazzati via senza quella necessaria attenzione a predisporre un serio processo riorganizzativo che i lavoratori e le Regioni chiedono dentro un quadro responsabile  di copertura delle risorse necessarie”.

Mozione in merito alle criticità contenute nel d.l. 78/2015 in tema di polizia provinciale e centri per l’impiego


Firenze, 7 luglio 2015



Al Presidente del Consiglio
regionale della Toscana



Oggetto: Mozione in merito alle criticità contenute nel d.l. 78/2015 in tema di polizia provinciale e centri per l’impiego.


IL CONSIGLIO REGIONALE

Premesso che:

- il complessivo progetto di riordino delle province originariamente contenuto nella legge Delrio ha subito sostanziali modificazioni che rischiano di comprometterne il già difficile iteri di attuazione con una serie di provvedimenti normativi ed amministrativi;

- da ultimo, il decreto legge 78/2015 sugli enti locali, attualmente in discussione al Senato, interviene ad appesantire equilibri economico-finanziari ed organizzativi già precari e a complicare le scelte politiche regionali, nonché a creare enormi preoccupazioni nel personale della polizia provinciale e nel personale dei centri per l’impiego;

Considerato che:

- il citato d.l. 78/2015 e le misure introdotte all’art. 5 che prevedono il trasferimento della polizia provinciale presso i comuni a svolgere funzioni di polizia municipale rischia di lasciare nell’incertezza importanti compiti e ruoli della polizia provinciale connessi sia con le funzioni che la Regione Toscana nel percorso di riordino gestirà direttamente su ambiente, caccia, pesca e agricoltura, sia con importanti funzioni che rimangono tra quelle fondamentali delle province come la gestione delle strade provinciali;

- per quanto riguarda i centri per l’impiego, attribuirne il coordinamento alle Regioni, come previsto dall’art. 15 del medesimo d.l. 78/2015, senza stanziare risorse adeguate da parte del Governo e lasciando il personale alle province con in corso una riforma del Titolo V che prevede il ritorno del servizio in capo allo Stato, rischia di creare un contesto normativo di assoluta incertezza;

Ritenuto che:

-in relazione ai centri per l’impiego occorre affrontare la materia in una visione organica nell’ambito delle leggi attuative del “jobs act” e della riforma del Titolo V riportando la gestione dei servizi in ambito regionale attraverso la creazione di agenzie e garantendo, da parte dello Stato, le risorse necessarie a svolgere tali funzioni come avvenuto fino ad oggi, ferma restando la disponibilità delle regioni a continuare a garantire le ingenti risorse impiegate per i servizi collaterali e l’eventuale ulteriore impiego di risorse comunitarie veicolate attraverso le stesse regioni;

- sia necessario procedere rapidamente ad una modifica del d.l. 78/2015 che stralci l’articolo concernente la polizia provinciale al fine di affrontarlo nell’ambito del contesto normativo del riordino dei corpi di polizia della riforma della pubblica amministrazione;

Rilevato che:

- il decreto, inoltre, non recepisce l’accordo della conferenza Stato/Regioni sulla proroga dei precari dei centri per l’impiego che, se non introdotta nel suo iter legislativo conclusivo, avrà conseguenze disastrose per i livelli occupazionali e la tenuta dei servizi a partire dal 1 settembre del 2015.

IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE

ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento affinché, già in sede di conversione, si possa procedere ad una modifica sostanziale del decreto legge 19 giugno 2015 n. 78 (Disposizioni urgenti in materia di enti territoriali) tenendo conto delle criticità evidenziate in premessa concernenti le tematiche della polizia provinciale e dei centri per l’impiego, anche in coerenza con le istanze espresse dalle organizzazioni sindacali e dai lavoratori e lavoratrici delle province toscane.



L'assemblea ha deciso: occupiamo la Provincia

Manifestazione davanti alla prefettura
Pistoia, la decisione dei dipendenti di fronte al rischio collasso dell'ente di piazza San Leone. "Nessuna garanzia di poter intervenire sulle scuole o sulle strade: mancano i soldi"
PISTOIA. La Provincia di Pistoia è un ente al collasso che, da settembre, non riuscirà più a fornire i servizi fondamentali ai cittadini. Per attirare definitivamente l'attenzione dei cittadini e del mondo politico su quello che sta avvenendo, i dipendenti di piazza San Leone sono pronti anche a gesti clamorosi. «Siamo pronti a tutto pur di far conoscere la situazione che l’ente sta attraversando  – dice Andrea Mucci, rappresentante sindacale dei lavoratori dell'ente di piazza San Leone. A breve organizzeremo un’assemblea serale e il 15 luglio procederemo con l’occupazione della sede della Provincia». Il voto favorevole a maggioranza è arrivato durante l’assemblea del personale svoltasi mercoledì 8 luglio a palazzo Baly.
La situazione della Provincia di Pistoia è in effetti drammatica . Non ci sono soldi per garantire il servizio di trasporto scolastico per i ragazzi disabili. Così come scarse sono le possibilità che le risorse siano sufficienti per gestire in maniera adeguata gli edifici scolastici, dai lavori di ristrutturazione – per cui mancherebbero i soldi anche per sistemare l’intonaco – alla fornitura del riscaldamento nelle aule. Mancano i fondi per tagliare l’erba al bordo delle strade – già in questo periodo il servizio copre appena il 10% delle richieste che arrivano – e per il prossimo inverno non sarà possibile effettuare il servizio di spalatura neve e ripulitura del manto stradale. I servizi dei centri per l’impiego in tutti i comuni, già da agosto, verranno notevolmente ridotti perché i contratti a tempo determinato dei 40 dipendenti stanno giungendo a termine enon verranno rinnovati . Non perché non ci siano soldi – i loro stipendi, infatti, sono pagati grazie a fondi europei –, ma perché la Provincia di Pistoia, al 31 dicembre 2014, ha sforato il patto di stabilità imposto dal governo e, dunque, è andata incontro a forti sanzioni, tra cui l’impossibilità di rinnovare i contratti ai dipendenti precari. Come se non bastasse, da settembre verrà innalzata la tassa della Rc auto per far fronte al pagamento del debito della Provincia. Per i cittadini, dunque, più tasse e meno servizi.
«Siamo un ente spogliato di risorse ma con ancora tanti compiti – spiega Micaela Riccilucchi, polizia provinciale – ma non sappiamo che fine faremo, perché per i nostri contratti non esiste il riposizionamento in altri enti. Già adesso – prosegue – molte funzioni del corpo della polizia provinciale stanno sparendo».
L’ultima spiaggia che si delinea all’orizzonte per trovare una soluzione alla fase di pre-dissesto dell’ente è l’incontro in Conferenza Stato-Regioni, previsto fra dieci giorni.  L’attuale amministrazione, con il sostegno degli onorevoli pistoiesi Caterina Bini ed Edoardo Fanucci, chiederà di accogliere una serie di emendamenti volti ad alleggerire i tagli e le sanzioni imposte dal governo e rimuovere la clausola che impedisce all’ente di prolungare i contratti dei precari nei centri per l’impiego, almeno fino al 31 dicembre, così da favorire nel frattempo il riassorbimento di parte dei dipendenti provinciali in Regione.

La posizione del Presidente Rossi sui servizi per il lavoro


Questo pomeriggio il Presidente Rossi ha illustrato nelle Commissioni Lavoro di Camera e Senato la posizione della regione sulle ultime bozze di decreti legislativi sul Job Act.
Di seguito la scheda che è stata consegnata sui servizi per il lavoro 
PRIMI RILIEVI SULLO SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO N.177 “DISPOSIZIONI PER IL RIORDINO DELLA NORMATIVA IN MATERIA DI SERVIZI PER IL LAVORO E DI POLITICHE ATTIVE”ai sensi dell’art 1 comma 3 della Legge 183/2014
Le Regioni faranno pervenire un documento in sede di Conferenza Stato-Regioni che verrà definito Giovedì 9 luglio alle ore 18,00 in occasione della riunione della IX Commissione.
Le Regioni, da tempo hanno delineato una loro proposta di Riorganizzazione dei servizi per il lavoro con l’ipotesi di un Servizio Nazionale per il Lavoro, che superi la frammentazione oggi esistente valorizzando nel pieno rispetto della Costituzione vigente, il ruolo delle Regioni nella erogazione del servizio.
Di tale impostazione è stato dato conto anche in varie audizioni alle Commissioni parlamentari.
Va evidenziato che il Decreto Legislativo con la previsione di una rete nazionale dei servizi per il lavoro, articolata su un’Agenzia nazionale e su strutture regionali, sembra recepire, in linea generale, l’organizzazione espressa dalla Conferenza delle Regioni, poiché può essere preservata in capo alle stesse la programmazione e la gestione dei servizi e delle politiche attive.
Appaiono evidenti alcuni problemi molto rilevanti che rischiano di allontanare la attivazione della Rete Nazionale ed il proficuo funzionamento dei servizi per il lavoro:
▪ in primo luogo, l’indeterminatezza del percorso che sembra essere transitorio e non a regime;
▪ in secondo luogo, la pesante inadeguatezza delle risorse che vengono messe a disposizione del riordino dei servizi. Sostanzialmente viene scaricato sulle Regioni l’onere del finanziamento dei servizi, onere che fino ad oggi era nella disponibilità dei bilanci delle Province, senza alcun trasferimento di tali risorse alle Regioni.
Peraltro, i nuovi oneri per le Regioni si assommerebbero a quanto già oggi esse garantiscono per il funzionamento dei servizi per il personale non a tempo indeterminato.
Si ricorda che il personale dei Servizi per il Lavoro a differenza di quanto è avvenuto per le altre funzioni oggetto del riordino delle Province non è mai passato dai Bilanci né dai Ruoli Regionali;
▪ in terzo luogo il decreto, pur sottolineando che le Regioni “costituiscono” i nuovi Centri per l’Impiego, e caricando su di loro i principali oneri finanziari, non trasferisce il personale dalle Province alle Regioni, determinando tra l’altro anche un problema di incertezza nella stessa gestione del personale, oltre che di illogicità del progetto legislativo.
Vi sono quindi chiare esigenze di modifica del testo del Decreto Legislativo garantendo adeguate risorse ed il trasferimento del personale.
Le bozze di decreto, infatti, non chiariscono né la consistenza né la destinazione delle risorse disponibili per finanziare il sistema.
Su tale aspetto, non appare certamente risolutiva la disposizione contenuta nell’art. 15 del DL 78/2015 in materia di enti locali, che prevede una soluzione transitoria per il 2015 e il 2016, attraverso la stipula di un Accordo in Conferenza Unificata e, a cascata, di convenzioni bilaterali tra il Ministero del Lavoro e le Regioni, per il rafforzamento dei servizi per il lavoro. Tale articolo prevede l’utilizzo coordinato di risorse nazionali (70 milioni di euro annui provenienti dal Fondo di Rotazione, assegnati in misura proporzionale al numero dei lavoratori a tempo indeterminato impiegati nei servizi per il lavoro), regionali e di risorse dei programmi operativi FSE regionali e nazionali.
Le Regioni hanno già espresso forti riserve sulla manovra, legate in primo luogo all’insufficienza delle risorse disponibili dal livello nazionale, che basterebbero a coprire solo un terzo dell’effettivo fabbisogno finanziario. D’altro canto, non risultano disponibili fondi di bilancio regionale, alla luce dei cospicui tagli effettuati dalla legge di stabilità, né, per contro, la limitata disponibilità di risorse dei POR FSE (che da tempo concorrono al rafforzamento dei servizi per il lavoro) può essere considerata risolutiva.
Ad ogni modo, resta ferma la necessità che l’eventuale ricorso a fondi comunitari sia definito e esplicitato in modo da assicurare la coerenza e il rispetto delle regole di utilizzo dei fondi medesimi.
D’altro canto va definito il destino dei servizi nel sistema a regime, soprattutto dal punto di vista finanziario. Infine va rilevato che la costituenda Agenzia Nazionale per l’Occupazione dovrebbe essere finanziata da stanziamenti previsti dalla normativa previgente, tra cui alcuni destinati al finanziamento di azioni per la formazione professionale di competenza delle Regioni (IeFP, Apprendistato, formazione continua) ma non si prevede alcun canale di finanziamento ordinario attraverso la fiscalità generale dei LEP in materia di lavoro.
Parallelamente, non appare possibile radicare un sistema di erogazione dei LEP al cittadino senza garantire, da un lato, il mantenimento delle necessarie risorse professionali e delle specifiche competenze maturate (a partire dal personale a tempo indeterminato, di provenienza provinciale, preposto ai servizi per l’impiego e coinvolto nel processo di riordino delle Province indotto dalla legge Delrio) e, dall’altro lato, il potenziamento di tali professionalità, in linea con gli altri Paesi europei, tanto più alla luce dell’esigibilità dei LEP stessi come diritti da garantire ai cittadini.
Vi sono poi anche problemi dal punto di legittimità costituzionale delle norme.
Va sottolineata, infatti, la mancanza di conformità tra alcune disposizioni e il quadro vigente delle competenze costituzionali, nonché con il perimetro delineato dai criteri direttivi della stessa legge delega. Profili di incostituzionalità sono infatti presenti in alcuni articoli del decreto, tra cui la definizione di un sistema nazionale di accreditamento sia sul versante dei servizi per il lavoro (all’art. 12) che, ancor di più, sul versante della formazione professionale (all’art.15), essendo tali ambiti (a Costituzione vigente) rientranti nell’ambito della potestà legislativa concorrente o addirittura di competenza esclusiva delle Regioni. Rispetto alle finalità contenute nella legge delega, il testo proposto introduce una serie di disposizioni di dettaglio che vanno ad impattare sulle funzioni regolatorie, organizzative e gestionali del mercato del lavoro svolte dalle Regioni nel quadro costituzionale vigente, per ricondurle in modo palese al livello centrale. Ciò peraltro è confermato dalla stessa Relazione tecnico-normativa che accompagna lo schema di decreto, che riconosce aspetti di interferenza con le competenze e funzioni delle regioni in materia di servizi per il lavoro e politiche attive del lavoro. Si palesa, così un’azione di riaccentramento prima di aver modificato il titolo V della Costituzione che ha costretto il governo ad adottare delle formulazioni di salvaguardia.
A tal proposito, si ritiene che la condivisione degli interventi e le modalità per il conseguimento di obiettivi comuni possa essere realizzata tramite l’espressione di un’intesa forte, ai sensi della legge 131/2003, articolo 8, comma 6, in Conferenza Stato – Regioni.
In conclusione, pur muovendosi in una linea condivisibile, il Decreto legislativo abbisogna di significative modifiche affinchè possa essere davvero efficace e possa rappresentare un passo in avanti nelle risposte ai problemi del lavoro nel nostro Paese.

Le Province perdono il primo pezzo: alla Regione i Centri per l’impiego


Comincia la rivoluzione. Nella notte Insiel ha trasferito i dati nel “cervellone” regionale. «Cercheremo di arginare eventuali disagi». Cambiano datore anche cento dipendenti
UDINE. Il primo luglio è una data storica per le Province e i Centri per l’impiego del Friuli Venezia Giulia che diventano, a tutti gli effetti, uffici regionali. L’ora X è scattata a mezzanotte quando i tecnici dell’Insiel hanno staccato la spina dal sistema informatico provinciale e trasferito i dati nel “cervellone” regionale.
Un passaggio tecnico che, assicurano a Trieste, non comporterà alcun disagio all’utenza la quale non si accorgerà che negli uffici di viale Duodo, nelle altre nove sedi sparse da Tarvisio a Lignano e in quelle di Pordenone, Gorizia e Trieste, oggi non è come ieri.
Tenuto conto che l’1 luglio le code agli sportelli dei Centri per l’impiego sono una consuetudine – è il giorno in cui gli insegnanti precari inoltrano le domande di disoccupazione –, qualche ulteriore rallentamento potrebbe verificarsi. «Faremo il possibile – assicura il responsabile del Centro per l’impiego del Friuli Centrale, Pierluigi Careddu – per non far pesare eventuali problematiche sugli utenti che non vedranno grandi cambiamenti perché i servizi erogati saranno gli stessi».
Ieri pomeriggio, infatti, in tutti i Centri per l’impiego della regione si lavorava per uniformare le modulistiche perché l’unica cosa che noteranno i cittadini è che i moduli non avranno più come intestazione le Province. I nuovi moduli sono già a disposizione sul sito della Regione. «Quello che cambierà – aggiunge Careddu – sarà l’organizzazione interna ovvero chi farà cosa». Non è escluso insomma che gli utenti si trovino a dialogare con addetti diversi rispetto a quelli che avevano incontrato finora.
Una volta entrata a regime l’organizzazione dovrebbe migliorare perché, come fa notare Careddu, «il fatto che i Centri per l’impiego distribuiti nelle quattro province abbiano un un’unica cabina di regia renderà le cose più facili». Prima, sono sempre le parole del responsabile, «nonostante ci fossero le direttive regionali, con quattro province e altrettanti assessori ognuno ci metteva del suo. Ora il cittadino di Pordenone che si sposta a Udine ha a disposizione la stessa modulistica. Strategie e obiettivi arrivano da un’unica fonte».
Questo dal punto di vista operativo perché dal punto di vista politico si tratta del primo passo verso la chiusura delle Province e quindi le critiche non mancano. «Ad accorgersi del cambiamento – spiega il presidente di palazzo Belgrado, Pietro Fontanini – saranno i cento dipendenti provinciali (in Friuli Venezia Giulia sono 194 assunti a tempo indeterminato e 57 a tempo determinato) che diventano regionali.
«Un passaggio che costerà circa un milione di euro in più all’anno. Si troveranno beneficiari della quattordicesima che le Province non pagano e dei buoni mensa dal valore più elevato» insiste Fontanini nel ribadire, come sta facendo da tempo che la cancellazione delle Province, si tradurrà in un maggiore costo di circa 6 milioni di euro l’anno.
Il presidente si sofferma su questo punto forte del fatto che a richiamare l’attenzione su questo aspetto, almeno nella fase di transizione, è stata anche la Corte dei conti. Per quanto riguarda, invece, i 57 dipendenti precari dei Centri per l’impiego del Friuli Venezia Giulia, la Regione si è già impegnata a stabilizzarli tra il 2015 e il prossimo anno.
Una volta completato questo iter, nel percorso di cancellazione degli enti intermedi il prossimo passaggio sarà il trasferimento, fissato per l’inizio del prossimo anno, della Motorizzazione civile alla Regione, la quale riceverà anche le competenze sulla Cultura, dai musei alle biblioteche. «Lo stesso dovrebbe accadere per le strade visto che diventa impensabile che i Comuni riescano a gestire 1.300 chilometri di viabilità» conclude Fontanini non senza soffermarsi sulla gestione dei 70 edifici scolastici che potrebbero passare alle Unioni territoriali intercomunali (Uti).

Regione Liguria proroga contratto a 14 precari

Genova – Sarebbero scaduti oggi i contratti dei 14 lavoratori precari dell’ex Provincia di Genova attivi nel settore della formazione profeslavoratore pcsionale, ma la Regione Liguria li ha prorogati fino al 31 dicembre 2015.
Lo annuncia il presidente della Regione Giovanni Toti via Facebook. Da mercoledì 1 luglio i precari passeranno quindi senza interruzione del rapporto di lavoro ad Arsel, l’azienda strumentale della Regione che si occupa di formazione professionale. L’intesa è stata siglata oggi dal sindaco della Città metropolitana Marco Doria.
“Esprimo grande soddisfazione per la soluzione che è stata trovata – dichiara il governatore ligure Toti – Non potevamo permettere che questi lavoratori fossero penalizzati in questo delicato passaggio di competenze”.