"Scadenza contratti 31/12/215, ancora nessuna rassicurazione sul nostro futuro e sulle politiche attive, mi dia un motivo per stare con lei domenica"

QUESTO IL MESSAGGIO CHE LO STAFF DI ENRICO ROSSI, ATTUALE PRESIDENTE E CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE TOSCANA, CI HA MANDATO IN RISPOSTA ALLA NOSTRA MAIL:
Gentilissimi/e
abbiamo ricevuto le vostre mail e altre stanno arrivando. Abbiamo ricevuto rassicurazione direttamente dal Presidente Enrico Rossi. In attesa di una normazione nazionale, la Toscana sarà la prima regione ad attivare un’Agenzia regionale per il lavoro integrando e coordinando gli ex-centri per l’impiego provinciali con l'Agenzia nazionale per il lavoro. In pratica i Centri per l'Impiego diventeranno così strutture periferiche dell'Agenzia regionale, una sorta di prima linea che risponderà direttamente ai cittadini e alle imprese, secondo una dislocazione che terrà conto dei sistemi economici locali. 
Considerando che per fare questo ci sarà bisogno di risorse umane disponibili e formate, l'obiettivo - da raggiungere attraverso trattative con gli enti e i sindacati, in parte già iniziate -  è il RIASSORBIMENTO TOTALE degli attuali dipendenti. Questa è l'intenzione e l'obiettivo del Presidente Enrico Rossi. Da intendersi come dichiarazione ufficiale
Come Staff del comitato, vi preghiamo di prendere contatti con le forze sindacali e con gli altri lavoratori dei centri per l'impiego, eventualmente anche per informarli, perchè non sappiamo se riusciremo a rispondere a ogni mail una per una.
Con i nostri più cordiali saluti
Lo Staff del Comitato Enrico Rossi

In Friuli Venezia Giulia operativa da luglio Agenzia regionale lavoro

Con l'approvazione in Consiglio regionale del disegno di legge regionale n. 91, la Regione Friuli Venezia Giulia riassumerà dall'1 luglio 2015 - dopo un percorso condiviso con le parti sociali e il territorio - le competenze in materia di lavoro e collocamento attualmente esercitate dalle Province, con il trasferimento del personale e delle risorse strumentali assegnate a tali funzioni. Tali funzioni saranno esercitate attraverso una struttura organizzativa denominata 'Agenzia regionale per il lavoro', istituita nell'ambito della Direzione centrale competente in materia di lavoro.
L'assessore regionale al Lavoro, Loredana Panariti, nel salutare con soddisfazione l'esito positivo del voto consiliare, evidenzia come la scelta di istituire l'Agenzia, all'interno della già esistente struttura regionale competente in materia di lavoro, sia stata dettata da una pluralità di motivazioni, prima fra le quali la volontà della Regione di valorizzare - nell'ambito delle proprie competenze - le funzioni in materia di lavoro, assumendone in via diretta ed immediata l'esercizio.
"Si tratta di un primo passo necessario al miglioramento della programmazione delle politiche del lavoro. In questo senso, l'Agenzia regionale è chiamata a svolgere un fondamentale ruolo di regia pubblica, coordinando altresì la rete dei soggetti attivi sul mercato del lavoro, ricercando una sinergia cooperativa con gli operatori privati accreditati, nonché con gli altri soggetti del privato sociale e gli enti pubblici autorizzati coinvolti nell'erogazione delle politiche attive del lavoro", sottolinea.
"La scelta effettuata è quella che meglio si presta, sul piano tecnico e organizzativo, ad accompagnare (contenendone i tempi di attuazione) il processo di stabilizzazione del personale precario, attualmente in forza alle Province, impegnato nello svolgimento dei compiti in materia di lavoro, nella consapevolezza che si tratta di un patrimonio di competenze che va preservato e valorizzato al fine garantire un livello sempre più elevato di servizi al territorio, alle lavoratrici, ai lavoratori e alle imprese", osserva.
Fermo restando il processo di istituzione dell'Agenzia nazionale per l'occupazione, previsto dalla legge 183/2014 (il Jobs Act) e ancora in corso di realizzazione, la scelta operata dalla Regione consente nell'immediato, rimarca, "di garantire la continuità nell'esercizio delle funzioni in materia di lavoro, fortemente valorizzate sia sul piano politico che su quello operativo".
Una volta istituita l'Agenzia nazionale, l'Agenzia regionale - che in quel momento sarà già pienamente operativa - proprio per la sua flessibilità bene potrà integrarsi con il nuovo soggetto nazionale, fermo restando il presidio del ruolo regionale nell'esercizio di funzioni, come quelle in materia di lavoro, vitali per il soddisfacimento delle esigenze del tessuto sociale ed economico di riferimento.

La nostra risposta all'articolo pubblicato su Nove

Dall'articolo “Alla fine l'esperienza maturata dalle cooperative specializzate potrebbe persino tornarci utile” pubblicato su Nove giornale online fiorentino

...Orientamento lavorativo. "Parliamo di persone con grandi qualifiche alle spalle, ma anche di chi è totalmente analfabeta. Ci siamo praticamente sostituiti ai Centri per l'Impiego: il progetto Polis, Percorsi di orientamento per l'inclusione sociale, ci ha fornito un background per il reinserimento lavorativo che abbiamo sviluppato presso il Centro Polifunzionale Paci e nel 2014 abbiamo collocato oltre 60 persone su 130 partecipanti, parliamo del 50%. Tutti hanno fatto un percorso nei tirocini Giovanisì, curriculari o sanitari. Siamo arrivati ad una efficienza tale che non stento a classificare il nostro operato 10 volte superiore a quello del classico Centro per l'Impiego e dovrebbe essere un esempio per far ripartire l'orientamento lavorativo per tutti, non solo per i migranti" in piena crisi economica le istituzioni hanno investito nei progetti di inserimento al lavoro, ma al tempo stesso abbiamo visto chiudere i Centri per l'Impiego senza che ci fossero alternative tranne i percorsi offerti dalle Agenzie di Lavoro private, ma non tutte suggeriscono le opportunità offerte dai bandi pubblici, perché non ne conoscono l'esistenza o preferiscono rapporti esclusivi con le aziende che a loro volta non sapranno mai degli incentivi per loro esistenti...

LA NOSTRA RISPOSTA A QUESTE AFFERMAZIONI:
In un articolo, sulla rivista “Nove”, che riporta l'esperienza del Centro Polifunzionale Progetto P.A.C.I. di Firenze sull'accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo, descritta dal direttore Roberto Ermanni, si affrontano le iniziative intraprese per l'inserimento dei migranti nella società italiana. Tra queste, alla fine dell'articolo, viene affrontata la questione lavoro e formazione mirata all'inserimento lavorativo. Riguardo a questo argomento, si afferma, in modo altisonante, che il progetto PACI si è sostituito al Centro per l'Impiego per quanto riguarda l'orientamento al lavoro e l'inserimento in tirocinio, citando anche dei dati.
La cifra di queste affermazioni, per chi conosca sia il progetto e le strutture che vi partecipano sia il lavoro dei Centri per l'Impiego, è la sproporzione. Sproporzione fra i numeri gestiti dai due soggetti messi a confronto. Sproporzione tra le competenze nell'orientamento che vengono attribuite agli uni e agli altri e infine sproporzione nel pretendere di assurgere a modello.
Prima sproporzione: nell'articolo si parla di 130 casi di candidati in un anno ai tirocini di cui 60 andati a buon fine. 130 è circa il numero di utenti che ciascun operatore del Centro Impiego di Firenze tratta settimanalmente e calcolando la proporzione con risorse non certo superiori.
Poi la bontà degli inserimenti lavorativi con borse lavoro o di forme di apprendimento esperienziale come i tirocini si valutano oltre che sul parametro dell'efficienza e quantità anche su quello dell'efficacia e qualità. Ossia, una volta terminate le esperienze in percorsi protetti e agevolati (rimborsi totali o parziali alle aziende delle somme erogate al tirocinante da parte della Regione) presso aziende “convenzionate”, qual è la ricaduta occupazionale dei soggetti messi a quel punto a confronto col tessuto produttivo non protetto?
Gli immigrati che escono dai progetti come questi, si recano al Centro per l'impiego per cercare lavoro ed è in quel momento che emergono le lacune dei percorsi lavorativi/formativi che hanno svolto. Infatti, per la ricerca lavorativa sarebbe utile almeno una buona competenza linguistica e una consapevolezza di ciò che si è in grado di fare. Questi progetti non sono, spesso, in grado di lavorare su nessuno di questi due aspetti tanto meno sul rendere capaci queste persone di essere competitive nel mercato del lavoro. Certo obbiettivo difficile da raggiungere per tutti gli operatori del settore nelle attuali condizioni di mancanza di risorse e frammentazione dei servizi.
Altra sproporzione “essere un esempio per far ripartire l'orientamento lavorativo per tutti”, un motto dell'orientamento recita “se non si sa dove si vuole andare non ha alcuna importanza quale strada si intraprenda”. Questa, dal punto di vista lavorativo, è la situazione degli immigrati che arrivano sulle coste italiane. I loro bisogni sono primari ed il lavoro, qualunque esso sia, è lo strumento per garantirne la soddisfazione ed emanciparsi dalle strutture di accoglienza. La pratica dell'orientamento - regolarmente svolta dai Centri Impiego - inteso come lavoro su di sè per individuare quale sia il proprio percorso lavorativo è un'attività che va, per questo, oltre le necessità dei rifugiati. Non si comprende quindi in che modo il Centro P.a.c.i possa sostituirsi per questa attività al Centro Impiego.
Così, sostenere che le pratiche, per l'orientamento e il lavoro, messe in atto dal P.a.c.i. siano “un esempio per far ripartire l'orientamento lavorativo per tutti” ci pare eccessivo, sarebbe almeno opportuno circoscrivere attentamente le condizioni sotto le quali questa affermazione può assumere un significato realistico, evitando di ingenerare una lode eccessiva quanto ingiustificata. Ci chiediamo anche cosa intendano in questa struttura per orientamento, la mera informazione o un percorso completo che ha come obbiettivo la focalizzazione delle proprie competenze e la modalità per acquisirle?

L'intento dell'articolo è sicuramente nobile, si vuole tranquillizzare “gli italiani” sulla capacità di gestire il fenomeno dell'immigrazione e del dramma delle persone che stanno arrivando sulle nostre coste in questi mesi. Questa emergenza è un dovere a cui è giusto rispondere, nel miglior modo possibile, senza perdere la misura delle proprie capacità, mezzi e fini, e soprattutto senza ergersi a modello per l'orientamento e l'inserimento lavorativo.