Centri per l'impiego: Grieco, uscire dalla fase transitoria

"La realizzazione di un sistema moderno di servizi per l'occupazione necessita di prospettive di stabilità e sostenibilità. In particolare, richiede un forte impegno da parte del Governo per uscire dalla logica transitoria; occorre fare un salto di qualità per mantenere, consolidare e qualificare i centri per l'impiego, dopo le iniziative intermedie che le Regioni hanno compiuto, con atto di responsabilità, per salvaguardare il sistema". Lo ha detto l'assessore all'istruzione formazione e lavoro della Toscana Cristina Grieco, intervenuta come coordinatrice della Commissione della Conferenza delle Regioni il 29 maggio al convegno su ""Il ruolo delle politiche attive, i fondi strutturali il Pon Sistemi di politiche attive per l'occupazione"", organizzato da Unione Europea e Anpal.
L'assessore  ha sottolineato nel corso del suo intervento come le Regioni abbiano da tempo avviato un lungo percorso di confronto, sollecitando l'approvazione in tempi rapidi del Piano di rafforzamento dei servizi per il lavoro, ribadendo la necessità di tenere insieme la stabilizzazione, con risorse ordinarie nazionali, del sistema e la sua crescita in una prospettiva futura. ""Occorre agire dalle fondamenta - ha detto Cristina Grieco - altrimenti si rischia di costruire sulla sabbia"".In questa logica, si ritiene ancor più fondamentale rilanciare una funzione propulsiva delle amministrazioni regionali sul tema del lavoro, avviando un ragionamento condiviso sull'impostazione del mercato del lavoro che prenda le mosse dalla conferma, in capo alle Regioni, delle competenze legislative in materia di politiche attive del lavoro e della formazione.
Le Regioni, proprio in questi giorni, hanno definito una propria proposta su un modello di governance, condiviso tra i soggetti istituzionali, che delinei in modo chiaro ruoli, funzioni e responsabilità di ciascuno e ponga obiettivi certi e ambiziosi per migliorare concretamente lo stato di erogazione dei servizi per l'impiego. Il Piano di Rafforzamento, in tale prospettiva, diventa un tassello importante, ma non unico, di tale modello, composto da più livelli di riflessione e di intervento.""Per poter procedere in maniera compiuta alla riorganizzazione dei CPI - ha concluso l'assessore - occorrerà affrontare e risolvere alcune questioni cruciali: il trasferimento del personale a tempo indeterminato, ancora alle dipendenze delle Province, alle Regioni, sostenere i Lep (livelli di prestazioni equivalenti), attraverso risorse nazionali stabili. E ancora, l'approvazione del Piano di rafforzamento dei servizi e delle misure di politica attiva, come quadro di riferimento per orientare l'utilizzo delle risorse legate verso obiettivi concordati per il miglioramento e la qualificazione dei servizi per l'impiego".
E' in questo quadro che si collocano le 1600 unità di personale aggiuntivo per il potenziamento dei servizi finanziate grazie ai Pon fino al 2020. Su questo personale, così come su quello operante nei servizi a tempo determinato, "occorrerà verificare - ha osservato Grieco - modalità di stabilizzazione, in modo da avvicinare l'Italia agli standard europei ed evitare di disperdere un patrimonio importante di professionalità accumulato da questo personale che è stato fondamentale per assicurare servizi adeguati in questi anni di incertezza".

Stabilizzazione statali, posto fisso anche a chi non lavora più

Possibile lavorare a tempo indeterminato negli enti pubblici anche per chi ha il contratto scaduto e a chi non è entrato tramite concorso.

Via libera al posto fisso per i precari, compresi quelli che oggi non hanno nessun contratto in essere con la Pubblica Amministrazione; spazio anche a chi non è entrato nella PA tramite selezione pubblica, attraverso la riserva sino al 50% dei posti in nuovi concorsi. È quanto emerge dai decreti attuativi di riforma della Pubblica Amministrazione, che hanno appena avuto l’approvazione definitiva.Ma chi, nel dettaglio, ha diritto al contratto a tempo indeterminato? Vediamolo insieme.
Posto fisso per i precari: chi ne ha diritto
Possono ottenere il contratto a tempo indeterminato, come lavoratori subordinati del settore pubblico, coloro che possiedono i seguenti requisiti, entro la data del 31 dicembre 2017:
  • sono dipendenti pubblici assunti a tempo determinato che possiedono almeno 3 anni di servizio presso una pubblica amministrazione, anche non continuativi, negli ultimi 8 anni;
  • sono lavoratori parasubordinati della P.A.(co.co.co., ossia collaboratori coordinati e continuativi, o figure similari come i vecchi co.co.pro.): anche in questo caso è necessario avere alle spalle almeno 3 anni di servizio presso una pubblica amministrazione, anche non continuativo, negli ultimi 8 anni.
La possibilità di ottenere il posto fisso, però, resta riservata a chi ha passato tre anni nell’ente che assume o bandisce il concorso, tranne che nella sanità e negli enti di ricerca, dove questo requisito non è presente. Per i precari delle amministrazioni che sono state soggette a riordino, come accaduto alle Province, si tiene conto dell’anzianità maturata nell’ente di provenienza.

Posto fisso per i precari che non lavorano più
In base agli ultimi aggiustamenti del decreto, è emersa la possibilità di poter ottenere la stabilizzazione anche se non si lavora più per alcun ente pubblico, purché si possiedano, ovviamente, 3 anni di servizio negli ultimi 8 e purché il servizio sia cessato dopo il 28 agosto 2015. In pratica, può aspirare al posto fisso anche chi ha smesso di lavorare, se risultava in servizio al 28 agosto 2015.
Posto fisso per i precari che non sono entrati tramite concorso
Potranno essere stabilizzati anche i precari che sono entrati nella P.A. senza selezione pubblica (possedendo, ugualmente, 3 anni di servizio negli ultimi 8 anni): questi, però, dovranno superare un concorso, nel quale sarà loro riservato sino al 50% dei posti.
Posto fisso per i precari: da quando?
In merito alle concrete modalità di stabilizzazione, dovrà essere attuato un piano straordinario della durata di tre anni. Dovrà dunque essere emanata, a tal proposito, ulteriore normativa attuativa, che spiegherà la procedura da seguire per poter richiedere la trasformazione del proprio contratto a tempo indeterminato. Con tutta probabilità, sarà possibile far domanda a partire dal 2018, considerando che i requisiti utili alla stabilizzazione devono essere maturati entro il 31 dicembre 2017.

P.a.: Madia, no discriminazioni precariato storico in Testo Unico

Roma, 15 mag. - Sull'assorbimento del precariato storico della pubblica amministrazione e' importante che non si creano discriminazioni. Lo ha affermato secondo quanto riferiscono alcune fonti la ministra della Semplificazione e pubblica amministrazione, Marianna Madia, nell'incontro da poco terminato con i sindacati sul Testo Unico della p.a.. La richiesta dei sindacati e' di ampliare la platea dei lavoratori che potranno essere ricompresi nella volontà della riforma di superare finalmente il precariato. La ministra ha espresso la disponibilità a recepire le indicazioni delle organizzazioni sindacali, ma ha precisato che occorre rispettare i vincoli esistenti, a partire dall'intesa già raggiunta con la Conferenza delle Regioni. Nel corso dell'incontro e' stato ribadito che la delega scade sabato 27 e che in questi giorni si continuerà a lavorare, ma non dovrebbe slittare l'approvazione del Testo prevista nel prossimo Consiglio dei ministri.

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Convegno politiche lavoro, Bugli: "Superare fase transitoria, dare stabilità ai servizi"

FIRENZE - "La Toscana è stata la prima regione italiana a dotarsi di una legge di riordino istituzionale per risolvere il nodo del riassorbimento delle funzioni e del personale delle Province. Si è trattato del più pesante riordino istituzionale degli ultimi decenni che ha determinato grandi cambiamenti rispetto al ruolo della Regione. Non più solo ente di legislazione e programmazione, ma anche ente gestore di molte funzioni, dall'agricoltura alla caccia e pesca, dall'ambiente alla difesa del suolo, dalla formazione professionale alla realizzazione e manutenzione della viabilità regionale. Più di 1000 dipendenti sono passati dalle Province alla Regione. Un riassetto che andava fatto, non si poteva restare in una zona grigia, e che costituisce una grande opportunità per riavvicinare i cittadini alle istituzioni, semplificare la pubblica amministrazione, aumentare la trasparenza e la produttività".
Così l'assessore alla presidenza Vittorio Bugli ha aperto il suo intervento al convegno su "Politiche attive e servizi per il lavoro: il modello toscano" alla presenza del ministro Giuliano Poletti e del presidente Enrico Rossi.
"In tema di funzione del mercato del lavoro - ha proseguito Bugli - la scelta della Regione Toscana è stata quella di assumere a partire dal 1 gennaio 2016 le funzioni delle Province di gestione delle politiche attive del lavoro e la responsabilità dei centri per l'impiego, con la firma (prima regione in Italia) della Convenzione con il Ministero il 5 novembre 2015. Con leggi successive sono state garantite, mediante apposite convenzioni con le Province, la continuità dei servizi ed il mantenimento del personale. La normativa nazionale non prevedeva infatti in quella fase la possibilità, che la Regione Toscana avrebbe invece voluto, di un passaggio diretto dei dipendenti delle Province alla Regione, ma solo forme di utilizzo del personale".
Il personale dipendente impegnato nei servizi per il lavoro è pari a  424 unità (di cui 99 a tempo determinato). Il personale in "avvalimento" è pari a 406 unità (di cui 93 a tempo determinato). Il personale comandato è pari a 18 unità (di cui 6 a tempi determinato). Tra il 2012 ed il 2017 il personale impegnato nel mercato del lavoro è calato di oltre 143 unità (di cui 141 a tempo indeterminato) con una flessione superiore al 25%. Tra il 2016 ed il 2017 il personale è calato di oltre 32 unità (di cui 29 a tempo indeterminato) con una flessione pari al 7%.
Nell'ultimo biennio quindi Regioni e Governo hanno cooperato per individuare, nel periodo transitorio, soluzioni sostenibili per affrontare la situazione dei CPI e del relativo personale e si sono impegnati a garantire congiuntamente la continuità di funzionamento dei Centri per l'Impiego, e a reperire le risorse per i costi del personale e per gli oneri di funzionamento, nella misura di 2/3 a carico del Governo e di 1/3 a carico delle Regioni.
"Ora siamo giunti al punto - ha detto Bugli - in cui è necessario superare la fase transitoria e dare stabilità al sistema italiano dei servizi e delle politiche attive per il lavoro sin dal 2018. Occorrerà procedere al completamento della legge 56 del 2014 con il trasferimento delle competenze e del personale dei CPI. Ma la presa in carico di tale personale da parte delle Regioni sarà possibile solo attuando determinate condizioni di natura giuridica e finanziaria".
L'immissione del personale ex provinciale dei CPI in Regione/Agenzie Regionali non deve compromettere le possibilità di assunzione delle amministrazioni interessate; pertanto il trasferimento dovrà avvenire in totale deroga ai vincoli e ai limiti di spesa, nonché alle capacità di assunzione previste. "Va prevista - così l'assessore regionale - in analogia all'impegno assunto dal governo in Conferenza Stato-Regioni per le altre funzioni provinciali oggetto di riordino, la possibilità  da parte delle Regioni di incrementare le risorse dei fondi per la contrattazione decentrata in modo da riequilibrare, gradualmernte e nell'arco di 5 anni, il trattamento economico accessorio del personale che transiterà dalle province/città metropolitane alla regione o negli enti strumentali".
Per quanto concerne i presupposti finanziari, esiste un principio fondamentale dell'ordinamento giuridico italiano (affermato di recente anche dalla Corte costituzionale) in base al quale le funzioni sono collegate in modo indissolubile con le proprie risorse (umane, strumentali e finanziarie). "Il Governo – sostiene Bugli - ha dunque un vero e proprio 'dovere giuridico' di completare la riforma Delrio, riattribuendo le risorse delle Province agli enti subentranti. Le risorse finanziarie dovranno quindi essere a carico del Governo, dato che i CPI rappresentano un livello essenziale delle prestazioni, e dovranno necessariamente essere strutturali. Attendiamo pertanto il trasferimento delle necessarie risorse da parte del Governo. Sono convinto che sia necessario un atteggiamento molto pragmatico per concludere la partita entro quest'anno. Dobbiamo dare ai cittadini delle prospettive per il futuro".

Lavoro: Rossi (Toscana), risorse per rafforzare centri impiego

Firenze, 9 mag. - 

"In Toscana da quando le Regioni hanno avuto le competenze in materia di formazione e lavoro i Centri per l'impiego hanno svolto un grosso ruolo. Nel 2016 i nostri circa 800 addetti hanno ricevuto qualcosa come 292 mila lavoratori per sbrigare quasi 1 milione di pratiche. Ma occorrerebbe potenziarli ancora di piu'. Mi pare importante l'impegno preso dal ministro Poletti di stabilizzare nel 2018 il quadro nazionale del collocamento al lavoro, ma soprattutto credo sia importante che metta a disposizione risorse per rafforzare ancora i Cpi". Lo ha detto il presidente Enrico Rossi nel corso del convegno organizzato dalla Regione Toscana presso la presidenza di piazza Duomo a Firenze, e dedicato alle politiche attive e ai servizi per il lavoro, con particolare riferimento al modello toscano. Rossi ha ricordato come la Regione sia impegnata sul tema del lavoro in modo serio e con molte iniziative, seguendo tutte le crisi aziendali, analizzandole e cercando le soluzioni migliori per salvarle, ponendosi come punto di riferimento per i sindacati, per i lavoratori e per le imprese stesse. "In Toscana non c'e' una situazione di crisi abbandonata a se stessa", ha precisato. Poi ha posto l'accento sulla capacita' della Regione di attrarre gli investimenti snellendo le procedure burocratiche, accelerandole, dialogando con gli investitori, firmando accordi, protocolli di localizzazione e intese che favoriscono gli insediamenti produttivi in Toscana.  "Per noi - ha precisato Enrico Rossi - e' fondamentale poter gestire il rapporto tra domanda e offerta di lavoro. Il ricorso esclusivo al Cpi servirebbe a togliere la convinzione che per trovare lavoro bisogna avere le amicizie giuste.
Nei Paesi europei civili quando si cerca un lavoro si va al Centro per l'impiego. La Toscana ci prova, ma vorremmo avere molte piu' risorse". Rossi ha poi aggiunto che con il Piano per l'occupazione da 29,5 milioni di euro che presto sara' approvato dalla Giunta, "seppur di per se' non risolutivo", la Regione conta di aiutare alcune migliaia di lavoratori toscani. 
Rispondendo alle domande dei giornalisti ha commentato i risultati delle presidenziali francesi, affermando che "il socialismo in Francia esce morto da questa vicenda perche' non ha fatto il suo mestiere. E tutto il socialismo europeo rischia di uscire morto se non riprende a rappresentare i ceti popolari e le classi lavoratrici". Per poi concludere con un "il socialismo e' morto, viva un nuovo socialismo". "Il lavoro dovrebbe essere una priorita' per tutte le forze politiche, e mi auguro che lo sia. Occorre mettere al centro la questione sociale della sofferenza, superando la precarieta' legata alla disoccupazione, alle disuguaglianze, alla concentrazione dei poteri nell'alta finanza e nelle multinazionali", ha poi aggiunto . Concludendo con un "le politiche della formazione sono un unicum con quelle del lavoro e sono in capo alle Regioni. In Toscana i risultati ci sono e sono soddisfacenti anche dal punto di vista dei numeri. Ed i Cpi sono lo snodo necessario tra la domanda e l'offerta di lavoro. L'Italia deve mettere lo stesso impegno degli altri Paesi europei, altrimenti la differenza aumentera' a nostro svantaggio. Credo che la strada da percorrere sia ancora lunga ma che la stiamo affrontando con il passo giusto". "La Regione Toscana sostiene da tempo con convinzione l'esigenza di sviluppare una visione congiunta delle Regioni e delle Province autonome per la governance e per l'organizzazione di un nuovo sistema delle politiche attive e dei servizi per il lavoro che abbia una vocazione nazionale, e sia  radicato nei territori con una rete di strutture/agenzie regionali.
Per questo, gia' prima dell'approvazione della legge di riforma del mercato del lavoro, la Regione ha adottato una normativa regionale tesa a fissare gli elementi salienti del modello toscano di erogazione dei servizi per il lavoro, a partire dall'istituzione di un'Agenzia regionale. In attesa che si definisse il panorama istituzionale di riferimento, e' comunque proseguito a livello regionale un percorso graduale di riallocazione dei Centri per l'impiego e del personale ex-provinciale". Cosi' l'assessore regionale a lavoro, istruzione e formazione Cristina Grieco, intervenendo al convegno su "Politiche attive e servizi per il lavoro: il modello toscano" alla presenza del ministro Giuliano Poletti e del presidente Enrico Rossi. 


Centri impiego Toscana, 48% utenti trova lavoro entro 6 mesi

Centri impiego Toscana, 48% utenti trova lavoro entro 6 mesi
L'82% si dichiara soddisfatto

Firenze, 9 mag. (askanews) - I 54 Centri per l'impiego presenti in Toscana soddisfano in larga maggioranza i propri utenti, che all'82% si dichiarano molto o abbastanza soddisfatti dei servizi ricevuti. Se a questo si aggiunge che quasi un frequentatore su due (il 48%) entro sei mesi trova lavoro, il quadro che esce dall'indagine che l'Irpet (l'Istituto per la programmazione economica della Toscana) ha terminato nel marzo scorso, è davvero lusinghiero.

""Da tempo - affermano il presidente della Regione e l'assessore regionale al lavoro, Enrico Rossi e Cristina Grieco - sosteniamo che dobbiamo realizzare insieme alle altre Regioni un nuovo sistema delle politiche attive e dei servizi per il lavoro, nel perimetro delineato dalla Costituzione e dal quadro normativo vigente superando la fase transitoria e dando stabilità al sistema italiano dei servizi e delle politiche attive per il lavoro fin dal 2018. E il sistema toscano può, da questo punto di vista fungere da punto di riferimento nazionale".

fonte: http://www.regioni.it/scuola-lavoro/2017/05/09/centri-impiego-toscana-48-utenti-trova-lavoro-entro-6-mesi-512798/

intervento di un precario dei centri impiego alla manifestazione del 6 maggio a Roma


6 MAGGIO, ROMA: MANIFESTAZIONE NAZIONALE | BASTA PRECARIATO, CONTRATTO SUBITO!

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6 MAGGIO, ROMA: MANIFESTAZIONE NAZIONALE 

BASTA PRECARIATO, CONTRATTO SUBITO!

Il caos dei centri per l’impiego bloccati tra province e regione

Licenziamenti e incertezza sul futuro si uniscono a tanta burocrazia che rallenta la macchina pubblica: l'allarme

L’annosa situazione di difficoltà in cui sono bloccati – tra ritardi e conflitti di competenze e funzioni – i centri per l’impiego della regione Marche torna al centro della protesta dei dipendenti e precari. Il personale occupato nei CIOF di Pesaro, Fano, Senigallia, Macerata e Fermo ha sottoscritto infatti un documento dove vengono elencate tutte le problematiche che da tempo ormai si protraggono: su tutte la scure di altri licenziamenti e la mancanza di una prospettiva per il futuro.
Tutto il personale, ormai ridotto all’osso, quotidianamente continua a garantire la tenuta dei servizi in un quadro di estrema incertezza senza alcun segnale rassicurante. Nonostante impegni di governo e regioni, gli uffici dei centri per l’impiego sono sempre più depotenziati, con passaggi burocratici rallentati e dipendenti in agitazione che non sanno che fine faranno“. Con la conseguenza di essere poco utili all’utente che cerca di reinserirsi nel mondo del lavoro e di svolgere solo funzioni burocratiche.
Agitazione dovuta anche a una riforma Delrio di fatto bloccata: il personale dipende istituzionalmente dalla Provincia, ma funzionalmente dalla Regione che decide e gestisce incarichi e personale, allontanando così questi ultimi da ogni aspetto decisionale sia per quanto riguarda l’analisi dei servizi e delle esigenze degli utenti, sia la programmazione delle attività.
I servizi si stanno – si legge in una nota stampa – svuotando in termini di qualità e di valore aggiunto mentre sono esponenzialmente aumentate le procedure burocratiche con la conseguenza che le potenzialità, professionali e di esperienza, vengono quotidianamente sprecate“.
Se da un lato alcune cose possono essere risolte magari con il completo spostamento del personale dalle Province alla Regione Marche, altre problematiche richiedono invece un intervento più complesso e di lungo raggio, come la “definizione di un modello organizzativo chiaro e strutturato con la previsione di un organismo di coordinamento intermedio di area vasta“, a cui si aggiunge la necessaria stabilizzazione dei precari rimasti e il passaggio a full time del personale. Il rischio è quello, oltre alla possibilità di non vedersi rinnovati i contratti, che venga disperso il potenziale umano e professionale ormai acquisito, primo passo per “un’efficace erogazione dei livelli essenziali di prestazione” tuttora da definire.

Centri per l’impiego, sale la protesta | Clima teso e rovente


Spiragli normativi dal Governo| Biagini dalle Rsu, “la Regione ci dia risposte. Adesso serve la volontà politica”


Hanno aderito in più di un centinaio di dipendenti dei Centri per l’Impiego in Umbria alla manifestazione indetta questa mattina in piazza della Repubblica. Con i loro banchetti proprio di fronte a Palazzo Donini, sede della giunta regionale, hanno deciso di non far calare il sipario sulla loro situazione lavorativa, sul loro ‘Purgatorio’. E promettono che la protesta non calerà, fino a quando la situazione non sarà risolta.
Il clima dunque è ancora più teso e si è fatto rovente per i 176 addetti dei centri per l’impiego di tutta la Regione Umbria. Questa mattina, durante un’assemblea sindacale, sono scesi in piazza a Perugia per manifestare contro la Regione e le Province: manca ancora una soluzione per il loro futuro e per quello del servizio pubblico delle politiche attive al lavoro.  Questa volta la mobilitazione è stata inedita: una giornata particolare di informazione e protesta dal titolo: “Difendiamo i servizi pubblici: costruiamo il lavoro”!. I lavoratori hanno così deciso di erogare, in piazza, servizi ai cittadini, come l’orientamento, servizi amministrativi, mediazione (assegno di ricollocazione, Asdi,  ecc..), servizi specialistici, servizi alle imprese, Legge 68/99 (servizi per disabili e categorie protette).
All’interno della vertenza proclamata dai regionali Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fpl nonché da parte delle Rsu delle due Province di Perugia e Terni, i dipendenti hanno voluto mobilitarsi andando in piazza tra i cittadini, provando a sensibilizzare tutti sulla loro vertenza, ma anche mettendo al centro della protesta il lavoro. Insomma continuare a garantire il servizio pubblico relativo alle politiche attive per il lavoro in attesa di conoscere il loro futuro. Dopo il no al referendum, infatti, gli addetti ai Cpi si trovano in una condizione di “avvalimento” o come meglio loro usano dire di “avvilimento”: di fatto, sono senza datore di lavoro perché già ‘scaricati’ dalle Province e non assunti dalla Regione, pur essendo di quest’ultima propria la funzione delle politiche attive per il lavoro. “Un rimpallo di competenze tra Provincia e dalla Regione”, affermano i sindacati, “che ha determinato uno scaricabile a discapito dei lavoratori e dei cittadini che rischiano di non avere più risposte nel lavoro dal pubblico servizio. I lavoratori chiedono: garanzia del ruolo del ruolo pubblico dei servizi, stabilizzazione del personale precario e adeguata dotazione organica, fine del l’avvilimento, finanziamenti stabili, potenziamento dei servizi per gli utenti, valorizzazione delle professionalità presenti“.
TuttOggi.info, Christian Biagini della Rsu ha poi raccontato le novità a proposito della posizione lavorativa dei dipendenti dei Cpi. Mentre dalla Regione Umbria ancora non trapelano informazioni, a Roma domani ci sarà una manifestazione di fronte a Palazzo Guidoni, durante la quale ci sarà spazio anche proprio per parlare dei Cpi. Importanti aggiornamenti da un punto di vista normatioa arrivano dalla Conferenza Stato-Regioni: è stato infatti raggiunto un accordo per l’inserimento dei centri per l’impiego tra i cosiddetti ‘Livelli essenziali per le prestazioni’ (LEP). Partiranno dunque dei finanziamenti stabili dal Governo, ma, ci riferisce Biagini, “è necessario sapere a quanto ammontano questi finanziamenti, che serviranno sia per i precari che per i lavoratori stabili”.
Inoltre, all’interno della Commissione Lavoro, a seguito di quanto stabilito dal decreto Madia, la relatrice di maggioranza ha inserito nel parere, tra gli altri elementi, anche la richiesta di una soluzione per la stabilizzazione dei precari dei Centri per l’impiego. “Sembra – ci dice Biagini – che le proposte avanzate alla Commissione per il decreto legislativo siano state accolte“. C’è dunque spiraglio per il personale precario da assorbire. “Ora – conclude Biagini – serve la volontà politica. Noi continueremo con la mobilitazione finché non ci sarà una soluzione. Anche dalla Regione siamo in attesa di una interlocuzione”.

Centro per l’impiego a cielo aperto: a Perugia la provocazione dei sindacati

Protesta di Cgil, Cisl e Uil in piazza della Repubblica: «Basta a scaricabarile tra Regione e Province»


Centro per l’impiego a cielo aperto, in piazza. È la forma di protesta-provocazione scelta dai sindacati contro la Regione e le Province per il «perdurare delle inesistenti soluzioni» che riguardano il loro futuro e quello del servizio pubblico delle politiche attive al lavoro. I lavoratori chiedono: garanzia del ruolo del ruolo pubblico dei servizi, stabilizzazione del personale precario e adeguata dotazione organica, fine del l’avvilimento, finanziamenti stabili, potenziamento dei servizi per gli utenti, valorizzazione delle professionalità presenti.
Servizi in piazza L’iniziativa “Difendiamo i servizi pubblici: costruiamo il lavoro” si è svolta in piazza della Repubblica, a Perugia. Qui sono gli addetti ai centri per l’impiego hanno ricevuto i cittadini e utenti fornendo orientamento, servizi amministrativi, mediazione, servizi specialistici, servizi alle imprese. All’interno della vertenza proclamata dai regionali Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fpl nonché Rsu delle due Province, i dipendenti hanno voluto mobilitarsi andando in piazza tra i cittadini sensibilizzando i cittadini sulla loro vertenza da un lato e dall’altro mettendo al centro della protesta il lavoro. Insomma, continuare a garantire il servizio pubblico relativo alle politiche attive per il lavoro in attesa di sapere il loro futuro. «Il tema “lavoro” tanto decantato da tutti – viene sottolineato in una nota – in realtà vede un rimpallo di competenze sia dalla Provincia che dalla Regione, determinando un scaricabile a discapito dei lavoratori e dei cittadini che rischiano di non avere più risposte nel lavoro dal pubblico servizio».

fonte:http://www.umbria24.it/economia/centro-limpiego-cielo-aperto-perugia-la-provocazione-dei-sindacati

Statali, stabilizzazione per tutti, dipendenti e collaboratori

I lavoratori subordinati e parasubordinati del pubblico impiego potranno usufruire della nuova stabilizzazione a maglie larghe e ottenere il posto fisso.

Bastano 3 anni di servizio, anche non continuativi, per ottenere il tanto agognato posto fisso nel settore pubblico: è quanto stabilito dallo schema di decreto legislativo di riforma del Testo unico del pubblico impiego, cioè dall’ultimo decreto attuativo della Legge Madia, la legge di riforma della Pubblica Amministrazione.
Potranno ottenere il contratto a tempo indeterminato non soltanto i precari assunti a termine, ma anche coloro il cui contratto non è subordinato, ma di collaborazione, purché l’accesso sia avvenuto con concorso pubblico.
Ma procediamo per ordine e facciamo il punto sulle principali novità relative alla stabilizzazione dei lavoratori pubblici.
Stabilizzazione lavoratori pubblici precari: chi ne ha diritto
Secondo il nuovo decreto, nel dettaglio, avranno diritto alla stabilizzazione i seguenti soggetti:
  • dipendenti pubblici assunti a tempo determinato, purché l’accesso sia avvenuto tramite concorso pubblico e purché possiedano almeno 3 anni di servizio presso una pubblica amministrazione, anche non continuativi, negli ultimi 8 anni;
  • lavoratori parasubordinati (anche noti come co.co.co., collaboratori coordinati e continuativi): anche per loro è necessario che l’ingresso nell’amministrazione sia avvenuto sulla base di un concorso pubblico, ed è necessario che abbiano prestato almeno 3 anni di servizio presso una pubblica amministrazione, anche non continuativo, negli ultimi 8 anni.

La data a cui fare riferimento, per quanto concerne il possesso dei requisiti per la stabilizzazione, è il 31 dicembre 2017: pertanto chi, alla data attuale, non ha ancora raggiunto 3 anni di servizio, ha tempo sino al prossimo dicembre per maturarli.
Per quanto riguarda il requisito dei 3 anni di servizio, come anticipato la prestazione deve essere stata resa nei confronti di una pubblica amministrazione: questa, però, può anche essere differente da quella presso cui l’interessato lavora attualmente e che dovrà procedere all’assunzione.
Sono ammessi alla stabilizzazione, inoltre, i precari che hanno lavorato per un ente non più esistente perché interessato da procedure di riordino o accorpamento.
Stabilizzazione lavoratori pubblici precari: come si entrerà in futuro
In base a quanto esposto, il decreto attuativo sulla stabilizzazione avrà la funzione di una “norma di transizione”, adottata per normalizzare e “riordinare” la situazione in cui versa attualmente il pubblico impiego. Sia la Camera che il Senato, difatti, si sono trovati concordi sulla necessità che il Governo ampli il più possibile la platea dei destinataridella stabilizzazione, in quanto quest’operazione servirà, secondo il ministro Marianna Madia, a realizzare la definitiva uniformazione del pubblico impiego.
Tolto questo “salvacondotto” per i precari, difatti, in futuro sarà possibile entrare nella Pubblica Amministrazione solo con contratti a tempo indeterminato.
Stabilizzazione precari pubblico impiego: quote di riserva e ruoli dirigenziali
Per evitare problemi in merito alla possibile competizione tra gli aventi diritto alle quote di riserva, il Senato ha voluto porre una condizione aggiuntiva all’esecutivo, chiedendo di armonizzare, nel decreto, le disposizioni in materia di collocamento obbligatorio con le norme in materia di vittime del terrorismo, della criminalità organizzata e del dovere.
La Camera ha invece richiesto, tra le ultime osservazioni inserite nel parere, di provvedere tempestivamente, attraverso il decreto, alla stabilizzazione nelle funzioni dirigenziali degli incaricati delle agenzie fiscali; inoltre, è stato chiesto di confermare nel ruolo dirigenziale i segretari comunali e provinciali con almeno tre anni di servizio che siano stati trasferiti in mobilità.