L’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici dei Centri per l’Impiego

 Si è tenuta nella Sala di Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi l'assemblea dei lavoratori dei centri per l'impiego della Toscana. Al termine dell'assemblea è stata redatta una mozione. Questo il testo della mozione:
Oggi 26 novembre si è svolta nella sala Luca Giordano della Città Metropolitana l’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici dei Centri per l’Impiego.
L’assemblea molto partecipata ha affrontato e dibattuto sul percorso in atto previsto dalla convenzione che la Regione Toscana e il Ministro Poletti hanno firmato il 5 novembre scorso sulla gestione delle politiche del lavoro e dei servizi per il lavoro da parte della Regione da qui alla conclusione della riforma costituzionale. 
Un percorso che sulla carta appare di facile attuazione ma che nei fatti si scontra con le criticità che in questi anni si sono andate a sommare a seguito di una politica nazionale che su questi servizi, a differenza di altri paesi europei, non ha investito in termini di risorse umane e finanziarie. 
Anche la rete dei servizi per il lavoro della Toscana sconta queste criticità alle quali si aggiungono modelli e diverse soluzioni organizzative e gestionali adottate dalle singole amministrazioni provinciali che non hanno prodotto una universalità di strumenti e di risultati. 
Modelli organizzativi diversi e politiche del personale e dei servizi frammentati che hanno prodotto negli anni un precariato diffuso in termini di risorse umane e di servizi erogati. 
Nella crisi, infatti, i servizi si sono trovati ad affrontare forti aumenti nei flussi di utenza e di prese in carico con le stesse condizioni strutturali e di organico ante-crisi e già allora fortemente lontane dai numeri di altri paesi europei. Gli operatori tutti, da anni sono esposti in prima persona ad accogliere e provare a dare risposte ad altri lavoratori in difficoltà in una condizione di permanente stato di disagio e di emergenza quotidiana. 
Una condizione che si è andata ad aggravare nella fase del riordino istituzionale delle province per l’assenza in questo ultimo anno di una direzione politica di questi servizi. 
L’assemblea intende mettere a disposizione questa riflessioni come contributo, anche problematico, alla elaborazione di una proposta organica per l’attuazione del percorso previsto dalla convenzione e dalla legge che la Regione Toscana dovrà licenziare entro la fine dell’anno e che si dovrà attuare, in un quadro di corrette relazioni sindacali, attraverso l’esame congiunto con le OO.SS e i lavoratori e le lavoratrici. 
A tale proposito, è necessario altresì la sottoscrizione con la Regione Toscana di un protocollo d’intesa che dovrà, nei contenuti, disciplinare il metodo del confronto in tutti i passaggi della fase transitoria e nello specifico: 
avvio di un tavolo istituzionale di confronto con le OO.SS sulla proposta di riorganizzazione dei servizi da parte della Regione; 
la salvaguardia dei livelli occupazionali, delle professionalità e possibilità data agli operatori di intervenire sulle politiche del lavoro superando quel limite solo burocratico e amministrativo; 
disciplina del passaggio transitorio del personale di ruolo e precario dalle province alla regione con assegnazione funzionale omogenea in tutti i territori; 
certezza di risorse che la Regione trasferisce alle province al fine della salvaguardia occupazionale e certezza di risorse a supporto dei costi di funzionamento delle sedi; 
tempi, modalità di attuazione e garanzia dei livelli salariali fondamentali e accessori; 
affrontare la questione dei pre-pensionamenti che entro il 2016 comporterà una riduzione dell’organico complessivo di 60 unità di personale; 
prevedere l’esame congiunto con le OO.SS sui contenuti della convenzione tipo che la Regione dovrà stipulare con le singole province; 
prevedere momenti di aggiornamento e confronto sulla gara unica e su possibili percorsi di reinternalizzazione di servizi. 
Il protocollo dovrà altresì impegnare la Regione nel confronto con il Governo a farsi portavoce delle istanze degli operatori precari al fine di trovare delle soluzioni legislative di livello nazionale per la stabilizzazione di questo personale che lavora in condizioni di precarietà da molti anni. 
Le competenze in materia di programmazione e gestione delle politiche attive del lavoro e dei Centri per l’Impiego assegnate dalla convenzione alla Regione Toscana devono essere l’occasione per affrontare e superare le criticità rilevate in un quadro di prospettiva che vada oltre la gestione transitoria prevista dalla convenzione stessa. 
Una prospettiva che deve vedere la centralità del ruolo pubblico quale asse portante della riorganizzazione più complessiva della rete toscana dei servizi all’impiego. 
Centralità del ruolo pubblico che più volte la Regione Toscana ha sostenuto nei tavoli istituzionali nazionali e regionali. 
L’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici dei CPI impegna le segreterie Regionali FP CGIL, CISL FP e UIL FPL a sostenere, nel confronto con la Regione, le istanze e i contributi emersi nell’assemblea. 

Maurizio Del Conte: “Stop a sprechi e doppioni. Così metteremo in rete tutti i centri per l’impiego”

Il nuovo presidente dell’Agenzia per le politiche attive

Riuscire a trasformare in uno strumento utile gli organismi di politica attiva del lavoro in Italia? Non ci è mai riuscito nessuno a creare un sistema efficiente (come in Germania) per aiutare chi è disoccupato o perde il posto di lavoro a trovare un nuovo impiego. A smentire i profeti di sventura proverà da oggi Maurizio Del Conte, giuslavorista della Bocconi e tra gli estensori materiali del Jobs Act di Matteo Renzi. Il governo lo ha nominato presidente dell’Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro). Dovrà mettere in rete una struttura frammentata e disfunzionale, e ottenere risultati. Presto. 

Un compito possibile, professore?  
«È una grossa sfida, lo so. Bisognerebbe invertire l’approccio tradizionale, cioè cercare di tamponare le situazioni di crisi con sussidi passivi, e mettere un moto il mercato del lavoro, che purtroppo in Italia è lento e vischioso». 

Che mezzi avrà, qual è il suo programma d’azione?  
«Intanto bisogna far funzionare quel che c’è e far partire l’Agenzia. Che ha il compito di aggregare e coordinare tutti i molti soggetti che si occupano di mercato del lavoro, evitare sprechi e duplicazioni, e produrre risultati». 

Che finora sono stati scarsi, per usare un eufemismo.  
«Colpa anche di una rete di tante strutture pubbliche e private sparse sul territorio e scollegate. Ci sono banche dati che non comunicano tra di loro, con informazioni diverse; non si capisce mai se e quanto le risorse spese sono servite a dare lavoro ai disoccupati. Non è un’operazione costosa, serve più un lavoro di riordino amministrativo». 

E che strumenti ci saranno per sostenere la ricerca di lavoro?  
«Ci sarà l’assegno di ricollocazione, per la prima volta riconosciuto come diritto di ogni disoccupato, spendibile in servizi per l’occupazione presso una struttura scelta dalla persona. Ma che deve dare un risultato: se il disoccupato resta tale la struttura non verrà remunerata. Poi, bisognerà aprire alle agenzie dei privati nelle Regioni che ancora li escludono, ad esempio, al Sud. E poi bisogna utilizzare bene i fondi europei, che non mancano. Anzi: ci sono, ma non vengono spesi. O spesi male, senza puntare a un ritorno in termini di risultati. Centri pubblici e privati devono diventare il luogo naturale dove un disoccupato va per trovare un nuovo posto». 

Ci sarà un accorpamento delle varie strutture pubbliche?  
«No, in questa fase no. Le competenze per ora restano alle Regioni, così come i centri per l’impiego. Noi coordineremo, stabiliremo gli standard minimi, valuteremo i risultati, creeremo il sistema informatico unico del lavoro. Italia Lavoro (di cui Del Conte sarà amministratore unico, ndr) contribuirà: cambierà un po’ la sua missione per far funzionare questa nuova macchina, mentre l’Isfol tornerà ad essere un centro di ricerca. Abbiamo i poteri, in base alla legge, per realizzare tutto questo. Spero nella collaborazione di tutti, ma in ogni caso lo faremo. È un dovere civile. Se il mercato del lavoro come spero ripartirà, bisognerà cogliere quest’occasione e mettere in rapporto domanda e offerta». 

Quando entrerà in funzione l’Agenzia? Ce la farete, come era previsto, ad operare dal Capodanno 2016?  
«Il ministero del Lavoro ci sta lavorando, ma un po’ di tempo ci vorrà, è un’opera complessa. Io direi che ci saremo entro i primi mesi del 2016». 

Centro per l'impiego, nessuna certezza

Centro per l´impiego, nessuna certezza
Tra la Regione e il Governo non è stata ancora attivata una convenzione che garantisca la continuità del servizio. Senza nuovi segnali dei 56 lavoratori totali, del centro attivo alla Spezia e Sarzana, 26 non sanno cosa aspettarsi dal 1° gennaio.
La Spezia - Un mese e una settimana. E' questo il tempo di vita che rimane ai centri per l'impiego se dal Governo non si sblocca un cavillo tecnico che crea un vuoto gestionale, non indifferente, e che rischierebbe il mancato rinnovo di una serie di contratti e di servizi aggiuntivi erogati a partire dalla riforma dei centri per l'impiego. 
Senza la mancata attivazione di una convenzione tra Governo e Regioni, pare che la Toscana sia tra le poche ad aver tappato questo buco attivando un altro percorso in via preventiva, si verrebbe a creare una lunga fase di transizione nella quale molti lavoratori dei centri, per la maggior parte precari, restano senza una posizione specifica e senza alcuna risposta. 
Tra la Spezia e Sarzana i dipendenti del centro per l'impiego sono 56. Trenta di questi hanno un contratto a tempo indeterminato, quindi anche nella fase transitoria dovranno garantire i servizi di competenza. Ventisei sono i precari che fino al 31 dicembre garantiranno quei servizi aggiuntivi che negli anni hanno portato alla rivoluzione dei centri per l'impiego. Buona parte di questi contratti sono finanziati a livello europeo. Tra questi si inserisce, anche nel caso spezzino, il progetto Garanzia Giovani. 
Sul sito dedicato del Governo viene illustrato nel dettaglio quali servizi sono disponibili. 
”La Garanzia Giovani (Youth Guarantee) è il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile. Con questo obiettivo sono stati previsti dei finanziamenti per i Paesi Membri con tassi di disoccupazione superiori al 25%, che saranno investiti in politiche attive di orientamento, istruzione e formazione e inserimento al lavoro, a sostegno dei giovani che non sono impegnati in un'attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo (Neet - Not in Education, Employment or Training). 
In sinergia con la Raccomandazione europea del 2013, l'Italia dovrà garantire ai giovani al di sotto dei 30 anni un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio, entro 4 mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dal sistema d'istruzione formale.
Se sei quindi un giovane tra i 15 e i 29 anni, residente in Italia – cittadino comunitario o straniero extra UE, regolarmente soggiornante – non impegnato in un’attività lavorativa né inserito in un corso scolastico o formativo, la Garanzia Giovani è un’iniziativa concreta che può aiutarti a entrare nel mondo del lavoro, valorizzando le tue attitudini e il tuo background formativo e professionale.
Programmi, iniziative, servizi informativi, percorsi personalizzati, incentivi: sono queste le misure previste a livello nazionale e regionale per offrire opportunità di orientamento, formazione e inserimento al lavoro, in un’ottica di collaborazione tra tutti gli attori pubblici e privati coinvolti.
Per stabilire in modo opportuno il livello e le caratteristiche dei servizi erogati e aumentarne l'efficacia, si è scelto di introdurre un sistema di profiling che tenga conto della distanza dal mercato del lavoro, in un'ottica di personalizzazione delle azioni erogate: una serie di variabili, territoriali, demografiche, familiari e individuali profilano il giovane permettendo così di regolare la misura dell'azione in suo favore. Dall' 1 febbraio 2015 le modalità di calcolo del profiling sono aggiornate a seguito del Decreto Direttoriale del 23 gennaio 2015 n.10, che mette fine alla fase di sperimentazione avviata l'1 maggio 2014.
Nel dettaglio le misure previste dalla Garanzia sono: accoglienza, orientamento, formazione, accompagnamento al lavoro, apprendistato, tirocini, servizio civile, sostegno all’autoimprenditorialità, mobilità professionale all’interno del territorio nazionale o in Paesi UE, bonus occupazionale per le imprese, formazione a distanza.”

A rimarcare la situazione di grande incertezza è anche il direttore del Centro per l'impiego spezzino Laura Ruocco. "Per noi è ancora tutto da stabilire - ha detto - . Il Jobs act ha da un certo punto di vista per i centri per l'impiego ha avuto una grande intuizione, perchè a livello nazionale sarà lo stesso Stato a stabilire che tutti i centri abbiano gli stessi servizi. Però è evidente che non è stato tenuto conto di questa fase di "stand by" e senza la mancata convenzione con le regioni la situazione diventa ancora più incerta. Ad esempio nel caso del Progetto giovani, come per altri servizi dei centri, viene attivato un vero e proprio percorso di "prevenzione". Con le fasi di accompagnamento al lavoro e orientamento i giovani si inseriscono in settori e possibili impieghi a loro ancora più congeniali. Senza che i loro curricula rimangano 'cristallizzati'." 
Se per il Jobs act dunque è stato pensato a tutto, dai contratti a tempo indeterminato a unica regia a livello di centri per l'impiego, rimane evidente una certa contraddizione. Vengono garantiti i servizi per sostenere il potenziale lavoratore, ma allo stesso tempo, per chi li fornisce non è certa la possibilità di poter continuare a lavorare.

OCCORRE OCCUPARSI SUBITO DEI CPI E DELLE PARTECIPATE DELLE PROVINCIE

Interpellanza al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali presentata alla Presidenza del Senato il 3 novembre 2015
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Interpellanza al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
presentata il 3 novembre 2015 dai Senatori
ICHINO, ANGIONI, BERGER, D’ADDA, DALLA ZUANNA, FAVERO, LEPRI, MARAN, MANASSERO, PEZZOPANE, SANTINI, SCALIA, SPILABOTTE

Per conoscere gli orientamenti operativi del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sul terreno della riorganizzazione e il rilancio funzionale dei Centri per l’Impiego, nonché circa il se e come riutilizzare il personale dipendente dalle società controllate dalle provincie e operanti nello stesso campo, considerato che
– i Centri per l’Impiego costituiscono l’infrastruttura amministrativa fondamentale per il successo della riforma del lavoro, della quale è stato recentemente completata l’emanazione delle nuove norme attuative della legge 10 dicembre 2014 n. 183;
– anche nella prospettiva di una stretta e generalizzata cooperazione tra servizi pubblici e privati al mercato del lavoro, i Centri per l’Impiego dovranno comunque svolgere almeno una funzione indispensabile di one stop shop, ovvero di punto di smistamento e “cerniera” tra utenti e operatori dei servizi, nonché di informazione e controllo sui comportamenti degli stessi soggetti;
– oggi questa infrastruttura è abbandonata a se stessa: con l’eliminazione dei consigli e giunte provinciali, da cui fino a ieri dipendeva, essa non ha più alcuna direzione;
– le risorse finanziarie disponibili bastano a stento per sostenere il costo del personale, ma non per la manutenzione ordinaria degli immobili e neppure per i materiali di uso quotidiano: la carta, i pc, le fotocopiatrici;
– in molti casi, nonostante le enormi difficoltà, gli addetti fanno l’impossibile con grande dedizione per accogliere il grande flusso delle persone disoccupate e dei giovani che chiedono di partecipare al programma Garanzia Giovani, ma quando manca tutto il resto la dedizione non basta;
– dal 1999 in poi numerose provincie hanno costituito società per azioni interamente controllate, cui son0 stati affidati prevalentemente compiti di fornitura di personale qualificato 0perante presso i Centri per l’Impiego o altrove in funzione di progetti per lo più finanziati con contributi dal Fondo Sociale Europeo (sempre comunque al di fuori di qualsiasi monitoraggio dell’efficacia dei servizi svolti e dei progetti in questione); in alcune di queste provincie le suddette società sono state ora poste in liquidazione;
– la nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, che dovrà coordinare il sistema dei servizi per l’impiego, sarà operativa presumibilmente soltanto a 2016 inoltrato.
Tutto ciò premesso si chiede se e quali misure il ministro intenda adottare immediatamente per
– evitare che, quando l’Agenzia incomincerà a operare, essa trovi i propri terminali sul territorio paralizzati per difetto di guida e di risorse;
– favorire una seria revisione della spesa in questo campo, al fine del recupero delle risorse dipendenti dalle controllate provinciali, effettivamente produttive di risultati apprezzabili, nonché della eliminazione dei costi ingiustificati e drastica riqualificazione della spesa pubblica in questo campo;
– favorire la mobilità dei dipendenti delle controllate provinciali per i quali non sia possibile od opportuna una prosecuzione del rapporto in funzione del servizio attualmente svolto,  verso imprese operanti nella zona che possano valorizzare meglio le loro capacità, preferibilmente nel settore stesso dei servizi al mercato del lavoro.
Si chiede inoltre quali criteri verranno adottati per il necessario coordinamento tra iniziativa ministeriale e iniziativa delle Regioni o Provincie autonome di Trento e Bolzano interessate alla gestione diretta dei nuovi servizi al mercato del lavoro; e come il ministero intenda operare, mediante il sistema delle convenzioni con le Regioni e Provincie stesse, affinché sia garantita l’uniformità dei servizi offerti ai cittadini nel mercato del lavoro.

CENTRI PER L’IMPIEGO: OCCORRE SUBITO UN PIANO ORGANICO DI RILANCIO

MENTRE LA RIFORMA STA ACCENTRANDO LE COMPETENZE PER I SERVIZI AL MERCATO DEL LAVORO, I TERMINALI TERRITORIALI RESTANO ALLO SBANDO E PRIVI DI RISORSE: NON SI PUÒ ATTENDERE CHE LA NUOVA AGENZIA NAZIONALE SIA OPERATIVA PER OCCUPARSENE
Ora che il decreto sull’Agenzia per le Politiche Attive del Lavoro è in vigore, sarebbe bene che il Governo concentrasse l’attenzione sulla rete dei Centri per l’Impiego. È ben vero che i lavoratori italiani sono abituati a farne a meno per trovare lavoro, ma i CpI costituiscono l’infrastruttura fondamentale per l’attivazione delle politiche attive del lavoro – tra le quali il contratto di ricollocazione – che costituiscono una novità molto importante della riforma. Questa infrastruttura è da decenni abbandonata a se stessa; e ora, con l’eliminazione dei consigli e giunte provinciali, da cui fino a ieri dipendeva, essa non ha più neppure formalmente un vertice a cui fare riferimento. Nell’incertezza sul futuro molti dipendenti migrano altrove. A stento ci sono i soldi necessari per pagare gli stipendi a quelli che restano, ma non ce ne sono per la carta, i pc, le fotocopiatrici. Nella maggior parte dei casi, nonostante le enormi difficoltà, gli addetti fanno l’impossibile con grande dedizione per accogliere il grande flusso delle persone disoccupate per gli adempimenti burocratici e dei giovani che chiedono di partecipare al programma Garanzia Giovani; ma quando manca tutto il resto la dedizione non basta. Non si dica che se ne occuperà la nuova Agenzia, l’ANPAL: questa sarà operativa, se tutto va bene, soltanto a 2016 inoltrato. Il Governo ha già stipulato alcune prime convenzioni per riassegnare ad altrettante Regioni la competenza in questo campo; ma senza linee-guida e senza obiettivi precisi e misurabili. A che cosa serve avere ri-accentrato le competenze, se poi le si ri-decentra senza un progetto organico di rilancio?

Servizi per l’impiego: spetta alle convenzioni regionali il compito di attuare la riforma

Risultati immagini per Servizi per l’impiego
Il decreto legislativo di riordino dei servizi all’impiego e delle politiche attive si incrocia con la non ancora completata riforma costituzionale del Titolo V e con i provvedimenti di superamento delle province e della loro sostituzione con gli enti di area vasta e con la città metropolitana.
A causa dell’inversione dell’ordine giuridico con cui sono stati emanati, avendo anticipato la riorganizzazione del mercato del lavoro prima di aver tolto alle regioni le loro ancora vigenti competenze costituzionali in materia, il decreto legislativo ha previsto che la fase transitoria dei prossimi due anni e fino alla riforma del titolo V sarà regolata con una convenzione, con cui il Ministero del Lavoro e le Regioni assicureranno la continuità amministrativa dei Centri per l’impiego e regoleranno i rispettivi rapporti e obblighi per la gestione dei servizi per il lavoro e delle politiche attive del lavoro nel territorio della regione.
Con l’accordo quadro del 30 luglio scorso, sancito con il passaggio in Conferenza Stato Regioni, lo stesso Ministero e le Regioni hanno concordato che la convenzione possa derogare il modello finale di organizzazione del mercato del lavoro, che prevede lo svolgimento in via esclusiva da parte dei CPI di quattro funzioni non delegabili: definizione del profiling, sottoscrizione del patto di servizio, rilascio dell’assegno di ricollocazione e gestione della condizionalità.
Lo stesso strumento convenzionale è poi stato previsto dal decreto dell’articolo 15 del DL 78/2015 convertito con modificazioni, dalla L. 125/2015 in materia di enti territoriali.
In sede applicativa, è stato deciso di fare un unico schema di convenzione, con cui definire meccanismi coordinati di gestione amministrativa e regolare i rapporti bilaterali per la gestione dei servizi per il lavoro, limitando correttamente l’intervento della Conferenza Unificata al solo piano di rafforzamento dei servizi per l’impiego per l’erogazione delle politiche attive che dovrà essere realizzato mediante l’utilizzo coordinato di fondi nazionali e regionali, e dei programmi operativi cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo.
Sulla base dello schema di convenzione approvato dalla Conferenza delle Regioni lo scorso 20 ottobre, ciascuna Regione sta procedendo alla definizione della propria convenzione da sottoscrivere con il Ministero del Lavoro, scegliendo tra i diversi modelli organizzativi di mercato del lavoro relativi alla gestione del personale e al coinvolgimento dei privati accreditati nella erogazione dei servizi di politica attiva del lavoro.
Relativamente al personale delle province, la convenzione individua sostanzialmente due opzioni.
La prima riguarda la possibilità per la Regione di utilizzare il personale provinciale dei centri per l’impiego attraverso la loro assegnazione temporanea alle Regioni o alle Agenzie regionali per il lavoro o ricorrendo all’avvalimento, come nel caso della Regione Emilia Romagna che ha già approvato la sua convenzione. In questo modo, le Regioni possono avvalersi del personale dei centri per l’impiego, senza il loro assorbimento nell’organico regionale, almeno fino al completamento delle procedure di mobilità del personale delle ex-Province.
La seconda opzione alternativa prevede che le Regioni possano assolvere l’obbligo di avere proprie articolazioni territoriali, utilizzando quelli delle ex province, attraverso una successiva convenzione tra regione ed ente di area vasta a valle della convenzione tra MLPS e singola regione. Secondo questo modello, scelto dalla Regione Lombardia, il personale delle ex province rimarrebbe collocato presso i nuovi enti di area vasta e svolgerebbe le attività che saranno delegate loro con convenzione.
Rispetto al coinvolgimento dei privati accreditati per l’erogazione dei servizi di politica attiva previsti dal d.lgs 150/2015 le Regioni potranno scegliere quali funzioni assegnare a quest’ultimi, anche utilizzando la deroga contenuta nell’articolo 11 del d.lgs 150/2015 che consente, in via transitoria, di far svolgere agli operatori accreditati anche le attività di attivazione del patto di servizio e rilascio dell’assegno di ricollocazione, affidate in via esclusiva ai Centri per l’impiego.
Le convenzioni già approvate sono eterogenee. Alla scelta della Toscana di non prevedere l’assegnazione di alcuna funzione ai servizi al lavoro privati accreditati, si contrappone la proposta di Regione Lombardia di affidare agli operatori accreditati ai sensi della disciplina nazionale tutte le funzioni previste dal decreto, ad eccezione della condizionalità che resta affidata ai CPI. Invece, l’Emilia Romagna per la prima volta apre il mercato del lavoro ai privati accreditati, sebbene gli venga riconosciuta una funzione integrativa e non sostitutiva, e siano esclusi dallo svolgimento di funzioni amministrative o certificative sullo status delle persone. Le convenzioni potranno essere riviste il prossimo giugno o a seguito della approvazione del Piano di rafforzamento dei servizi per l’impiego.

Centri per l'impiego, Governo si impegna a reperire nuove risorse

Centri per l'impiego, Governo si impegna a reperire nuove risorse

Lo ha assicurato il ministro Poletti ai sindacati

Roma, 19 nov. (askanews) - Il Governo è pronto a impegnarsi, subito dopo il via libera delle Camere alla legge di stabilità, a reperire maggiori risorse per la copertura dei costi dei centri per l'impiego che, non avendo più la competenza di questi servizi, a partire dal prossimo anno rischiano di non poter più garantirne l'operatività. E' quanto hanno riferito i sindacati al termine dell'incontro con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sulle politiche attive.
"C'è la disponibilità del ministro - hanno detto i segretari confederali di Cgil, Serena Sorrentino, e Uil, Guglielmo Loy - a realizzare tre interlocuzioni tecniche: centri per l'impiego, Anpal (agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) e Isfol-Italia Lavoro. C'è un impegno a trovare le soluzioni più idonee".
Dal primo gennaio scorso i centri per l'impiego non sono più competenza delle Province. Nel corso del 2015, le Province hanno continuato ad assicurare i servizi. Le criticità per il 2016 riguardano le risorse. E non è ancora chiaro come sarà garantito il passaggio delle funzioni alle Regioni, assicurando la piena operatività di servizi essenziali. A oggi solo Toscana ed Emilia-Romagna, hanno riferito le organizzazioni sindacali, sono pronte per questo trasferimento di competenze.
In tutta Italia ci sono 550 centri per l'impiego. Considerando anche Isfol e Italia Lavoro, i lavoratori interessati sono poco meno di 12mila compresi quelli a termine e con contratti atipici. Le spese di funzionamento ammontano invece a circa 300 milioni di euro.

I precari dei Centri per l'impiego temono per il loro futuro

Cinquantasei dipendenti su settanta in Molise hanno un contratto a tempo determinato, la Uil chiede di porre fine all'incertezza

CAMPOBASSO. Il contesto lo conosciamo bene tutti: la crisi continua a mordere, qualche occupato in più ma lavoro ce n'è sempre troppo poco, il mercato del lavoro negli anni è divenuto sempre più volatile e i percorsi lavorativi sono sempre più instabili e privi di una prospettiva a lungo termine. I Centri per l'impiego ci hanno provato a favorire l'occupazione e l'incrocio fra domanda e offerta, per orientare la carriera lavorativa delle persone, per ridurre la mera dipendenza dalle prestazioni di disoccupazione. Hanno però potuto far conto su poche risorse economiche, pochi addetti qualificati, una normativa farraginosa e un'impostazione vecchia e inadeguata alle nuove sfide del mondo del lavoro.
Nel resto d'Europa questi servizi funzionano meglio, ma impegnano 70mila persone contro le 7mila del nostro Paese. Da noi il rapporto è di un operatore con 594 disoccupati/inoccupati, mentre in Francia ogni dipendente dei centri per l'impiego ne cura 59, nel Regno Unito 43, in Germania 27.
"Paradossalmente da noi in Molise - commenta Tecla Boccardo, responsabile regionale della UIL FEDERAZIONE POTERE LOCALI – sono precari coloro che devono fornire servizi ad altri lavoratori a loro volta precari: ben 56 dei 70 lavoratori dei Centri per l'Impiego di Campobasso, Termoli ed Isernia hanno contratti a tempo determinato, rapporti di collaborazione o sono legati a società esterne affidatarie di servizi. Se dovessero per disgrazia venire meno queste risorse professionali sarebbe il collasso dei servizi per il lavoro in regione, peraltro in un momento in cui la loro funzione dovrebbe intensificarsi anche a seguito del riconoscimento dell'Area di crisi."
La UIL FPL ha idee chiare: "Il primo obiettivo per il sindacato: va data piena garanzia a tutto il personale impiegato nei centri per l'impiego e va subito costruito un percorso per il rapido superamento del precariato in questo servizio per valorizzare le professionalità e le competenze acquisite. Da qui deve partire il rafforzamento di questo strumento per il lavoro."
In questo contesto complicato, interviene ora un decreto legislativo che, nel quadro della riforma del Job Act, definisce una nuova disciplina dei servizi per l'impiego, ridisegna le strutture pubbliche preposte al supporto dei lavoratori e dei datori di lavoro, apre al privato. "Uniformare da un punto di vista meramente formale il nostro sistema lavoro a quanto avviene nel resto d'Europa - mette in guardia il sindacato - non è di per sé sufficiente a garantire il raggiungimento degli stessi obiettivi e la stessa percentuale di occupazione. Magari fosse così facile e automatico!"
Questa, di riformare i servizi che avviano al lavoro, è comunque una sfida che la UIL FPL accetta ed anzi sollecita da anni. Con qualche chiara precisazione: "Mantenere attivi i centri e i servizi per il lavoro gestiti nell'ambito della pubblica amministrazione, adattandone la funzione e la strumentazione alle nuove politiche attive, potenziandoli con personale e mezzi moderni. Serve subito la definizione di un quadro di interventi chiaro e finalizzato all'omogeneizzazione delle azioni per le politiche attive in rapporto alle funzioni e al ruolo della nuova agenzia nazionale specifica che comincerà a operare dall'anno prossimo."
Sembra invece che si voglia rinunciare ad irrobustire la rete pubblica dei Centri per l'impiego, propendendo ad un'apertura spinta a favore di "soggetti privati accreditati", ai quali viene offerta la possibilità, non solo di concorrere alla creazione di una "rete nazionale", ma di intervenire direttamente nelle attività proprie dei soggetti pubblici "mediante meccanismi quasi di mercato". "Lo scenario che si prospetta non è quello logico e che punta all'utilizzo delle poche risorse disponibili per ampliare ed irrobustire la carente macchina pubblica, bensì quello indirizzato verso i finanziamenti delle attività di soggetti privati in una logica di mercato che li vede palesemente favoriti - segnala preoccupata Boccardo – Basti pensare, per esempio, alla disciplina che regolerà l'assegno individuale di ricollocazione che, sostanzialmente, rappresenta la modalità principale attraverso cui si andranno a realizzare i servizi d'incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Si tratta, in buona sostanza, di una dote che il disoccupato potrà spendere o presso i Centri per l'impiego pubblici o presso i soggetti privati accreditati, con il rischio che le nostre deboli strutture pubbliche risultino inadeguate nel confronto con soggetti privati, spesso già attrezzati. Saranno questi soggetti (che puntano, come ovvio e perfino giusto, al guadagno) a selezionare i disoccupati, a far loro chiedere l'assegno di ricollocazione, da spendere presso lo stesso operatore accreditato."
Perché non ci siano disoccupati di serie A e di serie B, a garanzia e tutela degli utenti che solo l'imparzialità della pubblica amministrazione assicura, perché il privato non dilaghi massacrando il pubblico, la UIL FPL, nel corso del convegno di venerdì, ha già chiesto che la Regione Molise, in via prioritaria ed a seguito della riforma del titolo V della Costituzione, realizzi una nuova struttura interna dedicata alla gestione del servizio che, di fatto, le compete con una nuova direzione che avrà il compito di gestire gli operatori dei centri per l'impiego e gli sportelli territoriali (laddove la programmazione resterà in capo all'Agenzia nazionale). I lavoratori a tempo indeterminato e determinato (per ora prorogati al 31/12/2016), ma anche l'altro personale comunque operativo nei centri per l'impiego, oggi a carico delle Province devono transitare subito, a parere del sindacato, nella nuova struttura regionale, come ha previsto la Ministro Madia.
"In poche parole - chiosa la Segretaria generale della UIL FPL Molise – non è questo il momento dell'incertezza: occorre agire tempestivamente, con chiarezza dell'obiettivo di non smontare la macchina pubblica ma anzi di rafforzarla e rilanciarla, garantire il personale anche sulla prospettiva oltre il 2016 con finanziamenti adeguati, riproporre il metodo previsto nel piano italiano di attuazione della Garanzia per i Giovani (presa in carico, profilazione, inserimento lavorativo dei giovani neet, costruzione di percorsi più adeguati per l'inserimento e il reinserimento della platea dei disoccupati nel mercato del lavoro), non lasciare spazio per le scorribande di lobby e intervento di privati che guardano prima al loro guadagno che ai diritti degli inoccupati o alle necessità degli imprenditori. La Regione deve dotarsi, subito, di un disegno strategico complessivo, senza il quale sarebbero compromessi sia il funzionamento dei servizi alla cittadinanza che i livelli occupazionali."

Lettera Unitaria Pres.Chiamparino


Roma, 5 novembre 2015
Alla c.a. Presidente Conferenza delle Regioni
Sergio Chiamparino
e p.c. Ai Presidenti delle Regioni
L o r o S e d i
Egregio Presidente,
le scriventi OO.SS. esprimono forte preoccupazione per l'epilogo che si sta configurando per i lavoratori delle Province ed in particolar modo per coloro i quali sono impegnati nei servizi per il lavoro e nei centri per l'impiego.
Nonostante l’approvazione delle leggi regionali di riordino del sistema delle autonomie, nonché del Dlgs 150/15 i servizi dedicati alle politiche attive del lavoro stanno attraversando una fase di grave incertezza con le ovvie ripercussioni sul personale interessato.
Infatti, allo stato attuale ancora in molte realtà si ignora la destinazione del suddetto personale ed in particolar modo del personale con rapporto di lavoro a tempo determinato.
La recente stipula della Convenzione tra le regioni e il Ministero del lavoro e le risorse appostate in legge di stabilità per garantire la continuità operativa dei servizi per il lavoro apre scenari di incertezza che vorremmo fossero invece sottoposti a risoluzione definitiva.
Vista la condizione di crisi generalizzata degli Enti di area vasta e delle città metropolitane, riteniamo indispensabile infatti definire un quadro di interventi chiaro finalizzato all'omogeneizzazione degli interventi sulle politiche attive in rapporto alle funzioni e al ruolo dell'Anpal; dare piena garanzia al personale impiegato nei centri per l'impiego anche dopo il 31 dicembre 2016; costruire gli opportuni percorsi per il superamento del precariato in questi servizi e per il loro rafforzamento.
Certi della disponibilità Le chiediamo per queste ragioni un urgente incontro.

p. le Segreterie CGIL - CISL- UIL
Serena Sorrentino – Luigi Petteni – Guglielmo Loy
p. Segreterie FP-CGIL FP-CISL FPL-UIL
(F. Bozzanca – D. Volpato – G. Torluccio)

Centri per l'impiego alla Regione in attesa della riforma. Firmata la convenzione con Ministero

Rossi e Poletti firmano la convenzione sui Centri per l'Impiego (immagine dal sito della Regione Toscana)Una nuova direzione avrà il compito di gestire gli oltre mille operatori dei 60 centri per l'impiego e sportelli territoriali. Le province prorogheranno per tutto il 2016 i contratti e le gare in essere e martedì la giunta regionale assegnerà i 15 milioni necessari. I commenti di Poletti e Rossi
Cambiano i centri per l'impiego provinciali. Da gennaio dipenderanno dalla Regione. Cambiano ma rimarranno gli stessi e continueranno soprattutto a rimanere aperti nelle dieci province dove oggi sono attivi. 
La Toscana avrebbe voluto costituire fin da subito un'agenzia regionale e l'obiettivo rimane questo, per legare assieme formazione e servizi per il lavoro, andando ad una forte qualificazione dei servizi in modo da superare l'attuale segmentazione a livello provinciale degli interventi unificando le politiche e le forme di supporto e sostegno su tutto il territorio regionale per i lavoratori e per chi cerca lavoro. 
Ma nella fase transitoria dei prossimi due anni, in attesa della conclusione del dibattito sulla riforma costituzionale e dell'autonomia speciale sui servizi per il lavoro, che la Toscana conferma di essere interessata a richiedere, un'agenzia non poteva essere costituita. Il personale dei centri per l'impiego, infatti, non poteva neppure diventare regionale con un passaggio diretto, come è stato per altri dipendenti delle Province. E così la scelta è stata un'altra. 
La Regione darà vita ad una struttura interna dedicata, con una nuova direzione che avrà il compito di gestire gli oltre mille operatori dei 60 centri per l'impiego e sportelli territoriali. I lavoratori a tempo indeterminato e determinato delle Province saranno assegnati temporaneamente alla Regione, con l'auspicio che al termine del periodo transitorio vi possa essere il passaggio definitivo ed in forma stabile di competenze e dipendenti alla Regione e di poter in tal senso far partire l'Agenzia. 
Due terzi degli stipendi e delle spese di funzionamento saranno coperte dal Ministero e quel che rimane dalla Regione, che nella proposta di bilancio per il 2016 ha già stanziato 6 milioni di euro, oltre ai 15 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo e che saranno trasferiti nei prossimi giorni per garantire i servizi con il rinnovo delle gare e del personale. 
Il personale 
Oltre 500 gli operatori dei "Servizi Lavoro" delle Province, con contratti a tempo determinato e indeterminato a cui si devono sommare oltre 600 unità di personale impiegato nelle società esterne affidatarie di servizi e nelle società in house. Per loro, la Regione, con la modifica alla legge di riordino delle funzioni approvata la scorsa settimana dal Consiglio regionale, ha stabilito che le province prorogheranno per tutto il 2016 i contratti e le gare in essere e martedì la giunta assegnerà i 15 milioni necessari. Nel corso del 2016 la Regione lavorerà inoltre ad una gara (unica) per riunire gli attuali appalti, con un trattamento uguale e uniforme per tutti. 
I dati della Toscana 
Nel complesso a partire dal 2009 le prese in carico degli utenti da parte dei centri per l'impiego si attestano a oltre 4 milioni di cui quasi 650mila nel corso del 2014, corrispondenti a una media annua di circa 300mila persone. 
I Servizi per il lavoro hanno saputo affrontare l'impatto enorme della crisi negli ultimi cinque anni, come mostra l'esperienza positiva nella gestione degli ammortizzatori sociali in deroga, che ha portato ad una concreta e innovativa applicazione del principio della condizionalità tra politiche attive e passive. 
In Toscana da luglio 2009 ad oggi si sono presentati agli sportelli dei centri per l'impiego oltre 87mila lavoratori beneficiari di ammortizzatori in deroga, ai quali sono state erogate quasi 651mila azioni di politica attiva, ovvero in media circa 7,5 azioni a lavoratore. 
Il livello dei nostri servizi è testimoniato anche dal ruolo svolto all'interno del programma Garanzia Giovani che ha visto la nostra Regione, prima in Italia, ad accogliere i giovani neet. I Centri per l'impiego della Toscana hanno iniziato a ricevere i giovani dal 15 maggio 2014 e, al 26 ottobre 2015, i giovani presi in carico sono 31.279, sono stati fatti 36.865 colloqui di orientamento, sono stati siglati 32.338 patti di attivazione e definiti 32.250 profili. 
I Giovani presi in carico dai Centri per l'impiego sono 31.279, di questi risultano inseriti nel mercato del lavoro 15.328. Fra i giovani avviati al lavoro ci sono stati 7.961 Tirocini, 3.460 con Contratto a tempo determinato, 2.512 con Contratto di apprendistato e 1.395 con Contratto a tempo indeterminato. 
La Toscana è la prima Regione a firmare con il ministero una convenzione per i centri per l'impiego e questo permetterà di garantire in servizi senza soluzione di continuità. I centri e la direzione regionale preposta si occuperanno, tra l'altro, dei servizi per l'impiego e del sistema informativo del lavoro, degli interventi regionali, statali e comunitari per il sostegno e lo sviluppo dell'occupazione, delle vertenze e crisi aziendali, ammortizzatori sociali e collocamento mirato delle persone con disabilità. 
Centri per l'impiego, i commenti di Poletti e Rossi all'accordo 
"Oggi abbiamo firmato un buon accordo che serve a creare il giusto rapporto tra offerta e domanda di lavoro, dando finalità concreta alle politiche regionali di formazione e inserimento ed offrendo uno strumento operativo efficiente". Commenta così il presidente della Toscana Enrico Rossi la firma con il ministro del lavoro Giuliano Poletti dell'accordo transitorio sui centri per l'impiego. "Oggi inoltre - aggiunge - diamo finalmente sicurezza agli oltre mille lavoratori diretti e indiretti dei centri per l'impiego toscani, cui corre l'obbligo di uno speciale ringraziamento per la pazienza che hanno dimostrato in questi mesi e per l'impegno che hanno mantenuto. Entro l'anno contiamo di siglare le convenzioni con le Province e la Città Metropolitana, e avviare bene questo percorso da costruire con il miglior uso delle risorse offerte dall'Europa e la migliore formazione dei lavoratori da inserire dove sarà richiesto". 
"Sigliamo con la Regione Toscana il primo atto di un processo importante, da estendere a tutte le altre Regioni che con il Governo hanno portato avanti una responsabile e condivisa politica di intesa in questa fase di transizione, per dare efficacia e concretezza alle politiche attive di servizi per l'impiego" ha dichiarato il ministro Poletti. L'obiettivo è offrire alla platea più vasta l'opportunità di cercare e trovare un impiego che dia soddisfazione all'impegno messo nel formarsi professionalmente. "Facile dire - ha aggiunto - che nel resto d'Europa questi servizi funzionano meglio, ma impegnano 70mila persone contro le 7mila del nostro Paese. Oggi avviamo un percorso che ci deve portare ai livelli degli altri creando un sistema virtuoso". Mantenendo attivi i centri e servizi per il lavoro, adottandoli alle nuove politiche attive ma anche potenziandoli.

fonte:http://met.cittametropolitana.fi.it/news.aspx?n=206788

LETTERE CON ENRICO ROSSI

Risultati immagini per ROSSI ENRICO
Risposta del Presidente Rossi alla nostra lettera mandata ad ottobre
La nostra risposta alla lettera del Presidente Rossi

Centri per l'impiego alla Regione in attesa della riforma. Firmata la convenzione con Ministero

 FIRENZE – Cambiano i centri per l'impiego provinciali. Da gennaio dipenderanno dalla Regione. Cambiano ma rimarranno gli stessi e continueranno soprattutto a rimanere aperti nelle dieci province dove oggi sono attivi.

La Toscana avrebbe voluto costituire fin da subito un'agenzia regionale e l'obiettivo rimane questo, per legare assieme formazione e servizi per il lavoro, andando ad una forte qualificazione dei servizi in modo da superare l'attuale segmentazione a livello provinciale degli interventi unificando le politiche e le forme di supporto e sostegno su tutto il territorio regionale per i lavoratori e per chi cerca lavoro.

Ma nella fase transitoria dei prossimi due anni, in attesa della conclusione del dibattito sulla riforma costituzionale e dell'autonomia speciale sui servizi per il lavoro, che la Toscana conferma di essere interessata a richiedere, un'agenzia non poteva essere costituita. Il personale dei centri per l'impiego, infatti, non poteva neppure diventare regionale con un passaggio diretto, come è stato per altri dipendenti delle Province. E così la scelta è stata un'altra.

La Regione darà vita ad una struttura interna dedicata, con una nuova direzione che avrà il compito di gestire gli oltre mille operatori dei 60 centri per l'impiego e sportelli territoriali. I lavoratori a tempo indeterminato e determinato delle Province saranno assegnati temporaneamente alla Regione, con l'auspicio che al termine del periodo transitorio vi possa essere il passaggio definitivo ed in forma stabile di competenze e dipendenti alla Regione e di poter in tal senso far partire l'Agenzia.

Due terzi degli stipendi e delle spese di funzionamento saranno coperte dal Ministero e quel che rimane dalla Regione, che nella proposta di bilancio per il 2016 ha già stanziato 6 milioni di euro, oltre ai 15 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo e che saranno trasferiti nei prossimi giorni per garantire i servizi con il rinnovo delle gare e del personale.

Il personale
Oltre 500 gli operatori dei "Servizi Lavoro" delle Province, con contratti a tempo determinato e indeterminato a cui si devono sommare oltre 600 unità di personale impiegato nelle società esterne affidatarie di servizi e nelle società in house.Per loro, la Regione, con la modifica alla legge di riordino delle funzioni approvata la scorsa settimana dal Consiglio regionale, ha stabilito che le province prorogheranno per tutto il 2016 i contratti e le gare in essere e martedì la giunta assegnerà i 15 milioni necessari. Nel corso del 2016 la Regione lavorerà inoltre ad una gara (unica) per riunire gli attuali appalti, con un trattamento uguale e uniforme per tutti.

I dati della Toscana
Nel complesso a partire dal 2009 le prese in carico degli utenti da parte dei centri per l'impiego si attestano a oltre 4 milioni di cui quasi 650mila nel corso del 2014, corrispondenti a una media annua di circa 300mila persone.
I Servizi per il lavoro hanno saputo affrontare l'impatto enorme della crisi negli ultimi cinque anni, come mostra l'esperienza positiva nella gestione degli ammortizzatori sociali in deroga, che ha portato ad una concreta e innovativa applicazione del principio della condizionalità tra politiche attive e passive.
In Toscana da luglio 2009 ad oggi si sono presentati agli sportelli dei centri per l'impiego oltre 87mila lavoratori beneficiari di ammortizzatori in deroga, ai quali sono state erogate quasi 651mila azioni di politica attiva, ovvero in media circa 7,5 azioni a lavoratore.
Il livello dei nostri servizi è testimoniato anche dal ruolo svolto all'interno del programma Garanzia Giovani che ha visto la nostra Regione, prima in Italia, ad accogliere i giovani neet. I Centri per l'impiego della Toscana hanno iniziato a ricevere i giovani dal 15 maggio 2014 e, al 26 ottobre 2015, i giovani presi in carico sono 31.279, sono stati fatti 36.865 colloqui di orientamento, sono stati siglati 32.338 patti di attivazione e definiti 32.250 profili.
I Giovani presi in carico dai Centri per l'impiego sono 31.279, di questi risultano inseriti nel mercato del lavoro 15.328. Fra i giovani avviati al lavoro ci sono stati 7.961 Tirocini, 3.460 con Contratto a tempo determinato, 2.512 con Contratto di apprendistato e 1.395 con Contratto a tempo indeterminato.
Firma della Convezione
La Toscana è la prima Regione a firmare con il ministero una convenzione per i centri per l'impiego e questo permetterà di garantire in servizi senza soluzione di continuità. I centri e la direzione regionale preposta si occuperanno, tra l'altro, dei servizi per l'impiego e del sistema informativo del lavoro, degli interventi regionali, statali e comunitari per il sostegno e lo sviluppo dell'occupazione, delle vertenze e crisi aziendali, ammortizzatori sociali e collocamento mirato delle persone con disabilità.