Cinquantasei dipendenti su settanta in Molise hanno un contratto a tempo determinato, la Uil chiede di porre fine all'incertezza
CAMPOBASSO. Il contesto lo conosciamo bene tutti: la crisi continua a mordere, qualche occupato in più ma lavoro ce n'è sempre troppo poco, il mercato del lavoro negli anni è divenuto sempre più volatile e i percorsi lavorativi sono sempre più instabili e privi di una prospettiva a lungo termine. I Centri per l'impiego ci hanno provato a favorire l'occupazione e l'incrocio fra domanda e offerta, per orientare la carriera lavorativa delle persone, per ridurre la mera dipendenza dalle prestazioni di disoccupazione. Hanno però potuto far conto su poche risorse economiche, pochi addetti qualificati, una normativa farraginosa e un'impostazione vecchia e inadeguata alle nuove sfide del mondo del lavoro.
Nel resto d'Europa questi servizi funzionano meglio, ma impegnano 70mila persone contro le 7mila del nostro Paese. Da noi il rapporto è di un operatore con 594 disoccupati/inoccupati, mentre in Francia ogni dipendente dei centri per l'impiego ne cura 59, nel Regno Unito 43, in Germania 27. "Paradossalmente da noi in Molise - commenta Tecla Boccardo, responsabile regionale della UIL FEDERAZIONE POTERE LOCALI – sono precari coloro che devono fornire servizi ad altri lavoratori a loro volta precari: ben 56 dei 70 lavoratori dei Centri per l'Impiego di Campobasso, Termoli ed Isernia hanno contratti a tempo determinato, rapporti di collaborazione o sono legati a società esterne affidatarie di servizi. Se dovessero per disgrazia venire meno queste risorse professionali sarebbe il collasso dei servizi per il lavoro in regione, peraltro in un momento in cui la loro funzione dovrebbe intensificarsi anche a seguito del riconoscimento dell'Area di crisi." La UIL FPL ha idee chiare: "Il primo obiettivo per il sindacato: va data piena garanzia a tutto il personale impiegato nei centri per l'impiego e va subito costruito un percorso per il rapido superamento del precariato in questo servizio per valorizzare le professionalità e le competenze acquisite. Da qui deve partire il rafforzamento di questo strumento per il lavoro." In questo contesto complicato, interviene ora un decreto legislativo che, nel quadro della riforma del Job Act, definisce una nuova disciplina dei servizi per l'impiego, ridisegna le strutture pubbliche preposte al supporto dei lavoratori e dei datori di lavoro, apre al privato. "Uniformare da un punto di vista meramente formale il nostro sistema lavoro a quanto avviene nel resto d'Europa - mette in guardia il sindacato - non è di per sé sufficiente a garantire il raggiungimento degli stessi obiettivi e la stessa percentuale di occupazione. Magari fosse così facile e automatico!" Questa, di riformare i servizi che avviano al lavoro, è comunque una sfida che la UIL FPL accetta ed anzi sollecita da anni. Con qualche chiara precisazione: "Mantenere attivi i centri e i servizi per il lavoro gestiti nell'ambito della pubblica amministrazione, adattandone la funzione e la strumentazione alle nuove politiche attive, potenziandoli con personale e mezzi moderni. Serve subito la definizione di un quadro di interventi chiaro e finalizzato all'omogeneizzazione delle azioni per le politiche attive in rapporto alle funzioni e al ruolo della nuova agenzia nazionale specifica che comincerà a operare dall'anno prossimo." Sembra invece che si voglia rinunciare ad irrobustire la rete pubblica dei Centri per l'impiego, propendendo ad un'apertura spinta a favore di "soggetti privati accreditati", ai quali viene offerta la possibilità, non solo di concorrere alla creazione di una "rete nazionale", ma di intervenire direttamente nelle attività proprie dei soggetti pubblici "mediante meccanismi quasi di mercato". "Lo scenario che si prospetta non è quello logico e che punta all'utilizzo delle poche risorse disponibili per ampliare ed irrobustire la carente macchina pubblica, bensì quello indirizzato verso i finanziamenti delle attività di soggetti privati in una logica di mercato che li vede palesemente favoriti - segnala preoccupata Boccardo – Basti pensare, per esempio, alla disciplina che regolerà l'assegno individuale di ricollocazione che, sostanzialmente, rappresenta la modalità principale attraverso cui si andranno a realizzare i servizi d'incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Si tratta, in buona sostanza, di una dote che il disoccupato potrà spendere o presso i Centri per l'impiego pubblici o presso i soggetti privati accreditati, con il rischio che le nostre deboli strutture pubbliche risultino inadeguate nel confronto con soggetti privati, spesso già attrezzati. Saranno questi soggetti (che puntano, come ovvio e perfino giusto, al guadagno) a selezionare i disoccupati, a far loro chiedere l'assegno di ricollocazione, da spendere presso lo stesso operatore accreditato." Perché non ci siano disoccupati di serie A e di serie B, a garanzia e tutela degli utenti che solo l'imparzialità della pubblica amministrazione assicura, perché il privato non dilaghi massacrando il pubblico, la UIL FPL, nel corso del convegno di venerdì, ha già chiesto che la Regione Molise, in via prioritaria ed a seguito della riforma del titolo V della Costituzione, realizzi una nuova struttura interna dedicata alla gestione del servizio che, di fatto, le compete con una nuova direzione che avrà il compito di gestire gli operatori dei centri per l'impiego e gli sportelli territoriali (laddove la programmazione resterà in capo all'Agenzia nazionale). I lavoratori a tempo indeterminato e determinato (per ora prorogati al 31/12/2016), ma anche l'altro personale comunque operativo nei centri per l'impiego, oggi a carico delle Province devono transitare subito, a parere del sindacato, nella nuova struttura regionale, come ha previsto la Ministro Madia. "In poche parole - chiosa la Segretaria generale della UIL FPL Molise – non è questo il momento dell'incertezza: occorre agire tempestivamente, con chiarezza dell'obiettivo di non smontare la macchina pubblica ma anzi di rafforzarla e rilanciarla, garantire il personale anche sulla prospettiva oltre il 2016 con finanziamenti adeguati, riproporre il metodo previsto nel piano italiano di attuazione della Garanzia per i Giovani (presa in carico, profilazione, inserimento lavorativo dei giovani neet, costruzione di percorsi più adeguati per l'inserimento e il reinserimento della platea dei disoccupati nel mercato del lavoro), non lasciare spazio per le scorribande di lobby e intervento di privati che guardano prima al loro guadagno che ai diritti degli inoccupati o alle necessità degli imprenditori. La Regione deve dotarsi, subito, di un disegno strategico complessivo, senza il quale sarebbero compromessi sia il funzionamento dei servizi alla cittadinanza che i livelli occupazionali." |
Mentre sono in elaborazione e discussione, sia a livello Centrale che nel Parlamento Regionale, diverse proposte sul riassetto organizzativo dell'ente intermedio, noi lavoratori precari siamo allarmati e sempre più preoccupati dalla scarsa attenzione rivolta al problema dei dipendenti con contratti precari, che da anni assicurano l'erogazione di servizi strutturali nel settore lavoro.
I precari dei Centri per l'impiego temono per il loro futuro
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