La realtà dei Centri per l’Impiego e la sorte incerta dei 64 precari

Per l’ennesima volta le Segreterie territoriali della FP CGIL e della CISL FP di Reggio Calabria si trovano costrette a denunciare la situazione incresciosa in cui versano i Centri per l’Impiego della Provincia di Reggio Calabria. La realtà in cui i dipendenti tutti, a tempo indeterminato e determinato, operano è realmente invivibile tra attrezzature informatiche obsolete e condizioni igienico sanitarie inaccettabili. A ciò si aggiungono tutte le difficoltà scaturite dalle normative, spesso contraddittorie, relative alla riforma delle Province e al riordino degli istituti del mercato del lavoro, motivi per i quali le segreterie nazionali della Funzione Pubblica di CGIL e CISL e UIL hanno proclamato lo stato di agitazione dei Centri per l’Impiego di tutta Italia ed hanno indetto una manifestazione nazionale che si terrà a Roma il prossimo 7 novembre presso il Ministero del Lavoro. In Calabria, dove lo stato di agitazione era stato già proclamato da qualche settimana, particolarmente allarmante è la situazione dei sessantaquattro (ex 66) dipendenti a tempo determinato in servizio presso i Centri per l’Impiego della Provincia di Reggio Calabria, che attendono i propri stipendi in arretrato di ben sette mensilità, nonché di conoscere quale sarà il loro futuro dopo il 31 dicembre 2016, data di scadenza dei loro contratti, dopo lunghi anni di precariato. A seguito della proclamazione dello stato di agitazione le OO.SS., i rappresentanti della Regione e delle Province sono state convocati, lo scorso 10 ottobre, presso la Prefettura di Catanzaro per esperire la procedura di raffreddamento e conciliazione.. Ma gli impegni assunti in quell'occasione sono a tutt'oggi lettera morta. Per questa ragione, i lavoratori del CPI di Reggio Calabria, con a fianco FPCGIL e CISL FP, hanno deciso di riunirsi in assemblea il 27 e 28 ottobre per decidere come proseguire la lotta. Le promesse mancate Entro giovedì 20 ottobre la Regione Calabria avrebbe dovuto inviare alle Province il saldo dei fondi 2015 e l'anticipazione pari al 50% dei fondi 2016 per il pagamento delle retribuzioni e le spese di funzionamento. Entro martedì 25 ottobre la Regione avrebbe dovuto inoltrare alla Provincia di Reggio Calabria l'impegno di spesa per l'annualità 2016 riguardante i dipendenti a tempo determinato, dopo che da ben sette mesi ne ha autorizzato formalmente la proroga delle attività, anche attraverso l'approvazione della progettazione di potenziamento dei servizi per l'impiego. “Nel più breve tempo possibile” (peccato, però, che siano trascorsi già 16 giorni), la Regione Calabria si è impegnata a convocare un tavolo anche alla presenza del vicepresidente della Giunta regionale Prof. Viscomi, per affrontare la tematica dell'aumento dell'orario di lavoro dei dipendenti part-time e la proroga dei dipendenti precari di Reggio Calabria e Crotone. Cosi come, l’Assessore Roccisano, presente al tavolo, si era impegnata a convocare l’Osservatorio regionale per affrontare i problemi relativi a quel personale aggiunto alla platea dei dipendenti dei CPI, operante prima nei Settori provinciali del Lavoro e rispetto al quale non si hanno risposte dal Ministero del Lavoro a cui è stato posto il quesito rispetto alla loro collocazione. Purtroppo, la storia degli impegni assunti e non mantenuti per tempo si ripete. E colpisce in modo particolarmente grave i dipendenti che dallo scorso aprile non ricevono alcuna retribuzione, schiacciati da un continuo rimpallo di competenze frazionate fra due diverse amministrazioni. I 64 dipendenti a tempo determinato, “Precari Indignati”, così come si legge nelle magliette che oggi indossano, sono allo strenuo delle forze, vessati da difficoltà economiche e stritolati dalla continua incertezza riguardo il rinnovo dei propri contratti, dopo oltre un decennio di precariato, protagonisti, loro malgrado, di una vicenda assurda: lavorando gratuitamente e a tempo, si ritrovano a dovere dare risposte a cittadini in cerca di occupazione o di ricollocazione. La FP CGIL e la CISL FP, oggi, insieme ai lavoratori dicono BASTA! e invitano la Regione Calabria, se ha davvero a cuore le politiche attive del lavoro, a dimostrare innanzitutto attenzione per chi è in prima linea impegnato nei servizi pubblici per l'impiego da oltre un decennio, garantendo i diritti basilari dei lavoratori (come la retribuzione), prodigandosi per un'immediata proroga dei contratti in scadenza ed attivando un serio percorso di stabilizzazione a favore di chi ha, nel tempo, acquisito e rafforzato competenze in un settore strategico per lo sviluppo della Calabria. Inoltre, compito della Regione, insieme al Governo è quello di risolvere i problemi legati alla lentezza burocratica ed alla confusione normativa, alla carenza di risorse, permettendo anche al personale a tempo indeterminato di svolgere il proprio lavoro in condizioni ottimali per dare risposte adeguate all’utenza che, in tempi di grave crisi occupazionale, ha bisogno di servizi efficienti. 
Reggio Calabria, 27.10.2016 

Il Segretario generale CISL FP Reggio Calabria Luciana Giordano

Il Segretario generale FP CGIL Reggio C.- Locri  Alessandra Baldari 

Centri per l'impiego, il tracollo delle politiche attive


Viaggio nel caos in cui versano questi servizi strategici. Conflitti, degrado e ritardi, dal varo della legge Delrio ai cambiamenti possibili con il prossimo referendum costituzionale. Personale in stato di agitazione, il 7 novembre presidio al ministero
Conflitto di funzioni e competenze, ritardi nei finanziamenti, degrado delle strutture e inadeguatezza delle strumentazioni. E ancora, vaste sacche di precariato, età media del personale sempre più alta, ed esternalizzazioni ancora più diffuse per gestire uno stock di oltre 9 milioni di utenti ogni anno. È questa la fotografia degli oltre 500 Centri per l’impiego (Cpi) italiani, scattata da uno studio dell’Isfol e che certifica il tracollo delle politiche attive.
La vicenda dei Centri dell’impiego
Un tempo erano servizi direttamente attribuiti alle Province dalle Regioni nell’attività concreta di gestione delle politiche attive, distribuiti sul territorio nazionale sulla base di bacini con un’utenza media non inferiore ai 100 mila abitanti. Una strutturazione radicalmente cambiata dopo il varo della legge sul riordino istituzionale. Con la legge Delrio, “e lo svuotamento delle funzioni attribuite alle Province, si è scardinato questo sistema”, spiega il segretario nazionale della Fp Cgil, con delega agli enti locali, Federico Bozzanca. Che aggiunge: “I servizi per l’impiego sono tornati totalmente in capo alle regioni, mantenendo il personale presso le province e le città metropolitane, senza però la previsione di un meccanismo che rendesse effettiva la sostenibilità delle loro funzioni nei territori e del mantenimento del relativo personale e delle loro professionalità e competenze”. Uno stato di 'caos istituzionale' che, secondo il dirigente sindacale, sta determinando il tracollo delle politiche attive e dei servizi offerti dai Centri per l'Impiego. “Oggi - afferma Bozzanca - queste strutture sono lasciate nella confusione più totale dal punto di vista legislativo e da quello organizzativo”.

Nel luglio del 2015 è stata sottoscritta una convenzione generale tra il ministero del Lavoro e la Conferenza Stato-Regioni, nella quale i ‘livelli essenziali’ in materia di politiche attive continuano a essere garantiti attraverso l’utilizzo del Fondo sociale europeo e di un apporto economico finanziato dal ministero e dalle Regioni. Una convenzione che, attraverso la sottoscrizione di ulteriori accordi su base regionale, “ha mantenuto in vita sino ad ora i centri per l’impiego, grazie soprattutto al grande apporto professionale dei lavoratori precari, con il contratto in scadenza al 31 dicembre 2016, e senza ancora nessuna certezza, né di stabilizzazione, né di proroga”.
Il personale
Attualmente sul territorio nazionale è applicato un vasto ventaglio di nuove ‘opportunità’ organizzative per la ‘salvaguardia’ dei dipendenti dei Cpi esclusi dai processi di mobilità e, quindi, dalla possibilità di una ricollocazione come invece accade agli altri ‘ex provinciali’. Le regioni stesse hanno scelto tra diverse modalità: l’assegnazione temporanea alle regioni e alle Agenzie per il Lavoro, come in Emilia Romagna e in Abruzzo, l’attribuzione agli enti di area vasta, come nel Lazio, in Veneto e in Puglia, o l’avvalimento, in Campania e in Molise.

In questo quadro confuso, la situazione dei precari è sicuramente la più disastrata”, specifica Bozzanca nel sottolineare quanto ci siano ancora quasi 2 mila precari su un totale di poco meno di 9 mila lavoratrici e lavoratori impiegati nei centri. “Da anni assistiamo a rinnovi su rinnovi, nonostante le diverse procedure concorsuali che hanno superato sinora per essere stabilizzati. Sono precari decennali che alla fine di quest’anno (hanno il contratto in scadenza al 31 dicembre del 2016 ndr) rischiano di andare ad ingrossare le fila dei disoccupati per l’assenza di un’alternativa risolutiva al caos alla base del conflitto di competenze, funzioni e responsabilità nei finanziamenti tra Stato, Regioni, Province e Città metropolitane”.

Della fine di agosto, inoltre, l’intenzione del ministro del Lavoro Giuliano Poletti è quella di avviare le procedure per assumere mille lavoratori, ma sempre a tempo determinato. “Il risultato sarà l'aumento della già consistente ‘sacca di precariato’ dei servizi per l’impiego - commenta Bozzanca -, senza però rispondere efficacemente alle esigenze quotidiane dei cittadini”.
Il caso 1
Esemplificativo della situazione di abbandono del personale è il Molise: 3 centri per l’impiego e 83 impiegati, di cui solo poco più del 50% a tempo indeterminato. I restanti 41 sono a tempo determinato o a collaborazione, anche loro in scadenza al 31 dicembre di quest’anno. Operatori che, benché vivano in uno stato di incertezza lavorativa, “stanno mantenendo in vita i centri per l’impiego e permettono, malgrado tutto, l’erogazione dei servizi ai cittadini della regione molisana”. L’elemento ancora più drammatico è la situazione di 25 operatori ai quali, dopo quasi 12 anni di lavoro nei Cpi di Campobasso e Termoli, non è stato rinnovato il contratto, nonostante continuino a portare avanti l’attività dei servizi per le politiche attive senza percepire stipendio da 6 mesi.

Le risorse economiche e le ricadute sulle strutture e sulle strumentazioni
I finanziamenti per il mantenimento dei Centri per l’impiego provengono dal Fondo sociale dell’Unione europea, dal ministero del Lavoro e dalle regioni, incaricati di trasferirli alle province per garantire l’erogazione dei servizi. Sono quasi generalizzati all’intero territorio nazionale i forti ritardi nell'erogazione delle risorse economiche ai Centri per l’impiego. Questo non solo comporta un arretramento nel pagamento degli stipendi ai dipendenti - nella provincia di Reggio Calabria ad esempio il personale è arrivato a non percepire stipendio per più di 15 mesi -, ma anche l’arretratezza e l’usura della strumentazione a disposizione delle lavoratrici e dei lavoratori. Spesso si trovano a rispondere all’ampio bacino di utenza con un pc su quattro dipendenti o senza avere accesso a internet. Ovvia conseguenza è il rallentamento dell’attività o addirittura l’inutilità stessa dei servizi che dovrebbero essere garantiti dal centro per l’impiego.

Il caso 2
Nell’ex provincia di Perugia, dove sono impiegati poco più di 100 lavoratori e in cui il bacino medio di utenza è di circa 52 mila iscritti, “si deve ripartire dalle basi” - spiega Bozzanca -. I computer sono ormai obsoleti, gli aggiornamenti e i corsi di formazione inesistenti, la rete internet e l’assistenza informatica tutt’altro che adeguati. Quello di cui soffrono maggiormente i dipendenti e, ancor di più, gli utenti è l’assenza di un vero e proprio collegamento con le realtà datoriali e con le altre istituzioni come l’Inps, l’Inail o l’Agenzia delle entrate”. La mancanza di strumentazioni adeguate ricade inevitabilmente sull’efficacia dei servizi, garantiti oggi solo dalla ‘buona volontà’ degli operatori.

A complicare il quadro appena descritto anche la possibilità che, a seguito di un risultato confermativo del referendum del 4 dicembre sulla riforma della Costituzione, l’intera materia delle politiche attive per il lavoro possa passare ad essere di competenza esclusiva dello Stato. Da qui la creazione di Anpal, l'Agenzia nazionale politiche attive per il lavoro. “Oggi dovrebbe avere un ruolo e svolgere funzioni giusto di coordinamento delle politiche che, però, resterebbero in capo alle regioni. Ancora, però, agli occhi dei più, rimane una scatola vuota”, precisa il sindacato.
Per la Fp Cgil, si dovrebbe provvedere a disegnare al più presto un assetto che preveda l’affidamento dei Centri per l'impiego alle regioni. Si dovrebbe risolvere, poi, nel più breve tempo possibile anche la partita del precariato. Le ragioni per le quali, unitariamente, i sindacati hanno indetto lo Stato di agitazione dei dipendenti dei Cpi. “Ci prepariamo a mettere in campo, anche con Cisl e Uil, tutte le iniziative necessarie per non disperdere il vasto panorama di professionalità delle operatrici e dei operatori e per migliorare la qualità dei servizi ai cittadini. Una crescente mobilitazione che prenderà le mosse dal prossimo 7 novembre con un presidio delle lavoratrici e dei lavoratori sotto il ministero del Lavoro”.

Il caso di Reggio Calabria

Stato d'agitazione di tutto il personale

Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl
Pa: Cgil Cisl Uil, stato di agitazione personale dei centri per l’impiego
7 novembre a Roma presidio sotto Ministero Lavoro per tutela lavoro e tenuta qualità dei servizi
Roma, 25 ottobre - Stato di agitazione di tutto il personale dei Centri per l’impiego a livello nazionale e presidio il 7 novembre a Roma, sotto il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in via Veneto dalle ore 14. A darne notizia Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. “A quasi due anni dalla riforma delle Province e da oltre un anno dall’inizio del riordino degli istituti del mercato del lavoro, la situazione in cui versano i Centri per l’Impiego, servizi fondamentali per le politiche attive del nostro paese, è al limite del tracollo”, affermano i sindacati.
“La scadenza del 31 dicembre di quest’anno delle convenzioni che garantiscono il finanziamento, e quindi il funzionamento dei Centri per l’impiego, e dei contratti a tempo determinato dei circa due mila precari che vi lavorano, senza nessuna prospettiva per il futuro, rende incerta la tenuta di questi servizi”, proseguono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. “A cui si aggiungono la drammatica situazione in cui versano le strutture, le strumentazioni ormai inadeguate, i finanziamenti insufficienti e in cronico ritardo e il conflitto di competenze e funzioni che si è determinato dopo la legge Delrio. Un servizio fondamentale per i cittadini ormai al collasso e che, ad oggi, è lasciato alla deriva dalle istituzioni coinvolte”.
Per queste ragioni, concludono i sindacati, “metteremo in campo tutte le iniziative necessarie per non disperdere il vasto panorama di professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori e per garantire la tenuta di servizi veramente di qualità per i cittadini. A partire dal presidio del 7 novembre andremo avanti con forza finché il governo non ci darà risposte adeguate a un quadro di estrema incertezza, qual è ad oggi quello dei centri per l’impiego, e non si attuerà una vera azione che tuteli questi servizi di importanza strategica per la crescita del paese, per i lavoratori e per i cittadini”.

Funzioni Locali: Proclamazione stato di agitazione Centri per l'impiego

Roma, 21 ottobre 2016 

Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali 
Giuliano Poletti 
Al Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione 
Marianna Madia 
Al Presidente della conferenza delle Regioni e delle Province Autonome 
Stefano Bonaccini 
Al Presidente dell'Unione delle Province Italiane 
Achille Variati 
Ai Presidenti delle Aree Metropolitane 
Ai Presidenti delle Province 

Oggetto: Proclamazione stato di agitazione del personale dei Centri per l'Impiego 

Egr. Ministri, egregi Presidenti, 
ad oggi, a quasi 2 anni dalla riforma delle Province e da oltre un anno dall'approvazione dei decreti di riordino degli istituti del mercato del lavoro, la situazione in cui versano i Centri per l'Impiego è al limite del tracollo. Infatti le leggi regionali di riordino delle competenze delle Province hanno prodotto un quadro estremamente differenziato regione, per regione, rendendo incerto e opaco il futuro di questi servizi che pure si dice di voler rilanciare. Stanno inoltre per scadere i termini delle norme che consentivano al Ministero del Lavoro di contribuire al funzionamento di questi servizi, nonché alle Province di prorogare i contratti a tempo determinato, del numeroso personale precario in servizio presso di essi. A fronte di questo quadro e in mancanza, da parte delle istituzioni coinvolte, di un azione che permetta di superare questo quadro di estrema incertezza, 
PROCLAMIAMO LO STATO DI AGITAZIONE NAZIONALE DI TUTTO IL PERSONALE DEI CENTRI PER L'IMPIEGO 

FP CGIL Federico Bozzanca 
CISL FP Daniela Volpato 
UIL FPL Giovanni Torluccio

ASSEMBLEA DEI CENTRI PER L'IMPIEGO DELLA REGIONE TOSCANA

IL PARADOSSO “VERGOGNOSO”DEI CENTRI PER L'IMPIEGO:
POLITICHE ATTIVE PER IL LAVORO
SENZA RISORSE UMANE SUFFICIENTI

FIRENZE DALLE ORE 11 ALLE ORE 13 DI MARTEDI 25 OTTOBRE
PRESSO CGIL REGIONALE - SALONE P. RIZZOTTO
VIA PIER CAPPONI n. 7


ARGOMENTI IN DISCUSSIONE:

  1. PROROGA DEI CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO IN SCADENZA IL 31/12/2016 – STABILIZZAZIONE

  1. OBBLIGO DEL GOVERNO A GARANTIRE IL FINANZIAMENTO DEI SERVIZI PER IL 2017 E I SUCCESSIVI ANNI

  1. RICHIESTA ALLA REGIONE TOSCANA DI IMPEGNO VINCOLANTE A COSTITUIRE UNA AGENZIA REGIONALE PER IL LAVORO, IN MODO DA DARE PARI DIRITTI A TUTTE LE LAVORATRICI E LAVORATORI DEI CPI, SIA DAL PUNTO DI VISTA ORGANIZZATIVO CHE SALARIALE
(L'AGENZIA REGIONALE GARANTIREBBE ANCHE LE POSSIBILITA' ASSUNZIONALI ANCHE A COPERTURA DEL TURN OVER)

SARANNO PRESENTI:

  • RESPONSABILI NAZIONALI IN RAPPRESENTANZA DELLE FEDERAZIONI
  • SEGRETARI REGIONALI DI FEDERAZIONE



LE SEGRETERIE REGIONALI FP CGIL – CISL FP - UIL FPL

Lavoratori a rischio al Centro per l’impiego di Isernia, chiesto un incontro urgente con Frattura

“Dopo anni di servizio corriamo il rischio di vedere i centri per l’impiego privi di qualificati lavoratori e lavoratrici che fino ad oggi hanno assicurato la gestione formativa ed informativa della platea dei cittadini privi del lavoro a qualsiasi titolo”: è l’allarme lanciato dalla Fp Cisl e legato soprattutto ai lavoratori del Centro per l’impiego di Isernia.
“Chiediamo al governo e alla Regione Molise, ognuno per le relative competenze, di intervenire con la massima urgenza per garantire continuità nei servizi e l’occupazione di lavoratori e lavoratrici che, ironia del caso, sono a sostegno di coloro che ne sono alla ricerca”.
In particolare, si fa riferimento “alla scadenza, il 31 dicembre prossimo, dei circa duemila contratti a tempo determinato alle dipendenze delle Province e dei Centri per l’impiego”, alla “scadenza imminente della proroga degli assegni di ricerca, circa 16 mila”, e a quella, a fine 2018, “di tutti i contratti a tempo determinato attivi nei diversi comparti delle Pubbliche Amministrazioni”, quantificabili in 80 mila unità.
La Cisl-Fp AbruzzoMolise chiede un urgente incontro con il Presidente Frattura per delineare percorsi di salvaguardia dei posti di lavoro e di garanzia dell’erogazione dei servizi, in particolare del Centro per l’impiego di Isernia.
fonte:http://www.primopianomolise.it/attualita/48030/lavoratori-rischio-al-centro-limpiego-isernia-chiesto-un-incontro-urgente-frattura/

Centri per l’Impiego a rischio collasso, la nota di Cgil-Cisl e Uil

Nei giorni scorsi il Centro per l’Impiego di Portoferraio (Isola d’Elba) ha vissuto momenti di tensione e una rissa sfiorata per la pressione dei lavoratori stagionali che dovevano accedere agli sportelli, per accreditarsi e poter fruire dei pur modesti ammortizzatori sociali. Ma è in tutti i Centri per l’Impiego della Toscana che, in questo periodo, pur senza arrivare agli estremi di Portoferraio, la pressione è notevolissima, tanto che alle 9 di mattina gli utenti in attesa sono sempre superiori alle 100 unità. Le risposte vengono date a tutti, ma questo solo grazie alla grande disponibilità a tutti i livelli delle lavoratrici e lavoratori, che in tutto sono circa un migliaio in Toscana: 336 assunti a tempo indeterminato, 120 circa a tempo determinato, oltre 500 in appalto. 
La situazione poi si aggraverà per le nuove azioni che il Governo metterà in campo (a partire dall’applicazione del Jobs Act), che vedono i Centri per l’Impiego snodo centrale di tutte le politiche attive per il lavoro. 
Una situazione non più accettabile, si lavora nell’incertezza assoluta: 
– incertezza di tutti lavoratori e lavoratrici di fronte ad un sistema bloccato, dove il datore di lavoro è bicefalo (dipendenti di diritto delle Province ma di fatto sottoposti alla Regione)
 – incertezza delle lavoratrici e lavoratori a tempo determinato che per l’ennesimo anno sono costretti a guardare con terrore al 31/12, data di scadenza dei contratti già da diversi anni rinnovati in deroga 
– incertezza delle lavoratrici e lavoratori in appalto per la riassegnazione delle gare Alla centralità dei Centri per l’Impiego per i bisogni delle persone, però, non corrisponde una adeguata attenzione nei confronti delle lavoratrici e lavoratori addetti. 
La Regione ha messo in campo energie e risorse economiche, anche per il 2017, per gestire i Centri; il Governo, al momento, ha assicurato solo a parole la copertura economica della propria parte per il 2017. “La situazione non è più né sostenibile né accettabile, in Toscana i Centri per l’Impiego sono a rischio collasso – dicono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Toscana -. 
Rivendichiamo certezze per tutti i lavoratori e le lavoratrici, a partire dal rinnovo dei contratti a tempo determinato senza aspettare la gogna del 31 dicembre, magari in una ennesima legge milleproroghe. Il Governo poi deve fare la sua parte: stanziare risorse e mettere in campo azioni immediate che permettano il rinnovo dei tempi determinati, con l’obiettivo della stabilizzazione. E alla Regione chiediamo il coraggio di procedere con l’istituzione di una Agenzia per il Lavoro che possa assorbire tutto il sistema, dando finalmente certezze gestionali e garanzia di pari trattamento, anche economico, a tutti/e gli/le addetti/e, come altre regioni limitrofe hanno fatto”. Aggiungono le tre sigle sindacali: “Crediamo infine che l’immobilismo in attesa del Referendum Costituzionale crei solo ulteriori danni e inutili incertezze e che, al di là di qualsiasi esito referendario, non cambierà la centralità dei Centri per l’Impiego nel percorso delle politiche attive per il lavoro”. Senza risposte concrete, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Toscana ritengono che la mobilitazione a livello locale e nazionale non potrà che crescere di tono, con la dichiarazione dello stato di agitazione e, se necessario, dello sciopero.

fonte: http://www.gonews.it/2016/10/11/centri-limpiego-rischio-collasso-la-nota-cgil-cisl-uil/

Personale Province: turnover anche in Lombardia e Toscana

Già attivato in Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Marche, Lazio, Sardegna e Basilicata

(Regioni.it 3025 - 11/10/2016) Il ministero della Pubblica Amministrazione comunica l’avvenuto sblocco delle assunzioni anche il Lombardia e Toscana per assorbire gli esuberi del personale delle Province dopo l'avvenuta riforma: “Sono state ripristinate le ordinarie facoltà di assunzione e le procedure di mobilità anche per le regioni Lombardia e Toscana e per gli enti locali che insistono sul loro territorio. E’ quanto si legge in una nota pubblicata sul Portale mobilità sulla base dei dati acquisiti in relazione all'esiguo numero di personale in soprannumero degli enti di area vasta da ricollocare nella fase 2, ai sensi dell’art. 1, comma 234, della L. 208/2015. Per gli enti e le aziende del Servizio sanitario nazionale di tutte le regioni rimangono fermi gli obblighi ad assumere con procedure di mobilità il personale della CRI di cui all’art. 6, comma 7, del D. Lgs. 178/2012”. 
Quindi sono finora quasi la metà le regioni che hanno attivato le procedure di riassorbimento del personale delle Province.
Nei mesi scorsi era stato dato già il via libera al ripristino del turnover in Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Marche e Lazio. Per le regioni del Mezzogiorno lo sblocco è avvenuto già per la Sardegna e la Basilicata.

Centri per l’impiego, delegazione regionale incontra il Governo

A guidarla il vicepresidente dell’esecutivo Oliverio Antonio Viscomi nella sua veste di presidente della Commissione Affari Istituzionali della Conferenza delle regioni
Il vicepresidente della Giunta regionale Antonio Viscomi, nella sua veste di presidente della Commissione “Affari Istituzionali” della Conferenza delle Regioni, ha guidato la delegazione delle Regioni, composta dagli assessori Garavaglia della Lombardia, Reschigna del Piemonte, Valente del Lazio e Bartolini dell’Umbria all’incontro con i Sottosegretari Angelo Rughetti e Gianclaudio Bressa, sostituito, per motivi imprevisti ed urgenti, dal sua stretto collaboratore Ivo Rossi. Nel corso dell’incontro, richiesto dalle Regioni ed al quale era presente anche Maria Barila’, Capo Dipartimento della “Funzione Pubblica”, sono state messe a fuoco alcune questioni cruciali in ordine alla completa applicazione della L. 56/2014, nota come “legge Delrio”. In tutte le Regioni si riscontrano, infatti, criticita’ di varia natura per la cui soluzione si richiede una leale e costante collaborazione tra i diversi livelli di governo.
Centri per l’impiego. La questione piu’ importante e’ da individuare indubbiamente in quella relativa alla redazione delle convenzioni per i Centri per l’Impiego per l’anno 2017 ed alla definizione delle relative risorse. In proposito le Regioni hanno richiesto una precisa e preventiva definizione delle risorse necessarie per il pagamento delle spese di personale e delle spese di funzionamento, ritenendo, altrimenti, impossibile poter accedere alle convenzioni ed erogare il servizio dovuto, ferma restando la comune consapevolezza in ordine alle diverse traiettorie evolutive connesse all’esito del referendum costituzionale. Evidenziata, inoltre, la condizione dei lavoratori a termine in scadenza ed evidenziato la necessita’ di uno specifico intervento normativo e finanziario per proseguire nelle attivita’ in corso, anche in considerazione delle incertezze derivante dalla ambivalente imputazione istituzionale delle relative attivita’.
Incontro con il Mef. All’esito della discussione si e’ deciso di rinviare ad un piu’ ampio tavolo di lavoro con la presenza del MEF, del Ministero del Lavoro e del Dipartimento “Affari Regionali”. Le Regioni hanno posto, poi, all’attenzione del Governo le questioni relative all’assetto contabile e finanziario dei fondi contrattuali per il salario accessorio, segnalando le difficolta’ del momento, derivanti dalla dovuta considerazione dei fondi provinciali, e chiedendo l’adozione di un indirizzo univoco, anche al fine di evitare gli effetti perversi di attivita’ ispettive svolte a lunga distanza di tempo. Hanno infine sollevato le questioni relative all’assetto delle societa’ partecipate dopo la legge Madia e dei correlati problemi in materia di gestione delle eccedenze e di determinazione della convenienza economica ai fini della legittimita’ dell’affidamento in house. A conclusione fine dell’incontro, le parti hanno condiviso l’opportunita’ di assicurare momenti di incontro e di confronto in grado di assicurare chiarezza di contesto su temi di estrema delicatezza e di rilevante impatto. (AGI)

Lavoratori dei Centri per l'Impiego da Gennaio senza stipendio

ISERNIA- Senza stipendio dal mese di Gennaio 2016. Protestano i lavoratori precari del Centro per l'Impiego della Provincia di Isernia,che da oltre 10 anni svolgono le attività con esperienza e professionalità ormai consolidate.
"In questi anni- chiarisce il coordinatore provinciale Usb Molise Sergio Calce- hanno svolto orientamento professionale, incrocio domanda e offerta formativa, orientamento disabili, welfare to work, programma Garanzia Giovani, colloqui per il sussidio Asdi e tutte le altre attività di cui al decreto 150 del 2015, attuativo del Jobs Act, con nuovi impegnativi compiti, mentre anche il personale che va in pensione non viene sostituito".
Dall'inizio dell'anno i lavoratori non percepiscono lo stipendio, chiarisce il sindacalista, nonostante la corrispondente copertura economica assicurata da due delibere di Giunta Regionale del 2015. Da qui la richiesta alla Regione di erogare la somma già impegnata in favore della provincia di Isernia, per consentire il pagamento delle mensilità arretrate e la prosecuzione dei servizi per il lavoro.
"Crediamo che sia interesse della Regione- ha affermato Calce- assicurare la prosecuzione dei servizi fondamentali per il territorio nell'interesse prioritario dei cittadini, destinati di servizi e di politiche attive. I precari chiedono anche di garantire la salvaguardia occupazionale dei precari già impegnati da anni nei servizi per il lavoro dei Centri per l'Impiego. Se entro la prossima settimana non ci saranno novità- ha concluso- la Usb chiederà un incontro al prefetto di Isernia e organizzerà una conferenza stampa sotto Palazzo Vitale".

Fonte: http://www.isernianews.it/politica-attualita/44466-lavoratori-dei-centri-per-l-impiego-da-gennaio-senza-stipendio.html