L.Bilancio: Cgil, aumentare risorse per politiche attive

Roma, 10 novembre – “Stanziare maggiori risorse in legge di Bilancio per rilanciare le politiche attive. Solo così si può costruire un sistema unitario a governo pubblico in grado di rafforzare accoglienza, presa in carico e sostegno dei lavoratori in cerca di occupazione”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti.
“È indispensabile – sottolinea la dirigente sindacale – destinare più finanziamenti per il rafforzamento dei Centri per l’impiego e per la stabilizzazione del loro personale, rispettando le intese raggiunte con difficoltà in Conferenza Stato Regioni. I Cpi, infatti, sono fondamentali – spiega – per il sostegno ai lavoratori e nella gestione del mercato del lavoro”.
Inoltre, aggiunge la segretaria confederale della Cgil “deve essere previsto un incremento di risorse per consentire l’assunzione stabile del personale Anpal Servizi e Inapp, istituzioni importanti nel supporto alla realizzazione delle politiche attive e per la loro valutazione e monitoraggio”.
“Queste sono le questioni prioritarie da affrontare se di politiche attive non si vuole solo parlare, anche per poter finalmente definire i livelli essenziali delle prestazioni. Contemporaneamente – conclude Scacchetti – non possono essere depotenziate, come già successo, le politiche passive. Serve un sistema di ammortizzatori sociali universale per affrontare la difficoltà del sistema produttivo”.

PA, MADIA: TUTTI PRECARI VINCITORI CONCORSO SARANNO TUTELATI

 Roma, 08 nov - Tutti i vincitori di concorso che lavorano nella Pa con contratti a tempo determinato e nella Pubblica amministrazione per tre anni, anche con contratti diversi, rientreranno nel piano di stabilizzazione previsto dalla riforma del pubblico impiego. Lo ha detto la ministra della Pa, Marianna Madia, a rispondendo in commissione Lavoro a un'interrogazione a firma Valentina Paris (Pd).
Nella risposta, la ministra ha spiegato che sulle procedure di stabilizzazione arriverà una circolare, di "prossima pubblicazione", e linee guida che chiariranno gli aspetti applicativi.
Nello specifico si chiedeva se "vi sia la possibilità di assumere a tempo indeterminato lavoratori assunti con contratti a tempo determinato che, al 31 dicembre 2017, non abbiano maturato il requisito dei tre anni di servizio continuativo, ma abbiano solito in modo prolungato le medesime funzioni sulla base di contratti di collaborazione".
La ministra ha sottolineato che nella circolare "verrà specificato" che la stabilizzazione "sarà applicabile agli stessi purch‚ siano stati assunti a seguito del superamento di procedure concorsuali e abbiano maturato il requisito dei tre anni, ance con diverse tipologie di contratti flessibili".
La stessa circolare chiarirà che "tutti i lavoratori con contratto a tempo determinato saranno tutelati" e "con la conseguente possibilità di proroga dei contratti in essere al fine di consentire l'espletamento delle procedure".

Politiche attive, 200 milioni bastano per rilanciare l'Italia?

L'assegno di ricollocazione è la misura principe della seconda gamba del Jobs act, ma dopo mesi siamo ancora ai "nastri di partenza". L'Italia paga anni di ritardo nelle politiche di sostegno all'occupazione: ecco i dati del gap contro Francia e Germania


MILANO Anche la legge di Stabiltà per il 2018 insiste sul ruolo che le politiche attive del lavoro devono svolgere per il rilancio occupazionale in Italia. Sulla scia di quanto sostenuto a partire dal Jobs act, la Manovra prevede all'articolo 20 del testo ora al Senato un allargamento delle maglie dell'Assegno di ricollocazione. Si tratta di quel contributo economico ai servizi per il lavoro che offrono un'opportunità di impiego ad un disoccupato che sia almeno da quattro mesi percettore di Naspi, la nuova indennità di disoccupazione.
La novità riguarda i lavoratori interessati da ristrutturazioni aziendali e in cassa integrazione straordinaria. L'anno prossimo, a seguito di un accordo sindacale, potranno scegliere di tentare di ricollocarsi già durante la fase di Cassa. Spiega la relazione illustrativa alla manovra che il lavoratore interessato alla riduzione dell'orario di lavoro può richiedere individualmente all'Anpal l'assegno da spendere presso i centri per l'impiego o i servizi privati. La sua ricerca attiva sarà incentivata attraverso: la corresponsione del 50% di Cigs non goduta; l'esenzione dal reddito imponibile delle somme corrisposte dal datore di lavoro uscente al lavoratore per la risoluzione del rapporto (quando cioè il lavoratore si sarà ricollocato). E' una sorta di incentivo all'esito fiscalmente agevolato, fino a nove mensilità di stipendio. Il vecchio datore di lavoro è incentivato a spingere il lavoratore alla ricollocazione per risolvere consensualmente il rapporto; il nuovo datore ad assumere perché avrà una risorsa con esonero contributivo al 50%, fino a 4.030 euro, per un anno o un anno e mezzo a seconda che assuma a tempo o stabilmente. Dalla relazone tecnica del provvedimento si evince che la platea interessata potrebbe essere di 64mila persone, ma che la stima realistica di assunzioni attraverso il ricollocamento è di 5.440, di cui 1.600 a tempo indeterminato (sarebbe il doppio di quelle registrate da Cigs nel corso del 2016). A regime, si ipotizzano effetti finanziari negativi per circa 7 milioni l'anno: i costi per l'incentivazione (una novantina di milioni) sono in gran parte appianati dalle maggiori entrate contributive legate al raddoppio del contributo chiesto alle imprese sui licenziamenti collettivi.
La novità va dunque nella direzione più volte auspicata in sede europea. Ma fino a questo momento, quanto ha veramente scommesso l'Italia sulle tanto citate politiche attive? E in prospettiva, quanto è pronta a scommetterci?
La questione è stata affrontata in un dossier dell'Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro, che fotografa un Paese che si è affidato alle vecchie ricette dei sussidi durante gli anni della crisi, a differenza di quanto hanno fatto i grandi competitor europei.


I 5.500 addetti dei Centri per l’impiego trasferiti alle Regioni

Arriva una schiarita per il personale dei centri per l’impiego: finisce una situazione di limbo con il trasferimento definitivo alle Regioni a statuto ordinario dei 5.500 addetti con contratto a tempo indeterminato, con 220 milioni assegnati dalla legge di bilancio. La manovra stanzia anche 16 milioni per trasferire il personale con contratto a tempo determinato e co.co.co, e 2,81 milioni per stabilizzare 51 dipendenti ex Inapp passati all’Anpal. 
Si definisce, dunque, la governance dei centri per l’impiego, visto che i lavoratori dal 2014 erano assegnati alle Province in convenzione con le Regioni, ma al tempo stesso la legge Delrio, non riconoscendo alle Province i servizi al lavoro come funzione essenziale, ha creato un quadro di incertezza. Considerando anche le Regioni a statuto speciale e i contratti a termine, il personale dei centri per l’impiego ammonta a circa 8mila addetti che devono rapportarsi con l’Anpal che ha la regia sulla rete nazionale delle politiche attive del lavoro ed impiega 1.200 persone (compresi i contratti a termine e le collaborazioni). L’Anpal ha pronto un piano per consentire l’utilizzo di altri mille addetti a tempo determinato nei centri per l’impiego fino al 2020, con il finanziamento dei fondi europei (si attende il pronunciamento della Conferenza Stato Regioni).
Nel complesso si tratta di numeri assai esigui, sia nel confronto internazionale (in Germania i centri per l’impiego hanno circa 110mila addetti), sia considerando che i disoccupati sono più di 2,9 milioni. C’è poi un problema qualitativo, che investe le competenze del personale, che per effetto del Jobs act dovrà svolgere nuove prestazioni. Ai disoccupati e ai lavoratori in Cigs delle aziende in crisi verrà offerto il contratto di ricollocazione che nella fase sperimentale ha intercettato solo il 10% della platea potenziale - circa 2.800 disoccupati-, ma dal 2018 entrerà a regime e dovrebbe intercettare intorno a 100mila persone.
Ma nonostante queste nuove attività, in legge di bilancio nessuna risorsa è stata stanziata per Anpal servizi, il braccio operativo dell’Anpal, né per la stabilizzazione dei 170 tra ricercatori e amministrativi che lavorano da oltre 15 anni all’Inapp (ex Isfol). Un emendamento al Dl fiscale presentato da Annamaria Parente (Pd) al Senato, prevede uno stanziamento per potenziare l’Anpal (46 milioni per il 2018, di 60 milioni per il 2019 e 52 milioni per il 2020) con risorse avanzate dal Fondo per l’occupazione. «Abbiamo creato uno strumento operativo, l’Anpal, che va fatto funzionare - spiega Parente - dotandolo di risorse adeguate. Per far decollare le politiche attive serve una regia nazionale».

Legge di bilancio: preoccupazione per il personale dei centri per l’impiego. Grieco necessario prevedere risorse adeguate

Roma, 2 novembre 2017 (comunicato stampa) Cristina Grieco, assessore della regione Toscana e coordinatrice della Commissione lavoro, ha lanciato un allarme nella riunione odierna della Conferenza delle Regioni: “Nell’ultima bozza della legge di bilancio mancano circa 30 milioni di euro necessari per portare a termine il passaggio alle Regioni del personale dei centri per l’impiego. Infatti nelle relazioni illustrativa e tecnica delle versioni precedenti il riparto delle risorse ammontava correttamente a 249,25 milioni, che ora si sono ridotti a 220 milioni.
Si tratta di risorse fondamentali – ha proseguito la coordinatrice della commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni - frutto anche di una mediazione raggiunta nei precedenti confronti tecnici e politici fra le Regioni e il Governo. È una vera e propria priorità, condivisa anche dal ministro Giuliano Poletti.
Ora ci auguriamo che nella interlocuzione di questi giorni fra le Regioni e il Governo – ha concluso Cristina Grieco - si trovi soluzione ad un tema importante per il futuro del personale a tempo indeterminato e a tempo determinato dei centri per l’impiego, ma soprattutto fondamentale per i servizi che queste strutture garantiscono sul territorio a cittadini e lavoratori”.