Statali, stabilizzazione per tutti, dipendenti e collaboratori

I lavoratori subordinati e parasubordinati del pubblico impiego potranno usufruire della nuova stabilizzazione a maglie larghe e ottenere il posto fisso.

Bastano 3 anni di servizio, anche non continuativi, per ottenere il tanto agognato posto fisso nel settore pubblico: è quanto stabilito dallo schema di decreto legislativo di riforma del Testo unico del pubblico impiego, cioè dall’ultimo decreto attuativo della Legge Madia, la legge di riforma della Pubblica Amministrazione.
Potranno ottenere il contratto a tempo indeterminato non soltanto i precari assunti a termine, ma anche coloro il cui contratto non è subordinato, ma di collaborazione, purché l’accesso sia avvenuto con concorso pubblico.
Ma procediamo per ordine e facciamo il punto sulle principali novità relative alla stabilizzazione dei lavoratori pubblici.
Stabilizzazione lavoratori pubblici precari: chi ne ha diritto
Secondo il nuovo decreto, nel dettaglio, avranno diritto alla stabilizzazione i seguenti soggetti:
  • dipendenti pubblici assunti a tempo determinato, purché l’accesso sia avvenuto tramite concorso pubblico e purché possiedano almeno 3 anni di servizio presso una pubblica amministrazione, anche non continuativi, negli ultimi 8 anni;
  • lavoratori parasubordinati (anche noti come co.co.co., collaboratori coordinati e continuativi): anche per loro è necessario che l’ingresso nell’amministrazione sia avvenuto sulla base di un concorso pubblico, ed è necessario che abbiano prestato almeno 3 anni di servizio presso una pubblica amministrazione, anche non continuativo, negli ultimi 8 anni.

La data a cui fare riferimento, per quanto concerne il possesso dei requisiti per la stabilizzazione, è il 31 dicembre 2017: pertanto chi, alla data attuale, non ha ancora raggiunto 3 anni di servizio, ha tempo sino al prossimo dicembre per maturarli.
Per quanto riguarda il requisito dei 3 anni di servizio, come anticipato la prestazione deve essere stata resa nei confronti di una pubblica amministrazione: questa, però, può anche essere differente da quella presso cui l’interessato lavora attualmente e che dovrà procedere all’assunzione.
Sono ammessi alla stabilizzazione, inoltre, i precari che hanno lavorato per un ente non più esistente perché interessato da procedure di riordino o accorpamento.
Stabilizzazione lavoratori pubblici precari: come si entrerà in futuro
In base a quanto esposto, il decreto attuativo sulla stabilizzazione avrà la funzione di una “norma di transizione”, adottata per normalizzare e “riordinare” la situazione in cui versa attualmente il pubblico impiego. Sia la Camera che il Senato, difatti, si sono trovati concordi sulla necessità che il Governo ampli il più possibile la platea dei destinataridella stabilizzazione, in quanto quest’operazione servirà, secondo il ministro Marianna Madia, a realizzare la definitiva uniformazione del pubblico impiego.
Tolto questo “salvacondotto” per i precari, difatti, in futuro sarà possibile entrare nella Pubblica Amministrazione solo con contratti a tempo indeterminato.
Stabilizzazione precari pubblico impiego: quote di riserva e ruoli dirigenziali
Per evitare problemi in merito alla possibile competizione tra gli aventi diritto alle quote di riserva, il Senato ha voluto porre una condizione aggiuntiva all’esecutivo, chiedendo di armonizzare, nel decreto, le disposizioni in materia di collocamento obbligatorio con le norme in materia di vittime del terrorismo, della criminalità organizzata e del dovere.
La Camera ha invece richiesto, tra le ultime osservazioni inserite nel parere, di provvedere tempestivamente, attraverso il decreto, alla stabilizzazione nelle funzioni dirigenziali degli incaricati delle agenzie fiscali; inoltre, è stato chiesto di confermare nel ruolo dirigenziale i segretari comunali e provinciali con almeno tre anni di servizio che siano stati trasferiti in mobilità.

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