Comincia la rivoluzione. Nella notte Insiel ha trasferito i dati nel “cervellone” regionale. «Cercheremo di arginare eventuali disagi». Cambiano datore anche cento dipendentidi Giacomina Pellizzari |
UDINE. Il primo luglio è una data storica per le Province e i Centri per l’impiego del Friuli Venezia Giulia che diventano, a tutti gli effetti, uffici regionali. L’ora X è scattata a mezzanotte quando i tecnici dell’Insiel hanno staccato la spina dal sistema informatico provinciale e trasferito i dati nel “cervellone” regionale.
Un passaggio tecnico che, assicurano a Trieste, non comporterà alcun disagio all’utenza la quale non si accorgerà che negli uffici di viale Duodo, nelle altre nove sedi sparse da Tarvisio a Lignano e in quelle di Pordenone, Gorizia e Trieste, oggi non è come ieri.
Tenuto conto che l’1 luglio le code agli sportelli dei Centri per l’impiego sono una consuetudine – è il giorno in cui gli insegnanti precari inoltrano le domande di disoccupazione –, qualche ulteriore rallentamento potrebbe verificarsi. «Faremo il possibile – assicura il responsabile del Centro per l’impiego del Friuli Centrale, Pierluigi Careddu – per non far pesare eventuali problematiche sugli utenti che non vedranno grandi cambiamenti perché i servizi erogati saranno gli stessi».
Ieri pomeriggio, infatti, in tutti i Centri per l’impiego della regione si lavorava per uniformare le modulistiche perché l’unica cosa che noteranno i cittadini è che i moduli non avranno più come intestazione le Province. I nuovi moduli sono già a disposizione sul sito della Regione. «Quello che cambierà – aggiunge Careddu – sarà l’organizzazione interna ovvero chi farà cosa». Non è escluso insomma che gli utenti si trovino a dialogare con addetti diversi rispetto a quelli che avevano incontrato finora.
Una volta entrata a regime l’organizzazione dovrebbe migliorare perché, come fa notare Careddu, «il fatto che i Centri per l’impiego distribuiti nelle quattro province abbiano un un’unica cabina di regia renderà le cose più facili». Prima, sono sempre le parole del responsabile, «nonostante ci fossero le direttive regionali, con quattro province e altrettanti assessori ognuno ci metteva del suo. Ora il cittadino di Pordenone che si sposta a Udine ha a disposizione la stessa modulistica. Strategie e obiettivi arrivano da un’unica fonte».
Questo dal punto di vista operativo perché dal punto di vista politico si tratta del primo passo verso la chiusura delle Province e quindi le critiche non mancano. «Ad accorgersi del cambiamento – spiega il presidente di palazzo Belgrado, Pietro Fontanini – saranno i cento dipendenti provinciali (in Friuli Venezia Giulia sono 194 assunti a tempo indeterminato e 57 a tempo determinato) che diventano regionali.
«Un passaggio che costerà circa un milione di euro in più all’anno. Si troveranno beneficiari della quattordicesima che le Province non pagano e dei buoni mensa dal valore più elevato» insiste Fontanini nel ribadire, come sta facendo da tempo che la cancellazione delle Province, si tradurrà in un maggiore costo di circa 6 milioni di euro l’anno.
Il presidente si sofferma su questo punto forte del fatto che a richiamare l’attenzione su questo aspetto, almeno nella fase di transizione, è stata anche la Corte dei conti. Per quanto riguarda, invece, i 57 dipendenti precari dei Centri per l’impiego del Friuli Venezia Giulia, la Regione si è già impegnata a stabilizzarli tra il 2015 e il prossimo anno.
Una volta completato questo iter, nel percorso di cancellazione degli enti intermedi il prossimo passaggio sarà il trasferimento, fissato per l’inizio del prossimo anno, della Motorizzazione civile alla Regione, la quale riceverà anche le competenze sulla Cultura, dai musei alle biblioteche. «Lo stesso dovrebbe accadere per le strade visto che diventa impensabile che i Comuni riescano a gestire 1.300 chilometri di viabilità» conclude Fontanini non senza soffermarsi sulla gestione dei 70 edifici scolastici che potrebbero passare alle Unioni territoriali intercomunali (Uti).
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Mentre sono in elaborazione e discussione, sia a livello Centrale che nel Parlamento Regionale, diverse proposte sul riassetto organizzativo dell'ente intermedio, noi lavoratori precari siamo allarmati e sempre più preoccupati dalla scarsa attenzione rivolta al problema dei dipendenti con contratti precari, che da anni assicurano l'erogazione di servizi strutturali nel settore lavoro.
Le Province perdono il primo pezzo: alla Regione i Centri per l’impiego
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