I servizi dell'impiego nella crisi economica

Video realizzato dal coordinamento precari in provincia


Un'iniziativa quella del 26 Novembre a Firenze che viene al termine di una stagione di mobilitazione degli operatori dei Centri per l'Impiego in toscana che ha dato luogo ad assemblee, incontri con la regione, redazione di documenti da parte del coordinamento dei lavoratori in rapporto con le categorie e la confederazione regionale. Il tema della precarietà dei lavoratori dei servizi ( il 50% del totale in Toscana) della difficoltà ad una reale "presa in carico" dei disoccupati, del carico di burocrazia scollegata da una reale efficacia e le incertezze determinate dalla riforma istituzionale e dalla gestione di nuove campagne come la "garanzia giovani" sono state l'oggetto della giornata di dibattito di oggi.


"Il riordino e il potenziamento dei servizi per l'impiego sono una delle strade insieme al rilancio della domanda per un'efficace politica di contrasto alla disoccupazione che una gestione emergenziale come l'attuale certo non può garantire": così Daniele Quiriconi, segretario regionale con delega al mercato del lavoro.
"In Europa, ha detto tra l'altro, "ci sono esempi di centri per l'impiego che funzionano. Basti pensare che in una regione di dimensioni analoghe alla Toscana, la Renania Palatinato in Germania, gli addetti ai centri per l'impiego sono circa 5.200 (oltre 5 volte in più che in Toscana). Il risultato è un collocamento pubblico di circa il 33% di lavoratori contro un 3% della nostra realtà. Personale ridotto all'osso e per di più al 50% precario (dato toscano), non sono certo un buon viatico per un buon funzionamento".

"In tempo di crisi i centri per l'impiego intercettano la grande domanda di lavoro e questo li sottopone ad un alto rischio pregiudizio, il pregiudizio che siano inefficaci se non del tutto inutili": così Alessio Gramolati segretario generale della Cgil Toscana.
"Il problema", ha aggiunto, "è che la domanda che viene loro posta è impropria, non tocca a loro creare lavoro. Va da se che se il lavoro ci fosse, tornasse ad esserci, il loro ruolo sarebbe insostituibile, da qui la necessità di difenderli e rafforzarli.

"Che fare in tempo di crisi? Intanto strutturare il sistema dei servizi per l'impiego che non c'è nel nostro paese", Serena Sorrentino, segretaria nazionale della Cgil, ha le idee chiare in proposito.
"500 milioni spende l'Italia", aggiunge, "5 miliardi la Germania, 6.800 gli addetti da noi, tanti quanti nella sola Berlino. E' assolutamente necessario investire nelle politiche attive del lavoro, in tutte quelle politiche che possono riavviarlo". "E non mancherebbero", conclude, "neanche le risorse, sarebbe sufficiente accedere al fondo sociale europeo".


fonte:http://www.tosc.cgil.it/index.php?id_oggetto=36&id_cat=1&id_doc=1646&id_sez_ori=0&template_ori=1&&gtp=1

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