Verbale iniziativa “I servizi per l’impiego nella crisi economica” Firenze, 26 novembre 2013

Introduce Bartolini (CGIL) sottolineando l’opportunità di riflettere tutti insieme anche alla luce dell’istituzione del gruppo di missione presso il Ministero del Lavoro che si dovrà occupare della riforma.

Quiriconi (CGIL): è necessario fare il punto della situazione alla luce di un dibattito politico in cui manca un’idea strategica e coerente di riforma. Si ribadisce l’importanza del servizio pubblico per l’impiego che deve gestire le funzioni core. Alcune criticità che caratterizzano i CPI devono essere affrontate ad esempio anche destinando maggiori risorse (come sappiamo l’Italia spende meno di altri paesi europei). Per rispondere alla domanda che arriverà a SPI a seguito dell’azione Garanzia Giovani (ci si attende 50/60 mila giovani toscani) è necessario un intervento di potenziamento.
Tutto questo è messo in discussione dalla riforma delle Province, chi ne assolverà le funzioni?
La CGIL dovrebbe fare una vertenza generale per rispondere ai fallimenti della legge che regola il funzionamento del mercato del lavoro.
Bisogna anche contrastare la logiche delle gare al massimo ribasso che ha lasciato a casa i lavoratori dei CPI della Provincia di Massa – Carrara.
Chiediamo alla Regione di svolgere un ruolo più attivo in questa fase di transizione ed al Governo un ruolo di sostegno ai CPI.

Giomi (FP CGIL): sottolinea l’inadeguatezza dei CPI non rispetto all’incapacità bensì alla scarsità di investimenti strutturali che incidono anche negativamente sulle politiche del personale (60% degli operatori sono precari in Toscana).
16 persone a Massa – Carrara hanno perso il lavoro a seguito dell’appalto dei SPI, un appalto che ha privilegiato il ribasso economico. Lo stesso rischio corrono i lavoratori e le lavoratrici del Circondario Empolese Valdelsa a cui sta scadendo il contratto.

Carradori (precaria CPI Provincia di Pistoia): evidenzia la presenza a Pistoia di precari con contratto a tempo determinato da circa 10 anni (42 precari tra Lavoro, Formazione e Istruzione), il cui il contratto scadrà nel 2015.
La cosa più drammatica è che, nonostante alcune persone avessero i requisiti (definiti dal decreto 101) per poter essere stabilizzate a domanda non è stato possibile intraprendere alcuna iniziativa stante il blocco delle assunzioni imposto alle Province. Tale blocco è da ritenersi iniquo ed anticostituzionale poiché pone differenziazioni fondamentali a fronte del possesso degli stessi requisiti. Si chiede alla Regione di farsi portatrice nelle sedi appropriate delle richieste sulla costituzionalità dell’articolo e che i diritti maturati dai rapporti di lavoro con la Provincia non vadano persi, qualora si arrivasse alla formalizzazione del passaggio alla Regione.
Un ultima riflessione riguarda le Province in cui si stanno facendo gare di appalto, vinte giocando sulla professionalità di lavoratori come ad esempio Massa – Carrara. E’ necessario che la Regione stabilisca delle regole di base riguardo alle garanzia minime anche retributive, che devono essere riconosciute ai lavoratori ed alle lavoratrici.

Cotta (CPI Provincia di Livorno): è in atto da alcuni anni un attacco forte ed una campagna denigratoria nei confronti dei dipendenti della pubblica amministrazione e questo è evidente anche nel dibattito sulle Province e sul futuro dei dipendenti (anche precari). La campagna di denigrazione rappresenta un attacco nei confronto dei servizi pubblici da parte di operatori privati che vorrebbero gestire le risorse del FSE. I bassi livelli di intermediazione tra D/O che spesso vengono citati negli articoli dei quotidiani quale motivo principale di attacco ai servizi pubblici (ad esempio articolo di Rizzo sul Corriere della Sera), sono frutto di una serie di fenomeni non da ultimo la presenza del sommerso (stimata al 21% del PIL) e la sottovalutazione delle molte attività e PAL che i CPI erogano.
La contrazione delle risorse a cui si è assistito in questi anni ha messo in discussione anche l’attività di stabilizzazione e di garanzia per i lavoratori impegnati nei CPI della Provincia di Livorno. Se nel 2008 sono stati stabilizzati alcuni lavoratori e lavoratrici, dal 2010 la tendenza si è invertita ed è stato necessario fare a meno dei consulenti psicologi (che si sono trasformati in facilitatori) e ridurre gli orari di lavoro a 26 ore settimanali (dalle 36 ore precedenti).
Si chiede alla Regione di svolgere un ruolo più attivo in particolare si sottolinea la necessita di uniformare i servizi, altrimenti si potrebbe andare incontro a situazioni come quella di Massa – Carrara.

Bonafede (precaria CPI del CEV): denuncia la situazione di preoccupazione dei precari alla scadenza del contratto (31 dicembre 2013) ed il “rimpallo” tra l’Unione dei Comuni e la Provincia che non vogliono farsi carico di tale situazione che rischia di vedere i SPI chiusi dal 2 gennaio 2014. Si chiede alla Regione un’attività di mediazione nella soluzione del problema.

Simona (FIL di Prato): è necessario riflettere su tre punti:
  1. è in atto un attacco ai SPI pubblici, una campagna di denigrazione che offende i lavoratori
  2. vi è una profonda incertezza sui CPI e sul futuro dei lavoratori
  3. è in atto un attacco nei confronti delle società in house senza distinzioni, senza riflettere sulle diverse realtà.
A tale proposito si chiedono tutele per i lavoratori delle società in house e rispetto delle specificità territoriali. Al sindacato viene richiesto di dettare le regole del gioco e non di arrivare quando i giochi sono già stati fatti.

Trinchera (precario CPI Provincia di Firenze): partendo dall’articolo di Rizzo, sottolinea la campagna denigratoria in atto nei confronti dei SPI pubblici (il privato comunque non presenta situazioni di eccellenza), delle Province e dei lavoratori, ponendo l’accento comunque sull’importanza di servizi per il lavoro gratuiti ed accessibili a tutti.
La politica ed il sindacato ad oggi non hanno messo in atto azioni serie per contrastare questo attacco e per rilanciare l’importanza di servizi per il lavoro e della formazioni pubblici. A tale proposito è importante fare un’analisi critica ma anche di promozione perché a volte la cittadinanza non conosce pienamente i servizi erogati dalle Province.
Ricorda la costituzione di un coordinamento regionale dei precari nel corso del 2013 e l’avvio di un coordinamento nazionale. Questo a seguito della sensazione di solitudine ed abbandono percepita dai precari in questa lotta che, viene sottolineato, non è solo una lotta per la difesa del posto di lavoro e per la stabilizzazione, ma è anche la lotta per la difesa dei servizi pubblici per il lavoro.

Maurizio (referente Agenzia per il lavoro): si comunica che è stato costituito un tavolo tecnico delle agenzie che condividono il modello toscano di servizio pubblico per l’impiego e l’importanza di non disperdere l’esperienza degli operatori.

Del Vecchio (NIDIL CGIL Massa – Carrara): denuncia la vicenda di Massa – Carrara che sta appaltando il core dei SPI, e pertanto non è rafforzando ma indebolendo il ruolo pubblico. Nel contempo sta buttando via un patrimonio di professionalità ed esperienze maturate in questi anni dagli operatori/consulenti a partita IVA che per più di dieci anni hanno lavorato per la Provincia contribuendo a costruire i servizi per l’impiego.
La responsabilità è della politica che ha permesso tutto questo ma anche del mancato ruolo di coordinamento e di controllo da parte della Regione.
Questo sta accadendo a seguito di una gara d’appalto che ha privilegiato il ribasso: l’aggiudicataria ha infatti vinto grazie ad un ribasso di 50 mila euro acquisendo punti sull’offerta tecnica dell’avversaria che presentava un punteggio superiore di più di 10 punti, questo grazie alla presenza dei CV di tutti i lavoratori che in questi anni hanno svolto la propria attività presso il CPI di Massa. Persone che hanno scelto la società in base alle migliori garanzie offerte in termini di diritti e di retribuzioni, messe nero su bianco in un precontratto.
Ciò deve fare riflettere su questo tipo di operazioni che ledono non solo la dignità dei lavoratori ma anche la qualità dei servizi.

Simoncini (Assessore Regionale Lavoro della Toscana): si sottolinea la confusione istituzionale, creata dal riordino Monti delle Province, azzerato dalla sentenza della Corte Costituzionale. Forse entro dicembre arriverà la decisione sull’esistenza o meno delle Province e sulle competenze.
Ieri il Parlamento ha approvato la ripartizione del budget per i fondi strutturali 2014 – 2020 che sarà pubblicato entro il 31 dicembre, per questo il 2014 sarà un anno vuoto dal punto di vista dei fondi strutturali. A tale proposito la Regione sta mettendo in campo 85 milioni di euro come anticipazione per i fondi strutturali, al fine di garantire una continuità delle attività e dei contratti.
Quale futuro per i CPI? Il sistema attuale non regge e non per quello che scrivono i giornali. Senza dubbio ci deve essere un’integrazione tra pubblico e privato, in cui sia garantito un ruolo centrale di governo e di controllo pubblico.
Non regge un sistema in cui metà dei lavoratori non hanno certezze, in cui non è garantita la continuità nel tempo, i servizi pubblici per funzionare devono avere prima di tutto una pianta organica stabile.
Inoltre non può funzionare un sistema in cui esistono 110 realtà e modi di organizzare i CPI, come accade in Italia (10 soltanto in Toscana).
Anche nelle realtà in cui si intermedia di più non vengono raggiunte le medie di altri paesi semplicemente perché nel nostro paese si spende molto meno.
Il tema dell’organizzazione dei servizi al lavoro non è rinviabile. La Giunta Regionale nel DPEF 2014 ha stabilito cosa ha intenzione di fare qualora si vada al superamento delle Province. L’idea è quella di un’Agenzia Regionale per il lavoro che dovrebbe essere parte di un sistema nazionale (agenzia nazionale). A tale proposito è necessario stabilire, a livello nazionale, i livelli minimi di prestazioni a cui si devono associare le minime piante organiche garantite.
L’Agenzia Nazionale deve svolgere funzioni di supporto e di sostituzione nei confronti delle regioni che non riescono a svolgere bene le loro attività.
Nell’agenzia regionale per il lavoro confluiranno i dipendenti delle Province e degli appalti in essere nella fase transitoria. Obiettivo del 2015 è pertanto quello di far partire l’Agenzia regionale con i CPI concepiti come strutture operative anche in grado di rilevare i fabbisogni formativi. Per fare tutto questo ed essere in grado di attivare la Garanzia Giovani, è necessario avere risorse aggiuntive anche in termini di personale.
Ovviamente non realistica l’attuazione del disegno di legge Del Rio laddove ipotizza un ruolo dei Comuni. Il superamento delle Province ed il passaggio di competenze necessita un incremento di risorse a disposizione.
Si prende atto delle segnalazioni fatte in particolare da parte dei lavoratori e delle lavoratrici di Empoli, a tal proposito si comunica che, a seguito dell’assegnazione delle risorse all’Unione dei Comuni, la situazione è risolta. Verrà comunque fatta una verifica con il Presidente.

Serena Sorrentino (segreteria nazionale Cgil) Ha fatto un'analisi puntuale del servizi al lavoro, ha chiarito come tagliare la spesa pubblica abbia due ricadute immediate: taglio dell'organico e spostamento della possibilità di avere quel servizio sul mercato.
Lei ritiene che i servizi per il lavoro siano i più innovativi tra i servizi pubblici.
Secondo analisi economiche si prevede che il 2014 sarà peggiore del 2013, e avremo una perdita ancora maggiore di posti di lavoro. Investire sul servizio pubblico è il primo fattore anticiclico, cioè permette di iniziare ad invertire le crisi.
Le politiche di incentivi alle assunzioni non hanno prodotto niente, la disoccupazione sarà ridotta solo da un aumento della domanda di lavoro. Il problema di oggi è la costruzione di politiche che invertono la tendenza in atto e c’è un disorientamento generale a questo proposito, si parla di tagli senza pensare a come poi saranno organizzate le funzioni. I servizi per il lavoro sono politiche articolate, per questo si parla di governance: vanno dalla presa in carico, all’orientamento, alle politiche formative ecc, una gamma di servizi che presuppone il possesso di tutta una serie di competenze.
La CGIL intende inoltre parlare di livelli essenziali, non di livelli minimi. Rispetto ad un’Agenzia nazionale la CGIL chiederà degli standard sui livelli di accreditamento, sulla garanzia di finanziamento (non soltanto dalla programmazione FSE), su i livelli essenziali.
A livello ministeriale si hanno idea poco chiare su come “gestire” i servizi soprattutto in previsione della “Garanzie per i Giovani”, che l'Europa ha vincolato al servizio pubblico, per ora sono previste due azioni da proporre i Tirocini e la Carta del Lavoratore, cioè una specie di Libretto Formativo, non è possibile estendere a tutta Italia la sperimentazione del Libretto (che stiamo facendo anche in Toscana) perchè i sistemi operativi sono completamente diversi, visto che in Italia ci sono 110 modelli di servizi al lavoro e solo in Toscana sono 10.
L’UE dà indicazioni sul fatto che chi sperimenta la “Garanzia per i Giovani” ha l’obbligo di potenziare i servizi per il lavoro e l’idea del Governo è che su tale programma si va a misurare la riorganizzazione dei servizi per il lavoro, ma si tratta piuttosto di un segmento minimale che fa riferimento a risorse straordinarie che non potranno essere continuative nel tempo.
È necessario ampliare l’offerta dei servizi pubblici per il lavoro, aumentare la qualità del pubblico farà aumentare anche la qualità del privato concorrente. Ed è necessario convincere le imprese: i servizi per il lavoro sono servizi qualificati, innovativi e sono rivolti a lavoratori ed imprese.

Coordinamento Precari in Provincia

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