Introduce Bartolini (CGIL) sottolineando
l’opportunità di riflettere tutti insieme anche alla luce
dell’istituzione del gruppo di missione presso il Ministero del
Lavoro che si dovrà occupare della riforma.
Quiriconi (CGIL): è necessario fare il
punto della situazione alla luce di un dibattito politico in cui
manca un’idea strategica e coerente di riforma. Si ribadisce
l’importanza del servizio pubblico per l’impiego che deve gestire
le funzioni core. Alcune criticità che caratterizzano i CPI devono
essere affrontate ad esempio anche destinando maggiori risorse (come
sappiamo l’Italia spende meno di altri paesi europei). Per
rispondere alla domanda che arriverà a SPI a seguito dell’azione
Garanzia Giovani (ci si attende 50/60 mila giovani toscani) è
necessario un intervento di potenziamento.
Tutto questo è messo in discussione dalla riforma
delle Province, chi ne assolverà le funzioni?
La CGIL dovrebbe fare una vertenza generale per
rispondere ai fallimenti della legge che regola il funzionamento del
mercato del lavoro.
Bisogna anche contrastare la logiche delle gare al
massimo ribasso che ha lasciato a casa i lavoratori dei CPI della
Provincia di Massa – Carrara.
Chiediamo alla Regione di svolgere un ruolo più
attivo in questa fase di transizione ed al Governo un ruolo di
sostegno ai CPI.
Giomi (FP CGIL): sottolinea l’inadeguatezza
dei CPI non rispetto all’incapacità bensì alla scarsità di
investimenti strutturali che incidono anche negativamente sulle
politiche del personale (60% degli operatori sono precari in
Toscana).
16 persone a Massa – Carrara hanno perso il lavoro
a seguito dell’appalto dei SPI, un appalto che ha privilegiato il
ribasso economico. Lo stesso rischio corrono i lavoratori e le
lavoratrici del Circondario Empolese Valdelsa a cui sta scadendo il
contratto.
Carradori (precaria CPI Provincia di Pistoia):
evidenzia la presenza a Pistoia di precari con contratto a
tempo determinato da circa 10 anni (42 precari tra Lavoro, Formazione
e Istruzione), il cui il contratto scadrà nel 2015.
La cosa più drammatica è che, nonostante alcune persone avessero
i requisiti (definiti dal decreto 101) per poter essere stabilizzate
a domanda non è stato possibile intraprendere alcuna iniziativa
stante il blocco delle assunzioni imposto alle Province. Tale blocco
è da ritenersi iniquo ed anticostituzionale poiché pone
differenziazioni fondamentali a fronte del possesso degli stessi
requisiti. Si chiede alla Regione di farsi portatrice nelle sedi
appropriate delle richieste sulla costituzionalità dell’articolo e
che i diritti maturati dai rapporti di lavoro con la Provincia non
vadano persi, qualora si arrivasse alla formalizzazione del passaggio
alla Regione.
Un ultima riflessione riguarda le Province in cui si stanno
facendo gare di appalto, vinte giocando sulla professionalità di
lavoratori come ad esempio Massa – Carrara. E’ necessario che la
Regione stabilisca delle regole di base riguardo alle garanzia minime
anche retributive, che devono essere riconosciute ai lavoratori ed
alle lavoratrici.
Cotta (CPI Provincia di Livorno): è in atto da alcuni anni
un attacco forte ed una campagna denigratoria nei confronti dei
dipendenti della pubblica amministrazione e questo è evidente anche
nel dibattito sulle Province e sul futuro dei dipendenti (anche
precari). La campagna di denigrazione rappresenta un attacco nei
confronto dei servizi pubblici da parte di operatori privati che
vorrebbero gestire le risorse del FSE. I bassi livelli di
intermediazione tra D/O che spesso vengono citati negli articoli dei
quotidiani quale motivo principale di attacco ai servizi pubblici (ad
esempio articolo di Rizzo sul Corriere della Sera), sono frutto di
una serie di fenomeni non da ultimo la presenza del sommerso (stimata
al 21% del PIL) e la sottovalutazione delle molte attività e PAL
che i CPI erogano.
La contrazione delle risorse a cui si è assistito in questi anni
ha messo in discussione anche l’attività di stabilizzazione e di
garanzia per i lavoratori impegnati nei CPI della Provincia di
Livorno. Se nel 2008 sono stati stabilizzati alcuni lavoratori e
lavoratrici, dal 2010 la tendenza si è invertita ed è stato
necessario fare a meno dei consulenti psicologi (che si sono
trasformati in facilitatori) e ridurre gli orari di lavoro a 26 ore
settimanali (dalle 36 ore precedenti).
Si chiede alla Regione di svolgere un ruolo più attivo in
particolare si sottolinea la necessita di uniformare i servizi,
altrimenti si potrebbe andare incontro a situazioni come quella di
Massa – Carrara.
Bonafede (precaria CPI del CEV): denuncia la situazione di
preoccupazione dei precari alla scadenza del contratto (31 dicembre
2013) ed il “rimpallo” tra l’Unione dei Comuni e la Provincia
che non vogliono farsi carico di tale situazione che rischia di
vedere i SPI chiusi dal 2 gennaio 2014. Si chiede alla Regione
un’attività di mediazione nella soluzione del problema.
Simona (FIL di Prato): è necessario riflettere su tre
punti:
- è in atto un attacco ai SPI pubblici, una campagna di denigrazione che offende i lavoratori
- vi è una profonda incertezza sui CPI e sul futuro dei lavoratori
- è in atto un attacco nei confronti delle società in house senza distinzioni, senza riflettere sulle diverse realtà.
A tale proposito si chiedono tutele
per i lavoratori delle società in house e rispetto delle specificità
territoriali. Al sindacato viene richiesto di dettare le regole del
gioco e non di arrivare quando i giochi sono già stati fatti.
Trinchera (precario CPI Provincia di Firenze): partendo
dall’articolo di Rizzo, sottolinea la campagna denigratoria in atto
nei confronti dei SPI pubblici (il privato comunque non presenta
situazioni di eccellenza), delle Province e dei lavoratori, ponendo
l’accento comunque sull’importanza di servizi per il lavoro
gratuiti ed accessibili a tutti.
La politica ed il sindacato ad oggi non hanno messo in atto azioni
serie per contrastare questo attacco e per rilanciare l’importanza
di servizi per il lavoro e della formazioni pubblici. A tale
proposito è importante fare un’analisi critica ma anche di
promozione perché a volte la cittadinanza non conosce pienamente i
servizi erogati dalle Province.
Ricorda la costituzione di un coordinamento regionale dei precari
nel corso del 2013 e l’avvio di un coordinamento nazionale. Questo
a seguito della sensazione di solitudine ed abbandono percepita dai
precari in questa lotta che, viene sottolineato, non è solo una
lotta per la difesa del posto di lavoro e per la stabilizzazione, ma
è anche la lotta per la difesa dei servizi pubblici per il lavoro.
Maurizio (referente Agenzia per il lavoro): si comunica
che è stato costituito un tavolo tecnico delle agenzie che
condividono il modello toscano di servizio pubblico per l’impiego e
l’importanza di non disperdere l’esperienza degli operatori.
Del Vecchio (NIDIL CGIL Massa – Carrara):
denuncia la vicenda di Massa – Carrara che sta appaltando il
core dei SPI, e pertanto non è rafforzando ma indebolendo il ruolo
pubblico. Nel contempo sta buttando via un patrimonio di
professionalità ed esperienze maturate in questi anni dagli
operatori/consulenti a partita IVA che per più di dieci anni hanno
lavorato per la Provincia contribuendo a costruire i servizi per
l’impiego.
La responsabilità è della politica che ha permesso
tutto questo ma anche del mancato ruolo di coordinamento e di
controllo da parte della Regione.
Questo sta accadendo a seguito di una gara d’appalto
che ha privilegiato il ribasso: l’aggiudicataria ha infatti vinto
grazie ad un ribasso di 50 mila euro acquisendo punti sull’offerta
tecnica dell’avversaria che presentava un punteggio superiore di
più di 10 punti, questo grazie alla presenza dei CV di tutti i
lavoratori che in questi anni hanno svolto la propria attività
presso il CPI di Massa. Persone che hanno scelto la società in base
alle migliori garanzie offerte in termini di diritti e di
retribuzioni, messe nero su bianco in un precontratto.
Ciò deve fare riflettere su questo tipo di
operazioni che ledono non solo la dignità dei lavoratori ma anche la
qualità dei servizi.
Simoncini (Assessore Regionale Lavoro della
Toscana): si sottolinea la confusione istituzionale, creata dal
riordino Monti delle Province, azzerato dalla sentenza della Corte
Costituzionale. Forse entro dicembre arriverà la decisione
sull’esistenza o meno delle Province e sulle competenze.
Ieri il Parlamento ha approvato la ripartizione del
budget per i fondi strutturali 2014 – 2020 che sarà pubblicato
entro il 31 dicembre, per questo il 2014 sarà un anno vuoto dal
punto di vista dei fondi strutturali. A tale proposito la Regione sta
mettendo in campo 85 milioni di euro come anticipazione per i fondi
strutturali, al fine di garantire una continuità delle attività e
dei contratti.
Quale futuro per i CPI? Il sistema attuale non regge e non per
quello che scrivono i giornali. Senza dubbio ci deve essere
un’integrazione tra pubblico e privato, in cui sia garantito un
ruolo centrale di governo e di controllo pubblico.
Non regge un sistema in cui metà dei lavoratori non
hanno certezze, in cui non è garantita la continuità nel tempo, i
servizi pubblici per funzionare devono avere prima di tutto una
pianta organica stabile.
Inoltre non può funzionare un sistema in cui
esistono 110 realtà e modi di organizzare i CPI, come accade in
Italia (10 soltanto in Toscana).
Anche nelle realtà in cui si intermedia di più non
vengono raggiunte le medie di altri paesi semplicemente perché nel
nostro paese si spende molto meno.
Il tema dell’organizzazione dei servizi al lavoro
non è rinviabile. La Giunta Regionale nel DPEF 2014 ha stabilito
cosa ha intenzione di fare qualora si vada al superamento delle
Province. L’idea è quella di un’Agenzia Regionale per il lavoro
che dovrebbe essere parte di un sistema nazionale (agenzia
nazionale). A tale proposito è necessario stabilire, a livello
nazionale, i livelli minimi di prestazioni a cui si devono associare
le minime piante organiche garantite.
L’Agenzia Nazionale deve svolgere funzioni di
supporto e di sostituzione nei confronti delle regioni che non
riescono a svolgere bene le loro attività.
Nell’agenzia regionale per il lavoro confluiranno
i dipendenti delle Province e degli appalti in essere nella fase
transitoria. Obiettivo del 2015 è pertanto quello di far partire
l’Agenzia regionale con i CPI concepiti come strutture operative
anche in grado di rilevare i fabbisogni formativi. Per fare tutto
questo ed essere in grado di attivare la Garanzia Giovani, è
necessario avere risorse aggiuntive anche in termini di personale.
Ovviamente non realistica l’attuazione del disegno
di legge Del Rio laddove ipotizza un ruolo dei Comuni. Il superamento
delle Province ed il passaggio di competenze necessita un incremento
di risorse a disposizione.
Si prende atto delle segnalazioni fatte in
particolare da parte dei lavoratori e delle lavoratrici di Empoli, a
tal proposito si comunica che, a seguito dell’assegnazione delle
risorse all’Unione dei Comuni, la situazione è risolta. Verrà
comunque fatta una verifica con il Presidente.
Serena Sorrentino (segreteria nazionale Cgil)
Ha fatto un'analisi puntuale del servizi al lavoro, ha chiarito come
tagliare la spesa pubblica abbia due ricadute immediate: taglio
dell'organico e spostamento della possibilità di avere quel servizio
sul mercato.
Lei ritiene che i servizi per il lavoro siano i più
innovativi tra i servizi pubblici.
Secondo analisi economiche si prevede che il 2014
sarà peggiore del 2013, e avremo una perdita ancora maggiore di
posti di lavoro. Investire sul servizio pubblico è il primo fattore
anticiclico, cioè permette di iniziare ad invertire le crisi.
Le politiche di incentivi alle assunzioni
non hanno prodotto niente, la disoccupazione sarà ridotta solo da un
aumento della domanda di lavoro. Il problema di oggi è la
costruzione di politiche che invertono la tendenza in atto e c’è
un disorientamento generale a questo proposito, si parla di tagli
senza pensare a come poi saranno organizzate le funzioni. I servizi
per il lavoro sono politiche articolate, per questo si parla di
governance: vanno dalla presa in carico, all’orientamento, alle
politiche formative ecc, una gamma di servizi che presuppone il
possesso di tutta una serie di competenze.
La CGIL intende inoltre parlare di livelli
essenziali, non di livelli minimi. Rispetto ad un’Agenzia nazionale
la CGIL chiederà degli standard sui livelli di accreditamento, sulla
garanzia di finanziamento (non soltanto dalla programmazione FSE), su
i livelli essenziali.
A livello ministeriale si hanno idea poco
chiare su come “gestire” i servizi soprattutto in previsione
della “Garanzie per i Giovani”, che l'Europa ha vincolato al
servizio pubblico, per ora sono previste due azioni da proporre i
Tirocini e la Carta del Lavoratore, cioè una specie di Libretto
Formativo, non è possibile estendere a tutta Italia la
sperimentazione del Libretto (che stiamo facendo anche in Toscana)
perchè i sistemi operativi sono completamente diversi, visto che in
Italia ci sono 110 modelli di servizi al lavoro e solo in Toscana
sono 10.
L’UE dà indicazioni sul fatto che chi
sperimenta la “Garanzia per i Giovani” ha l’obbligo di
potenziare i servizi per il lavoro e l’idea del Governo è che su
tale programma si va a misurare la riorganizzazione dei servizi per
il lavoro, ma si tratta piuttosto di un segmento minimale che fa
riferimento a risorse straordinarie che non potranno essere
continuative nel tempo.
È necessario ampliare l’offerta dei
servizi pubblici per il lavoro, aumentare la qualità del pubblico
farà aumentare anche la qualità del privato concorrente. Ed è
necessario convincere le imprese: i servizi per il lavoro sono
servizi qualificati, innovativi e sono rivolti a lavoratori ed
imprese.
Coordinamento Precari in Provincia
Coordinamento Precari in Provincia
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