Manovra: misure relative ai centri per l'impiego

Le anticipazioni sulla prossima legge di bilancio nelle agenzie di stampa

Le Regioni, le agenzie o gli enti regionali costituiti per la gestione dei servizi per l'impiego e l'Anpal potranno trasformare i contratti a tempo indeterminato a indeterminato in deroga ai blocchi previsti dalla normativa. Lo prevederebbe una nuova bozza della legge di Bilancio. secondo quanto riportato dall'agenzia Public Policy sul documento di manovra è però ancora in corso il lavoro di limatura da parte dei tecnici. Inoltre, la stessa norma prevede che i contratti di lavoro a tempo determinato in essere alla data di entrata in vigore della manovra possono essere prorogati fino alla conclusione delle procedure di trasformazione dei contratti in indeterminato.
Sempre nell'ottica di superare il precariato del personale dei centri per l'impiego, la manovra prevede che le Regioni, le agenzie o gli enti regionali costituiti per la gestione dei servizi per l'impiego succedono nei rapporti di lavoro a tempo determinato e di collaborazione coordinata e continuativa in essere alla data di entrata in vigore della manovra per lo svolgimento delle relative funzioni.
Per entrambe le misure, i trasferimenti alle Regioni - sempre secondo quanto riportato dallì'agenzia public policy - sono incrementati di 15,79 milioni di euro. Per la sola stabilizzazione dei precari, i trasferimenti dal ministero del Lavoro all'Anpal sono incrementati, a decorrere dal 2018, di 2,81 milioni di euro. Le risorse totali, che dovrebbe valere su fondi Mef, ammontano quindi a 18,6 milioni. Rifinanziate le misure in materia di credito di imposta per il Sud. L'autorizzazione di spesa relativa al credito di imposta concesso alle imprese che effettuano l'acquisizione di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive, si legge in una bozza della Legge di Bilancio, è incrementata per un importo pari a 200 milioni di euro per l'anno 2018 e 100 milioni di euro per l'anno 2019. Agli oneri derivanti dal periodo precedente si provvede mediante risorse del Fondo Sviluppo e Coesione.
La misura che prevede l'ampliamento del credito di imposta per l'acquisizione di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni meno sviluppate e delle regioni in transizione, si legge nella relazione illustrativa secondo quanto riportato dall' agenzia adnkronos - , "si è dimostrata un proficuo strumento per la crescita delle imprese ubicate nel Sud, contribuendo positivamente all'apporto di quelle regioni alla crescita del pil nazionale". È stimabile che a seguito dell'ampliamento della misura, introdotto dalla legge n. 208 del 2015, "2.969 nuove unità produttive abbiano proposto piani di investimento agevolati. Pertanto si ritiene opportuno rifinanziare la norma per gli anni 2018 e 2019 per consentire una continuità di sviluppo degli investimenti con indubbi effetti anche a livello occupazionale".
Per quanto riguarda il governo della spesa pubblica l'Aifa entro fine gennaio 2018 dovrà adottare - secondo le anticipazioni di Public Policy - le Determinazioni con il ripiano dell'eventuale superamento del tetto della spesa farmaceutica territoriale e del tetto della spesa farmaceutica ospedaliera per l'anno 2016, per consentire alle Regioni di incassare, come previsto dalla vigente normativa, le somme loro spettanti versate dalle aziende farmaceutiche a titolo di payback.
L'Aifa, secondo le anticipazioni sulla bozza, questa volta diffuse dall'Agi, successivamente dovrà concludere le transazioni avviate con le aziende farmaceutiche titolari di autorizzazione all'immissione in commercio di medicinali (Aic) relative ai contenziosi derivanti dall'applicazione della manovra di ripiano dello sfondamento della spesa farmaceutica 2013-2015, prevista dal dl Enti locali di giugno 2016, ancora pendenti al 31 dicembre 2017.
Un obiettivo della legge di bilancio potrebbe essere quello di portare dal 50% al 100% l'esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato, effettuate nel 2018, di giovani entro i 29 anni, per le regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna).  La misura (secondo quanto riportato da Public policy) prende le mosse dall'altra misura inserita nella legge di Bilancio per la decontribuzione al 50% per l'assunzione di giovani under 30 su tutto il territorio nazionale. Dunque se i giovani assunti saranno in una delle regioni del Sud la decontribuzione sarà totale, nell'ambito dei Programmi operativi nazionali cofinanziati dal Fondo sociale europeo.
La Strategia nazionale delle aree interne (Snai) sarà probabilmente integrata con il finanziamento di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 e 31,18 milioni di euro per il 2021- sempre secondo la bozza anticipata da Public Policy.  La Strategia nazionale delle aree interne, compresa nel Piano nazionale di riforma e facente parte dellaccordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei, dispone a legislazione vigente di 190 milioni di euro. "Tali disponibilità servono a coprire le necessità di 48 aree - spiega la relazione illustrativa - I finanziamenti nazionali assicurano un effetto leva sui corrispondenti finanziamenti comunitari appositamente messi a disposizione delle aree selezionate dalle regioni. A metà del periodo di programmazione emerge un fabbisogno complessivo di 281, 18 milioni di euro per concludere limpegno assunto con le regioni e i sindaci del complesso delle 72 aree selezionate nella Snai.
Un Fondo di 150 milioni per sostenere lo sviluppo delle Pmi nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Lo prevede una bozza della manovra finanziaria, presa in visione da Public Policy. La gestione del fondo sarà affidata all'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa (Invitalia) che potrà avvalersi anche della Banca del Mezzogiorno. Il Fondo potrà inoltre avvalersi dellapporto di capitale di investitori pubblici e privati e opererà investendo nel capitale delle imprese, unitamente e contestualmente a investitori privati indipendenti. "L'investimento nel capitale di ciascuna impresa target è finanziato, per almeno il 50% - si legge - da risorse apportate dai predetti investitori privati indipendenti, individuati attraverso una procedura aperta e trasparente".
Il Fondo potrà anche investire in fondi privati di investimento mobiliare chiuso (Oicr), che realizzano investimenti in piccole e medie imprese del Mezzogiorno. Demandare alla convenzione tra presidenza del Consiglio dei ministri e Invitalia la puntuale definizione degli oneri da riconoscere a quest'ultima per l'attuazione della norma denominata "Resto al Sud", contenuta nell'ultimo decreto Mezzogiorno varato dal Governo.
Lo prevede una bozza della manovra finanziaria, presa in visione da Public Policy. Attualmente la norma prevede un ristoro dell'1% del finanziamento complessivo della misura, che rischiava di essere insufficiente per consentire a Invitalia di svolgere tutti i compiti necessari all'attuazione della misura a favore dell'occupazione giovanile nelle Regioni del Sud. La relazione illustrativa spiega che il decreto attuativo della misura è "in corso di emanazione".
Molto critici i primi commenti di Massimo Garavaglia, assessore della Regione Lombardia e coordinatore della Commissione affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle province autonome "Altro che autonomia, le risorse vanno a Roma, che poi decide se e come farle ritornare". Fra le maggiori ciriticità secondo Garavaglia c'è il fatto che "viene rinviata fino addirittura al 2020 la fiscalizzazione, cioè la norma esistente, che prevede che le Regioni si finanzino, trattenendo quote di imposte. Cosi' come rinvia al 2020 la Tesoreria unica". L'assessore della giunta lombarda analizza cosi' gli effetti che tale manovra avra' sull'apparato regionale: "Per quanto riguarda i tagli siamo oltre i 400 milioni di euro, vale a dire che quasi la meta' del bollo auto incassato va a Roma, e questo esclusa la sanita'". Per la parte sanitaria, invece, le cose a detta di Garavaglia "vanno se possibile anche peggio". Questo perché "non ci sono risorse per i contratti e questo è un peccato". D'altronde "dopo 10 anni - spiega l'assessore - eravamo pronti al rinnovo, ma non c'e' un euro. Nulla neppure sulla possibilita' di assumere personale, resta quindi la regola per cui dovremmo addirittura ridurre il personale rispetto alla spesa del 2001", che per Garavaglia è semplicemente "una follia. Una follia - conclude - pensare di ridurre la spesa rispetto a un dato di 16 anni fa".


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