Inchiesta. Terra di mezzo o terra di nessuno? Precarie dei Centri per l’impiego della Valdinievole

Il Centro per l’impiego di Monsummano Terme non si trova in una via qualunque.
Digitiamo, infatti, con un po’ di riverenza: Luciano Lama, ma il navigatore auto, decisamente ignorante, non riconosce il nome del segretario generale della Cgil per tutti gli anni settanta e per la prima metà del decennio successivo. Per fortuna i cartelli gialli e verdi che segnalano, alla vecchia maniera, il Centro per l’Impiego, sono molto puntuali e non faccio fatica a raggiungere la struttura.
Mancano pochi minuti alla chiusura della pausa pranzo, gli ultimi utenti stanno uscendo proprio al nostro arrivo. Abbiamo il tempo di guardarci intorno, raccogliere un po’ di depliant informativi, sbirciare le bacheche di offerte di lavoro e tirocinio, fotografare le teche di antiche macchine da lavoro che sono esposte nella sala d’aspetto.
I sorrisi di Paola, Micaela, Valentina sono subito contagiosi e non facciamo fatica ad iniziare il nostro dialogo, rigorosamente fuori dai locali, perché: “non abbiamo fatto in tempo a chiedere il permesso”.
Paola Carradori fa parte della Rsu e lavora al Centro per l’impiego di Pescia. Collabora con il sistema dei Cpi da oltre tredici anni, in particolare per le attività di orientamento e tirocinio. Anche lei è passata dal “mitologico” concorso del 2008, quello che doveva portare alla progressiva agognata “stabilizzazione” e che, invece, è sfociato nella crisi delle Province e nelle proroghe provvisorie che hanno lasciato tutti in sospeso.
Abbiamo fatto di tutto – racconta Carradori – occupato la Provincia, registrato, proprio qui a Monsummano, un flash mob di lavoratori e lavoratrici, marcato ogni presenza di tutti i politici interessati alla situazione dei Cpi”.
Racconta Valentina De Luca, Cpi di Monsummano: “Quando abbiamo iniziato a collaborare con la struttura, ad inizio anni duemila, era quasi tutto da costruire, non esisteva nemmeno la modulistica o un efficace sistema internet.” Esperta di processi formativi e laureata in Scienze dell’educazione, racconta di come i Cpi siano stati un punto di osservazione molto importante nella crisi di questi anni per il territorio. “Ci è arrivato addosso il boom della gestione della cassa integrazione in deroga e della promozione delle politiche attive per conto della Regione Toscana. I nostri sportelli sono stati presi d’assalto, un assedio ora ridotto dallo stringersi delle maglie di concessione di questo tipo di ammortizzatori sociali”.
I nostri servizi – spiega Micaela Rodriguez – anche lei in forza a Monsummano .- sono polifunzionali e prendono in carico in primis le persone, in un’ottica qualitativa, non solo quantitativa”.
Dalle sue parole si possono intuire le risposte implicite alle maggiori critiche ai Centri per l’impiego in Italia, accusati di “intermediare” solo il 3% delle transizioni lavorative. In realtà la situazione è notoriamente frammentata e a macchia di leopardo. A fronte di situazioni indifendibili, ci sono molte realtà, soprattutto nel Centro Nord del Paese, che funzionano, pur in condizioni di carenza di risorse, progettualità, organico. Se ne è accorta anche la Commissione Europea che, nelle raccomandazioni all’Italia di quest’anno, ha reiterato la necessità di rafforzare i servizi per l’impiego nel nostro paese e ha censurato il fatto, molto esemplificativo, che, a fronte di 50.000 operatori in Francia e di 80.000 nel Regno Unito, nei Cpi siano impiegate, in tutto il paese, meno di 9.000 persone.
Rodriguez commenta con un sorriso amaro la recente proposta del Ministro Poletti di assumere nei servizi all’impiego riformati altri mille precari: “Non siamo certo noi a protestare per questo, ma ci sembra che parallelamente andrebbero strutturati e migliorati i servizi esistenti e stabilizzati i precari che noi definiamo… preistorici”.
Ma vogliamo capire meglio, andare oltre i sorrisi delle operatrici e attacchiamo: come rispondete alle critiche, a chi vi accusa di essere autoreferenziali e poco efficaci?
Abbiamo raccolto centinaia di articoli contri i Cpi. Molti ci appaiono strumentali. Un tema è la nostra visibilità. Chi ci conosce ci usa, vale anche per le aziende private del nostro territorio. Rimanendo costantemente sotto organico e con scarsità di risorse non è facile trovare il tempo per fare attività di promozione. In questa situazione di permanente incertezza e di costante non decisione sul futuro e la governance dei servizi che offriamo è tutto più complicato”.
Con la crisi delle Province alcuni servizi specialistici “a bando” sono già stati tagliati, si pensi agli sportelli di mediazione culturale presenti nei Centri per l’impiego del Pistoiese.
La Regione Toscana non ha assunto i lavoratori dei Cpi, ma li impiega in uno strano status giuridico denominato “avvalimento”, moltissimi contratti scadranno a dicembre. L’Agenzia nazionale per le politiche attive, Anpal, sta, invece, con grande ritardo, muovendo solo ora i primi passi. La costituzione di un’agenzia regionale per le politiche attive – ci spiegano – è stata, per il momento, sospesa.
Siamo stufe di soluzioni tampone – confida Rodriguez, e qui i sorrisi si fermano -. E’ inutile negare che in questa situazione viene a mancare anche la serenità sul lavoro, siamo intrappolate in una terra di mezzo che rischia di diventare terra di nessuno”.
I precari di Monsummano e Pescia aderiscono al coordinamento nazionali dei precari dei Cpi delle province. Il sito del coordinamento è aggiornatissimo e compie una vera e propria campagna di informazione e contro-informazione sul presidio pubblico dei servizi per il lavoro: www.precariprovincia.blogspot.it .
Salutate le tre ragazze ci incamminiamo di nuovo per la “breve” via Luciano Lama. Il segretario della Cgil era noto per la sua inarrivabile pazienza, confidò qualche anno fa Pierre Carniti, contemporaneo leader della Cisl ai tempi di Lama. L’impressione è però che il tempo della “sospensione” stia durando fin troppo. I danni sono subiti da tutti: lavoratori, utenti, cittadini e credibilità delle istituzioni.


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