ASPETTI PROBLEMATICI PER LA RICOLLOCAZIONE DEI CENTRI PER L’IMPIEGO E FUNZIONI IN MATERIA DI MERCATO DEL LAVORO
Con riferimento al personale dei centri per l’impiego, la normativa statale ha previsto una
procedura diversa per la sua ricollocazione, in considerazione della riforma del mercato del lavoro
avviata dal Governo con la Legge 183 del 2014, al momento non ancora conclusa. Infatti,
nonostante la delega scada a metà giugno, non è noto quando sarà costituita l’Agenzia nazionale di
cui alla citata Legge, né come sarà organizzata/articolata e, pertanto, non è possibile effettuare una
previsione sulla conclusione delle procedure di mobilità. Si ricorda, al riguardo, la posizione
espressa dalle Regioni sulla Legge 183/2014 e in particolare sul riordino dei servizi per il lavoro,
finalizzata alla realizzazione di un modello di Sistema nazionale del lavoro fondato su un Agenzia
nazionale per l’Occupazione e su una rete di agenzie regionali deputate alla gestione sul territorio
degli interventi di politica attiva.
Peraltro, la Legge di stabilità 2015 - articolo 1, commi 427 e 429 - prevede la possibilità di
utilizzare il Fondo Sociale Europeo per assicurare la continuità delle attività svolte dai servizi per
l’impiego, tramite il finanziamento del personale anche con contratti a tempo indeterminato.
In merito alla fattibilità e ai limiti tecnici di tali operazioni, considerato che non si può finanziare
con il FSE contratti a tempo indeterminato (possibili solo per progetti specifici), le verifiche
tecniche hanno evidenziato il carattere certamente non risolutivo del contributo che può derivare da
tali risorse. Infatti, da un lato l’effettiva capienza e disponibilità delle risorse comunitarie nei POR
non sono tali da consentire il finanziamento totale dei servizi, nella maggior parte dei casi neanche
per la parte relativa ai servizi “aggiuntivi”.
Dall’altro lato il rispetto delle regole comunitarie e nazionali connesse alla gestione del FSE
suggerisce cautela e, oltre certi limiti (considerata la necessità di riprogrammare i POR, nonché
l’impossibilità di utilizzare il finanziamento per attività ordinarie) impone senz’altro la verifica
con la CE sulla praticabilità di tali norme e quindi la finanziabilità di tali interventi. Ferma
restando la discrezionalità delle amministrazioni regionali sull’utilizzo di fondi europei destinati
allo sviluppo per corrispondere gli emolumenti al personale dei Centri per l’impiego, comunque il
confronto con la Commissione Europea deve essere effettuato dal Governo e certo non dalle singole
Regioni. A tale proposito la nota trasmessa dal Direttore Generale del Ministero del Lavoro agli
Assessori regionali al lavoro lo scorso 9 marzo dà conto dell’avvio di una “interlocuzione generale”
da parte del Ministero del lavoro, in quanto capofila del FSE, con la Commissione europea sulla
fattibilità dell’operazione. La stessa nota inoltre evidenzia che, sebbene il Ministero svolga una
valutazione sui progetti necessari per accedere all’anticipazione delle risorse, per quanto attiene
all’ammissibilità della spesa ogni responsabilità rimane in capo alle autorità di gestione dei
Programmi.
Va sottolineato, inoltre, come la maggior parte delle Regioni abbia appena ricevuto la decisione
della Commissione Europea di approvazione del POR e per modificarlo al fine di finanziare in
modo significativo le attività dei CPI occorrerebbe riaprire il negoziato con la CE e attendere una
nuova Decisione, ove le spese siano ritenute ammissibili. I tempi di questa procedura non sono
brevi e rendono questa scelta comunque di non rapida esecuzione e quindi non efficace per far
fronte all’emergenza.
In tale scenario di gravi impedimenti giuridici, finanziari e procedurali, dovrebbe essere
valutata la possibilità di provvedere agli interventi per il personale dei CPI attraverso le
risorse del PON “Servizi politiche attive per l’occupazione” a titolarità del Ministero del
Lavoro, nei limiti consentiti dalle norme comunitarie.
Peraltro il Ministro Poletti - nell’incontro avuto con gli assessori al lavoro il 25 marzo 2015 – ha
avanzato un’ipotesi di lavoro per pervenire alla stipula di un Accordo quadro da cui far discendere
accordi bilaterali tra il Ministero e singole Regioni sulla riorganizzazione dei servizi per il lavoro,
ivi compreso il personale, in attuazione della riforma delle Province e del Jobs Act. Il Ministero
intenderebbe in proposito intervenire con risorse proprie per il rafforzamento e la qualificazione dei
Centri per l’impiego ma non per garantire i costi del personale. Le Regioni hanno manifestato la
disponibilità ad individuare soluzioni condivise per garantire la funzionalità del sistema, fermo
restando che la copertura dei costi del personale non può in alcun modo essere addebitata alla
Regioni, considerato che questo personale fu trasferito direttamente dallo Stato alle Province con le
relative risorse, senza alcun passaggio dalle Regioni, per effetto del D.Lgs 469/1997 e dei DPCM
attuativi 1999-2000.
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