-CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME- POSIZIONE DELLE REGIONI SULLO STATO DI ATTUAZIONE DELLA LEGGE 56 DEL 2014

ASPETTI PROBLEMATICI PER LA RICOLLOCAZIONE DEI CENTRI PER L’IMPIEGO E FUNZIONI IN MATERIA DI MERCATO DEL LAVORO

Con riferimento al personale dei centri per l’impiego, la normativa statale ha previsto una procedura diversa per la sua ricollocazione, in considerazione della riforma del mercato del lavoro avviata dal Governo con la Legge 183 del 2014, al momento non ancora conclusa. Infatti, nonostante la delega scada a metà giugno, non è noto quando sarà costituita l’Agenzia nazionale di cui alla citata Legge, né come sarà organizzata/articolata e, pertanto, non è possibile effettuare una previsione sulla conclusione delle procedure di mobilità. Si ricorda, al riguardo, la posizione espressa dalle Regioni sulla Legge 183/2014 e in particolare sul riordino dei servizi per il lavoro, finalizzata alla realizzazione di un modello di Sistema nazionale del lavoro fondato su un Agenzia nazionale per l’Occupazione e su una rete di agenzie regionali deputate alla gestione sul territorio degli interventi di politica attiva. Peraltro, la Legge di stabilità 2015 - articolo 1, commi 427 e 429 - prevede la possibilità di utilizzare il Fondo Sociale Europeo per assicurare la continuità delle attività svolte dai servizi per l’impiego, tramite il finanziamento del personale anche con contratti a tempo indeterminato. In merito alla fattibilità e ai limiti tecnici di tali operazioni, considerato che non si può finanziare con il FSE contratti a tempo indeterminato (possibili solo per progetti specifici), le verifiche tecniche hanno evidenziato il carattere certamente non risolutivo del contributo che può derivare da tali risorse. Infatti, da un lato l’effettiva capienza e disponibilità delle risorse comunitarie nei POR non sono tali da consentire il finanziamento totale dei servizi, nella maggior parte dei casi neanche per la parte relativa ai servizi “aggiuntivi”. Dall’altro lato il rispetto delle regole comunitarie e nazionali connesse alla gestione del FSE suggerisce cautela e, oltre certi limiti (considerata la necessità di riprogrammare i POR, nonché l’impossibilità di utilizzare il finanziamento per attività ordinarie) impone senz’altro la verifica con la CE sulla praticabilità di tali norme e quindi la finanziabilità di tali interventi. Ferma restando la discrezionalità delle amministrazioni regionali sull’utilizzo di fondi europei destinati allo sviluppo per corrispondere gli emolumenti al personale dei Centri per l’impiego, comunque il confronto con la Commissione Europea deve essere effettuato dal Governo e certo non dalle singole Regioni. A tale proposito la nota trasmessa dal Direttore Generale del Ministero del Lavoro agli Assessori regionali al lavoro lo scorso 9 marzo dà conto dell’avvio di una “interlocuzione generale” da parte del Ministero del lavoro, in quanto capofila del FSE, con la Commissione europea sulla fattibilità dell’operazione. La stessa nota inoltre evidenzia che, sebbene il Ministero svolga una valutazione sui progetti necessari per accedere all’anticipazione delle risorse, per quanto attiene all’ammissibilità della spesa ogni responsabilità rimane in capo alle autorità di gestione dei Programmi. Va sottolineato, inoltre, come la maggior parte delle Regioni abbia appena ricevuto la decisione della Commissione Europea di approvazione del POR e per modificarlo al fine di finanziare in modo significativo le attività dei CPI occorrerebbe riaprire il negoziato con la CE e attendere una nuova Decisione, ove le spese siano ritenute ammissibili. I tempi di questa procedura non sono brevi e rendono questa scelta comunque di non rapida esecuzione e quindi non efficace per far fronte all’emergenza.
In tale scenario di gravi impedimenti giuridici, finanziari e procedurali, dovrebbe essere valutata la possibilità di provvedere agli interventi per il personale dei CPI attraverso le risorse del PON “Servizi politiche attive per l’occupazione” a titolarità del Ministero del Lavoro, nei limiti consentiti dalle norme comunitarie. Peraltro il Ministro Poletti - nell’incontro avuto con gli assessori al lavoro il 25 marzo 2015 – ha avanzato un’ipotesi di lavoro per pervenire alla stipula di un Accordo quadro da cui far discendere accordi bilaterali tra il Ministero e singole Regioni sulla riorganizzazione dei servizi per il lavoro, ivi compreso il personale, in attuazione della riforma delle Province e del Jobs Act. Il Ministero intenderebbe in proposito intervenire con risorse proprie per il rafforzamento e la qualificazione dei Centri per l’impiego ma non per garantire i costi del personale. Le Regioni hanno manifestato la disponibilità ad individuare soluzioni condivise per garantire la funzionalità del sistema, fermo restando che la copertura dei costi del personale non può in alcun modo essere addebitata alla Regioni, considerato che questo personale fu trasferito direttamente dallo Stato alle Province con le relative risorse, senza alcun passaggio dalle Regioni, per effetto del D.Lgs 469/1997 e dei DPCM attuativi 1999-2000.

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