Lettera aperta dei Cobas ai precari delle Province

Cari/e, siamo da sempre convinti che la privatizzazione dei servizi pubblici sia un grave errore con aumento dei costi a carico della cittadinanza  e una secca perdita economica per lavoratori\trici che vengono inquadrati con contratti sfavorevoli
Nessuno parla dei lavoratori e delle lavoratrici che operano negli appalti delle Province e delle società in house, questa forza lavoro rischia di essere la prima vittima dei processi in atto perchè da parte sindacale e governativa regna solo disinteresse
Il protocollo siglato da Cgil Cisl Uil con Governo e Conferenza stato regioni (vi rimandiamo agli articoli pubblicati dal Cobas Pubblico alla pagina del sito http://pubblicoimpiego.cobas.it/pubblicoimpiego/ENTI-LOCALI/Volantini/Aria-fritta-per-le-province) dà il via libera allo smantellamento delle province con l'assenso dei sindacati ma soprattutto non entra nel merito delle funzioni e dei ruoli che le Provincie hanno svolto, prima tra tutte quelle relative all'ambiente, al lavoro, alla formazione, alla manutenzione delle strade e dell'edilizia scolastica.
I centri per l'impiego sono stati progressivamente indeboliti da una legislazione che ha reso, anno dopo anno, il lavoro sempre più precario indebolendo il ruolo del pubblico, annullando ogni principio di indirizzo, guida e controllo.
Per favorire lo smantellamento dei centri per l'impiego si assoldano giornalisti nell'ottica di fornire dati spesso errati dentro una campagna di disinformazione, priprio come è accaduto con la denigrazione dei lavoratori pubblici ridotti alla stregua di un esercito di fannulloni
La campagna stampa denigratoria
- fornisce dati  gonfiati sulla spesa per ciascun dipendente dei centri per l'impiego, come se alle dipendenze degli stessi lavorassero solo funzionari (la paga reale percepita si aggira attorno ai 15/6 mila euro annui)
– L'Italia investe meno di ogni altro paese europeo in formazione, ricerca, riqualificazione di lavoratori/trici, basterebbe confrontare le statistiche per comprendere che i ritardi dell'economia Italia hanno origine proprio nei mancati investimenti di un paese che ha basato tutto sulla delocalizzazione e sull'abbattimento del costo della manodopera pensando che formazione e ricerca siano costi insostenibili e non priorità assolute
 – La soppressione del collocamento in realtà nasconde un altro intento, ossia quello di colpire i ceti sociali meno abbienti, quanti vivono nella marginalità, quanti sono in possesso di bassa scolarizzazione. In questo modo condanneremo migliaia di uomini e donne allo sfruttamento selvavaggio , alla massima ricattabilità da parte dei datori di lavoro e allo stesso tempo verranno meno tanti servizi pubblici oggi erogati quali  la gestione amministrativa delle crisi aziendali, le procedure per erogare gli ammortizzartori sociali, il collocamento dei diversamente abili, tutte quelle attività rivolte all'inserimento nel mondo del lavoro, all' orientamento scolastico e lavorativo, al sostegno verso quei giovani che abbandonano la scuola senza un diploma e vengono , oggi, indirizzati verso percorsi qualificativi e di qualificazione professionale
- Alla soppressione dei centri per l'impiego guardano con interesse le strutture private che vorrebbero avocare a loro alcune delle loro funzioni, non certo quelle sociali che saranno, invece, cancellate. Esiste un business dietro le attività degli uffici? In futuro con le privatizzazioni , lo stato si troverà a pagare soggetti privati profumatamente e a costi assai maggiori di quanto oggi paghi le istituzioni pubbliche, con il risultato di avere minori servizi , di peggiore qualità e solo funzionali agli interessi dei capitali privati

 
- Confindustria, per decenni. ha avuto tra i suoi obiettivi la disarticolazione del mercato del lavoro per abbassare il costo della manodopera e  accaparrarsi fondi europei come quelli destinati alla formazione. Il tutto per occulare un'altra realtà, quella che vede i tirocini presso le aziende non più come inizio di un percorso finalizzato alla assunzione dei giovani nelle aziende stesse, il tirocinante è solo un lavoratore a costo zero da spremere
Alla luce di queste considerazioni non possiamo che sottoscrivere la denuncia dei precari pubblici della provincia concludendo con le loro stesse parole
Precarizzazione che, purtroppo, si riscontra anche in questi servizi visto che circa il 40% dei lavoratori dei centri per l'impiego è precario e non può essere assunto a tempo indeterminato, pur avendo superato concorsi pubblici, a causa del blocco totale del turn over ribadito anche nella DL 101/2013 dal quale i precari dei CPI sono esclusi. Ciò denota una volta di più la scarsa importanza , in questi ultimi anni, è stata attribuita a dei servizi che in realtà sarebbero stati da potenziare per supportate i lavoratori in questo momento di crisi.
Il Cobas Pubblico Impiego sostiene le istanze dei precari e mette a loro disposizione la propria struttura organizzativa per tutte le iniziative che vorremo intraprendere insieme.
Cobas Pubblico Impiego

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