Lettera ai candidati alle primarie del Partito Democratico

Firenze, 03/12/2013

Vi contattiamo come coordinamento precari servizi al lavoro/formazione della Toscana e che nelle ultime settimane si sta allargando anche a livello nazionale.
Molti di noi vivono una situazione di precarietà da molti anni presso i servizi provinciali come dipendenti a tempo determinato (previo concorso pubblico) delle Province o tramite rapporti di collaborazione diretta con l'amministrazione anche nella forma della partita iva (perlopiù in regime di monocommittenza) o come dipendenti e/o collaboratori di partecipate pubbliche o di cooperative tramite servizi in appalto.
Precisiamo che il numero dei precari è di circa la metà del totale dei lavoratori in questi servizi per cui è chiaro che senza di loro il servizio, che già sta soffrendo visto l'alto afflusso di disoccupati, cassaintegrati, invalidi civili , giovani, immigrati ecc. a fronte di una riduzione numerica di impiegati di settore negli ultimi anni, verrebbe meno.
Nelle ultime settimane abbiamo potuto riscontrare che tale situazione di precarietà e di incertezza sul proprio futuro lavorativo e personale riguarda operatori dei servizi al lavoro e formazione di molte altre Regioni italiane.
In questa situazione critica e preoccupante, sia per le nostri sorti future, come lavoratori che hanno una lunga esperienza e professionalità alle spalle, sia per la sorte di servizi, che riteniamo essenziali per la cittadinanza, vogliamo far conoscere ai candidati alle primarie del Partito Democratico - partito oggi di maggioranza relativa in Italia - affinché conoscano il disagio di migliaia di lavoratori in tutta Italia e portino avanti istanze di salvaguardia dei servizi e dei lavoratori: in primis con il rinnovo dei contratti in scadenza, a livello istituzionale sensibilizzando comuni, province, regioni, governo, attraverso i mass media divulgando i reali servizi svolti dai settori lavoro/formazione nelle Province.
Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad una campagna di informazione distorta sull'efficacia dei servizi pubblici per l'impiego, sulla base di una ipotetica maggior efficacia dei servizi privati.
Riteniamo che sia ancora tutta da dimostrare la maggiore efficienza della privatizzazione dei servizi. 
Ad oggi invece le rilevazioni dimostrano il contrario anche per ciò che riguarda i presunti “risparmi” che in realtà diventano maggiori spese. Partendo dall'ambito di osservazione locale abbiamo potuto riscontrare che gli interventi tramite progetti finanziati con Fondo Sociale Europeo che hanno coinvolto le agenzie di intermediazione si sono rilevati tutt'altro che efficaci ed efficienti in termini di ricaduta occupazionale in rapporto spesa/occupati . Non stiamo affermando una volontà a priori di contrapposizione al privato nei servizi al lavoro/formazione; rivendichiamo piuttosto una gestione pubblica di tali servizi improntata su criteri di equità, trasparenza, tutela della privacy, rivolta ad aziende e cittadini in modo gratuito, per fornire a tutti/e l'opportunità di trovare un lavoro, non solo a quelli più “spendibili” nell'immediato in funzione di un mero ritorno economico. Pensiamo ad esempio alle difficoltà e disparità nella gestione del collocamento dei disabili se si adottasse esclusivamente il criterio della collocazione dei soggetti più forti e più “sani”.
Andando ad analizzare i report sull'efficacia dei servizi pubblici per l'impiego, il dato sempre citato per cui i servizi per il lavoro pubblico intermediano il 3,7% dei posti di lavoro trascura alcuni aspetti, che pure sono indicati nel rapporto Isfol fonte della cifra:
  • detta percentuale riguarda l’intermediazione diretta; l’intermediazione indirettamente favorita dai centri per l’impiego si attesta al 26% (tramite tirocini, stage, corsi di formazione, informazione orientamento ai cittadini e alle imprese);
  • i servizi per il lavoro non hanno come unico risultato il compito di svolgere l’intermediazione;
  • non c’è alcun valore scientifico delle rilevazioni sulle percentuali di intermediazione, tratte mediante interviste campionarie ad aziende e lavoratori, che spesso nemmeno sanno con precisione quando e come si svolge l’intermediazione;
  • LA PERCENTUALE DI INTERMEDIAZIONE DEI PRIVATI E’ PIU’ BASSA DEI SERVIZI PUBBLICI: IL 3%.

Andando ad analizzare il costo e il numero di addetti ai servizi al lavoro (dati Eurostat) in Italia nel contesto europeo, vediamo che la spesa italiana per servizi per il lavoro degli ultimi anni è in media intorno ai 600 milioni di euro ed è diminuita dal 2008 proprio in concomitanza con l’aumento della disoccupazione giovanile. La spesa media 2005- 2011 della Germania per servizi per il lavoro è intorno agli otto miliardi di euro, quella della Francia è intorno ai 5 miliardi, quella della Spagna supera il miliardo di euro. Rispetto al PIL la spesa italiana per servizi per il lavoro è intorno allo 0,03 per cento, contro lo 0,3 per cento della Francia, della Germania e del Regno Unito. I paesi europei che all’inizio della crisi hanno fortemente investito sui servizi per l’impiego sono quelli che hanno ottenuto i migliori risultati(come la Germania e l’Olanda).
Il personale addetto alla presa in carico del disoccupato in Italia è di 594 disoccupati o inoccupati disposti a lavorare per operatore. Nel Regno Unito abbiamo un operatore ogni 43 disoccupati disponibili al lavoro, in Francia uno ogni 59, in Germania uno ogni 27.
La nostra non vuol essere una difesa a spada tratta del “pubblico” in quanto tale anche perché vorremmo che l'ente pubblico fosse maggiormente efficace ed efficiente, e, in una logica di spending review di cui si sente tanto parlare, ci piacerebbe che fossero individuati i reali sprechi, le contraddizioni, i sistemi di potere consolidati e clientelari e non colpire indiscriminatamente i servizi e i lavoratori che li mantengono in piedi spesso in situazione “precaria”.
Vorremmo anche che si venisse a conoscenza della reale situazione dei lavoratori dei servizi al lavoro/formazione in termini numerici e di un confronto con i dati degli altri paesi europei, tanto per smontare il luogo comune che vede gli enti pubblici pieni zeppi di lavoratori in eccesso rispetto alla funzione svolta, e magari cogliere l'occasione di verificare dove e in quali settori questo avviene, o per esempio verificare il rapporto tra numero dei dirigenti e impiegati di settore di loro competenza, in italia generalmente sempre alto, per una redistribuzione occupazionale realmente correlata ai bisogni effettivi di servizi per la cittadinanza.
Non a caso ci siamo organizzati in un coordinamento regionale di precari dei servizi al lavoro/formazione che si sta allargando sempre più coinvolgendo anche i precari di tali servizi di tutti Italia, abbiamo preso diversi contatti con le varie rappresentanze politiche sia a livello locale che regionale, abbiamo creato un blog (www.precariprovincia.blogspot.it) che vi invitiamo a visitare.

Concludiamo con delle domande:
  • Come pensa sia risolvibile/affrontabile il problema dei precari nei settori dei servizi pubblici?
  • Cosa ne pensate della centralità dei servizi pubblici, che governano-gestiscono-erogano servizi e risorse pubbliche?
  • In Lombardia esiste un modello in cui il cittadino riceve un voucher (pubblico) da spendere nelle agenzie private: secondo noi si tratta di profitti privati e costi pubblici. Cosa ne pensate?
  • Secondo noi il rischio è che si arrivi ad una tassa occulta sulla disoccupazione, visto che se il servizio pubblico diventa meno centrale/efficiente, le agenzie di intermediazione potrebbero arrivare a chiedere di essere retribuite anche dal lavoratore (invece che solo dalle imprese, come accade adesso): che ne pensate?
  • Se si privatizzasse del tutto un servizio connesso al diritto al lavoro non si violerebbero i principi costituzionali di uguaglianza e di diritto al lavoro?

Ci auguriamo quindi che vogliate interessarvi alle istanze da noi segnalate e a portare avanti azioni a livello istituzionale e governativo su processi di stabilizzazione dei lavoratori precari negli enti pubblici, sblocco delle assunzioni, proroghe, concorsi ecc., e a valutare le questioni da noi sollevate nelle strategie relative ai processi di riorganizzazione dei servizi al lavoro/formazione, che ci auguriamo siano improntati a criteri di equità e trasparenza e con maggiori garanzie e meno disparità per chi ci lavora a vario titolo.

Distinti Saluti

Coordinamento Precari


Servizi al Lavoro e Formazione delle Province Toscane

1 commento:

Unknown ha detto...

Il nostro compito è raccontare la nostra idea del futuro del Paese e del PD. Non è casuale la scelta di incontrare gli esodati e presentare le proposte sui temi del lavoro e degli ammortizzatori sociali il giorno dopo la presentazione dei dati sul voto degli iscritti: abbiamo impostato la campagna sulla concretezza, continueremo su questa linea fino all’8 dicembre, perché è giusto confrontarsi facendo emergere le differenze.

Diminuire l’incidenza dell’Irpef sui redditi da lavoro fino a 30 mila euro annui, prorogare i contratti dei precari della pubblica amministrazione in scadenza nel 2013, rifinanziare la cig in deroga e il fondo per i contratti di solidarietà e prevedere interventi specifici per i nuovi poveri: queste le proposte in tema di lavoro illustrate da Gianni Cuperlo.

Vi confermiamo che il Partito Democratico continuerà a battersi con grande vigore per la soluzione definitiva del problema degli esodati. Negli ultimi mesi, ogni passo, ancorché parziale, è stato compiuto su iniziativa del PD.
Nella legge di stabilità, attualmente all’esame del Parlamento, si prevede la salvaguardia di altre 6000 persone che porterebbe ad oltre 145mila il totale dei lavoratori che potranno utilizzare le regole pensionistiche valide prima della riforma Fornero. Tuttavia, la platea dei lavoratori esclusi sarebbe ancora rilevante. Ci batteremo per una soluzione definitiva del problema.
I parlamentari PD presenteranno emendamenti su tale materia alla legge di Stabilità e non mancheranno di intervenire su quegli atti di normativa secondaria (decreti, circolari ecc) che dovessero risultare non conformi alle deliberazioni del Parlamento.
Il recente incontro dell’On. Cuperlo e dell’On. Damiano davanti alla sede INPS di Roma ha voluto confermare simbolicamente la forte vicinanza del PD ai lavoratori e ai pensionati che si battono per i loro diritti.

La nostra responsabilità è incalzare il governo sul lavoro, la lotta alle povertà, l’equità nello sviluppo. Non possiamo permetterci altre elezioni politiche dall’esito nullo, con questa legge elettorale. Bisogna dare battaglia da subito per ottenere risultati sul piano economico-sociale e sulle riforme istituzionali ed elettorali.
Nella legge di Stabilità: garantire le pensioni sino a sei volte il minimo e non penalizzare chi per la crisi ha già pagato un prezzo pesante; chiudere la vergogna degli esodati; rafforzare l’intervento sulle politiche sociali e di contrasto alla povertà; rilanciare la domanda interna, aiutando i redditi più bassi (anche con un’azione selettiva di riduzione del cuneo fiscale). È importante utilizzare meglio i margini di bilancio, senza venir meno ai vincoli europei: si può portare il deficit dal 2.5 previsto al 2.7 e destinare così 3 miliardi per l’occupazione giovanile e per un programma straordinario di investimenti per la messa in sicurezza di territorio e scuole.

Il Comitato Gianni Cuperlo Segretario