Lavoro pubblico: da Corte Conti e Istat solo conferme, da D'alia lacrime di
coccodrillo
200 miliardi di spesa in più in 10 anni, mentre i dipendenti sono
370mila in meno.
Cgil, Cisl e Uil di categoria: al paternalismo rispondiamo
con lo sciopero
“lo hanno capito tutti: il lavoro pubblico ha pagato un
prezzo troppo alto. Il personale delle pubbliche amministrazioni è stato
utilizzato per coprire i buchi e, da ultimo, per un'operazione propagandistica e
del tutto insufficiente sul cuneo fiscale. Soldi che i cittadini-lavoratori
restituiranno con una maggiorazione, a causa della riduzione dei servizi e
dell'aumento della tassazione locale”. Così Rossana Dettori, Giovanni Faverin,
Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp,
Uil-Fpl e Uil-Pa, rimarcano le ragioni di una mobilitazione che porterà il
personale dei settori pubblici in piazza, con uno sciopero nazionale articolato
sul territorio.
“Impoverire i dipendenti a cui si chiede di modernizzare
la Pa – continuano i quattro sindacalisti - è cieco e fortemente iniquo. Servono
costi standard, per eliminare sprechi e garantire un'oculata gestione dei soldi
pubblici. Bisogna recuperare risorse, non effettuare ulteriori tagli, migliorare
i servizi a cittadini e imprese. Investire nella professionalità di chi da
troppi anni è privato del diritto al contratto, assumere giovani qualificati, a
partire dai vincitori di concorso non assunti, garantire il turn over. E poi
stabilizzare i precari, certificando le competenze per poi riaprire il tavolo
per i rinnovi contrattuali. Le risorse ci sono, ma sono investite male e in modo
non sempre limpido”.
“La Corte dei Conti e l'Istat certificano quello che
noi diciamo da anni. Il lavoro pubblico ha pagato il costo della crisi, mentre
la spesa pubblica è cresciuta di 200 miliardi di euro in 10 anni, il costo del
lavoro pubblico sceso sensibilmente, insieme al valore reale dei salari, e i
dipendenti diminuiti di 370mila unità. Con lo sciopero – concludono Dettori,
Faveri, Torluccio e Attili - lo spiegheremo al Paese, perché il nemico pubblico
numero uno è evidentemente un altro, è la spesa che non produce né servizi né
stimoli all'economia, ma solo rendite. La spesa che nessuno osa
toccare".
CISL aziendale - Provincia di
Firenze
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