Centri per l’impiego, Cgil Cisl Uil: “Servizi a rischio chiusura. 8mila lavoratori pronti a scendere in piazza”

“Ma quale priorità al lavoro? I centri per l’impiego rischiano di chiudere e con essi tutti i servizi a sostegno dell’occupazione. Mentre gli 8mila dipendenti restano nella più completa incertezza”. Fp-Cgil Cisl-Fp e
Uil-Fpl attaccano duramente il Governo mettendo all’indice l’ennesimo paradosso.
“L’esecutivo da una parte sta dilatando i tempi per l’attuazione dell’Agenzia Nazionale per l’occupazione, dall’altra prevede la riallocazione delle competenze sulla gestione dei Centri per l’Impiego in ambito regionale senza minimamente calcolare le risorse necessarie da trasferire. È il trionfo del dilettantismo”.
“Le Regioni” aggiungono Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Fpl “stanno a rontando con grande di coltà il processo di riordino delle funzioni di Province e Città metropolitane e il conseguente passaggio delle risorse umane e
strumentali correlate. Il processo di riordino dei Cpi, il cui costo solo per gli stipendi è stimato in oltre 215 mln annui, a fronte di una dotazione di soli 70 mln di euro da parte dello Stato, necessita di risorse adeguate e di un disegno strategico complessivo, senza il quale sarebbero compromessi sia il funzionamento dei servizi alla cittadinanza, che i livelli occupazionali”.
Resta alta l’attenzione anche sul problema del precariato nei Cpi, sul quale però potrebbero aprirsi spiragli per un’ulteriore proroga dei contratti, attualmente in scadenza al 31/12/2015.
“Il riordino degli enti territoriali non è più un progetto definito, ma un disegno libero, sul quale il Governo interviene in modo estemporaneo con leggi, decreti e regolamenti che hanno snaturato l’originaria impostazione condivisa con lavoratori e cittadini. Ci opporremo fermamente contro l’ennesima misura pasticciata e insu ciente; se il Governo non modificherà le norme, siamo pronti a scendere in piazza per manifestare a fianco degli oltre 8.000 lavoratori, ma anche dei cittadini e delle imprese che, ancora una volta, si vedrebbero sottrarre servizi indispensabili per l’occupazione e lo sviluppo”.

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