Qualche
riga per salutarvi, sapendo fin da adesso di aver dimenticato
qualcuno, confesso che nonostante il tempo trascorso ci sono dei
volti a cui ancora non so dare un nome.
Auspico
che coloro che riceveranno queste righe vorranno estendere il mio
saluto anche agli altri.
Quindi,
il momento contraddittoriamente voluto, negli ultimi anni, e nel
contempo anche temuto è arrivato. Lascio questo lavoro per un altro,
lo lascio consapevolmente e senza indecisione alcuna, ma sarebbe
stupido dire che sono soddisfatto nel senso pieno del termine;
professionalmente mi sento sconfitto e più di uno sono i motivi di
rammarico rispetto ai molti anni di pratiche professionali che non
hanno raggiunto i fini e gli scopi desiderati e sperati. Ho sempre
pensato che il bello di questo lavoro fosse nell'evidente contenuto
di utilità sociale, nelle sua funzione di aiuto effettivo per quelle
persone, che spesso insieme alle pesanti difficoltà economiche
derivanti dalla perdita del lavoro devono fronteggiare, spesso da
soli, lo smarrimento di identità sociale e di senso inclusivo che il
lavoro attribuisce, nonostante tutto, a chi ce l'ha.
Un
lavoro che vorrebbe meno timbri e più progetti veri, meno procedure
notarili e più opportunità concrete, che pretende conoscenza dei
territori, dei suoi attori, dei limiti e delle potenzialità di
individui e comunità. Un lavoro dove è fondamentale capire per
fare, fare senza capire non serve: è solo inutile. Solo così si può
essere davvero dei "facilitatori", non in modo riduttivo e
inefficace ma costruttivo e utile. Questa, per sommi capi, era ed è
la visione mia di questo lavoro, che oggi lascio arrendendomi a
quella perdita di senso che talvolta colpisce anche coloro che il
lavoro, come me, ce l'hanno.
Va
da sé che la ferita più grande siete voi, qualcuno più di altri, e
questo sta nelle dinamiche naturali e umane di questa ordinaria
follia che è la vita, ma voi tutti, lo so già, mi mancherete...mi
mancherete molto.
Per
questo volgo un saluto di sconfinato affetto ai colleghi
dell'ufficio, li ringrazio per aver sopportato per anni il mio umore
ballerino, la mia tendenza alla critica a volte gratuita o eccessiva
e tutti gli altri difetti che vorranno attribuirmi. Con la stessa
enfasi e lo stesso affetto saluto tutti i colleghi della prima ora
con cui ho condiviso fin dall'esordio le aspettative, gli entusiasmi
(non molti invero), la visione di miglioramento sociale che pareva
recare con se la riforma dei servizi per l'impiego e infine le
amarezze della disillusione. Un saluto speciale lo rivolgo ai precari
che lavorano nei C.P.I. La stima e l'affetto si intrecciano in questo
caso all'adesione incondizionata per la giusta rivendicazione di un
lavoro stabile e duraturo. Posso garantire fin d'ora il mio sostegno
pieno e fattivo alle battaglie che ci aspettano
Un
abbraccio grande e un arrivederci a presto
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