Sara Capolungo per l’Altracittà
Per lavoro, aiutano precari e disoccupati a trovare
un impiego. Ma sono anch’essi precari. Sembra un paradosso, ma è
questa la situazione – ormai drammatica – dei centri per
l’impiego della provincia fiorentina, stretti tra mancanza di
fondi, scelte politiche discutibili e il ‘rischio smantellamento’
di un servizio pubblico.
“Alla fine del 2014, se non verranno prese delle
contromisure,- spiegano i precari dei Cpi
(http://precariprovincia.blogspot.it/)
– 45 lavoratori dell’area fiorentina saranno senza lavoro,
insieme ad altri 10 dell’Empolese Valdelsa. In pratica –
aggiungono – quasi la metà dei dipendenti della nostra provincia
si ritroveranno disoccupati, mettendo anche in seria difficoltà la
gestione e il funzionamento dei centri stessi, costringendoli alla
chiusura”. Un funzionamento che, a quanto dichiarano gli stessi
impiegati, è già da tempo drammatico: “Con le scarse risorse a
nostra disposizione, e gli inutili lacci e laccioli amministrativi
che dobbiamo rispettare, diventa quasi impossibile aiutare le file di
disoccupati, inoccupati e cassaintegrati, che ogni giorno si
presentano ai nostri sportelli”.
Tenendo conto degli ultimi dati della Cgil solo sulla
cassa integrazione, un impressionante aumento del 180% nel primo
bimestre del 2013, non è difficile immaginare la situazione: “Siamo
costretti, quotidianamente, a rimandare a casa diverse persone, –
spiegano – perché non riusciamo a far fronte alle richieste dei
tantissimi utenti che affollano i nostri uffici”.
Per averne un’idea, è sufficiente trovarsi
all’apertura di uno dei centri d’impiego, come quello di via
Cavour: che sia mattina o pomeriggio, si contano decine di persone in
coda. Tanti hanno già i capelli bianchi, altri sono giovani, e sono
sia italiani che stranieri, uomini e donne: perché la mancanza del
lavoro non conosce età, sesso o cittadinanza. Colpisce tutti. E
allora il centro per l’impiego rappresenta l’ultimo approdo, e
l’ultima speranza, per uscire da quel tunnel di sfiducia e, spesso,
disperazione che la perdita del lavoro porta con sé. “Ci
raccontano delle storie familiari difficilissime- aggiungono – In
tanti piangono davanti a noi, disperati. C’è chi ha il mutuo, e
non sa proprio più come pagarlo, chi si ritrova in casa con la
moglie, o il marito, anch’esso disoccupato o cassa integrato. E poi
c’è la grande preoccupazione per i figli: farli mangiare, mandarli
a scuola e comprare libri e vestiti. Cerchiamo di fare il nostro
lavoro al meglio, ma non abbiamo gli strumenti per farlo”. E
denunciano: “Per dare alcune informazioni agli utenti siamo
costretti a usare le pagine gialle, perché non riusciamo nemmeno ad
accedere ai siti internet aziendali, a causa dei filtri introdotti
dalla riforma Brunetta. Abbiamo la brutta sensazione- proseguono- che
ci sia una sorta di volontà politica volta a squalificare il ruolo
pubblico del centro per l’impiego, a favore di strutture private
come le agenzie interinali”.
Un esempio concreto? “Il progetto APL (Agenzie Per
il Lavoro), che ha come finalità l’incremento occupazionale
tramite le agenzie interinali. Il progetto, che ha avuto un
finanziamento iniziale di 300 mila euro proveniente dal Fondo Sociale
Europeo, prevede una sorta di premio in denaro per le agenzie
interinali ad ogni assunzione che riescono a fare. In pratica-
aggiungono i dipendenti del Cpi- si finanziano le agenzie per il
lavoro che normalmente devono svolgere. Inoltre, una seconda e
cospicua fonte di introito per le agenzie, deriva dalla formazione,
rivolta ai disoccupati iscritti al progetto”. E si domandano infine
i dipendenti: “Per quale motivo non si investe per cercare di
migliorare e rendere più efficaci i centri per l’impiego e la
formazione, ancora pubblici e gratuiti? Perché le aziende che hanno
a disposizione un servizio gratuito di preselezione dovrebbero
preferire servizi a pagamento?”. La risposta che si sono dati è
perentoriamente dura: “Forse si vuole ridurre, o smantellare, un
servizio pubblico a favore del privato”.
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