I PRECARI DI SERIE A e……I PRECARI DI SERIE B

Articolo delle precarie del Circondario Empolese Valdelsa
 
 Nessuno si ricorda che esistiamo… eppure abbiamo un contratto da dipendenti a tempo determinato dal 2008 con l’ente pubblico Circondario Empolese Valdelsa!
Siamo in 8 pagati con FSE e scadiamo tutti il 31/12/2013, ma da gennaio l’ente Circondario che ci ha assunto non esiste più; esiste l’Unione dei Comuni, che si prende le funzioni delegate da Provincia e Regione… prende le funzioni e i soldi per gestirle, (per le gestioni associate tra comuni come la Polizia Municipale) almeno fino al 31/12/2013.
Noi che lavoriamo al Centro per l’Impiego e agli uffici Politiche del Lavoro e Formazione svolgiamo compiti provinciali; ci siamo rivolti a RSU per tutelare la nostra situazione ma, essendo rappresentanti provinciali, non possono fare le nostre veci. Abbiamo contattato il Comitato Unico di Garanzia per segnalare alcune “discriminazioni” tra noi e i nostri colleghi pur precari, dipendenti diretti della Provincia, che lavorano fianco a fianco con noi ogni giorno nelle scrivanie vicine: non ci hanno mai pagato (dal 2008) nessun salario accessorio, né indennità di sportello, né produttività; non abbiamo partecipato a nessuna formazione dovuta per legge…
Anche il CUG, che ha accolto il nostro appello, ha trovato difficoltà a rappresentarci perché non siamo dipendenti della Provincia e ha fatto riferimento alla Consigliera di parità (come dire… non abbiamo più santi in paradiso)
Ad oggi il nostro datore di lavoro non esiste, abbiamo una P.O. a tempo determinato, un dirigente ad interim, una giunta di sindaci in scadenza e già al secondo mandato e un’incognita gigante sulle funzioni attribuite all’Unione dei Comuni: lavoro, formazione e quindi gestione FSE.
Chi potrebbe aiutarci a capire se almeno possono approvarci una proroga di un anno e farci scadere tutti insieme nel 2014?
Ci siamo allora rivolti al rappresentante della Funzione Pubblica CGIL, che siede anche ai tavoli di definizione dello Statuto dell’Unione e che, almeno lui, può rappresentarci!
Proprio lui ci fa notare che le colleghe della gestione associata immigrazione che svolgono funzioni proprie dell’Unione dei Comuni sono a casa dal 15/03/2013, non avendo ottenuto la proroga promessa.
Ci conferma che non siamo contemplati nell’impegno di spesa dell’Unione, che non ci sarà possibilità di essere confermati perché lo statuto non prevede né soldi né dipendenti, che la Provincia dice che non esistiamo e che proveremo a strappare una sorta di Convenzione/Accordo di Programma tra Provincia e Unione per farci riconoscere.
Stiamo cercando non solo di farci ascoltare ma proprio di farci vedere… Unione got’s Talent!!!
Abbiamo trovato atti in cui si racconta che le nostre assunzioni sono state effettuate in seguito a: “concertazione tra la provincia di Firenze e il Circondario come indicato nella delibera n. 74 del 18/12/2007; per non parlare della delibera 59 del 13/11/2007 in cui si parla di aver avviato la procedura di stabilizzazione (per i colleghi dipendenti a tempo determinato del Circondario oggi assunti a indeterminato con la provincia) in un’ottica di uguale trattamento tra colleghi che svolgono l’esercizio delle funzioni affidate dalla Provincia, a seguito della delibera del consiglio provinciale n 18/2000.
Aggiungiamo inoltre ciò che si legge nella delibera n,. 4 del 25/01/2001 in cui si rimanda a procedimenti con i quali “[…]l’amministrazione provinciale ha provveduto a incrementare gli affidamenti di funzioni per fronteggiare i quali, nell’impossibilità di reperire personale da trasferire, ha ritenuto di dotare il Circondario delle risorse finanziarie occorrenti per provvedere direttamente al reperimento di personale.”
Questo vorremmo dire a tutti: siamo stati utili all’amministrazione per sopperire alle esigenze dei servizi, siamo stati finora PRE… CARI per svolgere i servizi con criteri di qualità (ci hanno richiesto di avere una qualifica, esperienza documentata, una formazione idonea a ricoprire il ruolo), adesso non serviamo più e tutti fanno finta che questi 6 anni non siano mai esistiti. Lo sappiamo che non abbiamo maturato nessun diritto, vorremmo però essere trattati “male” ma come tutti gli altri!!!                                    

COMUNICATO RSU DALL'ASSEMBLEA SETTORE LAVORO e SERVIZI PER L'IMPIEGO

Al Presidente
All’Assessore al Personale
Al direttore Generale 
Al Dirigente del settore
Firenze 18 marzo 2013

La R.S.U. della provincia di Firenze fa proprio il disagio e la protesta dei lavoratori del settore lavoro da tempo espresso e confermato dall'assemblea dei lavoratori del 20 febbraio 2013 , denunciando la sempre più precaria situazione (lavorativa,organizzativa e logistica) in cui si trovano a operare gli stessi e la conseguenti ripercussioni nell'erogazione di servizi importanti e delicati come quelli gestiti dai Centri per l'Impiego, con inevitabilmente ricadute sulla qualità , indebolendo di fatto l'attività di orientamento e le politiche attive previste dal masterplan regionale sui compiti propri dei Centri per l' Impiego .

Una situazione che ha assunto una dimensione di vera emergenza, della quale pare ( ma ci auguriamo di sbagliare ) che nessuno dei livelli politici e dirigenziali sembra accorgersi.

In tale contesto riteniamo necessaria una riflessione , vista anche l'attuale ridimensionamento dei finanziamenti pubblici , riguardo alla gestione delle risorse del Fondo Sociale Europeo utilizzate in alcuni casi per progetti che di fatto prevedono una integrazione tra i servizi offerti dai CPI e le Agenzie del Lavoro ( vedi progetti APL, MATCH e marketing territoriali ) . Progetti però che a nostro avviso possono aprire anche la strada ad esternalizzazioni di servizi fondamentali, con possibili ripercussioni sui livelli professionali e occupazionali dei dipendenti provinciali.

La attività progettuali sopra citate sono indicate come “costruttive sinergie” tra pubblico e privato in supporto ai servizi che, nel settore lavoro, possono essere spesso necessarie, ma su cui chiediamo un confronto per analizzare l'efficienza e l'efficacia dei risultati ottenuti , le risorse investite, anche per scongiurare l'impressione di essere dei progetti scollegati fra se e con i servizi tesi alla riduzione e allo svuotamento dei Servizi Pubblici per il lavoro e nessuna vera integrazione con gli stessi e gli operatori che ogni giorno sono in rapporto diretto con i cittadini.

Per questo chiediamo un confronto URGENTEMENTE con il Presidente, Assessore la lavoro e Direzione Generale, riservandoci comunque di attuare azioni di confronto e di sensibilizzazione rivolte anche alla cittadinanza sulle problematiche dei lavoratori e dei servizi Pubblici per il lavoro.

La RSU

Centri per l’impiego a rischio smantellamento, la denuncia dei precari

Sara Capolungo per l’Altracittà 

Per lavoro, aiutano precari e disoccupati a trovare un impiego. Ma sono anch’essi precari. Sembra un paradosso, ma è questa la situazione – ormai drammatica – dei centri per l’impiego della provincia fiorentina, stretti tra mancanza di fondi, scelte politiche discutibili e il ‘rischio smantellamento’ di un servizio pubblico.
“Alla fine del 2014, se non verranno prese delle contromisure,- spiegano i precari dei Cpi (http://precariprovincia.blogspot.it/) – 45 lavoratori dell’area fiorentina saranno senza lavoro, insieme ad altri 10 dell’Empolese Valdelsa. In pratica – aggiungono – quasi la metà dei dipendenti della nostra provincia si ritroveranno disoccupati, mettendo anche in seria difficoltà la gestione e il funzionamento dei centri stessi, costringendoli alla chiusura”. Un funzionamento che, a quanto dichiarano gli stessi impiegati, è già da tempo drammatico: “Con le scarse risorse a nostra disposizione, e gli inutili lacci e laccioli amministrativi che dobbiamo rispettare, diventa quasi impossibile aiutare le file di disoccupati, inoccupati e cassaintegrati, che ogni giorno si presentano ai nostri sportelli”.
Tenendo conto degli ultimi dati della Cgil solo sulla cassa integrazione, un impressionante aumento del 180% nel primo bimestre del 2013, non è difficile immaginare la situazione: “Siamo costretti, quotidianamente, a rimandare a casa diverse persone, – spiegano – perché non riusciamo a far fronte alle richieste dei tantissimi utenti che affollano i nostri uffici”.
Per averne un’idea, è sufficiente trovarsi all’apertura di uno dei centri d’impiego, come quello di via Cavour: che sia mattina o pomeriggio, si contano decine di persone in coda. Tanti hanno già i capelli bianchi, altri sono giovani, e sono sia italiani che stranieri, uomini e donne: perché la mancanza del lavoro non conosce età, sesso o cittadinanza. Colpisce tutti. E allora il centro per l’impiego rappresenta l’ultimo approdo, e l’ultima speranza, per uscire da quel tunnel di sfiducia e, spesso, disperazione che la perdita del lavoro porta con sé. “Ci raccontano delle storie familiari difficilissime- aggiungono – In tanti piangono davanti a noi, disperati. C’è chi ha il mutuo, e non sa proprio più come pagarlo, chi si ritrova in casa con la moglie, o il marito, anch’esso disoccupato o cassa integrato. E poi c’è la grande preoccupazione per i figli: farli mangiare, mandarli a scuola e comprare libri e vestiti. Cerchiamo di fare il nostro lavoro al meglio, ma non abbiamo gli strumenti per farlo”. E denunciano: “Per dare alcune informazioni agli utenti siamo costretti a usare le pagine gialle, perché non riusciamo nemmeno ad accedere ai siti internet aziendali, a causa dei filtri introdotti dalla riforma Brunetta. Abbiamo la brutta sensazione- proseguono- che ci sia una sorta di volontà politica volta a squalificare il ruolo pubblico del centro per l’impiego, a favore di strutture private come le agenzie interinali”.
Un esempio concreto? “Il progetto APL (Agenzie Per il Lavoro), che ha come finalità l’incremento occupazionale tramite le agenzie interinali. Il progetto, che ha avuto un finanziamento iniziale di 300 mila euro proveniente dal Fondo Sociale Europeo, prevede una sorta di premio in denaro per le agenzie interinali ad ogni assunzione che riescono a fare. In pratica- aggiungono i dipendenti del Cpi- si finanziano le agenzie per il lavoro che normalmente devono svolgere. Inoltre, una seconda e cospicua fonte di introito per le agenzie, deriva dalla formazione, rivolta ai disoccupati iscritti al progetto”. E si domandano infine i dipendenti: “Per quale motivo non si investe per cercare di migliorare e rendere più efficaci i centri per l’impiego e la formazione, ancora pubblici e gratuiti? Perché le aziende che hanno a disposizione un servizio gratuito di preselezione dovrebbero preferire servizi a pagamento?”. La risposta che si sono dati è perentoriamente dura: “Forse si vuole ridurre, o smantellare, un servizio pubblico a favore del privato”.

Lettera di saluto di un collega che ha deciso di cambiare lavoro e lasciare così i Centri per L'Impiego della Provincia di Firenze


Qualche riga per salutarvi, sapendo fin da adesso di aver dimenticato qualcuno, confesso che nonostante il tempo trascorso ci sono dei volti a cui ancora non so dare un nome.
Auspico che coloro che riceveranno queste righe vorranno estendere il mio saluto anche agli altri.
Quindi, il momento contraddittoriamente voluto, negli ultimi anni, e nel contempo anche temuto è arrivato. Lascio questo lavoro per un altro, lo lascio consapevolmente e senza indecisione alcuna, ma sarebbe stupido dire che sono soddisfatto nel senso pieno del termine; professionalmente mi sento sconfitto e più di uno sono i motivi di rammarico rispetto ai molti anni di pratiche professionali che non hanno raggiunto i fini e gli scopi desiderati e sperati. Ho sempre pensato che il bello di questo lavoro fosse nell'evidente contenuto di utilità sociale, nelle sua funzione di aiuto effettivo per quelle persone, che spesso insieme alle pesanti difficoltà economiche derivanti dalla perdita del lavoro devono fronteggiare, spesso da soli, lo smarrimento di identità sociale e di senso inclusivo che il lavoro attribuisce, nonostante tutto, a chi ce l'ha.
Un lavoro che vorrebbe meno timbri e più progetti veri, meno procedure notarili e più opportunità concrete, che pretende conoscenza dei territori, dei suoi attori, dei limiti e delle potenzialità di individui e comunità. Un lavoro dove è fondamentale capire per fare, fare senza capire non serve: è solo inutile. Solo così si può essere davvero dei "facilitatori", non in modo riduttivo e inefficace ma costruttivo e utile. Questa, per sommi capi, era ed è la visione mia di questo lavoro, che oggi lascio arrendendomi a quella perdita di senso che talvolta colpisce anche coloro che il lavoro, come me, ce l'hanno.
Va da sé che la ferita più grande siete voi, qualcuno più di altri, e questo sta nelle dinamiche naturali e umane di questa ordinaria follia che è la vita, ma voi tutti, lo so già, mi mancherete...mi mancherete molto.
Per questo volgo un saluto di sconfinato affetto ai colleghi dell'ufficio, li ringrazio per aver sopportato per anni il mio umore ballerino, la mia tendenza alla critica a volte gratuita o eccessiva e tutti gli altri difetti che vorranno attribuirmi. Con la stessa enfasi e lo stesso affetto saluto tutti i colleghi della prima ora con cui ho condiviso fin dall'esordio le aspettative, gli entusiasmi (non molti invero), la visione di miglioramento sociale che pareva recare con se la riforma dei servizi per l'impiego e infine le amarezze della disillusione. Un saluto speciale lo rivolgo ai precari che lavorano nei C.P.I. La stima e l'affetto si intrecciano in questo caso all'adesione incondizionata per la giusta rivendicazione di un lavoro stabile e duraturo. Posso garantire fin d'ora il mio sostegno pieno e fattivo alle battaglie che ci aspettano

Un abbraccio grande e un arrivederci a presto