Tra i 46 che hanno già maturato i requisiti - essere entrati nella pubblica amministrazione avendo superato una procedura selettiva ad evidenza pubblica, avere avuto conseguentemente un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato della durata di almeno 36 mesi negli ultimi 5 anni e poter vantare, al momento del trasferimento delle funzioni, un periodo di lavoro di almeno 12 mesi nelle materie trasferite dalle Province -, ci sono 7 lavoratori triestini. Altri 4 sono inseriti nel gruppo di 11 che ci arriveranno nei prossimi mesi.
La decisione della giunta ha come premessa il contenuto della legge 13/2015 che istituisce l’Agenzia regionale per il lavoro, articolata in strutture territoriali che ricomprendono anche i Centri per l’impiego, e trasferisce i dipendenti di quegli uffici (oltre ai57 tempi determinati anche 194 assunti a tempo indeterminato) dalle Province alla Regione: il primo passo verso il superamento degli enti di area vasta, in tempi di Uti.
All’articolo 3, comma 4, della 13, si dispone in particolare che l’amministrazione Fvg subentra nei rapporti di lavoro del personale con contratto di lavoro a tempo determinato, un passaggio recepito a giugno con decreto della direzione generale. Il passaggio chiave è però al comma 5 della legge. Fermo restando il rispetto della vigente normativa in materia di contenimento della spesa di personale e di limiti assunzionali, la Regione «può attuare le procedure per la stabilizzazione del personale».
A chiedere di concretizzare quella facoltà è stata la direzione centrale Lavoro, tenuto conto «dell’imprescindibile necessità di assicurare l’erogazione dei servizi a favore di cittadini e imprese». Un’istanza accolta dalla giunta anche alla luce dell’attuale consistenza del personale di Palazzo (la dotazione organica, tra dirigenti e categorie, è di 2.851 persone), dei flussi programmati di cessazione nel triennio 2016-18 e, si legge in delibera, «della volontà di valorizzazione delle professionalità già acquisite e formate nelle amministrazioni provinciali». Insomma, si può inquadrare più di qualche precario con un contratto a tempo indeterminato. Di qui le procedure di stabilizzazione, in questa prima fase per 46 lavoratori.
L’unico obbligo, oltre al possesso dei requisiti, quello di presentare regolare domanda. «Un passaggio formale dato che non possiamo obbligare al contratto stabile chi non è intenzionato ad averlo», chiarisce il direttore generale Roberto Finardi. Nei prossimi giorni verrà emesso un bando che servirà a valutare il possesso di tutti i requisiti, ma la conta è già stata fatta: dall’1 novembre saranno stabilizzati 41 dipendenti di categoria D e 5 di categoria C.
In entrambe le categorie verrà formulata una graduatoria che esaurirà la sua validità con la copertura dei posti previsti a integrazione del Programma dei fabbisogni. Secondo l’assessore regionale al Lavoro Loredana Panariti «si tratta di un organico assolutamente necessario a garantire la continuità dei numerosi servizi che caratterizzano le attività dell’Agenzia, che oltre alla gestione del collocamento, avviamento al lavoro e servizi per l’impiego, si fa carico delle politiche attive, della conciliazione e delle controversie di lavoro». «Siamo enormemente soddisfatti - commenta Massimo Bevilacqua (Cisl funzione pubblica) -. Solo una goccia nel mare del precariato, ma è un bell’inizio».
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