Lo si potrebbe definire un 'quasi-navigator' anche se lui declina la
qualifica: questioni burocratiche, i veri navigator arriveranno entro
maggio lui invece è da 18 anni orientatore professionale di un Centro per l'Impiego a Perugia. La stessa cosa ma con due nomi diversi e soprattutto salari diversi. Christian Biagini,
Rsu Cgil Arpal Umbria e, prima della sua stabilizzazione, coordinatore
nazionale dei precari dei centri per l'impiego, orienta il lavoro,
cerca di far incrociare cioè quella offerta e quella domanda che
l'Italia fa fatica a fare incontrare. E con l'arrivo del Reddito di
Cittadinanza, fiore all'occhiello del Governo Lega-5 Stelle, dovrà
formulare precise proposte di impiego da girare ai beneficiari
dell'assegno staccato dal governo.
E qui sta il nodo. "Il nostro non è l'ufficio delle politiche
sociali ma sicuramente diventeremo un fronte office in questo senso a
360 gradi perché il problema è come faremo ad offrire impieghi. Li stampiamo in 3D?",
dice conversando con l'Adnkronos, spiegando che fino ad oggi, da
Garanzia Giovani al Rei, il 'patrimonio' di offerte era essenzialmente
costituito da lavori 'finanziati' dallla Regione, corsi di formazione,
tirocini finanziati. "Ora invece, in sostanza, ci si chiede di monitorare il flusso dell'offerta di lavoro delle aziende. Ma noi non abbiamo un elenco, né affluiscono a noi le richieste di assunzioni delle aziende, non abbiamo una banca dati di questo tipo e anche se volessimo metterla a punto sarebbe una operazione di lungo respiro",
prosegue. E questo, aggiunge, "perché non c'è una legge che impegni le
imprese a comunicare periodicamente il proprio fabbisogno assunzionale",
dice ancora.
E ironizza: "Il governo sogna il Mississippi works system, un'app che
utilizzando big data, con tutte le informazioni statali e delle aziende,
permette alle persone di trovare lavoro, ma qui molti cittadini non
sanno usare neppure la posta elettronica". Ed è una visione "falsata"
il pensare che "basti mettere una banca dati e le imprese si iscrivono.
Spontaneamente non lo fanno, non ci vanno. Si iscrivono solo se ci sono attività finanziate, se c'è un incentivo economico", dice. Una previsione? "La vedo dura...in Umbria sono 77mila le dichiarazioni di disoccupazione ma solo 220 gli operatori di cui peraltro solo il 70% dedicati al front office".
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