Reddito: 3mila navigator selezionati da Anpal con co.co.co 4mila assunzioni da Regioni in centri impiego. 7600 dal 2021

L'accordo tra il governo e le Regioni sulle nuove figure tecniche previste dal reddito di cittadinanza riguarda l'assunzione di 3mila navigator che saranno contrattualizzati con co.co.co. dall' 'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro' (Anpal), dopo una procedura di selezione. Questi ultimi saranno utilizzati in una fase transitoria emergenziale per dare supporto e assistenza al'interno dei centri per l'impiego. I navigator saranno assistenti tecnici e si occuperanno di dare un aiuto tecnico operativo alle regioni che lo chiederanno e che potranno decidere autonomamente se utilizzare queste figure in 'front' o 'back office'. Nell'ambito dell'accordo è inoltre arrivato l'ok alle 4mila assunzioni, previste dalla legge di bilancio, da parte delle Regioni nei centri per l'impiego, attraverso concorsi su base regionale. Dal 2021 sono inoltre previste ulteriori 6mila assunzioni dalle Regioni oltre alla stabilizzazione di 1600 unità. Entro 30 giorni dall'ok al decreto, il piano sarà operativo. (ANSA).

Reddito di cittadinanza? Vince la confusione

 Dopo il minuto 40 intervento di Christian Biagini, operatore del CPI di Città di Castello

https://www.radioarticolo1.it/audio/2019/02/18/39449/reddito-di-cittadinanza-vince-la-confusione

Reddito di Cittadinanza, Centri per l’Impiego nel buio

Riprende l’indagine Fp Cgil riguardo gli effetti del Reddito di Cittadinanza sul lavoro pubblico: Comuni, Inps e Centri per l’Impiego. Dopo il focus sul ruolo giocato dagli assistenti sociali, è la volta dei Centri per l’Impiego, fulcro della misura di governo.

Mancano ormai pochi giorni all’avvio del Reddito di Cittadinanza. Il 6 marzo si apriranno le domande e ad aprile partirà l’erogazione del sussidio. A beneficiarne saranno circa 4 milioni di persone (secondo una stima della Fp Cgil, 5 milioni invece per il governo), con cui il lavoro pubblico avrà a che fare. Chi sarà maggiormente coinvolto nella gestione di questa misura saranno i Centri per l’Impiego che, una volta accolta la domanda dei richiedenti e riconosciuto il Reddito di Cittadinanza da parte dell’Inps, avranno il compito di attivare il Patto per il Lavoro: un percorso di accompagnamento e inserimento nel mondo del lavoro. Al momento però – denunciano – non c’è chiarezza ma totale assenza di informazioni.

 

[Scopri come funziona il Reddito di Cittadinanza: fase 1 e fase 2]


RDC: il percorso dei dipendenti dei Centri per l’Impiego

Che cosa prevede il Patto per il Lavoro?

Entro un mese dal riconoscimento del beneficio, i Centri per l’Impiego dovranno convocare i beneficiari del Reddito di Cittadinanza. Da quel momento inizierà un percorso di inserimento nel mercato del lavoro. Compito del Centro per l’Impiego sarà quello di proporre all’utente fino a tre offerte di lavoro. La prima offerta riguarderà un posto di lavoro ad una distanza massima di 100 km dal luogo di residenza (o comunque raggiungibile con i mezzi pubblici in un’ora e mezza circa). Qualora l’utente dovesse rifiutare la prima offerta, gliene verrà proposta una seconda, questa volta ad una distanza fino a 250 km. A seguire, in caso di rifiuto anche della seconda, la terza offerta di lavoro potrà riguardare una posizione in qualsiasi parte d’Italia.

Per far fronte alla nuova ondata di beneficiari che avranno necessità di essere seguiti, sono state previste 4 mila assunzioni nei Centri per l’Impiego, a sostegno degli 8 mila dipendenti già a lavoro. Già nel 2016 era atteso un potenziamento dei Centri per l’Impiego di 1.600 unità, ma ad oggi ancora non esiste un concorso. A queste si accompagnerà l’istituzione di una nuova figura professionale, il cosiddetto ‘navigator’, che avrà il compito di seguire personalmente il beneficiario del Reddito di Cittadinanza nella ricerca del lavoro, nella formazione e nel reinserimento professionale. È prevista l’assunzione di 6 mila navigator, che ottimisticamente dovrebbero essere in grado di seguire ciascuno tra i 10 e i 20 beneficiari del reddito per volta, per un totale di massimo 120 mila utenti. Gli altri resteranno in attesa del proprio turno.

I Centri per l’Impiego oggi.

Queste novità introdotte però non disinnescano una serie di criticità già presenti nelle realtà dei Centri per l’Impiego e che certamente saranno amplificate dall’avvento del Reddito di Cittadinanza. Infatti il servizio versa attualmente in condizioni critiche. Basti pensare che appena il 30% delle strutture garantisce tutte le attività ordinarie (reddito escluso). Da un’indagine Anpal inoltre risulta che circa il 50% dei dipendenti denuncia una carenza di personale e il 20% la presenza di software e strumentazioni inadeguate. Allo stato attuale i dipendenti dei Centri per l’Impiego sono meno di 8 mila, a fronte di una platea di richiedenti di quasi 3 milioni (cifra che non è da sovrapporsi a quella riguardante i potenziali beneficiari del reddito). In sostanza allo stato attuale ogni dipendente ha il compito di seguire 377 persone in un anno. Dunque, tirando le somme, attualmente i Centri per l’Impiego sono contraddistinti da un’organizzazione emergenziale del lavoro ordinario, da una carenza di personale e da strumentazioni inadeguate.

Proviamo a immaginare come cambierebbe il lavoro di un dipendente dei centri per l’impiego se domani il Reddito di Cittadinanza fosse realtà.
RDC: il carico di lavoro dei dipendenti CPI (persone per dipendente e ore di lavoro all’anno)
Immaginiamo ottimisticamente che si presenti ai Centri per l’impiego un solo membro di ogni famiglia e che gli si dedichino circa 8 ore lavorative (stima che tiene conto di una serie di colloqui, da quello conoscitivo al bilancio delle competenze), ne risulta che ogni dipendente avrà a che fare con ben 162 persone da seguire (da sommarsi alle 377 persone già seguite prima dell’introduzione del Reddito di Cittadinanza) e che nel corso di un anno dedicherà 10 mesi e mezzo all’utenza dell’Rdc e un solo mese e mezzo al lavoro ordinario ‘extra reddito’.

LE CRITICITA’

Dunque, come nel caso dei servizi sociali, si sta richiedendo un ulteriore enorme sforzo a servizi già in emergenza. Ma non si limitano a questo le criticità dell’introduzione della nuova misura.
I navigator.
Una delle grandi problematiche relative all’introduzione del Reddito di Cittadinanza gira intorno alla figura del navigator. Infatti, come accennato prima, è prevista l’assunzione di 6 mila navigator per supportare il lavoro dei Centri per l’Impiego. Ma queste assunzioni avverranno con contratti di collaborazione. Un paradosso, come quello già presente nei Cpi: un precario che ha il compito di aiutare un disoccupato a trovare lavoro. Questa misura non solo crea un paradosso discutibile, ma accresce il numero di precari rischiando di innescare una ‘guerra tra poveri’. Il Governo, in risposta alle critiche, ha parlato della possibilità di stabilizzare questi 6 mila navigator a conclusione di un percorso. Ma già nei Centri per l’Impiego ci sono centinaia di precari che attendono da anni una stabilizzazione e che rischiano di vedersi superati dai neo-colleghi. Inoltre, chi li assumerebbe? Un nodo che ancora non è stato sciolto. L’ipotesi più probabile è che se ne occupi Anpal. Ma se così fosse le Regioni – che hanno acquisito titolarità sul tema delle politiche attive con la riforma del titolo V della Costituzione – sono pronte a dare battaglia rivendicando il loro ruolo. Insomma, una situazione dalla gestione tutt’altro che semplice. Infine la problematica legata ai navigator è proprio nel senso stesso di questa ‘collaborazione’. Infatti non è ancora chiaro e delineato quale sarà il ruolo di queste nuove figure professionali e fin dove andrà a sovrapporsi – o a supportare – i Centri per l’Impiego. Dunque presumibilmente non sarà semplice creare una sinergia tra le due forze-lavoro.
Il Sud Italia.
Poi c’è il problema del Sud Italia. Il Reddito di Cittadinanza si pone come occasione di incontro tra domanda e offerta, per agevolare e facilitare l’introduzione nel mondo del lavoro. Ci sono però quelle situazioni, come accade con prevalenza nel Sud Italia, in cui il problema spesso non è nel mancato incontro tra domanda e offerta lavorativa, ma nell’assenza stessa della domanda. Cosa succederà per tutti i beneficiari delle regioni del Sud – che è lecito immaginare saranno la fetta più significativa – se dovessero fare richiesta per un lavoro che, nei fatti, non esiste? In quale modo saranno avanzate tre offerte di lavoro a queste persone? In questa area sarebbe più consono stimolare l’occupazione, e il lavoro si crea con gli investimenti.
Le assunzioni.
Infine c’è il problema delle assunzioni nei Cpi. Sono infatti previste, come accennato, 4 mila nuove assunzioni (più altre 1.600 risalenti al 2016). Al contempo, però, non è ancora stata stabilita la loro suddivisione sul territorio nazionale, laddove ci sono regioni che certamente avranno un bisogno maggiore di altre. Ma le tempistiche con le quali avverranno queste assunzioni presumibilmente non saranno abbastanza rapide, proprio in considerazione del fatto che ancora non sono state date disposizioni alle Regioni. Ancora una volta ciò che traspare è la contraddizione tra la bramosia di introdurre il prima possibile una misura di lotta alla povertà da una parte, e la lentezza della messa in moto della macchina dall’altra.

La posizione di Cgil, Cisl, Uil:

Il Reddito di Cittadinanza sembra attribuire un ruolo prioritario all’avvio del lavoro come risolutivo di una condizione di povertà, senza tenere conto del fatto che attualmente in Italia ci sono molti lavoratori poveri. Affinché questa misura funzioni è necessario che i servizi territoriali, a partire dai Centri per l’Impiego, siano rafforzati in tempi adeguati per la buona riuscita della misura. Ma la messa a regime degli interventi necessari, realisticamente e ragionevolmente, non avverrà in tempi brevi.
Inoltre le Regioni denunciano che una misura ‘così nevralgica’ sia stata introdotta senza ascoltare l’esperienza di quelli che saranno i protagonisti della misura: i lavoratori. In questo modo si rischia di rendere la misura inattuabile e di imbattersi in intoppi amministrativi. È indispensabile rafforzare i Centri per l’Impiego, non solo da un punto di vista di personale ma anche di strumentazioni, se non si vuole rischiare di essere travolti dall’onda d’urto delle domande che arriveranno.

“Rafforzare il sistema dei Centri per l’impiego è stata per noi sempre una priorità, soprattutto se si investe nell’incremento e la valorizzazione del personale – commenta Federico Bozzanca, della Funzione Pubblica Cgil -. Il problema che emergerà nei prossimi giorni riguarda l’impossibilità di rafforzare il sistema entro l’avvio dell’erogazione del reddito di cittadinanza. Per questo occorre trovare tutte le soluzioni possibili per accelerare il processo di rafforzamento delle politiche attive.”

Ancora una volta, parola ai lavoratori.

Abbiamo raccolto le testimonianze di dipendenti dei Centri per l’Impiego da varie zone d’Italia, così da fotografare le diverse realtà regionali con le quali si avrà a che fare.
Carlotta, 46 anni, da Ravenna. Dipendente CPI da 18 anni. “Lavoro nei servizi di orientamento, in front office con le persone. Seguire una persona richiede nel migliore dei casi almeno 10-12 ore di lavoro, ma si arriva fino alle 16 ore. Se pensiamo ai numeri previsti con il Reddito di Cittadinanza, non abbiamo umanamente il tempo di seguire tutte queste persone. A Ravenna in un anno abbiamo gestito 1.066 domande. Secondo le stime avremo a che fare con quasi 12 mila domande, dieci volte tanto”.
Alessandra, 40 anni, da Reggio Calabria. Dipendente CPI da 10 anni.
“Noi non abbiamo avuto ancora nessuna comunicazione da parte delle Regioni
, la famosa piattaforma informatica cui dovremmo far riferimento ancora non esiste, in compenso sono tante le persone che vengono da noi a chiederci informazioni sul Reddito di Cittadinanza. In Calabria il tasso di disoccupazione è molto alto e ci sono sedi che non sono pronte, che hanno 2 o 3 dipendenti, non hanno figure specialistiche o non hanno strutture abbastanza capienti per ospitare altro personale.
La questione delle 3 offerte, poi, è una follia. Noi a Reggio Calabria abbiamo un massimo di due offerte di lavoro al mese. Come possiamo garantirne tre a persona?”.
Monica, 55 anni, da Firenze. Dipendente CPI da 16 anni. “Ad oggi non abbiamo nessuna disposizione, stiamo ancora aspettando di capire come il lavoro per il Reddito di Cittadinanza ricadrà sui Centri per l’Impiego, ma è certo che ci saranno delle ripercussioni. La nostra situazione è una delle migliori d’Italia e nonostante questo non siamo in grado di far fronte alla situazione. Abbiamo un problema di sottorganico storico e non sappiamo quando ci sarà un potenziamento del personale. Le tempistiche saranno fondamentali per garantire un servizio dignitoso”.


Reddito cittadinanza: Bonaccini, "c'è il rischio di un caos incredibile"

(Regioni.it 3535 - 24/01/2019) Il tema del reddito di cittadinanza e delle misure attuative previste dal "decretone" è stato al centro dell'informativa che l'assessore della Toscana, Cristina Grieco, ha reso nella seduta del 24 gennaio alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. "Il problema - ha spiegato al termine  il  presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini - è se ci sono le risorse per tutto quello che era stato promesso e mi pare proprio che nella legge di stabilità non ci sono queste risorse. Un altro problema, per cui  chiediamo un ulteriore incontro della Commissione degli assessori al Lavoro con il ministro Di Maio, è che non ci è davvero chiaro come  funzionerà tutta questa trafila di assunzioni di nuovi dipendenti dei  centri per l''impiego e di migliaia di navigator".
"C'è una preoccupazione legittima rispetto al rischio che il sistema non funzioni quando dovrà diventare operativo...e mancano  pochissime settimane", ha sottolineato Bonaccini.
"Noi abbiamo bisogno di essere coinvolti perché una parte del lavoro ricade nelle competenze regionali e abbiamo bisogno di confrontarci perché  rischiamo, e l'avviso ai naviganti, non ai navigator, lo voglio fare  subito,  un caos operativo incredibile".
"Il contrasto alla povertà è un fatto meritorio, ma ho l'impressione  che non si riusciranno a mettere in campo gli strumenti che serviranno  per garantire quello che il governo vuole fare", ha  concluso.

dal canale Youtube di Regioni.it Bonaccini (Regioni) su reddito di cittadinanza
Le foto della Conferenza delle Regioni nella pagina facebook di Regioni.it


"Io, quasi-navigator alle prese con il reddito"

Lo si potrebbe definire un 'quasi-navigator' anche se lui declina la qualifica: questioni burocratiche, i veri navigator arriveranno entro maggio lui invece è da 18 anni orientatore professionale di un Centro per l'Impiego a Perugia. La stessa cosa ma con due nomi diversi e soprattutto salari diversi. Christian Biagini, Rsu Cgil Arpal Umbria e, prima della sua stabilizzazione, coordinatore nazionale dei precari dei centri per l'impiego, orienta il lavoro, cerca di far incrociare cioè quella offerta e quella domanda che l'Italia fa fatica a fare incontrare. E con l'arrivo del Reddito di Cittadinanza, fiore all'occhiello del Governo Lega-5 Stelle, dovrà formulare precise proposte di impiego da girare ai beneficiari dell'assegno staccato dal governo.
E qui sta il nodo. "Il nostro non è l'ufficio delle politiche sociali ma sicuramente diventeremo un fronte office in questo senso a 360 gradi perché il problema è come faremo ad offrire impieghi. Li stampiamo in 3D?", dice conversando con l'Adnkronos, spiegando che fino ad oggi, da Garanzia Giovani al Rei, il 'patrimonio' di offerte era essenzialmente costituito da lavori 'finanziati' dallla Regione, corsi di formazione, tirocini finanziati. "Ora invece, in sostanza, ci si chiede di monitorare il flusso dell'offerta di lavoro delle aziende. Ma noi non abbiamo un elenco, né affluiscono a noi le richieste di assunzioni delle aziende, non abbiamo una banca dati di questo tipo e anche se volessimo metterla a punto sarebbe una operazione di lungo respiro", prosegue. E questo, aggiunge, "perché non c'è una legge che impegni le imprese a comunicare periodicamente il proprio fabbisogno assunzionale", dice ancora.
 E ironizza: "Il governo sogna il Mississippi works system, un'app che utilizzando big data, con tutte le informazioni statali e delle aziende, permette alle persone di trovare lavoro, ma qui molti cittadini non sanno usare neppure la posta elettronica". Ed è una visione "falsata" il pensare che "basti mettere una banca dati e le imprese si iscrivono. Spontaneamente non lo fanno, non ci vanno. Si iscrivono solo se ci sono attività finanziate, se c'è un incentivo economico", dice. Una previsione? "La vedo dura...in Umbria sono 77mila le dichiarazioni di disoccupazione ma solo 220 gli operatori di cui peraltro solo il 70% dedicati al front office".