Ulteriori misure programmate nel settore delle politiche attive del lavoro

La piena operatività dell’ANPAL permetterà, nei prossimi mesi, di attuare a pieno le politiche di sostegno alla ricerca attiva di un’occupazione. Va in questa direzione la previsione di ‘tutor per la transizione scuola-lavoro’, che aiuteranno le Scuole e le Università nella costruzione di rapporti stabili con le imprese e faciliteranno la progettazione e la realizzazione di percorsi di alternanza scuola lavoro, di tirocini, di apprendistato di primo livello e di alta formazione e ricerca. Il tutor consentirà a ogni studente, a partire dal terzo anno della scuola secondaria di secondo grado di pianificare un percorso personale di transizione scuola-lavoro. L’intervento intende coinvolgere gradualmente 5.000 Istituti di scuola secondaria superiore di secondo grado (statali e paritari) e 60 Università e ITS (Istituti tecnici superiori) da giugno 2017 ad aprile 2019. 
Sta per essere finalizzato il Piano di rafforzamento dei servizi e delle misure di politica attiva del lavoro - predisposto congiuntamente dall’ANPAL e dalle Regioni – che prevede, dal 2017 al 2020, un rafforzamento quantitativo del personale addetto ai servizi per l’impiego ed un piano straordinario di formazione del personale stesso. Il piano di rafforzamento prevede, inoltre, l’adozione di strumenti unificanti, quali la metodologia di profilazione dell’utenza, gli standard di servizio in relazione a ciascuno dei servizi e delle misure di politica attiva, i costi standard unitari a livello nazionale, l’implementazione del sistema informativo unitario delle politiche del lavoro. L’ANPAL, sfruttando le potenzialità del nuovo Sistema Informativo Unitario delle Politiche del Lavoro, si propone di realizzare un servizio finalizzato a fornire periodicamente la mappa geo referenziata delle imprese che presentano la maggiore propensione all’assunzione di nuovo personale. Il servizio, che sarà disponibile on line nel sito di ANPAL, consentirà a ciascun operatore abilitato di navigare tra le imprese, potendo selezionare le aziende in base al micro settore produttivo, alle tipologie di contratto adottate, ai profili professionali richiesti, all’età e al genere. Entro giugno 2017, inoltre, il Ministero del Lavoro emanerà le linee di indirizzo triennale delle politiche attive del lavoro .

Politiche attive lavoro, centri per l'impiego, Mozioni approvate dall'Aula della Camera - 12.04.2017

Seduta n. 779 di mercoledì 12 aprile 2017



Mozioni approvate
Politiche attive del lavoro con particolare riferimento al potenziamento dei centri per l’impiego



   La Camera, 
   premesso che: 
    la regolazione adottata con il decreto legislativo n. 150 del 2015, in materia di politiche attive del lavoro, è stata adottata previa intesa in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, ed è coerente con il vigente quadro costituzionale; 
    la mancata approvazione mediante referendum della riforma costituzionale che prevedeva un trasferimento allo Stato delle competenze in materia di politiche attive non fa venir meno la necessità di attuare un forte coordinamento tra le attività svolte dai centri per l'impiego nell'incontro domanda-offerta di lavoro sul territorio e le attività svolta dall'Inps nel sostegno al reddito dei disoccupati e delle persone in cerca di occupazione; 
    nell'attuale quadro di competenza legislativa concorrente in materia di politiche attive del lavoro, è essenziale la definizione, in accordo tra Stato, regioni e province autonome, di linee di indirizzo e obiettivi puntuali dell'azione amministrativa, ed è cruciale il ruolo dell'Anpal, come soggetto che predisponga gli strumenti comuni che consentano il coordinamento dell'azione finalizzata al raggiungimento di tali obiettivi; 
    la fase attuativa del decreto legislativo n. 150 del 2015 in materia di politiche attive è ancora in svolgimento e richiede ancora una serie di decreti, regolamenti e atti di implementazione operativa; 
    le politiche attive del lavoro rappresentano uno strumento fondamentale per ridurre la disoccupazione strutturale e per condizionare gli interventi a sostegno del reddito ad una ricerca attiva del lavoro; 
    il nostro Paese dedica risorse alle politiche del lavoro molto inferiori a quelle destinate da altri Paesi europei; 
    per i servizi per il lavoro il nostro Paese spende annualmente circa 500 milioni di euro, a fronte dei 9 miliardi di euro spesi dalla Germania e dei 5 miliardi di euro spesi dalla Francia; 
    il rapporto tra il numero dei disoccupati e il numero di addetti ai centri per l'impiego è di oltre 300 unità nel nostro Paese (un addetto per 300 disoccupati), mentre è di 21 in Germania, di 57 in Francia e di 32 nel Regno Unito; 
    un'efficace politica di contrasto alla povertà significa anche condizionare il sostegno economico all'adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, così come recita il disegno di legge delega sul contrasto alla povertà; 
    nonostante gli importanti risultati ottenuti con il programma «Garanzia giovani», va assolutamente potenziata l'attività dei centri per l'impiego per la collocazione dei giovani disoccupati in buoni posti di lavoro; 
    nella prospettiva indicata dal Governo di introdurre un sussidio di disoccupazione a livello europeo rileva avere anche nel nostro Paese strumenti adeguati a praticare il principio di condizionalità nei confronti dei beneficiari del sussidio, così come già avviene negli altri principali Paesi europei; 
    per Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive) si stanno completando gli adempimenti che ne potranno garantire la piena operatività; 
    percettori di «naspi» sono già soggetti alle prescrizioni previste dalle nuove regole in tema di politiche attive, a partire dalla necessità di sottoscrizione del patto di servizio personalizzato; 
    i centri per l'impiego necessitano di un indispensabile potenziamento al fine di garantire su tutto il territorio nazionale un'adeguata offerta dei servizi previsti dalla riforma introdotta dal decreto legislativo n. 150 del 2015; 
    le tendenze in atto nel mercato del lavoro italiano, periodicamente registrate dai dati ministeriali, nonché di Istat e di Inps, richiedono la messa in campo di strumenti maggiormente diffusi e stabili di supporto alla riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori disoccupati o a rischio di disoccupazione,

impegna il Governo:
1) ad attuare, in raccordo con le regioni, un forte coordinamento tra le politiche attive svolte sul territorio attraverso i centri per l'impiego e le politiche «passive», di sostegno del reddito dei disoccupati e delle persone in difficoltà economica, svolte, a livello nazionale, dall'Inps, al fine di realizzare il principio di «condizionalità», che è alla base dell'efficacia e dell'efficienza degli interventi nel campo del welfare indirizzato al mondo del lavoro;
2) a intraprendere ogni opportuna iniziativa per raggiungere in tempi brevi l'accordo in conferenza unificata sul piano di rafforzamento dei servizi per l'impiego ai fini dell'erogazione delle politiche attive ex articolo 15 del decreto-legge 78 del 2015;
3) ad adottare tutte le misure che accelerino il pieno funzionamento operativo dell'Anpal quale soggetto centrale definito dalla riforma per il governo del sistema di politiche attive, al fine di garantire il diritto alla riqualificazione e all'avviamento ad un percorso finalizzato alla ricollocazione dei disoccupati, anche attraverso interventi specificamente dedicati alle ristrutturazioni delle imprese ed ai piani di reindustrializzazione;
4) ad assumere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, iniziative per garantire un incremento delle risorse per il fondo per le politiche attive del lavoro, con l'obiettivo di aumentare e rendere l'offerta di tali politiche coerente alla platea potenziale dei beneficiari;
5) a valutare forme di sperimentazione dell'assegno di ricollocazione legate alle situazioni di crisi occupazionale oggetto di esame presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e/o il Ministero dello sviluppo economico. 
(1-01319) 
(Nuova formulazione) (Testo modificato nel corso della seduta) «Dell'Aringa, Palladino, Gnecchi, Damiano, Albanella, Arlotti, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Di Salvo, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gribaudo, Incerti, Patrizia Maestri, Miccoli, Paris, Giorgio Piccolo, Rostellato, Rotta, Simoni, Tinagli, Zappulla, Roberta Agostini, Albini, Amato, Ascani, Bargero, Bazoli, Benamati, Beni, Bergonzi, Blazina, Paola Boldrini, Bolognesi, Borghi, Bossa, Capone, Carloni, Carnevali, Carra, Casati, Causi, Cenni, Cominelli, Crivellari, Cuperlo, D'Incecco, Marco Di Maio, Fioroni, Fossati, Fragomeli, Galperti, Garavini, Gasparini, Ghizzoni, Ginato, Giorgis, Giuliani, Giulietti, Guerra, Iori, La Marca, Lavagno, Lodolini, Malisani, Marchetti, Marchi, Mariani, Massa, Melilli, Miotto, Mognato, Monaco, Montroni, Narduolo, Oliverio, Patriarca, Petrini, Piazzoni, Pollastrini, Preziosi, Rampi, Ribaudo, Romanini, Paolo Rossi, Schirò, Scuvera, Senaldi, Speranza, Stumpo, Taranto, Terrosi, Tullo, Zampa, Zanin, Cova, Martella, Venittelli, Vico, Taricco, Oliaro».

   La Camera,
impegna il Governo:
1) a predisporre una pianificazione di potenziamento dei centri per l'impiego finalizzata a: 
   a) incrementare la presenza, efficienza e qualità dei servizi per l'impiego sul territorio nazionale; 
   b) identificare e definire, per quanto di competenza, idonei standard minimi di prestazione dei servizi da erogare, nonché dare una chiara definizione delle competenze che il personale dei centri per l'impiego deve possedere per erogare servizi orientati alla persona, affinché tali specifici servizi siano svolti esclusivamente da personale in possesso di idonee competenze;

   c) adeguare i livelli formativi – e prevedere, per quanto di competenza, specifici percorsi di formazione continua – del personale operante presso i centri per l'impiego al fine di garantire il possesso delle competenze e delle esperienze necessarie per l'efficacia dell'azione di ricollocamento nel mercato del lavoro;
2) a promuovere iniziative finalizzate a verificare la congruità delle risorse umane dedicate ai servizi pubblici, prevedendo la possibilità di incrementarle compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica. 
(1-01533) 
(Testo modificato nel corso della seduta come risultante dalla votazione per parti separate) «Cominardi, Chimienti, Ciprini, Dall'Osso, Lombardi, Tripiedi, Cecconi».


   La Camera,

impegna il Governo:
1) a valutare, per quanto di competenza, l'opportunità di effettuare una ricognizione dello stato attuale dei centri per l'impiego, promuovendo una riduzione rigorosa degli sprechi e, allo stesso tempo, l'individuazione di carenze di personale e di risorse;
2) a valutare, per quanto di competenza, l'opportunità di fissare obiettivi precisi, specifici e misurabili di efficienza ed efficacia dell'attività dei centri per l'impiego;
3) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a riqualificare le competenze professionali degli addetti dei Centri per l'impiego, per far sì che gli stessi possono gestire efficacemente il reinserimento lavorativo dei disoccupati attraverso prestazioni di elevata qualità misurabili anche attraverso meccanismi di valutazione delle performance;
4) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte ad ottimizzare e implementare il rapporto tra centri per l'impiego, agenzie private per il lavoro e servizi di orientamento e placement delle Università;
5) a sviluppare in maniera efficiente il «Fascicolo elettronico del lavoratore» in modo da dar vita ad un vero portale unico del lavoro con lo scopo di rafforzare la capacità di incontro tra domanda ed offerta. 
(1-01534) 
(Testo modificato nel corso della seduta come risultante dalla votazione per parti separate) «Palese, Altieri, Bianconi, Capezzone, Chiarelli, Corsaro, Distaso, Fucci, Latronico, Marti».



   La Camera, 
   premesso che: 
    nell'ultimo anno, l'efficienza del mercato del lavoro è migliorata a livello mondiale; 
    purtroppo l'Italia pare fare eccezione in questo trend positivo. Infatti, tra i 28 Paesi dell'Unione europea, come risulta dai dati contenuti nel «The Global Competitiveness Report 2016-2017», pubblicato dal World Economic Forum, il mercato del lavoro italiano è ultimo per efficienza in Europa e 119o su 138 censiti nel mondo; 
    le difficoltà che il nostro mercato del lavoro attraversa sono drammaticamente evidenziate dal preoccupante dato relativo alla disoccupazione giovanile. I giovani sono la fascia di età che paga a maggior prezzo la situazione di stallo in ambito lavorativo: si registrano sempre più ragazzi tra i 15 e i 24 anni disoccupati; 
    secondo i dati Istat (Istituto nazionale di statistica), alla fine del 2016, in Italia si registra un tasso di disoccupazione pari al 39,4 per cento tra i giovani. Mentre, fortunatamente, si registra un aumento dell'occupazione nella fascia di età intorno a 50 anni, oltre che tra le donne; 
    è certamente vero che la situazione sta registrando lievi miglioramenti di carattere generale. Infatti, rispetto al 2013, il tasso di occupazione passa a fine 2016 dal 55,9 al 57,3 per cento, mentre i senza lavoro scendono dal 12,3 all'11,9 per cento; 
    si tratta, però, di dati ancora da confermare nel corso del tempo, e che, anzi, hanno mostrato una inversione di tendenza nell'ultimo anno, quando sono diminuiti i vantaggi fiscali concessi alle imprese per l'assunzione, con contratto a tempo indeterminato, o anche per la «riconversione» di contratti una volta a termine; 
    infatti, è sempre l'Istat che osserva come, nel periodo gennaio-dicembre 2016, nel settore privato, si sia registrato un calo di oltre il 7 per cento rispetto al 2015 nelle assunzioni, in particolare di quelle a tempo indeterminato (-37,6 per cento rispetto al 2015); 
    la situazione, quindi, rimane critica, nonostante le varie iniziative a favore dell'assunzione dei giovani come il programma «Garanzia Giovani» o il programma di «Alternanza scuola-lavoro»; 
    molti studi dimostrano che esiste una convergenza tra crescita occupazionale, quantità e qualità degli investimenti per le politiche del lavoro, non a caso, infatti, quei Paesi che, prima della crisi del 2008, hanno investito di più in termini di Pil sulle politiche del lavoro sono quelli che hanno avuto una minore caduta dell'occupazione; 
    molto importanti sono le cosiddette «politiche attive del lavoro» che intervengono direttamente sul mercato del lavoro, contribuendo a creare nuova occupazione o, comunque, limitando le cause della disoccupazione; 
    l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), al riguardo, propone cinque gruppi di intervento: 
     1. sussidi all'occupazione; 
     2. creazione diretta e temporanea di posti di lavoro; 
     3. formazione professionale; 
     4. sostegno finanziario e servizi per la nuova imprenditorialità; 
     5. servizi per l'orientamento e collocamento lavorativo; 
    obiettivo specifico delle politiche attive del lavoro è quello di evitare che una persona rimanga troppo a lungo «intrappolata» nel suo stato; 
    per questo, lo sforzo deve essere quello di promuovere il passaggio ad una tutela attiva dell'individuo nel mercato del lavoro rispetto ad una passiva, fatta di sussidi o strumenti simili; 
    si parla pertanto di passaggio dal welfare al workfare, ossia uno stato sociale che tende ad aiutare il soggetto a rimanere attivo e competitivo nel mondo del lavoro, traendo i benefici dalle assicurazioni legate alla propria condizione professionale, piuttosto che dipendere dall'assistenza, basandosi sul principio di finanziare l'occupazione e non la disoccupazione, che, laddove ha orientato scelte operative, si è rivelato molto fruttuoso; 
    si deve osservare che la spesa per politiche del lavoro in Italia è significativamente inferiore rispetto al resto d'Europa. Nell'ultimo decennio si stima essere stata intorno all'1,5 per cento del Pil; 
    sostanziale è anche la differenza nella qualità della citata spesa: nei Paesi europei con un mercato del lavoro efficiente, infatti, essa è ben distribuita tra politiche passive, politiche attive e servizi per la ricerca di impiego, in Italia, invece, si spende molto poco in servizi per il lavoro; 
    eppure nel nostro Paese oltre il 40 per cento di coloro che cercano impiego si rivolgono anche ai servizi per il lavoro, alle strutture specializzate pubbliche e private che si occupano di orientamento ed incontro tra domanda ed offerta. Tuttavia, meno del 10 per cento degli italiani trova lavoro in questo modo e il più delle volte si tratta di lavori a termine; 
    in Europa funziona in modo diverso. Sono di più i lavoratori e le imprese che si rivolgono ai servizi specializzati, e quasi la metà delle opportunità di impiego si trovano tramite i ricordati servizi; 
    ciò dipende, non solo da abitudini diverse. Si tratta, invece, di una scelta condizionata anche dalla presenza e dalla qualità dei nostri servizi. In Europa, si ha un orientatore ogni quaranta disoccupati, in Italia, uno ogni quattrocento. I servizi all'estero collocano sul mercato del lavoro un numero di disoccupati tre volte maggiore rispetto ai servizi italiani, avendo però a disposizione personale e risorse tre volte superiori; 
    una riforma del mercato del lavoro è stata avviata con il cosiddetto Jobs act, ma deve ancora completare il suo cammino con l'approvazione di decreti e circolari; 
    in particolare, un'attenzione maggiore richiedono, come già detto, le politiche attive per il lavoro, riconosciute da gran parte degli economisti come fattore risolutivo della situazione critica del mercato del lavoro; 
    per affrontare in modo efficace la questione del lavoro, è importante la definitiva approvazione del disegno di legge delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali; 
    anche l'Italia, come tutti gli altri Paesi europei, si doterà finalmente di una misura nazionale – il Reddito di inclusione – per aiutare le persone in condizione di povertà assoluta; 
    si tratta di un fatto molto significativo questo puntare all'inclusione sociale e lavorativa dei beneficiari che potranno avere un sussidio economico, vincolato all'adesione ad un percorso di accompagnamento da parte dei servizi sociali e dai comuni; 
    oggi, le persone in condizioni di povertà assoluta sono oltre 4 milioni e 500 mila. Con le risorse stanziate, pari a più di 1,6 miliardi di euro, già da quest'anno si potranno raggiungere oltre 400 mila famiglie, 1 milione e 700 mila persone, tra cui 800 mila minori; 
    si tratta proprio di quelle famiglie, in particolare quelle numerose, che sono state maggiormente colpite dalla crisi, come conferma ancora una volta l'Istat: «il rischio di povertà o esclusione sociale è più alto per le famiglie numerose (43 per cento) o monoreddito (48,3 per cento)» ed è ad esse che devono guardare anche le politiche attive del lavoro, perché la povertà si contrasta efficacemente anche promuovendo l'inclusione lavorativa; 
    certo le esigenze sono moltissime: 1,5 milioni di Neet (Not in education, employment or training), ossia giovani che non sono inseriti in un percorso scolastico e formativo e, contemporaneamente sono disoccupati, 1,7 milioni di lavoratori che fruiscono della Naspi e circa 2 milioni di disoccupati di lunga durata e ci si può domandare cosa sia concretamente possibile fare. Appare interessante l'esempio della Germania, dove l'Agenzia nazionale che si occupa delle politiche del lavoro ha 80 mila esperti alle sue dipendenze, mentre l'omologa italiana ne ha solo 8.000, con una differenza che si riflette anche nell'efficacia dell'azione della stessa agenzia,

impegna il Governo:
1) ad individuare modalità di potenziamento dei centri per l'impiego perché il servizio personalizzato di assistenza ai disoccupati percettori della Nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego (Naspi) possa essere adeguatamente realizzato;
2) a implementare, assumendo iniziative per l'assegnazione di adeguate risorse economiche e di personale, il collegamento dei centri per l'impiego e le aziende operanti nel loro territorio di competenza per rendere maggiormente efficace l'attività di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro;
3) a individuare, nell'ambito della sperimentazione dell'assegno di ricollocazione, come misura nazionale di politica attiva, criteri che permettano di tenere nella giusta considerazione anche la composizione del nucleo familiare;
4) ad adottare quelle iniziative che consentano all'Anpal di assumere quel ruolo di coordinatore delle politiche attive del lavoro necessario per uniformare e migliorare gli standard dei livelli essenziali di servizio dei diversi centri dell'impiego perché sia realmente garantito il diritto all'accompagnamento al lavoro, anche attraverso interventi dedicati a garantire ai componenti di famiglie numerose l'accesso ai percorsi di riqualificazione e di avviamento alla ricollocazione. 


   La Camera,
impegna il Governo:
1) a prevedere il sostegno e il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, finalizzate in particolare alla riduzione della disoccupazione e al sostegno al reddito assumendo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, iniziative per stanziare risorse aggiuntive;
2) ad assumere iniziative per il rafforzamento per l'impiego e conseguentemente della qualità del lavoro, anche, mediante l'assegnazione di adeguate risorse di personale;
3) a sostenere, nell'ambito delle politiche attive del lavoro, iniziative e programmi che siano uniformi sull'intero territorio nazionale, evitando una disomogeneità nell'applicazione della normativa in materia nelle diverse realtà territoriali a causa di differenti risorse, strumenti e risultati;
4) ad adottare opportune iniziative affinché si realizzi la piena operatività del sistema delle politiche attive delineato con il decreto legislativo 150 del 2015 anche tenuto conto degli esiti del referendum del 4 dicembre 2016. 
(1-01538) 
(Testo modificato nel corso della seduta come risultante dalla votazione per parti separate) «Placido, Airaudo, Marcon, Costantino, Daniele Farina, Fassina, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Gregori, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino».



   La Camera,
impegna il Governo:
1) ad adottare, per quanto di competenza, idonee iniziative che agiscano sulla qualità dei servizi offerti dai centri per l'impiego, nell'ambito dei quali il personale deve essere in grado di favorire efficacemente l'incontro tra offerta e domanda di lavoro garantendo standard minimi di prestazioni;
2) a intraprendere ogni opportuna iniziativa per raggiungere in tempi brevi l'accordo in conferenza unificata sul piano di rafforzamento dei servizi per l'impiego ai fini dell'erogazione delle politiche attive ex articolo 15 del decreto-legge 78 del 2015;
3) a proseguire nelle iniziative intraprese per dare piena attuazione all'articolo 16 del decreto legislativo 150 del 2015 in materia di monitoraggio e valutazione sulla gestione delle politiche attive e i servizi per il lavoro;
4) ad adottare tutte le misure che accelerino il pieno funzionamento operativo dell'Anpal, quale soggetto centrale definito dalla riforma per il governo del sistema di politiche attive. 
(1-01541) 
(Testo modificato nel corso della seduta come risultante dalla votazione per parti separate) «Rizzetto, Rampelli, Cirielli, La Russa, Giorgia Meloni, Murgia, Nastri, Petrenga, Taglialatela, Totaro».



   La Camera, 
   premesso che: 
    negli ultimi anni il sistema dei servizi preposto al governo del mercato del lavoro è stato interessato da importanti processi di trasformazione che ne hanno modificato sia l'assetto istituzionale, sia i compiti operativi; 
    nel quadro delle politiche attive del lavoro, un ruolo fondamentale nell'incontro tra domanda e offerta è stato assunto dai centri per l'impiego; 
    a differenza delle «politiche passive del lavoro», il cui obiettivo è contrastare la disoccupazione e i disagi ad essa connessi, predisponendo misure di supporto come il sostegno al reddito, le «politiche attive del lavoro» si articolano lungo quattro direttrici indicate prima nell'Agenda di Lisbona e poi nella Strategia europea per l'occupazione (SEO); 
    le direttrici riguardano: l'occupabilità, ovvero migliorare le capacità di un individuo di inserirsi nel mercato del lavoro; l'adattabilità vale a dire aggiornare le conoscenze individuali per renderle compatibili con le esigenze del mercato; l'imprenditorialità, ossia sviluppare qualità e spirito imprenditoriali per avviare un'azienda e contribuire all'auto impiego; le pari opportunità, ovverosia favorire politiche di uguaglianza per aumentare i tassi di occupazione giovanile e femminile; 
    la Strategia europea per l'occupazione ha stabilito inoltre gli obiettivi di: raggiungere la piena occupazione, migliorare la qualità e la produttività del lavoro e rafforzare la coesione e l'inclusione sociale; 
    gli strumenti per realizzare tali obiettivi sono: la formazione, la riqualificazione, gli strumenti di orientamento, l'alternanza scuola-lavoro, i tirocini e le esperienze di lavoro; 
    in occasione della Conferenza Stato-regioni del 22 dicembre 2016 è stato rinnovato per il 2017 l'accordo tra Governo, regioni e province autonome di Trento e Bolzano in materia di politiche attive per il lavoro e per il funzionamento e potenziamento dei centri pubblici per l'impiego; 
    l'accordo ha previsto che le risorse per i costi del personale a tempo indeterminato e per gli oneri di funzionamento saranno per 2/3 a carico dello Stato e per 1/3 a carico delle regioni, confermando la ripartizione già in atto nel 2016; 
    l'obiettivo dell'accordo è stato finalizzato a garantire la continuità della preziosa attività dei centri per l'impiego e ad avviare la realizzazione di un piano congiunto di rafforzamento delle politiche attive per il lavoro, anche attraverso l'immissione di 1.000 unità aggiuntive di personale appositamente formato; 
    la collaborazione con le regioni e la rafforzata attività dei centri per l'impiego sono una delle condizioni indispensabili per un positivo avvio dell'attività dell'Agenzia nazionale delle politiche attive per il lavoro; quest'ultima ha annunciato un programma sperimentale di attivazione dell'assegno di ricollocamento per le persone disoccupate; 
    nell'ambito di questo piano di rafforzamento, è stato previsto che verranno assegnate ai centri per l'impiego 600 ulteriori unità di personale che avranno il compito di favorire il collocamento al lavoro delle persone più deboli, prese in carico dal piano di sostegno per l'inclusione attiva; 
    i costi relativi a tale ultimo progetto, pari a sessanta milioni di euro, saranno coperti, per metà, con risorse del Piano nazionale per l'occupazione e, per metà, con risorse del Programma nazionale per l'inclusione; 
    negli ultimi anni, si sta progressivamente superando una dimensione esclusivamente «istituzionale» nella gestione delle politiche attive del lavoro. Questo scenario si evince da alcune recenti riforme che hanno gettato le basi per l'attribuzione a privati di facoltà d'intervento sul terreno della promozione dell'occupabilità a favore di lavoratori svantaggiati,

impegna il Governo:
1) a rispettare quanto stabilito e sottoscritto nell'Agenda di Lisbona e nella Strategia europea per l'occupazione (SEO);
2) a valutare l'opportunità di presentare in Parlamento una volta l'anno una relazione sullo stato, l'efficienza e l'efficacia dei risultati effettivamente conseguiti dai centri per l'impiego;
3) a valutare la possibilità di promuovere, per quanto di competenza e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, una campagna di informazione sui servizi offerti dai centri per l'impiego territoriali;
4) a valutare la possibilità di prevedere, per quanto di competenza, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, un sistema premiale in relazione ai risultati conseguiti per l'impiego;
5) a proseguire nelle iniziative intraprese per dare piena attuazione alle misure previste al Patto di servizio personalizzato di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 150 del 2015;
6) a sostenere i giovani con disabilità in uscita dal percorso scolastico nella necessaria fase di orientamento e di approccio alle esperienze lavorative per creare le condizioni per un loro futuro inserimento nel mondo del lavoro;
7) a proseguire nelle iniziative intraprese volte a valorizzare le capacità lavorative dei soggetti disabili al fine di collocarli nella occupazione più idonea e più proficua dell'impresa;
8) ad assumere iniziative per sistemare percorsi di auto imprenditorialità e di ricambio generazionale;
9) a riservare nell'ambito delle politiche attive del lavoro, una particolare attenzione all'integrazione dei giovani nel mercato del lavoro, all'invecchiamento attivo, al lavoro autonomo e all'avvio di imprese. 
(1-01543) 
(Testo modificato nel corso della seduta) «Francesco Saverio Romano, Parisi, Abrignani, Galati, Rabino, Vezzali».



   La Camera, 
   premesso che: 
    è sempre più forte la necessità di riformare e di rendere più efficienti i centri per l'impiego, i cui servizi sono carenti e spesso non idonei a contrastare l'attuale grave crisi economica e occupazionale e le ragioni della scarsa efficienza di tali enti pubblici si comprendono analizzando i dati relativi alle prestazioni minime che dovrebbero essere garantite al disoccupato che dichiari di essere immediatamente disponibile al lavoro, così come stabilito dal decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181; 
    la percentuale di centri per, l'impiego in grado di svolgere le funzioni di orientamento e diagnostica dell'utente, promozione di misure per l'inserimento lavorativo, rinvio dell'utenza alla formazione... professionale, è pari al 77,3 per cento del totale e ciò è di per sé stesso indicativo, senza necessità di entrare nel merito di come tali funzioni siano svolte, ma la quota dei centri che erogano tali servizi nei tempi previsti dalla normativa si riduce al 48,7 per cento e scende addirittura al 24,2 per cento, ma con profonde differenze territoriali (34 per cento nel centro-nord e 10 per cento nel Mezzogiorno), se si prendono in considerazione fattori legati alla gestione delle informazioni, ossia agli strumenti essenziali per lo sviluppo delle prestazioni personalizzate previste dalla normativa vigente quali: l'adozione della nuova scheda anagrafico-professionale, l'adozione del sistema delle comunicazioni obbligatorie per aggiornare le informazioni sul lavoratore, nonché il trasferimento delle informazioni a un qualsiasi servizio per l'impiego per via telematica; 
    è un dato di fatto che le criticità rilevate nelle procedure dei centri per l'impiego dipendono, in particolare, dall'assenza di idonei standard minimi di prestazione dei servizi, nonché dalla mancanza di una chiara definizione delle competenze che il personale deve possedere per erogare servizi orientati alla persona, che deve essere sostenuta nelle difficili e diverse fasi di transizione del proprio percorso professionale e lavorativo; 
    l'attività cardine dei servizi pubblici per l'impiego è quella di comporre e gestire un insieme di sistemi e di procedure destinati al supporto e all'orientamento al lavoro, che devono essere in grado di supportare adeguatamente i molteplici passaggi caratterizzanti la vita professionale degli individui e di realizzare progressivamente una flessibilità del mercato, attraverso la fornitura personalizzata di servizi miranti a ridurre il più possibile il tempo di permanenza delle persone nella rischiosa condizione di inattività e di esposizione al lavoro sommerso. Tali attività devono essere svolte esclusivamente da personale in possesso di idonee competenze,

impegna il Governo:
1) ad assumere iniziative per favorire una maggiore formazione del personale dei centri per l'impiego ed aumentare il numero dei centri sparsi sul territorio nazionale, concentrando su di essi le politiche attive del lavoro;
2) a valutare la possibilità, compatibilmente con il quadro normativo e con i vincoli di finanza pubblica, di riattivare il pieno turnover per i dipendenti pubblici;
3) ad aumentare la dotazione di materiale e di strumenti necessari dei centri per l'impiego per permettere ai dipendenti di poter svolgere la propria mansione, eliminando i disagi che subiscono tuttora gli utenti che si rivolgono ai suddetti centri nella speranza di poter trovare un'occupazione;
4) a creare un gruppo di lavoro, coinvolgendo l'Agenzia per l'Italia digitale, l'Istituto nazionale della previdenza sociale e le start-up che si occupano di blockchain, per focalizzare ed approfondire le possibilità applicative di questa tecnologia per la pubblica amministrazione, in particolare per la tracciabilità delle erogazioni dei sussidi per la disoccupazione e per una maggiore trasparenza;
5) ad assumere iniziative, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, per aumentare le risorse per il fondo per le politiche attive del lavoro in base al numero dei potenziali beneficiari che ne dovranno usufruire. 
(1-01564) 
(Testo modificato nel corso della seduta) «Baldassarre, Turco, Artini, Bechis, Segoni, Cristian Iannuzzi, Labriola, Prodani, Pastorelli, Lo Monte, Marzano, Furnari».


   La Camera, 
   premesso che: 
    con la legge delega 10 dicembre 2014, n. 183, il Governo è stato delegato ad adottare uno o più decreti legislativi finalizzati al riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e delle politiche attive allo scopo di garantire la fruizione dei livelli essenziali in materia di politica attiva del lavoro su tutto il territorio nazionale, nonché di assicurare l'esercizio unitario delle relative funzioni amministrative; 
    il decreto-legislativo n. 150 del 2015 ha introdotto, quindi, sulla base della predetta delega, importanti novità nel mondo del lavoro. Infatti è stata in primo luogo istituita una rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, coordinata dalla nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) e formata da strutture regionali per le politiche attive del lavoro, dall'Inps, dall'Inail, dalle Agenzie per il lavoro e dagli altri soggetti autorizzati all'attività di intermediazione; 
    all'Anpal spettano le funzioni di coordinamento su scala nazionale della rete degli enti attuatori delle politiche attive, il monitoraggio delle stesse, la sostituzione in caso di malfunzionamento e lo sviluppo del sistema informativo unitario delle politiche attive; 
    il citato decreto legislativo n. 150 del 2015, ridisegna pertanto il ruolo dei centri per l'impiego che devono erogare una serie di servizi obbligatori. I centri per l'impiego, che rientrano nel novero dei livelli essenziali delle prestazioni, sono obbligati per legge a fornire una serie di servizi che possono essere erogati anche dai soggetti privati accreditati a livello regionale. La nuova governance dei servizi è pertanto caratterizzata dal sistema misto pubblico-privato; 
    i centri per l'impiego dovevano rappresentare uno dei «perni» del Jobs Act con il decollo delle politiche attive per assicurare l'occupabilità di chi ha perso il lavoro; 
    secondo i dati Istat alla fine del 2016 in Italia si è registrato un tasso di disoccupazione pari al 39,4 per cento tra i giovani, mentre si registra un aumento dell'occupazione nella fascia di età intorno a 50 anni, oltre che tra le donne; 
    nel nostro Paese continua ad attivarsi un sistema di servizi per l'impiego che presenta ancora alcune criticità rispetto alle reali esigenze del mercato del lavoro. Infatti in alcune regioni i centri per l'impiego hanno raggiunto dei risultati ottimi, mentre in altre regioni risulta ancora critica la situazione sotto il profilo dell'occupabilità determinata dai centri per l'impiego; 
    secondo i dati Istat infatti nel 2015 solo 1,4 per cento degli occupati hanno trovato lavoro attraverso i centri per l'impiego; 
    è necessario, comunque proprio per migliorare e rendere più efficace la sinergia pubblico-privato nel mercato del lavoro potenziare gli enti privati come elemento fondamentale per attivare politiche attive del lavoro più efficienti,

impegna il Governo:
1) a valutare l'opportunità di monitorare la situazione attuale dei centri per l'impiego individuando le eventuali carenze e criticità presenti all'interno di essi al fine di sviluppare politiche attive del lavoro più efficienti e più efficaci;
2) a valutare l'opportunità di stabilire un rapporto migliore e proficuo tra i centri per l'impiego, le agenzie private per il lavoro ed i servizi di orientamento delle università per rendere migliore e maggiormente efficace l'attività di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro. 
(1-01591) «Mottola, Pizzolante, Bosco».


CONFERENZA STAMPA PER IL 18 APRILE 2017 ORE 11.00

I PRECARI DEL CENTRO PER L’IMPIEGO
INDICONO
CONFERENZA STAMPA
PER IL 18 APRILE 2017 ORE 11.00
IN CAMPOBASSO VIA E. BERLINGUER N.1
C/O STUDIO LEGALE IACOVINO & ASS.TI
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I lavoratori precari del Centro per l’Impiego delle sedi di Campobasso e Termoli, illegalmente estromessi dal loro posto di lavoro, intendono denunciare pubblicamente la manifesta ingiustizia che hanno subito nonche’ far sentire la loro voce sulla vicenda.
I precari del Centro per l’Impiego di Campobasso e Termoli, sono gli unici in Italia a non aver avuto il rinnovo del contratto nonostante la regolarità dei contratti e delle relative proroghe e nonostante la regolarità dei provvedimenti adottati dal Ministero, dalla Regione e dalla Provincia.
I precari, difenderanno fino in fondo il loro posto di lavoro e denunceranno le precise responsabilità civili, erariali e penali oltre che politiche.