Seduta
n. 779 di mercoledì 12 aprile 2017
Mozioni
approvate
Politiche
attive del lavoro con particolare riferimento al potenziamento dei
centri per l’impiego
La
Camera,
premesso che:
la regolazione
adottata con il decreto legislativo n. 150 del 2015, in materia di
politiche attive del lavoro, è stata adottata previa intesa in
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le
province autonome, ed è coerente con il vigente quadro
costituzionale;
la mancata approvazione mediante
referendum della riforma costituzionale che prevedeva un
trasferimento allo Stato delle competenze in materia di politiche
attive non fa venir meno la necessità di attuare un forte
coordinamento tra le attività svolte dai centri per l'impiego
nell'incontro domanda-offerta di lavoro sul territorio e le attività
svolta dall'Inps nel sostegno al reddito dei disoccupati e delle
persone in cerca di occupazione;
nell'attuale
quadro di competenza legislativa concorrente in materia di politiche
attive del lavoro, è essenziale la definizione, in accordo tra
Stato, regioni e province autonome, di linee di indirizzo e obiettivi
puntuali dell'azione amministrativa, ed è cruciale il ruolo
dell'Anpal, come soggetto che predisponga gli strumenti comuni che
consentano il coordinamento dell'azione finalizzata al raggiungimento
di tali obiettivi;
la fase attuativa del decreto
legislativo n. 150 del 2015 in materia di politiche attive è
ancora in svolgimento e richiede ancora una serie di decreti,
regolamenti e atti di implementazione operativa;
le
politiche attive del lavoro rappresentano uno strumento fondamentale
per ridurre la disoccupazione strutturale e per condizionare gli
interventi a sostegno del reddito ad una ricerca attiva del lavoro;
il nostro Paese dedica risorse alle politiche del
lavoro molto inferiori a quelle destinate da altri Paesi europei;
per i servizi per il lavoro il nostro Paese spende
annualmente circa 500 milioni di euro, a fronte dei 9 miliardi di
euro spesi dalla Germania e dei 5 miliardi di euro spesi dalla
Francia;
il rapporto tra il numero dei disoccupati
e il numero di addetti ai centri per l'impiego è di oltre 300 unità
nel nostro Paese (un addetto per 300 disoccupati), mentre è di 21 in
Germania, di 57 in Francia e di 32 nel Regno Unito;
un'efficace
politica di contrasto alla povertà significa anche condizionare il
sostegno economico all'adesione a un progetto personalizzato di
attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, così come recita
il disegno di legge delega sul contrasto alla povertà;
nonostante gli importanti risultati ottenuti con il
programma «Garanzia giovani», va assolutamente potenziata
l'attività dei centri per l'impiego per la collocazione dei giovani
disoccupati in buoni posti di lavoro;
nella
prospettiva indicata dal Governo di introdurre un sussidio di
disoccupazione a livello europeo rileva avere anche nel nostro Paese
strumenti adeguati a praticare il principio di condizionalità nei
confronti dei beneficiari del sussidio, così come già avviene negli
altri principali Paesi europei;
per Anpal (Agenzia
nazionale per le politiche attive) si stanno completando gli
adempimenti che ne potranno garantire la piena operatività;
percettori di «naspi» sono già soggetti alle
prescrizioni previste dalle nuove regole in tema di politiche attive,
a partire dalla necessità di sottoscrizione del patto di servizio
personalizzato;
i centri per l'impiego necessitano
di un indispensabile potenziamento al fine di garantire su tutto il
territorio nazionale un'adeguata offerta dei servizi previsti dalla
riforma introdotta dal decreto legislativo n. 150 del 2015;
le
tendenze in atto nel mercato del lavoro italiano, periodicamente
registrate dai dati ministeriali, nonché di Istat e di Inps,
richiedono la messa in campo di strumenti maggiormente diffusi e
stabili di supporto alla riqualificazione e ricollocazione dei
lavoratori disoccupati o a rischio di disoccupazione,
impegna
il Governo:
1) ad
attuare, in raccordo con le regioni, un forte coordinamento tra le
politiche attive svolte sul territorio attraverso i centri per
l'impiego e le politiche «passive», di sostegno del reddito dei
disoccupati e delle persone in difficoltà economica, svolte, a
livello nazionale, dall'Inps, al fine di realizzare il principio di
«condizionalità», che è alla base dell'efficacia e
dell'efficienza degli interventi nel campo del welfare
indirizzato al mondo del lavoro;
2) a
intraprendere ogni opportuna iniziativa per raggiungere in tempi
brevi l'accordo in conferenza unificata sul piano di rafforzamento
dei servizi per l'impiego ai fini dell'erogazione delle politiche
attive ex articolo 15 del decreto-legge 78 del 2015;
3) ad
adottare tutte le misure che accelerino il pieno funzionamento
operativo dell'Anpal quale soggetto centrale definito dalla riforma
per il governo del sistema di politiche attive, al fine di garantire
il diritto alla riqualificazione e all'avviamento ad un percorso
finalizzato alla ricollocazione dei disoccupati, anche attraverso
interventi specificamente dedicati alle ristrutturazioni delle
imprese ed ai piani di reindustrializzazione;
4) ad
assumere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica,
iniziative per garantire un incremento delle risorse per il fondo per
le politiche attive del lavoro, con l'obiettivo di aumentare e
rendere l'offerta di tali politiche coerente alla platea potenziale
dei beneficiari;
5) a
valutare forme di sperimentazione dell'assegno di ricollocazione
legate alle situazioni di crisi occupazionale oggetto di esame presso
il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e/o il Ministero
dello sviluppo economico.
(1-01319)
(Nuova
formulazione) (Testo modificato nel corso della seduta) «
Dell'Aringa,
Palladino,
Gnecchi,
Damiano,
Albanella,
Arlotti,
Baruffi,
Boccuzzi,
Casellato,
Di
Salvo,
Cinzia
Maria Fontana,
Giacobbe,
Gribaudo,
Incerti,
Patrizia
Maestri,
Miccoli,
Paris,
Giorgio
Piccolo,
Rostellato,
Rotta,
Simoni,
Tinagli,
Zappulla,
Roberta
Agostini,
Albini,
Amato,
Ascani,
Bargero,
Bazoli,
Benamati,
Beni,
Bergonzi,
Blazina,
Paola
Boldrini,
Bolognesi,
Borghi,
Bossa,
Capone,
Carloni,
Carnevali,
Carra,
Casati,
Causi,
Cenni,
Cominelli,
Crivellari,
Cuperlo,
D'Incecco,
Marco
Di Maio,
Fioroni,
Fossati,
Fragomeli,
Galperti,
Garavini,
Gasparini,
Ghizzoni,
Ginato,
Giorgis,
Giuliani,
Giulietti,
Guerra,
Iori,
La
Marca,
Lavagno,
Lodolini,
Malisani,
Marchetti,
Marchi,
Mariani,
Massa,
Melilli,
Miotto,
Mognato,
Monaco,
Montroni,
Narduolo,
Oliverio,
Patriarca,
Petrini,
Piazzoni,
Pollastrini,
Preziosi,
Rampi,
Ribaudo,
Romanini,
Paolo
Rossi,
Schirò,
Scuvera,
Senaldi,
Speranza,
Stumpo,
Taranto,
Terrosi,
Tullo,
Zampa,
Zanin,
Cova,
Martella,
Venittelli,
Vico,
Taricco,
Oliaro».
La
Camera,
impegna
il Governo:
1) a
predisporre una pianificazione di potenziamento dei centri per
l'impiego finalizzata a:
a) incrementare la
presenza, efficienza e qualità dei servizi per l'impiego sul
territorio nazionale;
b) identificare e
definire, per quanto di competenza, idonei standard minimi di
prestazione dei servizi da erogare, nonché dare una chiara
definizione delle competenze che il personale dei centri per
l'impiego deve possedere per erogare servizi orientati alla persona,
affinché tali specifici servizi siano svolti esclusivamente da
personale in possesso di idonee competenze;
c) adeguare
i livelli formativi – e prevedere, per quanto di competenza,
specifici percorsi di formazione continua – del personale operante
presso i centri per l'impiego al fine di garantire il possesso delle
competenze e delle esperienze necessarie per l'efficacia dell'azione
di ricollocamento nel mercato del lavoro;
2) a
promuovere iniziative finalizzate a verificare la congruità delle
risorse umane dedicate ai servizi pubblici, prevedendo la possibilità
di incrementarle compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica.
(1-01533)
La
Camera,
impegna
il Governo:
1) a
valutare, per quanto di competenza, l'opportunità di effettuare una
ricognizione dello stato attuale dei centri per l'impiego,
promuovendo una riduzione rigorosa degli sprechi e, allo stesso
tempo, l'individuazione di carenze di personale e di risorse;
2) a
valutare, per quanto di competenza, l'opportunità di fissare
obiettivi precisi, specifici e misurabili di efficienza ed efficacia
dell'attività dei centri per l'impiego;
3) ad
assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a riqualificare
le competenze professionali degli addetti dei Centri per l'impiego,
per far sì che gli stessi possono gestire efficacemente il
reinserimento lavorativo dei disoccupati attraverso prestazioni di
elevata qualità misurabili anche attraverso meccanismi di
valutazione delle performance;
4) ad
assumere iniziative, per quanto di competenza, volte ad ottimizzare e
implementare il rapporto tra centri per l'impiego, agenzie private
per il lavoro e servizi di orientamento e placement delle
Università;
5) a
sviluppare in maniera efficiente il «Fascicolo elettronico del
lavoratore» in modo da dar vita ad un vero portale unico del lavoro
con lo scopo di rafforzare la capacità di incontro tra domanda ed
offerta.
(1-01534)
La
Camera,
premesso che:
nell'ultimo
anno, l'efficienza del mercato del lavoro è migliorata a livello
mondiale;
purtroppo l'Italia pare fare eccezione in
questo trend positivo. Infatti, tra i 28 Paesi dell'Unione
europea, come risulta dai dati contenuti nel «The Global
Competitiveness Report 2016-2017», pubblicato dal World Economic
Forum, il mercato del lavoro italiano è ultimo per efficienza in
Europa e 119o su 138 censiti nel mondo;
le
difficoltà che il nostro mercato del lavoro attraversa sono
drammaticamente evidenziate dal preoccupante dato relativo alla
disoccupazione giovanile. I giovani sono la fascia di età che paga a
maggior prezzo la situazione di stallo in ambito lavorativo: si
registrano sempre più ragazzi tra i 15 e i 24 anni disoccupati;
secondo i dati Istat (Istituto nazionale di
statistica), alla fine del 2016, in Italia si registra un tasso di
disoccupazione pari al 39,4 per cento tra i giovani. Mentre,
fortunatamente, si registra un aumento dell'occupazione nella fascia
di età intorno a 50 anni, oltre che tra le donne;
è
certamente vero che la situazione sta registrando lievi miglioramenti
di carattere generale. Infatti, rispetto al 2013, il tasso di
occupazione passa a fine 2016 dal 55,9 al 57,3 per cento, mentre i
senza lavoro scendono dal 12,3 all'11,9 per cento;
si
tratta, però, di dati ancora da confermare nel corso del tempo, e
che, anzi, hanno mostrato una inversione di tendenza nell'ultimo
anno, quando sono diminuiti i vantaggi fiscali concessi alle imprese
per l'assunzione, con contratto a tempo indeterminato, o anche per la
«riconversione» di contratti una volta a termine;
infatti,
è sempre l'Istat che osserva come, nel periodo gennaio-dicembre
2016, nel settore privato, si sia registrato un calo di oltre il 7
per cento rispetto al 2015 nelle assunzioni, in particolare di quelle
a tempo indeterminato (-37,6 per cento rispetto al 2015);
la
situazione, quindi, rimane critica, nonostante le varie iniziative a
favore dell'assunzione dei giovani come il programma «Garanzia
Giovani» o il programma di «Alternanza scuola-lavoro»;
molti
studi dimostrano che esiste una convergenza tra crescita
occupazionale, quantità e qualità degli investimenti per le
politiche del lavoro, non a caso, infatti, quei Paesi che, prima
della crisi del 2008, hanno investito di più in termini di Pil sulle
politiche del lavoro sono quelli che hanno avuto una minore caduta
dell'occupazione;
molto importanti sono le
cosiddette «politiche attive del lavoro» che intervengono
direttamente sul mercato del lavoro, contribuendo a creare nuova
occupazione o, comunque, limitando le cause della disoccupazione;
l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico), al riguardo, propone cinque gruppi di
intervento:
1. sussidi all'occupazione;
2.
creazione diretta e temporanea di posti di lavoro;
3.
formazione professionale;
4. sostegno
finanziario e servizi per la nuova imprenditorialità;
5.
servizi per l'orientamento e collocamento lavorativo;
obiettivo
specifico delle politiche attive del lavoro è quello di evitare che
una persona rimanga troppo a lungo «intrappolata» nel suo stato;
per questo, lo sforzo deve essere quello di
promuovere il passaggio ad una tutela attiva dell'individuo nel
mercato del lavoro rispetto ad una passiva, fatta di sussidi o
strumenti simili;
si parla pertanto di passaggio
dal welfare al workfare, ossia uno stato sociale
che tende ad aiutare il soggetto a rimanere attivo e competitivo nel
mondo del lavoro, traendo i benefici dalle assicurazioni legate alla
propria condizione professionale, piuttosto che dipendere
dall'assistenza, basandosi sul principio di finanziare l'occupazione
e non la disoccupazione, che, laddove ha orientato scelte operative,
si è rivelato molto fruttuoso;
si deve osservare
che la spesa per politiche del lavoro in Italia è significativamente
inferiore rispetto al resto d'Europa. Nell'ultimo decennio si stima
essere stata intorno all'1,5 per cento del Pil;
sostanziale
è anche la differenza nella qualità della citata spesa: nei Paesi
europei con un mercato del lavoro efficiente, infatti, essa è ben
distribuita tra politiche passive, politiche attive e servizi per la
ricerca di impiego, in Italia, invece, si spende molto poco in
servizi per il lavoro;
eppure nel nostro Paese
oltre il 40 per cento di coloro che cercano impiego si rivolgono
anche ai servizi per il lavoro, alle strutture specializzate
pubbliche e private che si occupano di orientamento ed incontro tra
domanda ed offerta. Tuttavia, meno del 10 per cento degli italiani
trova lavoro in questo modo e il più delle volte si tratta di lavori
a termine;
in Europa funziona in modo diverso. Sono
di più i lavoratori e le imprese che si rivolgono ai servizi
specializzati, e quasi la metà delle opportunità di impiego si
trovano tramite i ricordati servizi;
ciò dipende,
non solo da abitudini diverse. Si tratta, invece, di una scelta
condizionata anche dalla presenza e dalla qualità dei nostri
servizi. In Europa, si ha un orientatore ogni quaranta disoccupati,
in Italia, uno ogni quattrocento. I servizi all'estero collocano sul
mercato del lavoro un numero di disoccupati tre volte maggiore
rispetto ai servizi italiani, avendo però a disposizione personale e
risorse tre volte superiori;
una riforma del
mercato del lavoro è stata avviata con il cosiddetto Jobs act,
ma deve ancora completare il suo cammino con l'approvazione di
decreti e circolari;
in particolare, un'attenzione
maggiore richiedono, come già detto, le politiche attive per il
lavoro, riconosciute da gran parte degli economisti come fattore
risolutivo della situazione critica del mercato del lavoro;
per
affrontare in modo efficace la questione del lavoro, è importante la
definitiva approvazione del disegno di legge delega recante norme
relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e
al sistema degli interventi e dei servizi sociali;
anche
l'Italia, come tutti gli altri Paesi europei, si doterà finalmente
di una misura nazionale – il Reddito di inclusione – per aiutare
le persone in condizione di povertà assoluta;
si
tratta di un fatto molto significativo questo puntare all'inclusione
sociale e lavorativa dei beneficiari che potranno avere un sussidio
economico, vincolato all'adesione ad un percorso di accompagnamento
da parte dei servizi sociali e dai comuni;
oggi, le
persone in condizioni di povertà assoluta sono oltre 4 milioni e 500
mila. Con le risorse stanziate, pari a più di 1,6 miliardi di euro,
già da quest'anno si potranno raggiungere oltre 400 mila famiglie, 1
milione e 700 mila persone, tra cui 800 mila minori;
si
tratta proprio di quelle famiglie, in particolare quelle numerose,
che sono state maggiormente colpite dalla crisi, come conferma ancora
una volta l'Istat: «il rischio di povertà o esclusione sociale è
più alto per le famiglie numerose (43 per cento) o monoreddito (48,3
per cento)» ed è ad esse che devono guardare anche le politiche
attive del lavoro, perché la povertà si contrasta efficacemente
anche promuovendo l'inclusione lavorativa;
certo le
esigenze sono moltissime: 1,5 milioni di Neet (Not in education,
employment or training), ossia giovani che non sono inseriti in
un percorso scolastico e formativo e, contemporaneamente sono
disoccupati, 1,7 milioni di lavoratori che fruiscono della Naspi e
circa 2 milioni di disoccupati di lunga durata e ci si può domandare
cosa sia concretamente possibile fare. Appare interessante l'esempio
della Germania, dove l'Agenzia nazionale che si occupa delle
politiche del lavoro ha 80 mila esperti alle sue dipendenze, mentre
l'omologa italiana ne ha solo 8.000, con una differenza che si
riflette anche nell'efficacia dell'azione della stessa agenzia,
impegna
il Governo:
1) ad
individuare modalità di potenziamento dei centri per l'impiego
perché il servizio personalizzato di assistenza ai disoccupati
percettori della Nuova prestazione di assicurazione sociale per
l'impiego (Naspi) possa essere adeguatamente realizzato;
2) a
implementare, assumendo iniziative per l'assegnazione di adeguate
risorse economiche e di personale, il collegamento dei centri per
l'impiego e le aziende operanti nel loro territorio di competenza per
rendere maggiormente efficace l'attività di intermediazione tra
domanda e offerta di lavoro;
3) a
individuare, nell'ambito della sperimentazione dell'assegno di
ricollocazione, come misura nazionale di politica attiva, criteri che
permettano di tenere nella giusta considerazione anche la
composizione del nucleo familiare;
4) ad
adottare quelle iniziative che consentano all'Anpal di assumere quel
ruolo di coordinatore delle politiche attive del lavoro necessario
per uniformare e migliorare gli standard dei livelli essenziali di
servizio dei diversi centri dell'impiego perché sia realmente
garantito il diritto all'accompagnamento al lavoro, anche attraverso
interventi dedicati a garantire ai componenti di famiglie numerose
l'accesso ai percorsi di riqualificazione e di avviamento alla
ricollocazione.
La
Camera,
impegna
il Governo:
1) a
prevedere il sostegno e il rafforzamento delle politiche attive del
lavoro, finalizzate in particolare alla riduzione della
disoccupazione e al sostegno al reddito assumendo, compatibilmente
con i vincoli di finanza pubblica, iniziative per stanziare risorse
aggiuntive;
2) ad
assumere iniziative per il rafforzamento per l'impiego e
conseguentemente della qualità del lavoro, anche, mediante
l'assegnazione di adeguate risorse di personale;
3) a
sostenere, nell'ambito delle politiche attive del lavoro, iniziative
e programmi che siano uniformi sull'intero territorio nazionale,
evitando una disomogeneità nell'applicazione della normativa in
materia nelle diverse realtà territoriali a causa di differenti
risorse, strumenti e risultati;
4) ad
adottare opportune iniziative affinché si realizzi la piena
operatività del sistema delle politiche attive delineato con il
decreto legislativo 150 del 2015 anche tenuto conto degli esiti del
referendum del 4 dicembre 2016.
(1-01538)
(Testo
modificato nel corso della seduta come risultante dalla votazione per
parti separate) «
Placido,
Airaudo,
Marcon,
Costantino,
Daniele
Farina,
Fassina,
Fratoianni,
Giancarlo
Giordano,
Gregori,
Paglia,
Palazzotto,
Pannarale,
Pellegrino».
La
Camera,
impegna
il Governo:
1) ad
adottare, per quanto di competenza, idonee iniziative che agiscano
sulla qualità dei servizi offerti dai centri per l'impiego,
nell'ambito dei quali il personale deve essere in grado di favorire
efficacemente l'incontro tra offerta e domanda di lavoro garantendo
standard minimi di prestazioni;
2) a
intraprendere ogni opportuna iniziativa per raggiungere in tempi
brevi l'accordo in conferenza unificata sul piano di rafforzamento
dei servizi per l'impiego ai fini dell'erogazione delle politiche
attive ex articolo 15 del decreto-legge 78 del 2015;
3) a
proseguire nelle iniziative intraprese per dare piena attuazione
all'articolo 16 del decreto legislativo 150 del 2015 in materia di
monitoraggio e valutazione sulla gestione delle politiche attive e i
servizi per il lavoro;
4) ad
adottare tutte le misure che accelerino il pieno funzionamento
operativo dell'Anpal, quale soggetto centrale definito dalla riforma
per il governo del sistema di politiche attive.
(1-01541)
La
Camera,
premesso che:
negli ultimi
anni il sistema dei servizi preposto al governo del mercato del
lavoro è stato interessato da importanti processi di trasformazione
che ne hanno modificato sia l'assetto istituzionale, sia i compiti
operativi;
nel quadro delle politiche attive del
lavoro, un ruolo fondamentale nell'incontro tra domanda e offerta è
stato assunto dai centri per l'impiego;
a
differenza delle «politiche passive del lavoro», il cui obiettivo è
contrastare la disoccupazione e i disagi ad essa connessi,
predisponendo misure di supporto come il sostegno al reddito, le
«politiche attive del lavoro» si articolano lungo quattro
direttrici indicate prima nell'Agenda di Lisbona e poi nella
Strategia europea per l'occupazione (SEO);
le
direttrici riguardano: l'occupabilità, ovvero migliorare le capacità
di un individuo di inserirsi nel mercato del lavoro; l'adattabilità
vale a dire aggiornare le conoscenze individuali per renderle
compatibili con le esigenze del mercato; l'imprenditorialità, ossia
sviluppare qualità e spirito imprenditoriali per avviare un'azienda
e contribuire all'auto impiego; le pari opportunità, ovverosia
favorire politiche di uguaglianza per aumentare i tassi di
occupazione giovanile e femminile;
la Strategia
europea per l'occupazione ha stabilito inoltre gli obiettivi di:
raggiungere la piena occupazione, migliorare la qualità e la
produttività del lavoro e rafforzare la coesione e l'inclusione
sociale;
gli strumenti per realizzare tali
obiettivi sono: la formazione, la riqualificazione, gli strumenti di
orientamento, l'alternanza scuola-lavoro, i tirocini e le esperienze
di lavoro;
in occasione della Conferenza
Stato-regioni del 22 dicembre 2016 è stato rinnovato per il 2017
l'accordo tra Governo, regioni e province autonome di Trento e
Bolzano in materia di politiche attive per il lavoro e per il
funzionamento e potenziamento dei centri pubblici per l'impiego;
l'accordo ha previsto che le risorse per i costi
del personale a tempo indeterminato e per gli oneri di funzionamento
saranno per 2/3 a carico dello Stato e per 1/3 a carico delle
regioni, confermando la ripartizione già in atto nel 2016;
l'obiettivo dell'accordo è stato finalizzato a
garantire la continuità della preziosa attività dei centri per
l'impiego e ad avviare la realizzazione di un piano congiunto di
rafforzamento delle politiche attive per il lavoro, anche attraverso
l'immissione di 1.000 unità aggiuntive di personale appositamente
formato;
la collaborazione con le regioni e la
rafforzata attività dei centri per l'impiego sono una delle
condizioni indispensabili per un positivo avvio dell'attività
dell'Agenzia nazionale delle politiche attive per il lavoro;
quest'ultima ha annunciato un programma sperimentale di attivazione
dell'assegno di ricollocamento per le persone disoccupate;
nell'ambito di questo piano di rafforzamento, è
stato previsto che verranno assegnate ai centri per l'impiego 600
ulteriori unità di personale che avranno il compito di favorire il
collocamento al lavoro delle persone più deboli, prese in carico dal
piano di sostegno per l'inclusione attiva;
i costi
relativi a tale ultimo progetto, pari a sessanta milioni di euro,
saranno coperti, per metà, con risorse del Piano nazionale per
l'occupazione e, per metà, con risorse del Programma nazionale per
l'inclusione;
negli ultimi anni, si sta
progressivamente superando una dimensione esclusivamente
«istituzionale» nella gestione delle politiche attive del lavoro.
Questo scenario si evince da alcune recenti riforme che hanno gettato
le basi per l'attribuzione a privati di facoltà d'intervento sul
terreno della promozione dell'occupabilità a favore di lavoratori
svantaggiati,
impegna
il Governo:
1) a
rispettare quanto stabilito e sottoscritto nell'Agenda di Lisbona e
nella Strategia europea per l'occupazione (SEO);
2) a
valutare l'opportunità di presentare in Parlamento una volta l'anno
una relazione sullo stato, l'efficienza e l'efficacia dei risultati
effettivamente conseguiti dai centri per l'impiego;
3) a
valutare la possibilità di promuovere, per quanto di competenza e
compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, una campagna di
informazione sui servizi offerti dai centri per l'impiego
territoriali;
4) a
valutare la possibilità di prevedere, per quanto di competenza,
senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, un sistema
premiale in relazione ai risultati conseguiti per l'impiego;
5) a
proseguire nelle iniziative intraprese per dare piena attuazione alle
misure previste al Patto di servizio personalizzato di cui
all'articolo 20 del decreto legislativo 150 del 2015;
6) a
sostenere i giovani con disabilità in uscita dal percorso scolastico
nella necessaria fase di orientamento e di approccio alle esperienze
lavorative per creare le condizioni per un loro futuro inserimento
nel mondo del lavoro;
7) a
proseguire nelle iniziative intraprese volte a valorizzare le
capacità lavorative dei soggetti disabili al fine di collocarli
nella occupazione più idonea e più proficua dell'impresa;
8) ad
assumere iniziative per sistemare percorsi di auto imprenditorialità
e di ricambio generazionale;
9) a
riservare nell'ambito delle politiche attive del lavoro, una
particolare attenzione all'integrazione dei giovani nel mercato del
lavoro, all'invecchiamento attivo, al lavoro autonomo e all'avvio di
imprese.
(1-01543)
La
Camera,
premesso che:
è sempre più
forte la necessità di riformare e di rendere più efficienti i
centri per l'impiego, i cui servizi sono carenti e spesso non idonei
a contrastare l'attuale grave crisi economica e occupazionale e le
ragioni della scarsa efficienza di tali enti pubblici si comprendono
analizzando i dati relativi alle prestazioni minime che dovrebbero
essere garantite al disoccupato che dichiari di essere immediatamente
disponibile al lavoro, così come stabilito dal decreto legislativo
21 aprile 2000, n. 181;
la percentuale di centri
per, l'impiego in grado di svolgere le funzioni di orientamento e
diagnostica dell'utente, promozione di misure per l'inserimento
lavorativo, rinvio dell'utenza alla formazione... professionale, è
pari al 77,3 per cento del totale e ciò è di per sé stesso
indicativo, senza necessità di entrare nel merito di come tali
funzioni siano svolte, ma la quota dei centri che erogano tali
servizi nei tempi previsti dalla normativa si riduce al 48,7 per
cento e scende addirittura al 24,2 per cento, ma con profonde
differenze territoriali (34 per cento nel centro-nord e 10 per cento
nel Mezzogiorno), se si prendono in considerazione fattori legati
alla gestione delle informazioni, ossia agli strumenti essenziali per
lo sviluppo delle prestazioni personalizzate previste dalla normativa
vigente quali: l'adozione della nuova scheda
anagrafico-professionale, l'adozione del sistema delle comunicazioni
obbligatorie per aggiornare le informazioni sul lavoratore, nonché
il trasferimento delle informazioni a un qualsiasi servizio per
l'impiego per via telematica;
è un dato di fatto
che le criticità rilevate nelle procedure dei centri per l'impiego
dipendono, in particolare, dall'assenza di idonei standard
minimi di prestazione dei servizi, nonché dalla mancanza di una
chiara definizione delle competenze che il personale deve possedere
per erogare servizi orientati alla persona, che deve essere sostenuta
nelle difficili e diverse fasi di transizione del proprio percorso
professionale e lavorativo;
l'attività cardine dei
servizi pubblici per l'impiego è quella di comporre e gestire un
insieme di sistemi e di procedure destinati al supporto e
all'orientamento al lavoro, che devono essere in grado di supportare
adeguatamente i molteplici passaggi caratterizzanti la vita
professionale degli individui e di realizzare progressivamente una
flessibilità del mercato, attraverso la fornitura personalizzata di
servizi miranti a ridurre il più possibile il tempo di permanenza
delle persone nella rischiosa condizione di inattività e di
esposizione al lavoro sommerso. Tali attività devono essere svolte
esclusivamente da personale in possesso di idonee competenze,
impegna
il Governo:
1) ad
assumere iniziative per favorire una maggiore formazione del
personale dei centri per l'impiego ed aumentare il numero dei centri
sparsi sul territorio nazionale, concentrando su di essi le politiche
attive del lavoro;
2) a
valutare la possibilità, compatibilmente con il quadro normativo e
con i vincoli di finanza pubblica, di riattivare il pieno turnover
per i dipendenti pubblici;
3) ad
aumentare la dotazione di materiale e di strumenti necessari dei
centri per l'impiego per permettere ai dipendenti di poter svolgere
la propria mansione, eliminando i disagi che subiscono tuttora gli
utenti che si rivolgono ai suddetti centri nella speranza di poter
trovare un'occupazione;
4) a
creare un gruppo di lavoro, coinvolgendo l'Agenzia per l'Italia
digitale, l'Istituto nazionale della previdenza sociale e le start-up
che si occupano di blockchain, per focalizzare ed
approfondire le possibilità applicative di questa tecnologia per la
pubblica amministrazione, in particolare per la tracciabilità delle
erogazioni dei sussidi per la disoccupazione e per una maggiore
trasparenza;
5) ad
assumere iniziative, compatibilmente con i vincoli di finanza
pubblica, per aumentare le risorse per il fondo per le politiche
attive del lavoro in base al numero dei potenziali beneficiari che ne
dovranno usufruire.
(1-01564)
(Testo modificato nel
corso della seduta) «
Baldassarre,
Turco,
Artini,
Bechis,
Segoni,
Cristian
Iannuzzi,
Labriola,
Prodani,
Pastorelli,
Lo
Monte,
Marzano,
Furnari».
La
Camera,
premesso che:
con la legge
delega 10 dicembre 2014, n. 183, il Governo è stato delegato ad
adottare uno o più decreti legislativi finalizzati al riordino della
normativa in materia di servizi per il lavoro e delle politiche
attive allo scopo di garantire la fruizione dei livelli essenziali in
materia di politica attiva del lavoro su tutto il territorio
nazionale, nonché di assicurare l'esercizio unitario delle relative
funzioni amministrative;
il decreto-legislativo
n. 150 del 2015 ha introdotto, quindi, sulla base della predetta
delega, importanti novità nel mondo del lavoro. Infatti è stata in
primo luogo istituita una rete nazionale dei servizi per le politiche
del lavoro, coordinata dalla nuova Agenzia nazionale per le politiche
attive del lavoro (Anpal) e formata da strutture regionali per le
politiche attive del lavoro, dall'Inps, dall'Inail, dalle Agenzie per
il lavoro e dagli altri soggetti autorizzati all'attività di
intermediazione;
all'Anpal spettano le funzioni di
coordinamento su scala nazionale della rete degli enti attuatori
delle politiche attive, il monitoraggio delle stesse, la sostituzione
in caso di malfunzionamento e lo sviluppo del sistema informativo
unitario delle politiche attive;
il citato decreto
legislativo n. 150 del 2015, ridisegna pertanto il ruolo dei centri
per l'impiego che devono erogare una serie di servizi obbligatori. I
centri per l'impiego, che rientrano nel novero dei livelli essenziali
delle prestazioni, sono obbligati per legge a fornire una serie di
servizi che possono essere erogati anche dai soggetti privati
accreditati a livello regionale. La nuova governance dei
servizi è pertanto caratterizzata dal sistema misto
pubblico-privato;
i centri per l'impiego dovevano
rappresentare uno dei «perni» del Jobs Act con il decollo
delle politiche attive per assicurare l'occupabilità di chi ha perso
il lavoro;
secondo i dati Istat alla fine del 2016
in Italia si è registrato un tasso di disoccupazione pari al 39,4
per cento tra i giovani, mentre si registra un aumento
dell'occupazione nella fascia di età intorno a 50 anni, oltre che
tra le donne;
nel nostro Paese continua ad
attivarsi un sistema di servizi per l'impiego che presenta ancora
alcune criticità rispetto alle reali esigenze del mercato del
lavoro. Infatti in alcune regioni i centri per l'impiego hanno
raggiunto dei risultati ottimi, mentre in altre regioni risulta
ancora critica la situazione sotto il profilo dell'occupabilità
determinata dai centri per l'impiego;
secondo i
dati Istat infatti nel 2015 solo 1,4 per cento degli occupati hanno
trovato lavoro attraverso i centri per l'impiego;
è
necessario, comunque proprio per migliorare e rendere più efficace
la sinergia pubblico-privato nel mercato del lavoro potenziare gli
enti privati come elemento fondamentale per attivare politiche attive
del lavoro più efficienti,
impegna
il Governo:
1) a
valutare l'opportunità di monitorare la situazione attuale dei
centri per l'impiego individuando le eventuali carenze e criticità
presenti all'interno di essi al fine di sviluppare politiche attive
del lavoro più efficienti e più efficaci;
2) a
valutare l'opportunità di stabilire un rapporto migliore e proficuo
tra i centri per l'impiego, le agenzie private per il lavoro ed i
servizi di orientamento delle università per rendere migliore e
maggiormente efficace l'attività di intermediazione tra domanda ed
offerta di lavoro.