Gentilissimo Presidente Errani,
Nel punto C
del comunicato stampa del primo giugno "il lavoro priorità delle Regioni (Il lavoro rappresenta una priorità nell’agenda della Conferenza delle Regioni) Lei ribadisce l'importanza delle politiche attive, come strumento per far fronte
all'attuale gravissima crisi. Si individuano nel rilancio e riassetto dei centri
impiego "la chiave di volta"per l'attuazione di queste politiche.
Come coordinamento precari dei servizi al lavoro e formazione delle
province toscane, vorremmo sollecitare l'attenzione sull'attuale e
futura capacità dei centri impiego di presidiare le politiche attive. Il
riassetto e il rilancio di questi centri, a nostro avviso, non può prescindere
dall'affrontare il problema non secondario del personale qualificato, che
assolve alle funzioni amministrative e di attuazione delle politiche attive.
Nella sola Regione Toscana (non tra le più arretrate rispetto ai servizi
per il lavoro) i precari che assolvono queste funzioni sono più di 500, assunti
con le più svariate forme contrattuali dai tempi determinati con le provincie ai
tempi indeterminati con società in house passando per P.Iva, co.co.pro e la
ricombinazione fantasiosa di queste casistiche.
Difficile pensare a un
potenziamento dei centri impiego trascurando il problema della precarietà dei
lavoratori che ivi operano, visto che si occupano non di servizi accessori ma
delle funzioni assegnate secondo la normativa Regionale e Nazionali ai centri
per l'impiego.
Perciò il riassetto dei cpi dovrebbe partire da un'analisi
del presente e dal superamento dell'attuale picaresca varietà che
contraddistingue i cpi di ogni provincia, che nonostante una legislazione
nazionale di riferimento, si sono strutturati come organizzazioni e servizi
offerti in modo autonomo e variegato. E' mancato, e ciò ha costituito, nel tempo
una delle carenze deleterie per l'attuazione e l'efficacia delle politiche
attive, il superamento del carattere estemporaneo, sperimentale, di intervento
"a progetto" delle azioni sul lavoro intraprese tramite i cpi. Le politiche
attive non sono, per così dire, mai entrate a regime, non sono andate oltre
l'orizzonte limitato dei numerosissimi progetti che ogni amministrazione ha
promosso.
Il rilancio dei cpi passa, a nostro avviso, da una scelta di fondo
che vorremmo fosse esplicitata chiaramente. Si intende mantenere e rafforzare
(con il riassetto) il carattere pubblico dei centri impiego o si ritiene che i
servizi attualmente svolti debbano essere gestiti dai privati?
Secondo noi la
gestione delle politiche attive e in generale delle politiche del lavoro necessita di soggetti pubblici, terzi che operativamente attuano queste
politiche, anche in considerazione del fatto che una
gestione estremamente parcellizzata per numero di soggetti operanti nel settore,
e conseguentemente sotto varie forme contrattuali dei lavoratori, non va in
direzione di un risparmio economico di gestione né di efficacia/efficienza del
servizio, ma segue altre logiche ed interessi.
Ci auguriamo che queste considerazioni possano
costituire dei validi punti di partenza su come affrontare il riassetto
organizzativo dei centri per l'impiego e dei servizi alla formazione e il
problema del personale precario ivi operante.
Distinti saluti.
Coordinamento precari dei servizi al lavoro e formazione delle province
toscane