“Il freno a mano tirato”

Articolo del coordinamento precari Provincia di Firenze

 Consideriamo che un servizio scarsamente efficace alimenta giudizi negativi e dà adito e giustificazione a tentativi di screditare l’immagine del pubblico impiego. 
 Di questi tempi, in cui è l’intero sistema del pubblico a essere messo in discussione e non per gli effettivi sprechi (cosa che invece sarebbe opportuna), questo può essere pericolosamente utilizzato per avallare la linea, già intrapresa da tempo, di riduzione del servizio pubblico a favore del servizio privato.  Come dire, invece di sanare situazioni di spreco o di privilegio inaccettabili per rendere più efficace ed efficiente un servizio pubblico gratuito, si sceglie la strada dei tagli o del depotenziamento che, naturalmente, vanno a danno dei più deboli.

Una questione di servizi

 Articolo del coordinamento precari Provincia di Firenze

 L'attuale quadro politico-economico italiano dipinge un Paese da un lato alle prese con l’abbattimento del debito e della spesa pubblica, strumenti questi presentati come la unica soluzione praticabile per il rilancio dei consumi e dell’economia nazionale, e dall'altro uno sforzo politico teso più a cercare futuri consensi elettorali che piuttosto "la tranquillità" dei cittadini.

 All'interno di queste frenetiche attività stiamo assistendo alla così detta questione della “soppressione delle Province” e il conseguente scontro al suo interno ... e per noi lavorator i precari della provincia operanti all'interno dei centri per l'impiego si fa sempre più minacciosa l'ombra della fine del contratto. 
 “ .. il decreto ‘salva-Italia’ obbliga le Regioni a riprendere le deleghe conferite alle Province e nel decreto recentemente convertito dal Parlamento vengono fissate le funzioni proprie delle nuove Province”. 
 Il periodo è particolarmente complesso e difficile: si paventano passaggi di competenza (fra Province e Regione) volti al ridimensionamento del potere e delle responsabilità delle prime, all’interno di una riorganizzazione ancora poco chiara e mal definita ma comunque molto importante per dimensioni e complessità.

Mai è stata affrontata una reale questione dei servizi!

  Nel complesso non abbiamo letto alcuna proposta ragionevole, una analisi dei servizi, di come essi sono gestiti e di come potranno essere gestiti in futuro con accorpamenti di alcune province. Che fine farà il personale che vi opera in presenza di un diverso rapporto di lavoro? Per fare un solo esempio, come potranno armonizzarsi e fondersi le strutture dei servizi all’Impiego e della Formazione gestiti nei territori in maniera diversificata (o direttamente, o con società in house o in appalto )? Che fine faranno i dipendenti delle ditte appaltatrici o delle società in house tenuto conto delle politiche occupazionali, volute dal “governo Monti e da chi lo sostiene in Parlamento, e che gli Enti pubblici devono applicare? E le funzioni?
  Quali sono le proposte per il così sbandierato passaggio da un Welfare assistenziale a un più moderno workfare, previsto disegno di legge Fornero sulla riforma del mercato del Lavoro?
Attività questa, oggi centro strategico delle politiche attive del lavoro delle Province, come si riorganizzerà in un prossimo futuro?.
  Come ha detto la segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso a margine dell'assemblea sindacale all'Artisan Shoes di Montegranaro. "Avevamo immaginato che sul tema 'Province' si facesse una riflessione più legata a come è conformato il territorio e alle sue specificità - ha aggiunto -. Bisognerebbe trovare una strada alternativa poiché ancora adesso non ci è chiaro quale sarà l'assetto istituzionale di questo Paese e se alla fine si farà un'operazione che andrà a diminuire i servizi.

  Nessuno poi parla ancora del personale precario nelle Province, centinaia e centinaia di lavoratori e lavoratrici che rischiano di essere licenziati e per i quali non viene prevista alcuna tutela.
  Il messaggio lanciato dalla politica ci preoccupa perché in questi scenari non possiamo essere rassicurati quando i principali quesiti legati al personale e ai servizi sono ancora tutti da affrontare e definire. E' per questo che chiediamo proprio a queste persone di iniziare a trattarci da uomini e non più da numeri e a cominciare a fornirci delle risposte.

Precari in Provincia di Firenze

Non tutti sanno che su circa 1300 dipendenti dell'area lavoro e formazione delle province toscane, circa la metà sono precari...Non tutti si sono chiesti, quindi, cosa ne sarà dell'area lavoro alla scadenza dei contratti.... chiuderanno gli uffici al pubblico? quale potrà essere la risposta ad una domanda di politiche attive costantemente in aumento? La forza di un servizio che sembra naturale che sia e rimanga pubblico e che invece sembra scivolare verso una gestione privata, quale sarà? La nostra lotta è una lotta non solo per difendere il nostro posto di lavoro ma la dignità e i servizi pubblici di tutti i cittadini.

Un questione di identità

Articolo del coordinamento precari Provincia di Firenze

  In ogni individuo s'intrecciano tratti assolutamente specifici e tratti generici condivisi con gruppi più o meno vasti ai quali si appartiene.
  Un tempo il senso di apparteneza al pubblico impiego rappresentava un elemento di forte identità, un punto di arrivo per molti, un motivo di sicurezza per la vita, il posto fisso, la garanzia di una continuità e un impegno di responsabilità mediata proprio dall'appartenenza, sostenuto da una forte sindacalizzazione.
  Oggi le cose sono cambiate: l'appartenenza non è più per la vita, quindi oggi si appartiene all'insieme dei dipendenti, ma per molti i contratti non sono più indeterminati. Si tende a vivere un rimpianto preventivo, la paura di perdere un'identità oltre al posto di lavoro.
  L'immagine del pubblico impiego è stata fortemente minata e degradata dai precedenti governi e in particolare dal penultimo ministro della Funzione Pubblica, Brunetta. Identificarsi in questa appartenenza è diventato più difficile e fastidioso.   Contemporaneamente in molti dipendenti si è sviluppata la necessità e ha preso forza la volontà di costruire un nuovo modello professionale dettato dal senso di responsabilità riguardo alla qualità dei servizi offerti come "pubblico servizio".
  L'identità del dipendente di uffici come quello lavoro, dove varie identità si incontrano e si confrontano, è oggi fortemente messo in discussione, perché da una parte è venuto meno il senso di appartenenza e riferimento ad un modello positivo, dall'altra si assiste allo scadere dell'efficienza dei servizi offerti e alla confusione in progress dei modelli organizzativi, mentre si impone la ricerca di una migliore qualità del lavoro quotidianamente offerto e dei modelli organizzativi e normativi che lo regolano.
  
Oggi sono cruciali una riflessione ed un’analisi sull’organizzazione che sostiene questa struttura e sulle prospettive future.
  Il periodo è particolarmente complesso e difficile: da una parte si paventano passaggi di competenza fra Province e Regione volti al ridimensionamento del potere e delle responsabilità delle prime, all’interno di una riorganizzazione ancora poco chiara e mal definita ma comunque molto importante per dimensioni e complessità, dall’altra, come è noto, stiamo attraversando un periodo di crisi – probabilmente il peggiore dal dopoguerra ad oggi - del mercato del lavoro e della produttività, con un aumento preoccupante della disoccupazione e della precarietà.
  Quotidianamente assistiamo agli sportelli ad una superficiale applicazione e spesso ad un non rispetto delle regole sancite dalle normative sul lavoro, una contrattualità mal applicata che tradisce le intenzioni che ispirarono la sua introduzione.
  Considerando sia la volontà più volte espressa dalla Regione di potenziare il settore lavoro e formazione, sia le numerose occasioni di discussione e di critica, che hanno già trovato occasione di esprimersi in altrettanti convegni e tavoli di confronto, è utile avvalersi del patrimonio di competenza e di esperienze degli operatori dei Centri per l'Impiego e dell'area formazione per lo svolgimento di un'analisi organica e costruttiva.
  Dal nostro punto di vista, che è quello di un osservatorio privilegiato, non ci poniamo l’obiettivo di dare delle soluzioni globali, né abbiamo ricette per risolvere la crisi, né pretendiamo di riformare tout court i settori formazione, lavoro e ricerca, ma riteniamo doveroso – e alla nostra portata – contribuire ad un’analisi lucida e seria di quello che questi settori portano in eredità, di quello che fanno, di quello che non riescono a fare e del loro potenziale.
  I Centri per l’impiego sono sempre di più relegati ad un ruolo burocratico e amministrativo, anziché partecipare all’elaborazione di politiche attive del lavoro.
  Si rileva inoltre, l'inerzia di coloro che per posizione e ruolo (dirigenza) dovrebbero essere invece i più attivi nel promuovere i servizi ed adeguarli alle crescenti richieste. In un periodo di grave difficoltà del mercato, mentre aumenta la richiesta di efficacia formativa e di orientamento occupazionale, si assiste invece ad una sistematica mancanza di proposte di rinnovamento e di adeguamento di tutto il sistema lavoro.